Chiama in causa anche le responsabilità dell’informazione l’istituzione della Commissione voluta dal Senato per “contrastare i fenomeni di intolleranza e razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza”, con le conseguenti polemiche della destra che ha deciso di astenersi.
Polemiche che riportano alla luce quella malintesa idea di par condicio che in questi anni si è diffusa anche nella stampa, in radio e in tv, secondo la quale il rispetto dei valori costituzionali di non discriminazione è quello caro ai “buonisti”, che sono una parte; poi c’è un’altra parte del Paese che la pensa diversamente, e non vorrete mica negarle il diritto di esprimersi?
Perché dovete imbavagliarmi, se voglio continuare a chiamare ‘clandestino’ chi giuridicamente andrebbe definito – ci ricorda la Carta di Roma – come ‘rifugiato’ o ‘richiedente asilo’? Perché volete censurarmi, se decido di dare grande risalto giornalistico solo agli stupri commessi dagli immigrati, mentre nascondo in quindicesima pagina lo stesso orribile reato quando a macchiarsene è un italiano? E perché non posso parlare di ‘invasione’ dall’Africa, anche se i numeri non giustificherebbero un linguaggio apocalittico?
E’ anche per questa confusione sul ruolo della “libera” informazione che oggi siamo – tocca ricordare ancora una volta gli studi convergenti che lo attestano – il Paese occidentale nel quale massimo è il divario tra i dati reali di alcuni fenomeni e la percezione che ne ha la famosa “gente”. Esempio tipico, dalle disastrose conseguenze sociali, lo scarto tra la presenza reale di immigrati (7% della popolazione italiana) e la presenza ‘percepita’ (il 25%, ben tre volte e mezzo di più) … leggi tutto