La “sparleide” di Spirlì (articolo21.org)

Siamo oramai alla “spirleide”, perle di saggezza 
del Presidente f.f. della Regione Calabria 
Antonio Spirlì. 

C’eravamo occupati di lui qualche settimana fa, dopo le dichiarazioni rilasciate sul palco della manifestazione di Catania a sostegno del suo capitano Salvini, prima dell’inizio del processo per il caso Gragoretti. Per Spirlì,  le persone di colore vanno apostrofate come “negri” e persone con diverso orientamento sessuale come “froci”.

Non male per l’allora vice presidente della giunta regionale ed assessore alla cultura. Purtroppo il suo passaggio a Presidente f.f. non gl’ha  ancora fatto comprendere che il suo è solo un ruolo da traghettatore verso nuove elezioni e che comunque dovrebbe adoperarsi per trovare soluzioni alla disastrata situazione sanitaria calabrese.

Ed invece lo troviamo ogni giorno nei vari talk nazionali a  “sparlare” di sanità, per annunciare nuovi posti negli ospedali, ben 244, al momento sono solo sulla carta, e per attaccare il fondatore di Emergency Gino Strada.

Lo ha fatto oggi nella trasmissione de La 7 “Tagadà” dicendo che la Calabria non ha bisogno di “missionari africani” per gestire la Sanità,  riferito all’ipotesi  di nominare Strada commissario per l’emergenza sanitaria in regione.

E’ evidente che Spirlì sparla per mancata conoscenza dei fatti. Forse negli ultimi trent’anni ha vissuto  fuori dalla Regione che amministra e che in quasi un anno di giunta non si è accorto che i buchi nei bilanci delle varie Asp sono stati creati da dirigenti nominati da giunte regionali di centrodestra e centrosinistra, in pratica tutta quella parte politica che in queste ore si oppone alla nomina del nuovo commissario … leggi tutto

Contro l’estetica della morte (volerelaluna.it)

di

Morte e fascismo hanno sempre marciato insieme. 
L’estetica della morte ha annunciato l’avvento dei fascismi in Europa e ha segnato il tempo della loro catastrofica fine. Gli squadristi ante-marcia portavano sui loro labari neri il teschio con sotto la scritta “Me ne frego” ad affermare nel disprezzo della morte propria il diritto sovrano a disporre della vita altrui. Così i “proscritti” dei freikorps protonazisti.
I macellai dei Battaglioni “M” – quelli che servivano i tedeschi nel fare il lavoro sporco nei mesi della guerra di liberazione – cantavano “fiocco nero alla squadrista/ noi la morte/l’abbiam vista/con due bombe e in bocca un fior”. Oppure, ancora, “Ce ne freghiamo se la Signora Morte/fa la civetta sul campo di battaglia/Sotto ragazzi, facciamole la corte! /Diamole un bacio sotto la mitraglia!”.
Beh, forse mi sbaglio. Ma di quel fondo oscuro esistenziale sento di nuovo un vago odore (vago, certo!), nell’alone funebre prodotto dal coronavirus nel mondo e nella morte seriale che sta disseminando. Ne avverto il retrogusto nelle esibizioni machiste di Bolsonaro in Brasile, nel menefreghismo trumpiano di fronte al dilagare del morbo nelle sue città, nelle teorie dell’”immunità di gregge” e nelle invocazioni del business must go costi quel che costi da parte dei padroni nel mondo.
E anche, si parva licet, nei deliri sgarbiani sulla debolezza del virus e dunque sulla codardia di chi lo teme … leggi tutto