Primo Levi intervistato da Luigi Silori (1963)

Primo LEVI intervistato da Luigi Silori per la trasmissione Rai “L’Approdo”, trasmessa il 27 settembre 1963 (1.a e 2.a parte) e ripresa poi nella serie “Gli scrittori raccontano…”, progetto firmato da Patrizio Barbaro e trasmesso a partire dal mese di gennaio del 1998.

Radio3 ricorda Primo Levi (audio)

Nei nostri archivi sono disponibili, per riascoltare e scaricare in podcast, decine di ore di trasmissioni, presentazioni di libri su e con Primo Levi e molte sue interviste alla radio.

La lingua batte
Un ritratto di Primo Levi dalla penna di Giordano Meacci >>
La grande scrittura di Primo Levi  >>

Pantheon
Primo Levi alla Radio.

Tra le letture Ad Alta Voce:
Il sistema periodico, letto in questi giorni da Elio De Capitani;
La tregua, letto da Valentina Carnelutti;
Se questo è un uomo, letto da Valentina Carnelutti. Leggi tutto “Radio3 ricorda Primo Levi (audio)”

In una lettera ai cugini Primo Levi racconta l’orrore della deportazione. La nascita 100 anni fa (lastampa.it)

di Ernesto Ferrero

Il “big bang” di uno scrittore. Lo stile è riconoscibile a partire dall’understatement dell’apertura

La lettera del 26 novembre 1945 indirizzata da Primo Levi ai parenti che nel 1939, all’indomani delle leggi razziali, si erano rifugiati in Brasile era rimasta a oggi custodita negli archivi famigliari, e dobbiamo essere grati ai suoi figli, Lisa e Renzo, di avercene fatto dono, nel centenario della nascita dello scrittore (31 luglio 1919), e nel 75° della partenza per Auschwitz.

È in pari tempo un documento di eccezionale importanza per la ricostruzione del percorso del Levi scrittore, di cui rappresenta il Big Bang, e un flash vivacissimo che fotografa i malesseri dell’Italia e dell’Europa («vecchia, maledetta e pazza») nei primi mesi di un dopoguerra in cui una vera pace è ancora lontana … leggi tutto

Levi e il Golem Mac (doppiozero.com)

di Marco Belpoliti

Nel settembre del 1984 Primo Levi si compra un Golem. Non l’automa di argilla creato da un rabbino-mago di Praga, ma quello che lui stesso definisce un “elaboratore testi”, ovvero un computer.

L’analogia figura in un suo articolo, e gli è suggerita dal fatto che, per far funzionare la macchina, bisogna introdurre nella fessura alla sua base, quasi una bocca, un disco-programma, così come il rabbino immette nella bocca del gigante di argilla una pergamena per vivificarlo. Il Golem è un Mac, come si vede in questa fotografia di Mario Monge, fotografo torinese scomparso nel 1999, amico di Guido Ceronetti, che ci ha lasciato bellissime immagini anche di Italo Calvino.

Come altri fotografi, nel giugno del 1986 Monge ha fissato Levi al lavoro col suo elaboratore. Una foto inconsueta, per via del profilo controluce dello scrittore, quasi una silhouette: foto al nero. Ricorda una foto segnaletica, seppure senza i dettagli del viso e della testa. Si scorge il pizzetto in basso, gli occhiali a metà e i capelli in alto, al termine della fronte spaziosa … leggi tutto

La prefazione di Primo Levi a “Se questo è un uomo” (minimaetmoralia.it)

Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che i governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli.

Perciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull’inquietante argomento dei campi di distruzione.

Esso non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano. A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che “ogni straniero è nemico” … leggi tutto

Memoria – La fabbrica di Menziken (idiariraccontano.org)

di Alvaro Tanzini Nata a Casole d’Elsa (Siena) nel 1930
Menziken, Svizzera, 28 novembre 1959 – È il primo giorno di lavoro per Alvaro Tanzini a Menziken, in Svizzera, nella fabbrica dove è arrivato in cerca di impiego nel 1959 per sfuggire a una vita misera, da contadino, in Italia.

28 novembre 1959

Primo giorno di lavoro. Giampiero mi accompagna in fabbrica e mi consegna a un uomo grasso con la tuta di fustagno. Lui ha già seguito la trafila. La fabbrica è situata all’estremità del paesino, in mezzo alla campagna. È grande e di aspetto moderno. Ho visto entrare diecine e diecine di operai, quasi tutti italiani. Alcuni li ho già conosciuti.

Ci viene incontro, lungo il corridoio, un uomo zoppo con i cappelli folti, il viso magro e lo sguardo severo. Indossa anche lui una tuta di fustagno dalle cui tasche spuntano chiavi e cacciaviti. Il vecchio parla un attimo con lui, mi sorride, si volta e torna indietro.

“Kom!” dice lo zoppo.

Mi porta vicino a un forno e mi mostra una macchina ferma.

Poi comincia a darmi dimostrazioni sul modo di usarla: alza una leva e lo stampo si apre, aggiusta i bocchettoni, accende il gas e dice alcune parole che naturalmente non capisco. Intanto, però, si sono avvicinati alcuni connazionali -un calabrese, un bergamasco, un veneto- e tutti quanti cominciano a tradurre le parole dello zoppo, a darmi istruzioni e consigli, a parlare del più o del meno.

Dopo cinque minuti lo zoppo chiude la conchiglia (ho già imparato che lo stampo si chiama in questo modo) prende il ramaiolo, si avvicina al forno, pigia un pedale azionando il meccanismo che apre lo sportello, attinge il metallo, torna indietro e lo vuota lentamente dentro la conchiglia. In attesa che il metallo si raffreddi estrae di tasca una scheda gialla e me la porge.

“C’è scritto quanti pezzi devi fare”, dice il veneto. “E il tempo del cottimo”.

“Fregatene!” dice il bergamasco. “Tanto il cottimo, quì, non si becca mai” … leggi tutto

Strage di Ustica, Mattarella: ‘Impegno per verità’ (ansa.it)

‘Tragedia indelebile in memoria e coscienza Italia’

“Trentanove anni dopo, la ferita di Ustica richiama, ancora una volta, il Paese ad un sentimento di forte solidarietà verso i familiari delle 81 vittime del volo Bologna-Palermo che videro spezzate le loro vite.

È una tragedia indelebile nella memoria e nella coscienza della nostra comunità nazionale. In questa giornata rinnovo la partecipazione della Repubblica al dolore comune e confermo il costante impegno per la ricostruzione univoca delle circostanze in cui persero la vita tanti nostri concittadini … leggi tutto

Bologna 21 aprile ’45, foto inedite della Liberazione (repubblica.it – forgotten-front.com)

Il trailer presentato lunedì sera in Piazza Maggiore del documentario in lavorazione “The Forgotten Front – La Resistenza a Bologna” di Paolo Soglia e Lorenzo K.Stanzani, prodotto da Orso Rosso Film (www.forgotten-front.com).

Le immagini della piazza il 21 aprile 1945 sono state segnalate agli autori dalla famiglia Neri che abitava in un appartamento centrale del Pavaglione, con vista proprio di fronte a Palazzo d’Accursio … leggi tutto