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La Casa Bianca difende la bufala di Donald Trump sui «topi transgender», ma finisce per smentirlo (open.online)

di David Puente

Le ricerche contestate potrebbero persino 
dissuadere i giovani dall'intraprendere la 
transizione di genere
Durante il discorso al Congresso americano, Donald Trump ha affermato che l’amministrazione Biden avrebbe sprecato 8 milioni di dollari per la transizione di genere dei topi («8 milioni di dollari per rendere i topi transgender»).
Un’accusa surreale, che ha scatenato non solo le smentite dei media, ma anche le reazioni ironiche della comunità social. Il Presidente degli Stati Uniti, infatti, è stato accusato di aver confuso il termine utilizzato per definire i topi impiegati nella ricerca scientifica: non transgender, ma transgenici.
La Casa Bianca, invece di correggere l’errore, ha difeso con fermezza le parole di Trump, pubblicando un comunicato con un “fact-check di governo”, in cui definisce i giornalisti della CNN «perdenti». Le prove a sostegno del presidente? Progetti e studi scientifici che smentiscono la sua stessa affermazione, e non solo.
Cosa sono i topi transgenici
I topi transgenici sono roditori geneticamente modificati ai fini della ricerca biomedica, così che possano riflettere al meglio il modo in cui potrebbe reagire il tessuto umano.

Cosa dicono gli studi e perché dovreste saperlo

Nessuno dei progetti e degli studi citati dalla Casa Bianca ha come obiettivo «rendere i topi transgender». Leggendoli attentamente, andando oltre il semplice elenco fornito dall’amministrazione Trump, propongono di valutare eventuali situazioni rischiose per la salute a seguito delle terapie ormonali per coloro che desiderano effettuare la transizione di genere o che riscontrano, ad esempio, condizioni di iperandrogenemia.

Lo studio sul vaccino contro l’HIV

La Casa Bianca ha condiviso il primo progetto che, secondo loro, sosterrebbe le parole pronunciate dal presidente davanti al Congresso americano. Intitolato “A Mouse Model to Test the Effects of Gender-affirming Hormone Therapy on HIV Vaccine-induced Immune Responses”, il progetto propone di valutare l’efficacia della vaccinazione contro l’HIV e le eventuali interazioni con le terapie ormonali a base di estrogeni e anti-androgeni.

L’obiettivo finale, dunque, riguarda l’eventuale impatto della vaccinazione sugli esseri umani. I risultati della ricerche finanziate per questo progetto (iniziato nel 2023 e che dovrebbe concludersi nel 2025) non si limitano ai cittadini americani transgender, ma riguardano chiunque sia sottoposto a una terapia anti-androgenica.

Conseguenze sull’apparato riproduttivo

Il secondo progetto citato dalla Casa Bianca ha come obiettivo lo studio degli effetti a lungo termine della terapia ormonale sul sistema riproduttivo degli uomini transgender, ossia coloro che hanno effettuato la transizione di genere da femmina a maschio.

Di fatto, le ricerche di questo tipo potrebbero offrire informazioni utili a chi desidera effettuare la transazione e che vorrebbero avere figli in futuro, aiutando i medici a sviluppare linee guida più chiare sulla conservazione della fertilità prima di iniziare la terapia ormonale. Come il precedente progetto, anche questo dovrebbe concludersi nel 2025, mentre risulta avviato nel 2019 durante la precedente amministrazione Trump.

Testosterone e il cancro al seno

Nel terzo progetto citato nel comunicato si parla di tumore al seno. L’obiettivo è quello di studiare e colmare le lacune sulle attuali conoscenze degli effetti della terapia con testosterone sul rischio e sul trattamento del cancro al seno negli uomini transgender.

Di fatto, il progetto potrebbe determinare se e in che misura la terapia possa influire lo sviluppo di tumori. Le ricerche risultano utili anche per la comprensione del cancro al seno nei cisgender, ossia uomini e donne, con possibili nuove prospettive terapeutiche.

Le terapie, lo sviluppo scheletrico e il microbioma intestinale

Il quarto progetto, intitolato “Microbiome mediated effects of gender affirming hormone therapy in mice”, propone di valutare gli effetti delle terapie ormonali gender affirming (terapie a base di ormoni o medicinali in grado di determinare cambiamenti fisici) sul microbioma intestinale e sulla maturazione scheletrica. I risultati di questo progetto potrebbero fornire informazioni utili nella gestione clinica della salute ossea nelle persone transgender sottoposte a terapia ormonale.

Androgeni, iperandrogenemia e ormoni riproduttivi

Anche questo progetto, il quinto elencato dalla Casa Bianca, riguarda la fertilità. Infatti, l’obiettivo è quello di comprendere i meccanismi attraverso cui gli androgeni (come il testosterone) inibiscono la secrezione di ormoni riproduttivi.

Oltre a risultare utile agli uomini transgender, questi studi potrebbero contribuire ad aiutare persone non transgender in condizioni di iperandrogenemia, con implicazioni per condizioni cliniche come la sindrome dell’ovaio policistico. Il progetto, inoltre, cita specificatamente «transgenic mice», ossia topi transgenici, non transgender.

Ormoni gonadici e l’asma

L’ultimo e sesto progetto propone di investigare come gli ormoni gonadici possano influenzare l’infiammazione polmonare e la risposta asmatica nelle donne transgender, ossia coloro che hanno effettuato la transizione di genere da maschio a femmina.

Conclusioni

Il comunicato della Casa Bianca disinforma ulteriormente i cittadini americani. Nel tentativo di confermare la falsa affermazione di Donald Trump sugli «8 milioni di dollari per rendere i topi transgender», pronunciata durante il suo discorso al Congresso, i responsabili della comunicazione del presidente americano hanno permesso di smentirlo ulteriormente.

Infatti, un’analisi reale dei progetti e degli studi citati nel comunicato evidenziano l’evidente opera di disinformazione. Queste ricerche finanziate dalle istituzioni americane hanno l’obiettivo di garantire la salute dei cittadini, indipendentemente dal loro genere.

Di fatto, questi studi potrebbero fornire informazioni utili a chi volesse intraprendere una transizione di genere e, qualora emergessero rischi per la salute o la fertilità, potrebbero persino dissuadere i giovani dall’intraprendere questo percorso.

L’agricoltura senza chimica e la disinformazione alla TV pubblica (butac.it)

di 

Grani antichi, agricoltura biodinamica, chemofobia, 
presentati in una trasmissione della TV pubblica 
come storie di coraggio e speranza

Oggi parliamo di una puntata della trasmissione di Rai 3 Indovina chi viene a cena. Trasmissione guardata con rispetto da quasi 800mila spettatori, e che va in onda su un canale della televisione pubblica italiana.

Questo il testo con cui viene pubblicizzata la puntata a cui facciamo riferimento:

Una puntata di coraggio e di speranza.
C’è ancora chi crede nell’agricoltura senza chimica, nella protezione delle creature marine, nella salute di tutti e per tutti.
Sono giovani lontani dai social. Esempi per tutti noi, perché denunciano le inerzie dei decisori, e lo fanno lavorando.
Appuntamento questa sera, sabato 8 marzo, ore 21.20 su Rai3, con #indovinachiChiVieneACena.
Ospite in studio, come sempre, il Dott. Franco Berrino.

Noi di BUTAC dal 2022 collaboriamo con Agriscienza, per il quale blog abbiamo firmato sei articoli che, insieme a uno scritto per Federchimica nel 2020, smentiscono più o meno tutto quanto detto nella puntata dell’8 marzo 2025 di Indovina chi viene a Cena.

La puntata dura un’ora e 45 minuti e chi appare in video è pagato per il suo tempo, noi no, pertanto non staremo a fare un’analisi integrale di quanto si sente in trasmissione; ci limiteremo a un breve riassunto del perché, fin dal post di partenza, si sta facendo disinformazione.

La chemofobia

Non esiste un’agricoltura “senza chimica” perché tutto è chimica. L’acqua, il suolo, le piante, i fertilizzanti naturali e artificiali, persino il compost, sono costituiti da composti chimiciGli autori della trasmissione probabilmente intendono fare riferimento alla chimica di sintesi, contrapponendola alla chimica che è possibile trovare in natura, ma anche questa è un’affermazione problematica perché – anche se chi la applica e promuove non ama spiegarlo – anche l’agricoltura biologica usa sostanze chimiche che possono avere un impatto ambientale non trascurabile: un esempio emblematico è il rame usato come funghicida.

Demonizzare la chimica è sbagliato per tante ragioni, una su tutte il fatto che proprio la chimica e l’evoluzione in campo agricolo hanno permesso di aumentare la resa delle coltivazioni e sfamare così molte più persone di prima, con costi più contenuti.

Ma è proprio grazie a trasmissioni come Indovina chi viene a cena (e il fratello maggiore Report) che la parola chimica è diventata sinonimo di pericoloso, di sintetizzato dall’uomo, di artificiale. E a proposito di “non chimico”, credo sia giunto il momento di parlare dei…

Grani antichi

Il romanticismo evocato dalla definizione di “grani antichi” piace moltissimo in questo genere di trasmissioni, peccato che il termine sia un’invenzione moderna, che serve a spingere l’idea che i grani cosiddetti antichi siano migliori di quelli moderni. Ma è una bugia, smentita da tempo, o meglio: si tratta di puro marketing che non trova supporto nelle evidenze scientifiche.

Quindi la trasmissione, raccontando dei giovani che lasciano il lavoro per andare a coltivare i “grani antichi” come esempio di “coraggio e speranza”, si sta prestando a disinformazione.

I grani cosiddetti antichi, a paragone con i grani moderni, sono meno produttivi, più vulnerabili alle malattie e hanno una resa agricola inferiore, senza che sia provato che siano più salutari. Insistere su queste narrazioni senza spiegare il lato scientificamente documentato fa quasi venire il dubbio ci siano motivazioni commerciali dietro ai servizi.

Molte delle affermazioni che vengono portate a favore dei grani antichi non reggono a un’analisi scientifica rigorosa.

I grani antichi sono più digeribili e hanno meno glutine

È vero che alcuni studi hanno mostrato differenze nel contenuto di glutine tra grani antichi e moderni. I livelli di glutine possono oscillare molto anche all’interno della stessa varietà a seconda delle condizioni di coltivazione, e le variazioni riscontrate tra i grani cosiddetti antichi e quelli moderni sono minime.

Inoltre la celiachia e la sensibilità al glutine non celiaca non dipendono dalla varietà del grano, ma dalla presenza di specifiche proteine. Nessun studio finora ha dimostrato che i grani antichi siano significativamente migliori per i celiaci o per chi soffre di sensibilità al glutine.

I grani antichi sono più sani e nutrienti

È vero che alcune varietà dei cosiddetti grani antichi hanno un profilo nutrizionale diverso, con più minerali come ferro e zinco, ma la differenza rispetto ai grani “moderni” è marginale e non sufficiente a determinare un impatto significativo sulla salute. I grani moderni sono stati selezionati per produrre più amido e proteine, garantendo un maggiore apporto calorico ed evitando carenze nutrizionali.

I grani antichi non hanno subito modifiche genetiche

In realtà anche i cosiddetti grani antichi sono il risultato di selezioni genetiche fatte nei secoli dagli agricoltori. Le varietà moderne non sono transgeniche (OGM), ma sono state migliorate con metodi di selezione per aumentare la resa e la resistenza alle malattie.

Berrino è uno scienziato, dovrebbe sapere che per sostenere queste teorie non si va a parlarne in TV, bensì si pubblicano ricerche scientifiche che vengono sottoposte alla revisione dei pari.

L’acqua informata

Sempre nella puntata dell’8 marzo viene raccontato che:

…l’agricoltura con acqua informata rappresenta una soluzione all’avanguardia, capace di migliorare la salute delle piante, la qualità del suolo e la sostenibilità delle coltivazioni.
Questa tecnica si basa sull’utilizzo di acqua trattata con frequenze specifiche, che stimolano i processi biologici delle colture e degli ecosistemi agricoli…

Ma anche qui siamo nel campo della pseudoscienza. L’idea che esista un’acqua che, grazie a vibrazioni e frequenze energetiche, assuma proprietà benefiche per le piante e l’ambiente è pari al credere che J.K.Rowling abbia scritto libri storici e non avventure sui maghi.

Non esiste un singolo studio scientifico solido che abbia mai dimostrato che l’acqua possa trattenere o trasmettere informazioni in questo modo, darlo a intendere in TV è un altro assist a uno specifico marketing, quello legato all’agricoltura biodinamica®, altro grande cavallo di battaglia di queste trasmissioni.

L’acqua è una molecola semplice (H₂O), e la sua struttura chimica non cambia in modo permanente se viene sottoposta a vibrazioni o campi elettromagnetici. La teoria secondo cui l’acqua abbia una “memoria” è stata smentita da anni e non ha basi nella chimica o nella fisica.

Le piante crescono grazie a fattori concreti e misurabili, come la composizione del suolo, l’apporto di nutrienti e la qualità dell’acqua in termini di minerali e pH. L’idea di acqua informata è strumentale a chi poi vende dispositivi per energizzarla o filtri che dovrebbero migliorarne la struttura.

Perché sarebbe meglio evitare?

Presentare teorie come l’”acqua informata” al pubblico televisivo, come se si trattasse di una seria tecnologia scientifica, induce gli spettatori a credere a quella che non è altro che pura disinformazione pseudoscientifica. Agricoltori che credono a quanto visto in TV potrebbero spendere soldi inutilmente, per dispositivi o trattamenti inefficaci, trascurando invece soluzioni agricole reali e basate sulla scienza. Si tratta di marketing new age per vendere prodotti che non hanno in realtà alcun effetto misurabile.

Indossare i panni dei nobili giornalisti investigativi che vi dicono quello che gli altri nascondono è una strategia ormai collaudata per veicolare disinformazione. Funziona perché parte da un presupposto condivisibile: il pubblico vuole verità, vuole sapere cosa si cela dietro le grandi narrazioni del potere, della scienza ufficiale, dell’industria alimentare.

Il giornalismo investigativo, quando ben fatto, è un pilastro della democrazia, uno strumento fondamentale per smascherare inganni e manipolazioni. Peccato che in certi casi venga usato come strumento utile a dare una patina di credibilità a idee pseudoscientifiche.

Il meccanismo

Si tratta di un sistema molto semplice e collaudato: si parte da denunce condivisibili (ad esempio l’inquinamento, le distorsioni dell’industria alimentare, l’abuso di pesticidi), si costruiscono narrazioni che mescolano verità a mezze verità, per finire con il messaggio pseudoscientifico.

Così facendo, almeno due generazioni di spettatori si sono convinte che esista l’acqua informata, che l’agricoltura biologica sia sanissima e “priva di chimica”, che la biodinamica sia una pratica autorevole e altre amenità simili.

Questo modo di fare funziona grazie agli stessi esatti meccanismi di alcune teorie del complotto: il pubblico a casa si sente parte di una ristretta cerchia di “illuminati” che scoprono, con la conduttrice, verità che agli altri restano nascoste. Verità che rafforzano i pregiudizi verso la scienza ufficiale, quella in cui crede la massa. In questo modo, purtroppo, trasmissioni che dovrebbero informare finiscono per contribuire alla diffusione di false credenze, arrivando a divenire parte di un preciso schema di marketing pseudoscientifico.

Il danno più grande è che chi segue queste trasmissioni non ha gli strumenti per distinguere tra vera indagine giornalistica e propaganda pseudoscientifica.

La televisione pubblica, da queste redazioni, dovrebbe pretendere verifiche, rigore e trasparenza, oltre che un costante confronto con il metodo scientifico.

Lo storytelling che viene invece preferito è quello emozionale, che serve a dare credibilità a narrazioni che altrimenti non ne avrebbero, e che purtroppo ci riesce benissimo.

Non credo sia necessario aggiungere altro.

L’agenda vaccinale di RFK Jr renderà l’America di nuovo contagiosa? (nature.com)

di Heidi Ledford

Crescono i timori che malattie infettive come 
il morbillo possano tornare in auge ora che il 
sostenitore anti-vaccino è responsabile del 
sistema sanitario pubblico degli Stati Uniti.

Con l’epicentro di un’epidemia mortale di morbillo a circa 120 chilometri di distanza, Katherine Wells sta cercando di proteggere la sua città natale dal virus altamente contagioso.

Finora, più di 250 persone si sono ammalate in TexasOklahoma e New Mexico, e i bambini infetti che necessitano di cure critiche vengono spesso portati all’ospedale pediatrico di Lubbock, in Texas, dove Wells è il direttore della sanità pubblica. Ogni bambino infetto porta con sé il potenziale per diffondere la malattia ai residenti della città.

Di conseguenza, Wells si è affrettata ad espandere le cliniche per i vaccini della città e a stampare volantini sul morbillo da distribuire presso gli studi medici e gli asili nido. “È il morbillo 24 ore su 24, 7 giorni su 7”, dice. “Sto cercando di non logorare ancora il nostro staff. Questo sarà un lungo viaggio”.

È una scena che alcuni ricercatori di salute pubblica statunitensi temono possa diventare più comune se il ridotto sostegno governativo alla vaccinazione portasse a un’impennata di malattie infettive prevenibili con il vaccino che i medici del paese ora vedono raramente, come il morbillo, la pertosse e la rosolia. Un influente sostenitore anti-vaccino, Robert F. Kennedy, Jr, ora guida il sistema sanitario pubblico degli Stati Uniti, che stava già lottando per recuperare la fiducia perduta e aumentare i tassi di vaccinazione dopo la pandemia di COVID-19. Se i tassi di vaccinazione continueranno a diminuire, le infezioni sporadiche importate dall’estero potrebbero innescare un incendio interno prolungato.

“È abbastanza chiaro: una volta che ci si ritira dal sostenere la vaccinazione, si avranno tassi più bassi”, afferma Lauren Gardner, ingegnere che modella le malattie infettive presso la Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland. È così pericoloso”.

Ritorno virale

Il morbillo è stato dichiarato eliminato dagli Stati Uniti nel 2000, ma si verificano ancora focolai sporadici quando i viaggiatori non vaccinati portano il virus dall’estero. L’epidemia di quest’anno si è rivelata mortale: a febbraio, un bambino di sei anni non vaccinato e altrimenti sano in Texas è diventato la prima persona in un decennio a morire di morbillo negli Stati Uniti. I funzionari stanno valutando un’altra possibile morte per morbillo nel New Mexico.

Almeno il 95% di una popolazione deve essere vaccinata contro il morbillo per raggiungere l’immunità di gregge, per cui una parte sufficiente di una popolazione è immune da non diffondere una malattia. Negli Stati Uniti, il livello è sceso appena al di sotto, al 93% durante la pandemia di COVID-19, e deve ancora riprendersi. Il morbillo è una delle malattie umane più infettive, il che significa che anche un leggero calo della copertura vaccinale può fare una grande differenza, afferma Ashley Gromis, epidemiologo sociale presso la RAND Corporation, un think tank di Santa Monica, in California.

Tre camion blu sono allineati con cartelli che recitano: "Non esitare. Vaccinare".(I ricercatori della sanità pubblica temono che i funzionari dell’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump ridurranno gli sforzi di vaccinazione nel paese.Credito: Bob Daemmrich/ZUMA Press Wire/Alamy)

L’obiettivo del 95% di vaccinazione presuppone anche che gli individui non vaccinati siano distribuiti uniformemente in tutta la popolazione, afferma. In pratica, questo è raramente il caso. In Texas, circa il 94% dei bambini che entrano nella scuola materna sono vaccinati contro il morbillo. Ma nella regione in cui è iniziata l’attuale epidemia, solo l’82% lo è. “Queste sacche in cui ci sono molti individui suscettibili aiutano la malattia a iniziare a circolare”, afferma Gromis.

Tali numeri significano che gli Stati Uniti sono ora “pericolosamente vicini” a perdere lo status di “eliminazione” per il morbillo, afferma Margaret Doll, epidemiologa presso l’Albany College of Pharmacy and Health Sciences di New York. Data questa prospettiva, è particolarmente importante che i funzionari della sanità pubblica promuovano i vaccini, afferma. “Vorreste che questo messaggio fosse sostenuto dalle nostre principali autorità sanitarie”.

Sistema nel caos

Eppure sembra che stia accadendo il contrario. Durante le prime settimane in carica, la sua amministrazione si è impegnata a ritirare gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e a tagliare drasticamente l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale.

Entrambe le mosse significheranno più casi di morbillo e altre malattie prevenibili con il vaccino che si verificano in tutto il mondo, afferma Amy Winter, epidemiologa presso l’Università della Georgia ad Atene. “L’aumento dei casi globali aumenterà la pressione sul sistema di vaccinazione degli Stati Uniti”, afferma.

E quel sistema è già stato indebolito: l’amministrazione Trump ha licenziato centinaia di lavoratori dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), la principale agenzia di sanità pubblica della nazione, e ha messo un oppositore di lunga data dei vaccini a capo del dipartimento che lo supervisiona.

Kennedy, un ex avvocato ambientale, ha assicurato ai legislatori durante le sue udienze di conferma che non avrebbe modificato l’attuale politica sui vaccini, ma nelle settimane successive al suo insediamento il 13 febbraio, il CDC ha rinviato una riunione dei suoi consulenti sui vaccini e Kennedy ha detto che indagherà sul programma di vaccinazione infantile raccomandato.

Secondo quanto riferito, il CDC prevede di indagare se i vaccini causano l’autismoun’idea che è stata ampiamente screditata. Alla richiesta di un commento, un portavoce del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (DHHS) ha dichiarato: “Il tasso di autismo nei bambini americani è salito alle stelle. Il CDC non lascerà nulla di intentato nella sua missione di capire cosa sta succedendo esattamente”.

La risposta di Kennedy all’epidemia di morbillo in Texas ha anche messo in allarme alcuni esperti di salute pubblica. Durante le sue audizioni di conferma, Kennedy ha ripetutamente affermato di non essere contrario alla vaccinazione. E dopo aver inizialmente minimizzato la gravità dell’epidemia durante una riunione di gabinetto, Kennedy ha rilasciato una dichiarazione riconoscendo l’importanza della vaccinazione nella prevenzione del morbillo.

Ma ha anche sottolineato una buona alimentazione e il trattamento con vitamina A come modi per ridurre la gravità del morbillo. In un’intervista del 4 marzo, ha elogiato i benefici dell’olio di fegato di merluzzo.

Ciò ha alimentato la confusione in Texas, dove i funzionari della sanità pubblica stanno ascoltando storie di genitori che somministrano ai bambini non vaccinati la vitamina A, che può essere tossica ad alte dosi, piuttosto che farli vaccinare. “Personalmente sono molto preoccupato”, dice Philip Huang, direttore dei servizi sanitari e umani della contea di Dallas in Texas.

“Questi messaggi confusi non sono utili”. Il DHHS degli Stati Uniti non ha risposto a una richiesta di commento sulle osservazioni di Kennedy sulla nutrizione e la vitamina A, o sulle preoccupazioni di futuri focolai di malattie.