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Le bufale di Carrie Madej sul vaccino antitetanico (open.online)

di Juanne Pili

Associare il vaccino antitetanico all'infertilità 
mette in pericolo proprio le future nascite nei 
Paesi poveri

Diverse condivisioni Facebook riportano le affermazioni della osteopata Carrie Madej contro il vaccino antitetanico.

Si tratta di una vecchia conoscenza. Avevamo già trattato in diverse analisi le sue precedenti affermazioni (per esempio quiqui qui).

Oltre a occuparsi di una pratica priva di riconoscimento scientifico – ovvero l’osteopatia – Madej è vicina agli ambienti No vax e al movimento QAnon. Inoltre ha collaborato col più famoso guru “free-vax” Robert Kennedy Jr.

Analisi

La clip sul vaccino antitetanico è correlata dalla seguente didascalia:

La dottoressa Carrie Madej scopre la scioccante verità sui “vaccini” antitetano e covid! È un piano neomaltusiano!

Le fonti di Madej sul vaccino antitetanico

Le argomentazioni di Madej contro il vaccino antitetanico sono riportate da lei stessa nel seguente audio:

«Mi sono chiesta perché dobbiamo fare il vaccino antitetanico – spiega Madej -, ho scoperto che il motivo per cui ci avevano detto di farlo allora era che se quando cammini in giardino ti entra un chiodo arrugginito nel piede, il batterio, chiamato tetano, entra lì. Quindi nel giro di minuti o ore, non giorni o settimane, potresti avere spasmi così terribili da soffocare e morire a terra. […]. Non ho mai sentito di nessuno morire in quel modo. Ho scoperto che è una falsità. […] Stavo facendo un’osservazione sui miei turni a Detroit, Michigan, quando ero in formazione, e ho visto che hanno somministrato ad alcune persone il vaccino contro il tetano e ad altre no come protocollo. A quelli che ricevevano assistenza sociale non lo hanno inoculato, ma a quelli che pagavano privatamente sì, il che non aveva senso. Ma ho visto che c’è un’enorme differenza nella fertilità. Enorme».

«Le persone che non lo avevano fatto erano estremamente fertili – continua l’Osteopata -. Le persone che lo avevano fatto avevano molti problemi. L’ho cercato su Google allora e, come previsto, puoi ancora trovarlo se lo cerchi su Google, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il NIH hanno, dal 1972, hanno sviluppato il vaccino contro il tetano come vaccino per l’aborto o la sterilizzazione. Hanno messo l’ormone della gravidanza all’interno della fiala del vaccino contro il tetano. Ogni volta che lo fai è una risposta accumulata. Se una donna rimane incinta ha un livello di HCG sempre più alto».

Il tetano è causato dalle tossine prodotte dal bacillo di Nicolaier (Clostridium tetani). Le tesi in base alle quali nessuno sarebbe morto a causa della malattia sono mere congetture. “Forse” Madej non ha mai visto un caso perché vive in un Paese dove le condizioni igieniche e le coperture vaccinali sono largamente garantite. Come riporta l’OMS, «la malattia rimane un importante problema di salute pubblica […] soprattutto nei paesi […] a basso reddito».

Come riportano i CDC, i programmi globali di vaccinazione «hanno ridotto notevolmente i decessi neonatali negli ultimi 30 anni. Tuttavia, il tetano materno e neonatale rimane un problema di salute pubblica in 11 Paesi». Ne deriva che associare la vaccinazione contro il tetano con «l’aborto o la sterilizzazione» è estremamente pericoloso.

Secondo l’OMS in tutto il mondo nel 2018 solo i neonati morti a causa del tetano erano circa 25 mila. Erano comunque l’88% in meno rispetto all’inizio del Millennio, questo in concomitanza con l’aumento delle coperture vaccinali.

Il complotto delle donne sterilizzate col vaccino antitetanico in Kenya

Non sappiamo a quale ricerca si riferisce Madej quando parla dei suoi «turni a Detroit, Michigan», ma dalle parole chiave arriviamo a un documentario di Andrew Wakefield (altro punto di riferimento No vax), riguardo ad alcune donne sterilizzate in Kenya mediante vaccinazione antitetanica. Esiste anche almeno uno “studio controverso” in merito. Per approfondire suggeriamo l’analisi di Jonathan Jarry per McGill e una review di Mkhize et al.

Diretto da Wakefield e prodotto Kennedy Jr., il documentario associa le sperimentazioni sui vaccini contraccettivi al programma di vaccinazione antitetanica svoltasi in Kenya, sulla base di analisi di laboratorio errate. In realtà, lo scopo principale del film era quello di alimentare la diffidenza verso i vaccini che venivano prodotti in tutto il mondo contro la Covid-19.

Il documentario cita articoli scientifici sui vaccini anticoncezionali, insinuando che questi creino sterilità permanente. Tuttavia omette di specificare che il loro effetto è reversibile e dura tra i 300 e i 500 giorni. Ma come nasce il collegamento col vaccino antitetanico?

«Alcuni ricercatori erano interessati a sviluppare un vaccino che potesse sostituire altri metodi di controllo delle nascite – spiega Jarry nella sua analisi -. Uno dei primi passaggi della gravidanza è il rilascio di un ormone chiamato hCG […], gli scienziati volevano vedere se potevano dirigere il sistema immunitario ad attaccare l’hCG, nel modo in cui gli anticorpi possono attaccare un virus. E ci sono riusciti collegando parte dell’ormone hCG alla tossina inattivata associata al tetano».

Ciò che nel documentario di Wakefield viene omesso – oltre al fatto che il vaccino antitetanico è ben altra cosa -, è che questa forma di contraccezione non è disponibile per l’uso sugli esseri umani. Il primo a pubblicare un fact-checking su questa pericolosa bufala è stato David Mikkelson per Snopes nel 2014.

Quella dei piani di sterilizzazione delle donne in Kenya mediante il vaccino antitetanico è una teoria del complotto tornata in auge proprio durante la pandemia di Covid-19, trovando credito tra diversi guru vicini ai movimenti No vax.

Come già accennato all’origine vi è un vaccino contraccettivo sperimentato in India, che accoppiava l’ormone hCG con una tossina del tetano. Era pensato proprio contro le gravidanze non pianificate. Si sparse quindi la voce – infondata – da parte di organizzazioni contro la contraccezione, che il vaccino contro il tetano contenesse l’ormone hCG, rendendo sterili le donne.

Quindi nel 2014 in Kenya, i vescovi cattolici espressero preoccupazione nei confronti di un presunto pericolo di sterilizzazione delle donne che avrebbero assunto il vaccino contro il tetano. Ce ne occupammo anche noi in almeno due nostre precedenti analisi, qui qui.

Conclusioni

Abbiamo visto che le tesi dell’osteopata Madej sul vaccino antitetanico sono totalmente prive di fondamento e si ispirano a una precedente teoria del complotto su un presunto piano di sterilizzazione delle donne in Kenya, già smentito da oltre dieci anni.

Dal manicomio alla cura: 100 foto per i 100 anni di Franco Basaglia (avvenire.it)

di Luca Liverani

La mostra

Fino al 25 gennaio a Venezia, città natale dello psichiatra, l’omaggio di Emergency al medico che ha rivoluzionato l’approccio alla malattia mentale superando la segregazione nei manicomi

Franco Basaglia(Franco Basaglia – Archivio Gian Butturini)
Ha lottato contro le condizioni disumane a cui erano costrette le persone segregate negli ospedali psichiatrici, dando vita a un processo di liberazione che portò alla riconfigurazione del concetto di salute e malattia nel nostro paese. Franco Basaglia è stato uno scienziato, un filosofo, un politico, un uomo delle istituzioni, un grande comunicatore e un testimone vivo del suo tempo.
.(Archivio Gian Butturini)
Nato a Venezia l’11 marzo 1924 (dove è morto il 29 agosto 1980) è stato probabilmente lo psichiatra italiano più autorevole del XX secolo e, a cento anni dalla sua nascita, continua ad essere uno straordinario esempio di influenza culturale italiana nel mondo.
Il suo pensiero e la sua opera pratica hanno avuto e continuano ad avere un impatto in culture e società diverse, in particolare per la concretezza e l’universalità della sua proposta etica, politica, culturale e scientifica: una sfida alle istituzioni della psichiatria. Non astratta o ideologica, ma concreta e ideale.
Franco Basaglia(Franco Basaglia – Archivio Gian Butturini)
La Mostra è ospitata nella sua città Natale, nella sede veneziana di Emergency, che definisce l’opera di Basaglia «in linea di continuità con l’eredità politica e culturale del suo fondatore Gino Strada». Tra i due medici infatti «esistono forti assonanze sull’idea di cura, nell’attenzione alla persona, ai suoi diritti, alla sua dignità, al suo benessere».
(particolare)(particolare – Archivio Gian Butturini)
L’esposizione è il racconto per immagini che il fotografo Gian Butturini fece delle nuove pratiche basagliane che stavano cambiando l’ospedale psichiatrico triestino. Uno ad uno i reparti venivano aperti, rovesciando le logiche della segregazione e della negazione dei diritti.
.(Archivio Gian Butturini)
Basaglia colse l’occasione per coinvolgere il fotografo bresciano in un modo nuovo: «Nei manicomi sono sempre finiti gli scarti della società, uomini usati e buttati come scorze di banana. Perché non vieni a Trieste? – diceva Basaglia a Butturini – Potresti fare un buon lavoro. Tutto il Paese deve sapere cosa sta succedendo a Trieste… ti ciapi la macchina fotografica, le cineprese e ti vivi co noialtri».
Basaglia chiese dunque a Butturini di documentare, non come già altri fotografi la non-vita degli internati, bensì le tracce del processo di liberazione in atto. Un compito non facile, di cui è consapevole anche il grande psichiatra, che gli dice: «Fotografare per denunciare è più facile che documentare la proposta. I segni della violenza sono più evidenti di una pratica di liberazione».
.(Archivio Gian Butturini)
Rompere, e Franco Basaglia lo sa bene, è più facile che costruire alternative e attorno ad esse un consenso sociale. Lo psichiatra e l’equipe che lo sostiene non sono degli ingenui: sanno che la deistituzionalizzazione dei manicomi e la de-marginalizzazione di coloro che soffrono di malattie mentali richiede un lavoro profondo nel quotidiano, tra la gente, nell’ambiente familiare e sociale in cui vivono.
Franco Rotelli (uno dei principali collaboratori di Basaglia) e gli altri operatori di Trieste, vedono chiaramente che la loro impresa si muove in un territorio nuovo e tutto da verificare. Parlano di una «istituzione inventata», di una «impresa sociale» all’interno di una «città che cura», di una «gestione sociale della follia».
(Particolare)(Particolare – Archivio Gian Butturini)
Ed è proprio questa nuova realtà così complessa e di grande importanza per il futuro, quella che Gian Butturini si assume il compito di raccontare. E lo farà con lo slancio umano e professionale che sempre ha guidato i suoi lavori protesi a relazionarsi in modo profondo con l’umanità.
(Venezia, Giudecca 212, ingresso libero dal giovedì al sabato, dalle 12.00 alle 18.00, chiusura dal 23 dicembre 2024 all’8 gennaio 2025)