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Turchia, condanna definitiva per Ahmet Altan, la persecuzione di Erdogan continua (articolo21.org)

di Antonella Napoli

Ingiustizia è fatta. La condanna a 5 anni e 
11 mesi di carcere, che si aggiungono ai 
10 anni per una precedente sentenza, per 
Ahmet Altan è ormai definitiva, passata 
in giudicato dopo la conferma della sentenza 
da parte della Corte di appello di Istanbul.

Il giornalista ed intellettuale turco dovrà così scontate fino all’ultimo giorno di prigione solo per aver criticato il presidente Recep Tayyip Erdogan. Le accuse a suo carico sono, per l’appunto, di “offese al presidente” è “propaganda del terrorismo”.

Altan, dopo aver trascorso poco meno di tre anni in cella, era stato raggiunto da un nuovo mandato di arresto lo scorso 12 novembre dopo appena 9 giorni di libertà vigilata. La misura cautelare era stata decisa da una tribunale di Istanbul il 4 novembre dopo il verdetto del nuovo processo per le accuse di terrorismo ripetuto perché la Corte Costituzionale aveva fatto cadere le accuse più gravi di “tentativo di sovvertire l’ordine costituzionale”, ovvero di aver ordito il fallito golpe in Turchia del 15 luglio 2016 … leggi tutto

Khashoggi. Compagna: “Supercoppa non si giochi a Riad” (articolo21.org)

“L’Italia fa parte dei Paesi del G20e ha una posizione importante. La Juventus e un’altra squadra italiana hanno ricevuto un invito dalle autorità saudite per giocare una partita a Riad, e andranno a giocare questa partita. 

È giusto secondo voi che la politica si mischi con lo sport? Non dicendo nulla su questo, anche il governo italiano appoggia l’Arabia Saudita. Su questo cosa ne pensate?”

Lo ha dichiarato Hatice Cengiz, compagna di Jamal Khashoggi – il giornalista saudita ucciso il 2 ottobre 2018 nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul – rivolgendosi ai parlamentari italiani nel corso di un incontro con la commissione Diritti umani in Senato.”Io chiedo a tutti nel loro piccolo un passoleggi tutto

Chi c’è dietro Greta? Ci risiamo con il complottismo spinto spacciato per scoop giornalistico (valigiablu.it)

di Angelo Romano

Ciclicamente ritornano. Ieri Libero ha pubblicato un articolo dal titolo "Greta Thunberg, la clamorosa inchiesta del geopolitico americano: 'Investimenti milionari, chi la sfrutta'". 

È l’ennesima versione del filone di articoli del genere “Chi c’è dietro Greta?” secondo i quali la sedicenne attivista svedese non sarebbe altro che la marionetta senza fili di una rete internazionale che fa business sfruttando l’allarme mondiale che da ormai 5 anni è scattato sul riscaldamento globale e sulle conseguenze del cambiamento climatico.

Un’operazione studiata a tavolino da un gruppo di politici, magnati finanziari e investitori, che avrebbe in Al Gore e nel suo Climate Reality Project (l’organizzazione no-profit, da lui stesso diretta, dedita all’educazione e alla diffusione della consapevolezza sui cambiamenti climatica) uno dei centri nevralgici e avrebbe trovato in figure come Greta Thunberg e Alexandria Ocasio-Cortez e il suo Green New Deal nuovi potenti volti della propaganda climatica.

Potevano poi mancare Soros e l’Open Society Foundation? Ovviamente no!leggi tutto

NOI MALATI DI PECORELLISMO (estremeconseguenze.it)

di

il 20 marzo del 1979 è stato ucciso un giornalista. Uno dei migliori giornalisti di inchiesta che il nostro Paese abbia avuto. Aggiungiamo che non solo è stato ucciso, ma continua a essere ucciso da uno Stato Italiano che non ne scopre gli assassini, da uno Stato Italiano che, con i soliti suoi apparati deviati, ne ha infangato il ricordo, da uno Stato italiano che ha contribuito a cancellarne la memoria, così come si fa con certa polvere che finisce sotto i tappeti. 

Se la busta che ci hanno recapitato con i proiettili non fosse stata consegnata a mano, ci si aspetterebbe che fosse affrancata con un francobollo di poche lire e che avesse un timbro postale vecchio di quarant’anni. Diciamo 1979 o giù di lì. Un’epoca in cui noi di EstremeConseguenze andavano sereni al nido e all’asilo. Essendo stata consegnata a mano, sarebbe lecito aspettarsi che a portarcela sia stata una qualche badante.

Perché le minacce ci sono arrivate per le nostre indagini sull’uccisione, il 20 marzo del ‘79, del giornalista di inchiesta Mino Pecorelli, Carmine al secolo. Omicidio che dovrebbe avere per protagonisti persone ormai condannate a miglior vita dall’anagrafe, dell’età, per intenderci, di Giulio Andreotti o giù di lì.

Purtroppo, però, i proiettili che ci sono stati recapitati qualche mese fa non sono affatto ossidati dal passare del tempo. Belli e lucidi dimostrano la loro giovane età e, soprattutto, la loro micidialità. Lo scriviamo solo perché, quel che è accaduto a noi, le minacce e tutto il resto, pongono alcuni interrogativi sull’uccisione del direttore di OP, soprattutto lo tolgono dalla naftalina della storia e, nessuno me ne voglia, lo pone fuori da quella narrazione che relega questo omicidio a una cosa di quei tempi lì … leggi tutto

Il grave errore di sottovalutare il ruolo che ha ancora la tv (articolo21.org)

di Barbara Scaramucci

Soltanto dieci, o anche cinque anni fa, o forse tre 
anni fa ci sarebbero state reazioni durissime della 
politica, del giornalismo, dell’associazionismo, se 
un politico, che non è mai stato presidente del 
consiglio, avesse avuto una sproporzione di presenze 
televisive a suo favore come quelle che ora vengono 
certificate per Matteo Salvini.

Secondo i dati ufficiali dell’Agcom nel mese di ottobre Salvini, che è all’opposizione di questo governo, ha quasi doppiato tutti gli altri leader politici per presenze nei telegiornali e nei talk. La classifica è questa:

1) Matteo Salvini con 101 ore e 17 minuti;
2) Giuseppe Conte con 90 ore e 33 minuti;
3) Luigi Di Maio con 36 ore e 46 minuti;
4) Nicola Zingaretti con 29 ore e 11 minuti;
5) Giorgia Meloni con 14 ore e 40 minuti.

Il leader leghista supera di 11 ore il presidente del consiglio – e questo è veramente un dato unico – ma parla oltre il triplo di Nicola Zingaretti e quasi il triplo di Luigi Di Maio, segretari dei partiti al governo.

Sono numeri agghiaccianti che non stupiscono forse chi ha una certa dimestichezza con i media audiovisivi, ma che dovrebbero suscitare un allarme immediato nella stessa authority e in tutta la politica, non soltanto nel governo. Sembrano invece cadere in un disinteresse generale o nella pericolosissima affermazione che tanto la televisione non conta più come prima … leggi tutto