Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
L’angolo fascista
di Marco Cacciari
Trenta anni dopo la strage mi raccontò: "Da quel giorno, tutti gli anni, il 2 Agosto, alle 10.25, io sono in quella piazza, nel punto esatto dove sono sceso dal camion, e piango per chi è rimasto là sotto".
L’ultima volta che ho visto Rino, era in canottiera e vangava un orto. Il maglione e la giacca appoggiati alla rete. Era la metà di gennaio del 2010.
Se vieni al bar ti pago un grappino.
È da un po’ che lavoro, un grappino ci vuole.
Appoggia la vanga e si veste.
Al tavolo del bar guarda l’orologio. Lo indica. Mi afferra un braccio.
Fra un po’ sono trent’anni, dice.
Lo guardo perplesso.
Sono trent’anni da quel maledetto due agosto. Lo sai che facevo il pompiere? E lo sai che siamo stati la prima squadra che è arrivata?
Osservo il suo sguardo che si è trasformato.
Non ho mai avuto paura di niente, non mi ha mai fatto schifo niente. Raccogliere gente bruciata in un incendio, tirare fuori uno a pezzi da una macchina, sono tutte cose che fanno parte di questo lavoro. Ma quella mattina, quando siamo arrivati nel piazzale, siamo scesi dal camion e ci siamo messi le mani nei capelli.
Quella roba era una cosa che non si poteva neanche immaginare. A mano a mano che la nuvola di polvere calava era sempre peggio. Le urla dei feriti da tutte le parti, i vetri, mi ricordo tanti vetri e la gente, tanta gente che veniva per darci una mano. E la puzza del sangue e delle interiora che entravano anche dalle mascherine … leggi tutto
di Riccardo Barlaam
Il Paese africano da cui partivano le navi con gli schiavi 400 anni dopo lancia un programma che offre incentivi e cittadinanza agli afroamericani
Legno d’ebano. Venivano chiamati così gli schiavi africani che partivano con le navi dei negrieri europei dalle coste dell’Africa Occidentale come forza lavoro per le colonie delle Americhe. La tratta degli uomini dalla pelle color ebano cominciò alla fine del Quattrocento, quando i portoghesi iniziarono a vendere schiavi in cambio di oro in Africa, ma il fenomeno si intensificò nei secoli successivi con inglesi, francesi e olandesi.
La colonizzazione del Nuovo Mondo aveva bisogno di manodopera per la coltivazione delle piantagioni di cotone. L’Africa per secoli rappresentò la riserva di lavoratori a costo zero dell’America.
I vascelli dei negrieri partivano dalla Costa d’Oro, chiamata così dai portoghesi per le riserve aurifere, l’attuale Ghana. A Cape Coast ci sono ancora una serie di fortificazioni che erano il punto di smistamento degli schiavi. Musei, oggi. Ricordano la tratta di uomini: Cape Coast Castle, Elmina Castle, Fort Victoria, Fort William e Fort MacCarthy, costruiti dagli inglesi tra il 1702 e il 1822. Lungo la costa del Ghana si trovano altre strutture simili, edificate tra il 1482 e il 1786, ora diventate patrimonio dell’umanità dell’Unesco, che ricordano quella tragica epoca. Ogni anno sono visitate da migliaia di turisti.
Molti sono americani, afroamericani che tornano in Ghana per visitare i loro luoghi di origine, ricordare e visitare quei memoriali della tratta. Un viaggio a ritroso nella storia, come succede quando si visitano i campi di sterminio nazisti. Per non dimenticare … leggi tutto
Cosa abbiamo da imparare dalla controcultura di metà Novecento: differenze e coincidenze tra esperienza psichedelica ed esperienza mistica.
Il mio primo contatto maturo con il mondo degli psichedelici risale a poco tempo fa. Il che risulta strano in quanto i miei studi, iniziati anni prima, mi avevano già condotto a Mircea Eliade e a tutta la genia di autori che si sono occupati di sciamanismo e tecniche dell’estasi. Avevo letto i libri di Castaneda da ragazzo e quelli di Huxley.
Conoscevo Burroughs. Avevo pure consumato dei “tartufi allucinogeni” da ignaro neodiplomato in quel di Amsterdam. Eppure, continuavo a percepire dentro di me una certa ritrosia o comunque una distanza. Un pregiudizio. Nonostante questo, mi sono sempre interessato a esperienze limite, di espansione dello stato di coscienza.
Senza però mai trovare qualcuno con cui confrontarmi o che potesse davvero darmi una chiave di lettura valida che concretizzasse esperienzialmente le teorie che René Guénon enuncia nel suo Gli stati molteplici dell’essere (Adelphi, 1996). Rimasi quindi molto colpito quando due carissimi amici di una vita mi consigliarono la lettura di Sciamani (TEA, 2009) di Graham Hancock. Un libro tanto appassionante quanto controverso che ha il pregio di raccontare delle esperienze psichedeliche fatte personalmente dall’autore.
Un uomo, nostro contemporaneo, la cui cultura affonda le radici in un modo di pensare tipicamente occidentale, razionale, positivista. La lettura mi sconvolse, qualcosa si mise in moto e da quel momento all’occasione di immergermi nel mio primo viaggio psichedelico ci volle solo qualche settimana … leggi tutto
Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Accolto la domanda risarcitoria dell'Anpi nazionale per due articoli pubblicati l'1 settembre 2016 sul quotidiano diretto da Pietro Senaldi.
L’editrice dovrà pagare 15.000 euro oltre alle spese legali.
Al di là degli aspetti legali: c’è da sperare che la destra la smetta una volta e per sempre di denigrare coloro che hanno portato libertà e democrazia in Italia dopo un ventennio di dittatura criminale fascista.
Il Tribunale di Milano ha accolto la domanda risarcitoria dell’Anpi nazionale per due articoli pubblicati l’1 settembre 2016 sul quotidiano diretto da Pietro Senaldi. La società editrice dovrà pagare 15.000 euro oltre alle spese legali
Di seguito, la parte conclusiva della sentenza pubblicata il 16 luglio 2020
“Il giudice, definitivamente pronunciando, ogni altra domanda, istanza ed eccezione disattese, così provvede: – in parziale accoglimento della domanda principale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi), accerta e dichiara la natura diffamatoria dell’articolo intitolato “I partigiani di oggi. Senza fascisti ma pieni di soldi” e “A cosa serve l’associazione dei reduci?
I fascisti non ci sono più. E l’Anpi se li inventa” sottotitolato “Per sopravvivere i partigiani arruolano i giovani e cercano nuovi nemici: pronti a cacciare chi voterà ‘sì’ al referendum”, a firma di Renato Besana, e dell’articolo “Quanto spendiamo per la ‘resistenza’. Finanziamenti, sedi e 5 per 1000: ci costano oltre 300 mila euro l’anno” … leggi tutto