Il Presidente Draghi alla Firma del Patto per Torino (Palazzo Chigi)

Torino, 5/4/2022

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, interviene alla Firma del Patto per Torino presso il Palazzo Civico. Alla cerimonia partecipano le autorità locali e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli.

Torino, tensioni per arrivo di Mario Draghi tra polizia e No Green Pass

Contestato presidente del Consiglio: lanciate bottiglie e petardi di grosse dimensioni

Il caso contro Vladimir Putin (politico.eu)

di STEPHAN FARISSIMON VAN DORPE E SARAH ANNE AARUP

Il 24 FEBBRAIO, IL PRIMO GIORNO DELL'INVASIONE 
RUSSA DELL'Ucraina, 

un missile russo carico di una bomba a grappolo è atterrato appena fuori da un ospedale nella città ucraina di Vuhledar, uccidendo quattro civili e ferendone altri 10. Il giorno dopo, un missile equipaggiato in modo simile ha colpito una scuola materna nella città di Okhtyrka, uccidendo tre civili, tra cui un bambino. Il 28 febbraio, in un’apparente intensificazione dell’assalto della Russia, razzi sono piovuti su un quartiere residenziale di Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina, uccidendo almeno 11 persone e ferendone decine.

Tali attacchi, secondo gruppi per i diritti umani ed esperti legali, potrebbero essere utilizzati per costruire un caso per la commissione di crimini di guerra – possibilmente contro lo stesso presidente russo Vladimir Putin.

Lunedì, pochi giorni dopo che Putin ha lanciato la sua invasione, Karim Khan, il procuratore capo della Corte penale internazionale (CPI), ha annunciato l’apertura di un’indagine sulla “situazione in Ucraina”. Il suo ufficio, ha aggiunto, aveva già stabilito che c’era una “base ragionevole per credere” che crimini di guerra e crimini contro l’umanità fossero stati commessi nel paese sin dai primi giorni della sua rivoluzione del 2014 e delle successive incursioni russe in Crimea e nell’Ucraina orientale.

Per il momento, sembra improbabile che Putin sarà processato presto. E Khan – e altri investigatori legali – esamineranno le violazioni da parte di tutte le parti in conflitto. Ma non c’è dubbio che l’assalto di questa settimana abbia sollevato l’esposizione del leader russo alla giustizia, secondo esperti legali e difensori dei diritti umani intervistati da POLITICO.

Dopo anni in cui Putin ha operato con un certo grado di negabilità – o in aree in cui i pubblici ministeri hanno una giurisdizione limitata – il presidente russo ha apertamente guidato l’attacco all’Ucraina, scatenando indignazione in tutto il mondo.

“A differenza di altre situazioni in cui si potrebbe sostenere che ci sono forze sul campo che sono là fuori a fare cose brutte e i vertici non ne hanno il controllo, quel tipo di difesa non funzionerà qui”, ha detto Stephen Rapp, che ha servito come ambasciatore degli Stati Uniti per le questioni relative ai crimini di guerra dal 2009 al 2015. “Molto poco accadrà in questo teatro sul lato russo che non sarebbe rintracciabile fino alla catena di comando fino al vertice dello stato russo.”

L’Ucraina è, ovviamente, ben lungi dall’essere l’unico posto in cui Putin ha fatto la guerra. Mentre i combattimenti continuano e gli investigatori legali iniziano a fare il loro lavoro, POLITICO esamina anche il caso più ampio contro il presidente russo – se mai dovesse affrontare un processo per le sue azioni all’Aia.

CECENIA E SIRIA

TO MAKE WAR CRIMES CHARGES STICK contro qualcuno che non era direttamente coinvolto, i pubblici ministeri devono dimostrare tre cose: che l’accusato aveva un controllo effettivo sui subordinati che stavano compiendo il crimine; che sapevano o avrebbero dovuto sapere dei crimini commessi; e che non hanno fatto nulla per fermare o punire i diretti responsabili.

Con Putin, “la parte di controllo efficace, che spesso può essere molto difficile, è facile”, ha detto Kevin Jon Heller, professore di diritto internazionale all’Università di Copenaghen. “Ha un controllo efficace su tutti nell’esercito russo perché è il comandante in capo”.

“Le vere domande … in una situazione specifica quindi sono … sapeva dei crimini? Avrebbe dovuto sapere dei crimini? E se è così, ha fatto tutto ciò che era ragionevole [per fermarli o perseguirli]?” Heller continuò … leggi tutto

(Un soldato ucraino pattuglia i binari della ferrovia alla periferia di Irpin il 1 ° marzo, passando davanti ai corpi di due soldati russi | Marcus Yam/Los Angeles Times)

Il servizio civile universale nelle botteghe del commercio equo e solidale (altreconomia.it)

di 

Aperti ottanta posti nelle rete 

Altromercato in otto Regioni per giovani tra i 18 e 28 anni. L’obiettivo è trasmettere le idee e le pratiche del fair trade, occupandosi di disuguaglianze e sostenibilità. C’è tempo fino al 26 gennaio per inviare le candidature

Diffondere i valori del fair trade, sensibilizzare le comunità locali sulle disuguaglianze economiche e sociali e sviluppare un’informazione attenta sulle scelte che i singoli cittadini possono compiere, diventando consumatori consapevoli.

Sono gli obiettivi dei progetti per il servizio civile universale attivati dalle botteghe del commercio equo e solidale per il 2022. In collaborazione con Altromercato ed Equo Garantito, 80 posti per giovani civilisti sono stati aperti nelle botteghe del mondo in Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria. Come previsto dal bando del Dipartimento per le politiche giovanili, sono rivolti a persone tra i 18 e 28 anni, hanno la durata di 12 mesi e prevedono un rimborso spese di 444 euro mensili. C’è tempo fino al 26 gennaio per inviare la candidatura.

“Rete equa e solidale-per tessere il futuro insieme”, nome del progetto, prevede singole articolazioni territoriali. “Il centro principale in cui si svolgeranno le attività sono le botteghe, un luogo di formazione e non solo di vendita”, spiega ad Altreconomia Alessia Bordo della Bottega Solidale di Genova, che è capofila dei progetti, responsabile del servizio civile per Altromercato.

“I volontari saranno a contatto con il pubblico, veicolando i messaggi del fair trade”. Le iniziative mirano a perseguire due degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: accertarsi che tutte le persone, in ogni parte del mondo, abbiano le informazioni rilevanti e la giusta consapevolezza dello sviluppo sostenibile e di uno stile di vita in armonia con la natura (obiettivo numero dodici) e potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica (obiettivo numero dieci).

Una parte del percorso, per un totale di 72 ore, è dedicata alla formazione sui temi e gli approcci del commercio equo e solidale. “Si tratta di un aspetto fondamentale dell’esperienza che permette ai ragazzi anche di conoscere i progetti attivati da Altromercato e le storie dei produttori presenti nelle botteghe”, continua Bordo.

È il caso di “O’Press”, volto a contrastare le disuguaglianze sociali con un laboratorio di serigrafia nel carcere di Marassi a Genova, e “Parc”, iniziativa che in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza promuove la cultura della convivenza e l’emancipazione delle donne attraverso formazione e lavoro. È prevista inoltre una collaborazione nella realizzazione di un’indagine sul consumo critico e la filiera tessile, condotta dal centro di ricerca Modacult dell’Università Cattolica di Milano.

“Come Equo Garantito abbiamo supportato le botteghe aderenti alla rete di Altromercato nelle attività di formazione e in momenti di approfondimento sui nostri temi”, spiega Gaga Pignatelli dell’associazione di categoria delle organizzazioni di commercio equo e solidale italiane … leggi tutto

Strand e Zavattini: c’era una volta Un paese (doppiozero.com)

di Marco Belpoliti

Che strana sensazione aprire Un paese riedito 
da Einaudi 

e sfogliare le sue pagine, guardare le fotografie di Paul Strand e leggere le parole di Cesare Zavattini. Strano, perché le poche immagini del fiume Po che ci sono, salvo qualche dettaglio, come il ponte di barche a Viadana, potrebbero essere state scattate nei mesi scorsi, mentre il paese, Luzzara, non c’è più, o meglio ora è un altro paese.

Pubblicato sessantasei anni fa, nell’aprile del 1955 questo libro ci mostra un mondo scomparso, quello appena uscito dalla Seconda guerra mondiale e da una guerra civile che da quelle parti era stata particolarmente dura e crudele, per entrare di lì a poco nella immancabile modernità italiana. Si può dire che Un paese segni la fine del neorealismo passando dal campo del cinema a quello della fotografia, dopo essere transitato attraverso la letteratura, e al tempo stesso questo libro inaugura un capitolo della sociologia visiva del nostro Paese, dell’Italia, nuovo e originale.

La storia del libro ha tre protagonisti: Paul Strand e Cesare Zavattini, attori principali, e il team della casa editrice Einaudi composto da Giulio Einaudi, Giulio Bollati, Italo Calvino e Oreste Molina, attori secondari eppure decisivi, perché senza di loro il libro non ci sarebbe stato e non come è stato pubblicato: grafica, formato, carta, qualità di stampa.

Zavattini aveva da tempo in mente di realizzare un progetto: costruire una serie di libri, “Italia mia”, come racconta nell’introduzione a Un paese. Pensava di sguinzagliare in giro per la penisola, nei piccoli centri ma anche nelle città maggiori, dei giovani fotografi muniti di macchine fotografiche leggere e portatili – Leica o Condor –, per scattare immagini e raccogliere parole delle persone comuni: impiegati, contadini, balie, ferrovieri, disoccupati.

Insomma, il prolungamento di quello che aveva già fatto mescolando storie pensate e occasioni inattese con i film. Il progetto però non prendeva forma per molteplici ragioni, tra cui quella che il vulcanico Za mille ne pensava: la testa troppo piena di progetti e troppo poco tempo per realizzarli. Qui entra in scena Paul Strand.

Il fotografo americano, nato nel 1890 a Brooklyn, aveva anche lui un progetto simile. Ispirato dalla lettura dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters e da un libro di Sherwood Anderson, Winesburg, Ohio, come spiega Laura Gasparini in un ampio saggio, voleva ritrarre gli abitanti di una cittadina. Strand aveva già provato recandosi a Taos: scattare foto e trascrivere le storie dei personaggi che ritraeva.

Dopo essersi trasferito negli anni della caccia alle streghe del maccartismo in Francia nel 1949, per sfuggire alle pressanti investigazioni degli uffici federali, aveva ripreso questa idea. Tuttavia non conoscendo bene il paese in cui era arrivato aveva desistito. Nel 1949 incontra lo sceneggiatore, scrittore, umorista Cesare Zavattini al Congresso internazionale di Cinematografia a Perugia, dove Paul Stansky, questo il suo vero nome, figlio di ebrei boemi emigrati in USA, si è recato come presidente della “Frontier Film”, con cui ha realizzato il film Native Land. Strand è convinto che la fotografia possa modificare la società mostrando la “condizione umana”.

Per lui l’artista non è separato dalla comunità che ritrae. A questa istanza sociale s’unisce poi un gusto particolarmente raffinato, risultato della collaborazione da giovanissimo con Alfred Stieglitz, fotografo che ha influenzato notevolmente le sue idee estetiche.

In questo differisce Strand da quanto andava facendo negli anni Trenta Walker Evans, in giro per le zone povere dell’America e per le strade di New York. La posizione di Strand si può riassumere così: la fotografia d’arte contrapposta al documento fotografico.

L’allievo di Stieglitz fotografa ancora con gli strumenti tecnici d’inizio Novecento: non usa le macchine portatili come Walker Evans, con cui coglie le persone a loro insaputa nella metropolitana di New York. Strand si munisce di lastre di vetro di grande formato e di una macchina a soffietto su treppiede, e stampa a contatto.

Così farà a Luzzara, come si vede anche nella ristampa di Einaudi, dove a colpire non sono solo i ritratti ma i muri con le viti rampicanti, i dettagli degli attrezzi da lavoro affissi alle pareti o poggiati sulle panche dei ripostigli … leggi tutto