di Alessia Amighini
Tra gli obiettivi principali del G20 di Osaka c’è la sopravvivenza del sistema multilaterale degli scambi. Ma proprio la rinuncia degli Stati Uniti a svolgere un ruolo guida può essere la spinta per arrivare a una riforma del Wto su base plurilaterale.
Multilateralismo in crisi
Il multilateralismo vive una battuta d’arresto a causa delle politiche protezionistiche degli Stati Uniti e il G7 sembra aver perso molta della sua capacità di dialogo e cooperazione su temi che coinvolgono direttamente anche i grandi paesi emergenti: trovare una soluzione alle grandi sfide globali che il prossimo G20 si appresta ad affrontare a Osaka appare dunque un’impresa titanica. L’ambiziosa presidenza giapponese, però, si dichiara determinata a contribuire alla crescita economica globale promuovendo il libero scambio e l’innovazione, conseguendo al contempo crescita economica e riduzione delle disuguaglianze, senza dimenticare gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
I global commons in senso stretto (acque internazionali, atmosfera, Antartide, spazio), ossia i temi tradizionali del G20, restano prioritari, ma tra gli obiettivi principali quest’anno vi è la sopravvivenza stessa del sistema multilaterale degli scambi. Negli ultimi tre decenni ha favorito una crescita senza precedenti e un aumento del reddito medio di molti dei paesi più poveri.
Al centro del sistema, l’istituzione perno – l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) – ha promosso gran parte della riduzione delle barriere agli scambi e ha permesso a molti paesi in via di sviluppo di beneficiare del commercio internazionale senza discriminazioni. Alcuni di quegli stati, in particolare la Cina, sono oggi così grandi e potenti da rendere insufficiente e inadeguata la semplice distinzione tra economie di mercato e paesi in via di sviluppo, che ancora oggi definisce lo status dei paesi aderenti al Wto … leggi tutto