NOI MALATI DI PECORELLISMO (estremeconseguenze.it)
il 20 marzo del 1979 è stato ucciso un giornalista. Uno dei migliori giornalisti di inchiesta che il nostro Paese abbia avuto. Aggiungiamo che non solo è stato ucciso, ma continua a essere ucciso da uno Stato Italiano che non ne scopre gli assassini, da uno Stato Italiano che, con i soliti suoi apparati deviati, ne ha infangato il ricordo, da uno Stato italiano che ha contribuito a cancellarne la memoria, così come si fa con certa polvere che finisce sotto i tappeti.
Se la busta che ci hanno recapitato con i proiettili non fosse stata consegnata a mano, ci si aspetterebbe che fosse affrancata con un francobollo di poche lire e che avesse un timbro postale vecchio di quarant’anni. Diciamo 1979 o giù di lì. Un’epoca in cui noi di EstremeConseguenze andavano sereni al nido e all’asilo. Essendo stata consegnata a mano, sarebbe lecito aspettarsi che a portarcela sia stata una qualche badante.
Perché le minacce ci sono arrivate per le nostre indagini sull’uccisione, il 20 marzo del ‘79, del giornalista di inchiesta Mino Pecorelli, Carmine al secolo. Omicidio che dovrebbe avere per protagonisti persone ormai condannate a miglior vita dall’anagrafe, dell’età, per intenderci, di Giulio Andreotti o giù di lì.
Purtroppo, però, i proiettili che ci sono stati recapitati qualche mese fa non sono affatto ossidati dal passare del tempo. Belli e lucidi dimostrano la loro giovane età e, soprattutto, la loro micidialità. Lo scriviamo solo perché, quel che è accaduto a noi, le minacce e tutto il resto, pongono alcuni interrogativi sull’uccisione del direttore di OP, soprattutto lo tolgono dalla naftalina della storia e, nessuno me ne voglia, lo pone fuori da quella narrazione che relega questo omicidio a una cosa di quei tempi lì … leggi tutto
Il grave errore di sottovalutare il ruolo che ha ancora la tv (articolo21.org)
Soltanto dieci, o anche cinque anni fa, o forse tre anni fa ci sarebbero state reazioni durissime della politica, del giornalismo, dell’associazionismo, se un politico, che non è mai stato presidente del consiglio, avesse avuto una sproporzione di presenze televisive a suo favore come quelle che ora vengono certificate per Matteo Salvini.
Secondo i dati ufficiali dell’Agcom nel mese di ottobre Salvini, che è all’opposizione di questo governo, ha quasi doppiato tutti gli altri leader politici per presenze nei telegiornali e nei talk. La classifica è questa:
1) Matteo Salvini con 101 ore e 17 minuti;
2) Giuseppe Conte con 90 ore e 33 minuti;
3) Luigi Di Maio con 36 ore e 46 minuti;
4) Nicola Zingaretti con 29 ore e 11 minuti;
5) Giorgia Meloni con 14 ore e 40 minuti.
Il leader leghista supera di 11 ore il presidente del consiglio – e questo è veramente un dato unico – ma parla oltre il triplo di Nicola Zingaretti e quasi il triplo di Luigi Di Maio, segretari dei partiti al governo.
Sono numeri agghiaccianti che non stupiscono forse chi ha una certa dimestichezza con i media audiovisivi, ma che dovrebbero suscitare un allarme immediato nella stessa authority e in tutta la politica, non soltanto nel governo. Sembrano invece cadere in un disinteresse generale o nella pericolosissima affermazione che tanto la televisione non conta più come prima … leggi tutto
La disinformazione è una bestia dai mille volti: impariamo a riconoscerla (valigiablu.it)
Negli ultimi anni il tema della disinformazione sembra aver assunto un’importanza cruciale per l’opinione pubblica.
Eppure c’è molta confusione al riguardo: troppo spesso Tv e giornali trattano questo problema in maniera superficiale o estremamente vaga, abusando del termine ‘fake news’ e facendo ricadere tutta la responsabilità su Internet e sui social network.
Per la politica questa ambiguità è un’occasione d’oro che permette di sfruttare il panico sociale in termini elettorali, oppure, molto peggio, di legiferare in maniera disinformata e ideologica ai danni della libertà di espressione e di informazione dei cittadini.
‘Leggi anti fake news’ sono state proposte nei regimi autoritari per sopprimere il dissenso; i disegni di legge ‘contro l’anonimato’, nati nel migliore dei casi dalla scarsa preparazione di chi presenta tali proposte; e la propaganda continua, incessante, su una non meglio specificata emergenza ‘fake news’, un termine vuoto e inappropriato che è stato di volta in volta utilizzato contro i social network, contro i giornalisti e i media scomodi, contro politici avversari, contro uno Stato, contro i cittadini … leggi tutto
In Italia si leggono sempre meno quotidiani (youtrend.it)
di
/Quali quotidiani si vendono di più in Italia? Stando ai dati ADS relativi alle edizioni cartacee vendute nel 2018 (e quindi escludendo le copie digitali), a farla da padrone è il Corriere della Sera, con una vendita media giornaliera di 212 mila copie.
Il quotidiano diretto da Luciano Fontana ha la sua sede principale a Milano, e per questo motivo la Regione in cui è più venduto è la Lombardia. In seconda posizione c’è invece un quotidiano con sede nella capitale, Repubblica: il giornale fondato da Eugenio Scalfari ha avuto una diffusione media giornaliera di 164 mila copie nell’anno passato.
Chiude il podio un giornale sportivo, la Gazzetta dello Sport, con quasi 152 mila copie vendute (che superano le 158 mila nell’edizione del lunedì).
Fuori dal podio si collocano, in ordine, il quotidiano torinese La Stampa (130 mila copie vendute in media ogni giorno), il giornale d’ispirazione cattolica Avvenire (100 mila), il bolognese Resto del Carlino (92 mila), poi il Messaggero (quasi 88 mila) e infine il Corriere dello Sport – Stadio (74 mila copie vendute che diventano più di 81 mila nell’edizione del lunedì) … leggi tutto
Riviste – Architettura di milano. Il lungo assedio (L’Europeo – Aprile 1963)
EstremeConseguenze.it, il Tribunale di Verona dissequestra l’intervista Fnsi e Sgv: «Vince la libertà di stampa» (articolo21.org)
Vince la libertà di stampa, invocata da Federazione nazionale della Stampa italiana e Sindacato giornalisti Veneto, da subito al fianco dei colleghi di EstremeConseguenze.it, testata online di giornalismo d’inchiesta.
Il tribunale di Verona ha infatti accolto il ricorso e ha disposto la ripubblicazione nella home page del sito dell’intervista al neofascista ex Ordine nuovo, Vincenzo Vinciguerra, dal titolo ‘Ecco perché Fiore e Adinolfi difendono l’ex Nar’, a firma di Cristina Fanelli.
L’articolo era stato sequestrato lo scorso 19 ottobre su disposizione del gip scaligero, a seguito di una denuncia per diffamazione presentata da Silvia Signorelli, figlia di Paolo, esponente della destra radicale condannato per associazione eversiva e banda armata, morto nel 2010 … leggi tutto