Il loquace Sangiuliano (corriere.it)

di Massimo Gramellini

Il caffè

La differenza tra Sangiuliano e Socrate è che uno diceva «so una cosa sola, di non sapere nulla» mentre l’altro è talmente convinto di sapere tutto che spinge il suo sfoggio di erudizione fino a un punto in cui cominci a sospettare che davvero non sappia niente.

La sua ultima lectio magistralis riguarda Colombo (l’ammiraglio, credo, non il tenente) che voleva raggiungere le Indie circumnavigando la Terra. Nessuno avrebbe fiatato, se il ministro non avesse sentito l’esigenza di aggiungere che Colombo si era ispirato alle teorie di Galileo, nato 72 anni dopo lo sbarco delle caravelle. Peccato, perché Sangiuliano parte sempre bene.

Ricordate?

«Quando uno pensa a Parigi, pensa all’Arco di Trionfo». Chiunque non sia comunista e in malafede riconoscerà che la frase era pertinente. Se fosse finita lì. Purtroppo, non finì lì: «E quando uno pensa a Londra, pensa a Times Square».

Stessa solfa al premio Strega: «Le storie dei libri finalisti fanno riflettere». Un po’ vago, ma perfettamente intonato al contesto. Ancora una volta sarebbe bastato fermarsi. E invece lo sventurato aggiunse: «Proverò a leggerli».

Da dove nasce questo bisogno di infilare sempre qualche sdrucciolevole postilla? Forse da un complesso di inferiorità che lo porta a strafare. Sangiuliano non si rivolge a noi comuni mortali, ma agli intellettuali di sinistra da cui vorrebbe tanto essere apprezzato.

Però quelli sono ancora più furbi di lui. Parlano complicato: così, quando non sanno qualcosa, nessuno se ne accorge.

Il Fatto Quotidiano di Travaglio e Gomez non gode di ottima salute (startmag.it)

di Emanuela Rossi

Conti, problemi e prospettive per la casa editrice 
del Fatto quotidiano 

che può beneficiare degli incassi di Loft grazie alla Rai con la trasmissione La Confessione

Acque agitate in Seif, la società fondata nel 2009 che edita Il Fatto Quotidiano e che negli anni ha allargato il suo raggio d’azione per diventare una media company. Guidata dalla presidente e ceo Cinzia Monteverdi, nel 2023 Seif ha chiuso in rosso per circa 2,4 milioni, comunque in recupero rispetto ai quasi 4,3 milioni di perdita dell’esercizio precedente.

IL BILANCIO 2023 DI SEIF, SOCIETÀ EDITRICE DEL FATTO QUOTIDIANO DI TRAVAGLIO E GOMEZ

Oltre alla perdita per 2,38 milioni, pari a 3,3 milioni prima delle imposte, si registra un margine operativo lordo di oltre 2,2 milioni a fronte dei 404 mila euro del 2022 e un Ebit in calo di 3 milioni, in recupero dai -5,5 milioni dell’anno precedente. Negativo anche il patrimonio netto, per 2,1 milioni.

Sul fronte dei ricavi si nota un incremento (da quasi 28 milioni a 29,2 milioni). La parte del leone con l’80,71% la fa il settore editoria (a 23,6 milioni da 22 milioni), seguito dal settore pubblicità (10,70%) – che però scende da quasi 3,8 milioni a poco più di 3,1 milioni – e dal settore media content (8,59%), in crescita da 2,2 milioni a 2,5 milioni.

Insomma, numeri che indicano un miglioramento ma sempre una situazione complicata. Tanto è vero che, nella relazione sul bilancio 2023, il collegio sindacale, riferendosi alle scelte degli amministratori della società, segnala che “nell’ambito delle loro valutazioni, hanno ritenuto che gli effetti di un eventuale e sostanziale mancato raggiungimento degli obiettivi riportati nel piano 2024-26 e, conseguentemente, nel piano di liquidità, rappresenterebbero un’incertezza significativa che potrebbe causare dubbi significativi sulla capacità di operare secondo il presupposto della continuità aziendale”.

Allo stesso modo Kpmg, la società incaricata di fare la revisione sul bilancio 2023, ha richiamato l’attenzione “su quanto riportato dagli Amministratori nella nota integrativa al paragrafo “Continuità aziendale” in merito all’esistenza di un’incertezza significativa che può far sorgere dubbi significativi sulla capacità del Gruppo di continuare ad operare come un’entità in funzionamento”.

Di sicuro gli amministratori di Seif puntano sulla controllata Loft (che si occupa di produzioni multimediali) per la produzione di ricavi e utili in linea con le previsioni e sottolineano che “nel mese di febbraio il formato televisivo La Confessione è approdato in Rai raggiungendo i risultati di share ambiti. Accordi e Disaccordi è stato confermato per tutta la stagione in prima serata sul canale 9 e le trattative ad oggi gestite per il 2024 per Loft Produzioni esprimono la tendenza prevista a piano e un’ottima diversificazione di interlocutori”.

IL BILANCIO 2022 DI SEIF E LA NASCITA DI LOFT PRODUZIONI

A proposito di Loft, occorre ricordarne la nascita. Nel comunicato stampa del 31 marzo dello scorso anno, che illustrava i dati di bilancio 2022, si affermava che il valore della produzione, pari a 40 milioni, era cresciuto dai 38,4 milioni del 2021, così come l’Ebitda, a 7,1 milioni da 5,9 milioni, l’Ebit, a 1,2 milioni da 465mila, il risultato netto a 2,5 milioni, da 169mila. Il patrimonio netto passava addirittura a 7,1 da 4,5 milioni.

In calo risultavano i ricavi delle vendite (da 32,5 milioni del 2021 a 27,9 del 2022) che portavano il fatturato a diminuire di 4,6 milioni. Il valore della produzione, invece, saliva da 38,4 milioni a 40 milioni grazie all’incremento delle immobilizzazioni immateriali per 5 milioni e ad “Altri ricavi” per oltre 7 milioni.

A fine 2022, però, Seif aveva costituito una nuova società controllata al 100% per gestire un ramo d’azienda, Loft Produzioni per l’appunto, che opera nel settore delle produzioni televisive di cui ha la proprietà dei contenuti. Peraltro Seif ha continuato comunque a produrre contenuti televisivi.

“La scelta di costituire Loft – si leggeva nel comunicato stampa della società che edita Il Fatto Quotidiano – nasce dalla volontà di poter disporre di maggiore autonomia e flessibilità all’interno del mercato delle produzioni televisive e di poter cogliere al meglio le nuove opportunità legate all’ulteriore sviluppo del prodotto ‘video’.

Con questa operazione LOFT potrà cogliere opportunità di partnership industriali oltre che ampliare le collaborazioni con broadcaster e player del settore”.

Forse però c’era anche qualcosa di più. Leggendo il bilancio 2022, infatti, emerge che sono state identificate nella voce “beni immateriali” alcune poste specifiche, iscritte per un valore di circa 6,4 milioni, con il nome di “ramo d’azienda Loft Produzioni”, poi conferito in una società neocostituita posseduta al 100% dopo la valutazione di un professionista, il professor Gigante, secondo il quale Loft Produzioni valeva 13,3 milioni. In questo modo si è avuto un aumento di ricavi per circa 6,4 milioni (all’interno della voce “Altri ricavi”).

In sostanza senza questa operazione i numeri sarebbero stati ben diversi con  Ebitda in pareggio, Ebit negativo di quasi 6 milioni, perdita netta di circa 5 milioni e un patrimonio netto al 31 dicembre 2022 azzerato.

EVOLUZIONE PREVEDIBILE DELLA GESTIONE

Per quanto riguarda il futuro, nella revisione al bilancio d’esercizio 2023 Kpmg ricorda che “nei primi mesi del 2024 la società ha dato avvio al programma dei corsi di formazione della ‘Scuola del Fatto’ con il corso sull’Intelligenza artificiale preceduto da un evento informativo sulla Scuola del Fatto e sul programma del 2024.

Contemporaneamente è stato lanciato il progetto inerente la Community Web 3.0 che ha iniziato la sua fase sperimentale da cui ci si aspetta la possibilità di affinare il modello e la proposta di marketing per ottenere dei risultati anche in termini di ricavi nel secondo semestre del corrente esercizio”. E ancora: “L’andamento del settore publishing è in linea con le stime di budget con una spinta all’incremento dei ricavi degli abbonamenti digitali.

Per il resto prosegue la riorganizzazione della struttura delle risorse umane prevista dal budget a supporto della transizione digitale, come gli sviluppi nell’ambito IT. Anche la riorganizzazione dei processi produttivi di tutti i contenuti editoriali, con l’obiettivo di efficientare e incrementare la produzione dei prodotti digitali, viene costantemente perseguita”.

IL RUOLO DI LOFT PRODUZIONI

Sul fronte Loft Produzioni nei primi mesi del 2024 anche le sue attività “proseguono e sono allineate con le stime di budget. Nel mese di febbraio sono riprese le produzioni dei format televisivi che proseguono la messa in onda sul canale 9 del gruppo WBDiscovery e il format La Confessione, che con la nuova stagione è per la prima volta approdata su Rai3.

Pertanto visto gli andamenti dei primi mesi di gestione del 2024, in linea con le previsioni di budget, la regolarità nei flussi finanziari operativi, l’ormai quasi conclusa realizzazione dei programmi di investimenti relativamente a due pilastri della rivoluzione strategica prevista a piano e la disponibilità di linee di credito utilizzabili, si prevede la regolare gestione delle attività produttive e commerciali e quindi l’operatività della continuità aziendale”.

GLI INTERROGATIVI DI PUGLISI

Nel frattempo, su X, si registra un dubbio da parte di Riccardo Puglisi, economista e docente universitario. “Altra domanda rilevante su SEIF, @fattoquotidiano e Loft Produzioni. I contenuti multimediali di Loft sono sul Nove e sulla RAI, ma @marcotravaglio @AndreaScanzi e @a_padellaro sono tipicamente ospiti su @La7tv. Non fanno concorrenza a loro stessi?”.

La paralisi di Bell, Simona Ventura e il VAERS (butac.it)

di 

Complottismo ormai automatico 

– altro che spirito critico! – che collega qualsiasi malanno, starnuto o brufolo al vaccino anti-covid, l’importante è che venga fatto rigorosamente senza alcuna prova

Una segnalazione che ci avete inviato rimanda a un tweet di un soggetto che da tempo ci ha bloccato l’accesso al suo profilo Twitter (come se servisse a qualcosa), tale Chance Giardiniere. La segnalazione però includeva già uno screenshot, questo:

Il nostro amico Giardiniere nel suo post fa un confronto tra il numero di segnalazioni di paralisi di Bell dopo i vaccini secondo i dati del VAERS, citando una cifra precisa, e un caso attribuito al “freddo”.

Il VAERS, come ben sa chi segue BUTAC da tempo, è un sistema dove professionisti sanitari e i cittadini possono segnalare eventi avversi post-vaccinazione, ma è importante notare – come segnalano già sulla home page del sito del VAERS stesso – che le segnalazioni da sole non significano che l’evento sia stato causato dal vaccino, solo che l’evento è seguito – dal punto di vista temporale – all’inoculazione.

Quando si valutano dati come questi, non si può prescindere da un’analisi approfondita che consideri il contesto e i fattori concomitanti, chi lo fa dimostra una mancanza di competenze evidente a chiunque abbia cercato di informarsi un minimo sul tema. Prima di stabilire la correlazione causale, gli esperti devono esaminare attentamente ognuna di queste segnalazioni. Inoltre, e anche questo è precisato in maniera chiara sul sito, 

i numeri presentate su sistemi come il VAERS devono essere interpretati con particolare cautela, poiché ogni segnalazione è auto-riferita e non necessita di alcuna documentazione a supporto: questo significa che non necessariamente è stata verificata, tantomeno confermata come effetto collaterale causato dal vaccino, e che potrebbe essere inventata di sana pianta.

La paralisi di Bell, come abbiamo già spiegato altre volte, è una condizione che causa improvvisa debolezza o paralisi dei muscoli di un lato del viso. Alcuni studi hanno esaminato possibili collegamenti tra la paralisi di Bell e i vaccini anti-Covid, individuando una probabile correlazione (facilmente risolvibile in poche settimane dalla vaccinazione) che si manifesta principalmente dopo la prima dose.

Giardiniere vuole dare a intendere che la paralisi facciale di Simona Ventura sia stata sicuramente causata dai vaccini, ma senza alcuna prova che la conduttrice si sia vaccinata da poco – tantomeno con la prima dose – è molto probabile che il motivo della sua paralisi facciale sia dovuto ad altro. Come riportato su MSD Manuals:

Le evidenze indicano che alcune cause comuni della paralisi di Bell includono

Anche altri virus, come quello che causa COVID-19, i coxsackievirus, i citomegalovirus e i virus che causano la parotite, la rosolia, la mononucleosi o l’ influenza, possono causare la paralisi di Bell.

Quindi dare per sicuro che la causa della paralisi sia un vaccino, come avete appena potuto leggere, è una semplificazione sensazionalista che giusto un soggetto che gode della disinformazione che diffonde – come il nostro “amico” Giardiniere – può fare.

Sia chiaro, anche sostenere sia “colpa del freddo” è una di quelle semplificazioni senza alcuna attinenza scientifica, non è il “freddo” a causare una paralisi del viso.

Ma siamo in Italia, dove il “colpo d’aria” è ancora considerata una causa di alcuni mali, con conseguente presa per il culo da parte della stampa straniera…

Dal Ramadan agli studenti stranieri: il fact-checking di Salvini sulla scuola (pagellapolitica.it)

di CARLO CANEPAVITALBA AZZOLLINI

Leggi alla mano, abbiamo analizzato due 
dichiarazioni che il leader della Lega ha fatto 
in tv, ospite di Porta a Porta

Il 27 marzo il leader della Lega Matteo Salvini è stato ospite di Porta a Porta su Rai 1. Tra le altre cose, Salvini ha parlato di scuola e della presenza di studenti stranieri nelle classi. Da un lato, il vicepresidente del Consiglio ha criticato la scuola di Pioltello, vicino a Milano, che ha deciso di rimanere chiusa il 10 aprile, giorno della fine del Ramadan. Dall’altro lato, ha detto che bisognerebbe introdurre la soglia del 20 per cento di studenti stranieri nelle classi per migliorare la qualità didattica.

Punto per punto e norme alla mano, vediamo che cosa non torna nelle dichiarazioni che Salvini ha fatto a Bruno Vespa.

Il caso Pioltello

Sul caso della scuola “Iqbal Masih” di Pioltello, che ha previsto la sospensione delle lezioni per il giorno della festa di fine Ramadan, Salvini ha dichiarato (min. 21:35): «È giusto spiegare ai bambini di ogni etnia, di ogni religione, quanto è bello conoscerci. Però siamo in Italia. Quindi occorre la reciprocità: non penso che in nessun Paese islamico chiudano per il Santo Natale o per la Santa Pasqua».

«Finché l’Islam non si darà una struttura e non riconoscerà la parità tra uomo e donna, chiudere la scuola mi sembra un pessimo segnale», ha aggiunto Salvini, secondo cui chiudere per il Ramadan è «un segnale di cedimento e di arretramento».

Riassumendo la sua posizione, Salvini ha spiegato la chiusura della scuola in termini religiosi, come se la scuola stessa avesse voluto istituire una nuova giornata di festa in aggiunta a quelle già previste dal calendario scolastico. Questa spiegazione però appare forzata per una serie di motivi.

Ogni anno il Ministero dell’Istruzione, con un’ordinanza, definisce il calendario delle festività nazionali, che vengono rispettate da tutte le scuole di ogni ordine e grado (in particolare si veda l’articolo 74 del decreto legislativo n. 297 del 1994). L’unica festività di tipo locale è quella del Santo Patrono, differente per ogni comune. Allo svolgimento delle lezioni sono assegnati almeno 200 giorni per garantire la validità dell’anno scolastico.

L’ordinanza stabilisce anche la data di svolgimento della prova nazionale inserita nell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo (ossia alla fine delle medie), comprese le sessioni suppletive, nonché la data di inizio degli esami di Stato conclusivi del secondo ciclo di istruzione (ossia alla fine delle superiori).

Posti questi limiti, la medesima normativa prevede che le Regioni definiscano un proprio calendario scolastico, in cui vengono individuate la data di inizio delle lezioni, la data di termine delle lezioni, i giorni di chiusura per le festività natalizie e pasquali, altri eventuali giorni di sospensione delle attività didattiche.

A propria volta, ai sensi del regolamento (DPR 275/1999) attuativo della legge sull’autonomia scolastica (legge n. 59 del 1997), le istituzioni scolastiche possono, sulla base del calendario scolastico della Regione di appartenenza, definire degli «adattamenti», quindi anticipare o posticipare la data di inizio delle lezioni, o individuare altri giorni di sospensione delle attività didattiche. Questo può essere fatto garantendo comunque l’effettuazione di almeno 200 giorni di lezione e rispettando le date delle festività fissate a livello statale, come detto.

Dunque, a differenza di quanto sostiene Salvini, la scuola di Pioltello ha adottato la decisione della chiusura della scuola nell’ambito del quadro giuridico riconosciuto dall’ordinamento. L’istituto scolastico ha definito il calendario delle lezioni in relazione a esigenze concrete della propria comunità scolastica e senza introdurre una festività ulteriore rispetto a quelle fissate a livello centrale.

Tra l’altro, la decisione di sospendere le lezioni per un giorno era stata presa a maggio 2023, in vista del seguente anno scolastico, ma è diventata poi una notizia solo in questi giorni. Dopo le polemiche, la decisione è stata confermata il 26 marzo dal Consiglio d’istituto.

Le conclusioni appena viste sono in linea con quanto ha dichiarato la stessa scuola di Pioltello in un comunicato stampa: «Le motivazioni che hanno portato alla delibera di tali giornate di sospensione delle lezioni sono esclusivamente di carattere didattico ed educativo, in coerenza con quanto previsto dal DPR 275/99 e dal D.lgs. 297/94». Infatti, la sospensione stessa è stata decisa «alla luce del tasso di assenza» che compromette «l’efficace svolgimento delle attività didattiche ed educative programmate».

Nei giorni scorsi il preside della scuola di Pioltello Alessandro Fanfoni ha detto che nell’istituto «i bambini di fede islamica sono la maggioranza», che il 43 per cento degli studenti è straniero e che gli anni passati molti alunni non venivano a scuola il giorno della fine del Ramadan, rendendo impossibile il regolare svolgimento dell’attività didattica.

Il limite di studenti stranieri

Ospite di Porta a Porta, il leader della Lega ha poi rilanciato una proposta che aveva già fatto alcuni anni fa: stabilire per legge che gli alunni stranieri in una classe non possano essere più del 20 per cento del totale. «Ma quando gli italiani sono loro il 20 per cento di bimbi in classe, come fa una maestra a spiegare l’italiano, la matematica, la storia e la geografia?», si è chiesto Salvini in tv.

In realtà un limite per il numero degli alunni stranieri a scuola è in vigore già dal 2010. In quell’anno, durante il quarto governo Berlusconi, la ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Mariastella Gelmini ha firmato una circolare in base alla quale il numero di alunni stranieri con una «ridotta conoscenza della lingua italiana» non deve superare il 30 per cento degli iscritti in ogni classe e in ogni scuola.

All’epoca Gelmini aveva chiarito il fondamento di questa regola, rispondendo in qualche modo alle obiezioni sollevate in questi giorni – quindi oltre 14 anni dopo – dal ministro Salvini. «La scuola deve essere il luogo dell’integrazione. La presenza di stranieri nella scuola italiana, spesso concentrati in alcune classi, non è certo un problema di razzismo ma un problema soprattutto didattico», aveva dichiarato la ministra dell’Istruzione.

«Stabilire un tetto del 30 per cento di alunni stranieri per classe è un modo secondo me utile per favorire l’integrazione, perché grazie a questo limite si evita la formazione di “classi ghetto” con soli alunni stranieri». «Oltre al tetto – aveva aggiunto Gelmini – è fondamentale prevedere classi di inserimento di durata limitata per poter insegnare la nostra lingua a chi è appena arrivato in Italia a un livello sufficiente per non sentirsi in difficoltà con i coetanei. Questi momenti di inserimento si svolgeranno sia la mattina che il pomeriggio, mentre nella scuola media una parte di ore della seconda lingua potrà essere usata per lo studio dell’italiano».

Quanto detto da Gelmini non era un mero auspicio. Da tempo, infatti, esistono norme che concretizzano quanto affermato dall’allora ministra. «Il collegio dei docenti definisce, in relazione al livello di competenza dei singoli alunni stranieri il necessario adattamento dei programmi di insegnamento; allo scopo possono essere adottati specifici interventi individualizzati o per gruppi di alunni per facilitare l’apprendimento della lingua italiana, utilizzando, ove possibile, le risorse professionali della scuola», stabilisce l’articolo 45 del decreto del presidente della Repubblica n. 394 del 1999, in tema di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero.

«Il consolidamento della conoscenza e della pratica della lingua italiana può essere realizzato altresì mediante l’attivazione di corsi intensivi di lingua italiana sulla base di specifici progetti, anche nell’ambito delle attività aggiuntive di insegnamento per l’arricchimento dell’offerta formativa».

Inoltre, una circolare ministeriale approvata nel 2007 dispone che «in via ordinaria gli alunni stranieri soggetti all’obbligo di istruzione sono iscritti d’ufficio alla classe corrispondente all’età anagrafica».

«I collegi dei docenti possono definire comunque le modalità generali dell’assegnazione dell’alunno straniero alla classe inferiore o superiore a quella corrispondente all’età» tenendo conto di alcuni criteri, tra cui l’ordinamento scolastico del Paese di provenienza, l’accertamento delle competenze possedute, il corso di studi seguito, e il titolo di studio posseduto. Questi criteri sono espressamente previsti dal già citato articolo 45 del DPR 394/1999.

Sempre ai sensi della circolare del 2007, le verifiche e gli accertamenti preliminari all’assegnazione dell’alunno straniero a una certa classe sono affidati «a un gruppo di docenti, appositamente individuato dal collegio e preposto all’accoglienza, che dia attuazione ai criteri di assegnazione e che ne segua inizialmente l’inserimento, al fine di fornire al dirigente scolastico ogni utile elemento per l’assegnazione alle classi».

Con riguardo allo specifico problema della lingua, la circolare prevede che i collegi dei docenti possano «valutare altresì la possibilità che l’assegnazione definitiva alla classe sia preceduta da una fase di alfabetizzazione strumentale e di conoscenza linguistica in intergruppo e/o interclasse finalizzata a favorire un efficace inserimento».

Infine, con riferimento alle iscrizioni degli alunni con cittadinanza straniera che avvengono in corso d’anno, la circolare raccomanda «l’adozione di particolari forme di accoglienza che possano facilitare, fin dai primi contatti, un’efficace azione di integrazione degli alunni stranieri».

Dunque l’applicazione di queste regole, finalizzate a colmare eventuali divari linguistici e culturali tra alunni originari di Paesi diversi, è volta proprio a scongiurare i rischi evidenziati dal ministro Salvini nelle sue dichiarazioni.

Deroghe alla soglia del 30 per cento

Possono esserci comunque deroghe alla predetta soglia del 30 per cento di alunni stranieri nelle classi. Per esempio questo limite può essere alzato a un Ufficio scolastico regionale a fronte della presenza di studenti stranieri che si ritenga abbiano adeguate competenze linguistiche. «In nessun caso, comunque, le scuole possono rifiutare l’iscrizione di un minore in ragione del superamento di una determinata percentuale di iscritti di origine migratoria», sottolinea il rapporto del ministero.

Salvini ha proposto di introdurre un limite al 20 per cento, quindi più basso di quello al momento in vigore. Non mancano i rischi di una proposta di questo tipo. Un limite più restrittivo, infatti, potrebbe obbligare gli alunni stranieri a doversi recare in località diverse da quelle in cui vivono, perché le scuole più prossime hanno raggiunto la percentuale prevista, e ciò potrebbe essere un ostacolo insuperabile per famiglie che si trovano in situazioni economiche non agiate.

Pertanto, i genitori di minori stranieri destinati alle scuole più lontane dal loro domicilio potrebbero non ottemperare all’obbligo di istruzione per i propri figli. Nei casi peggiori, c’è il rischio che i minori stessi siano avviati precocemente al lavoro minorile o sfruttati in forme di accattonaggio. Tale rischio, peraltro, era già prospettato nella citata circolare del 2007. 

Secondo i dati più aggiornati del Ministero dell’Istruzione e del Merito (anno scolastico 2021/2022), quasi il 7 per cento delle classi in Italia supera la soglia del 30 per cento, tra cui la scuola “Iqbal Masih” di Pioltello. Le percentuali cambiano molto a seconda del grado scolastico e delle regioni. Il limite è infatti superato in oltre l’11 per cento delle classi nelle scuole elementari, percentuale che scende sotto il 3,1 per cento nelle scuole superiori.

«Va tenuto conto che i dati comprendono gli studenti di origine migratoria nati in Italia», ha sottolineato il ministero. «Escludendo questi alunni, le classi con oltre il 30 per cento di alunni con cittadinanza non italiana nati all’estero si riducono allo 0,5 per cento, con un picco in Liguria (1,1 per cento) cui seguono Lombardia (0,9 per cento), Piemonte (0,8 per cento) ed Emilia-Romagna (0,7 per cento).