L’angolo fascista
Non leggete “il Fango Quotidiano”
Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Marco Travaglio
Maurizio Belpietro, La Verità e le condanne – Diario
Procedimenti giudiziari per Pietro Senaldi
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di Pierre Haski, France Inter, Francia (Traduzione di Andrea Sparacino)
Israele-Palestina
Bezalel Smotrich è il ministro delle finanze di Israele, incaricato dell’amministrazione civile della Cisgiordania occupata.
In piena guerra, questo leader di un partito di estrema destra ed esponente della coalizione di Benjamin Netanyahu ha gettato benzina sul fuoco annunciando che, entro il 2025, partirà l’annessione della Cisgiordania.
La sua presa di posizione è chiaramente una conseguenza dell’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti. Smotrich pensa che sia possibile creare una dinamica favorevole al suo programma di colonizzazione di ciò che resta dei territori palestinesi. Già in occasione del primo mandato, Trump aveva trasferito l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme e riconosciuto l’annessione delle alture del Golan siriano, inglobate dallo stato ebraico dopo la guerra del giugno del 1967.
La dichiarazione del ministro sull’annessione della Cisgiordania ha suscitato la condanna del capo della diplomazia europea Josep Borrell, che ha ricordato come sia totalmente illegale sul piano del diritto internazionale. Netanyahu non ha reagito, riservandosi la possibilità di decidere a tempo debito.
Ormai da anni il primo ministro israeliano e i suoi alleati politici girano intorno a questa idea. In passato vi avevano già rinunciato una prima volta per non compromettere il processo degli Accordi di Abramo, il processo di creazione di rapporti diplomatici con diversi paesi arabi.
I due partiti di estrema destra, quello di Smotrich e del ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, sostengono il progetto della “Grande Israele”, senza lasciare alcuno spazio al compromesso.
Oggi, con un alleato come Trump alla Casa Bianca e un rapporto di forza militare nuovamente favorevole a Israele dopo la distruzione della Striscia di Gaza e i bombardamenti massicci in Libano, i sostenitori dell’annessione sentono di avere il vento in poppa. Chi potrà opporsi all’interno di una comunità internazionale spaccata e impotente?
In Cisgiordania vivono circa tre milioni di palestinesi che sono sottoposti all’occupazione fin dal 1967 e continuano a subire il furto delle loro terre da parte di 450mila coloni israeliani. Per comprendere la vita quotidiana di questi palestinesi basta guardare No other land (Nessun’altra terra), un documentario che esce oggi in Francia.
Il film è stato realizzato da un israeliano e da un palestinese, Yuval Abraham e Bassel Adra, che sono diventati amici e hanno immortalato per anni le persecuzioni subite da una comunità palestinese nel sud della Cisgiordania da parte sia dell’esercito israeliano sia dei coloni. Il giovane palestinese ha filmato anche l’omicidio di suo cugino da parte di un colono. Sono immagini che illustrano eventi tristemente frequenti.
All’inizio dell’anno No other land è stato premiato al festival di Berlino, mentre la settimana scorsa, a Parigi, i due registi hanno ricevuto il “premio per il coraggio giornalistico” dalle mani del ministro degli esteri francese Jean-Noël Barrot.
La loro testimonianza non può in alcun modo fermare il rullo compressore della colonizzazione, così come non ha potuto impedire a Smotrich di venire a Parigi il 13 novembre per partecipare a una riunione pubblica dei sostenitori del suo programma. Imbarazzato, il governo francese lascia fare negando qualsiasi contatto con il controverso ministro. Evidentemente l’era Trump è già cominciata.
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Diritti
Nonostante la deputata del M5s Gilda Sportiello avesse presentato un’interrogazione parlamentare il 1° ottobre, scritta insieme a Federica Di Martino del progetto “Ivg, ho abortito e sto benissimo”, non aveva avuto alcuna risposta da parte del ministero della Salute.Solo l’8 novembre, tornando a presentarne una seconda, è riuscita ad avere un’amara risposta: i dati non ci sono, siamo fermi a quelli del 2021. Mancano dunque all’appello i dati del 2022, per la prima volta in 46 anni dall’istituzione della legge 194.
Le risposte mancate
Sportiello e Di Martino si domandano se, dietro le ragioni di questo ritardo, non ci sia invece una volontà politica «rispetto a una linea di continuità sulle politiche di deterrenza che questo governo sta portando avanti rispetto al diritto all’aborto».
La mancanza di dati apertiI
Da un lato, quindi c’è una «sottovalutazione dello strumento del report, che andrebbe rimodulato inserendo altri parametri con dati aperti e divisi per strutture, mentre a oggi continua ad apparire come strumento vuoto, una mera formalità che risulta tuttavia necessaria per continuare ad avere una minima prospettiva sui dati».
L’accesso all’aborto in Italia
Sono capitati, infatti, casi in cui «si entra nella sala operatoria e tutti scappano dicendo “io sono obiettore” e uno li insegue dicendo loro “guarda che non puoi farlo”, perdendo tempo prezioso per la donna.
Mizzoni dichiara a Domani che hanno sempre rilevato una profonda discrepanza tra il report del ministero sull’applicazione della 194 e la realtà: «Una discrepanza quantitativa, dato che nel report manca il sommerso dell’obiezione di coscienza dei farmacisti, che obiettano illegalmente sulla contraccezione di emergenza, come manca anche un dato sull’obiezione di struttura, ovvero quegli ospedali che fanno il cento per cento di obiezione».