L’angolo fascista
Non leggete “il Fango Quotidiano”
Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Marco Travaglio
Maurizio Belpietro, La Verità e le condanne – Diario
Procedimenti giudiziari per Pietro Senaldi
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Tutte le condanne di Marco Travaglio
Maurizio Belpietro, La Verità e le condanne – Diario
Procedimenti giudiziari per Pietro Senaldi
di Orhan Pamuk
La mia Turchia che protesta per la libertà
Lo scrittore turco premio Nobel: «L’ultima parvenza di libertà è al capolinea. Inaccettabile e insopportabile»
Nei miei cinquant’anni di vita trascorsi a Istanbul, non ho mai visto tali e tante cosiddette misure di sicurezza per le vie della capitale come negli ultimi giorni.
La stazione della metropolitana di Taksim è stata chiusa, e così pure molte altre stazioni, tra le più trafficate della città. Il governo regionale ha limitato l’accesso a Istanbul per auto e autobus interurbani. La polizia controlla i veicoli in arrivo e respinge chiunque sia sospettato di viaggiare verso la città per prendere parte alle proteste.
Qui e in tutto il Paese, gli schermi televisivi restano accesi ininterrottamente affinché la gente possa seguire gli ultimi drammatici sviluppi politici. Da una settimana, l’ufficio del governatore di Istanbul ha vietato le proteste pubbliche e le manifestazioni politiche — diritti sanciti dalla Costituzione.
Eppure, cortei spontanei e non autorizzati, così come gli scontri con la polizia, sono continuati senza sosta, nonostante sia stato limitato l’accesso a Internet nel tentativo di impedire assembramenti. La polizia usa senza scrupoli i gas lacrimogeni e ha arrestato un numero incalcolabile di persone.
Ci si chiede come questo sia possibile in un Paese membro della Nato e in cerca di adesione alla Ue. Mentre il mondo è distratto da Trump, dalle guerre tra Palestina e Israele, tra Ucraina e Russia, oggi quel poco che resta della democrazia turca sta lottando per la sopravvivenza.
L’incarcerazione del principale rivale di Erdogan, un politico che gode di ampio sostegno popolare, ha portato il giro di vite autoritario del governo a livelli mai visti prima. L’arresto di Imamoglu avviene a pochi giorni dalla nomina formale a candidato presidenziale durante le primarie da parte del principale partito di opposizione turco. Ormai, sia i sostenitori che gli oppositori del governo sono giunti alla medesima conclusione: Erdogan considera Imamoglu una minaccia politica e vuole liberarsene.
Imamoglu ha ottenuto più voti rispetto al Partito della Giustizia e dello Sviluppo di Erdogan nelle ultime tre elezioni municipali di Istanbul. Quando, nell’aprile 2019, Imamoglu sconfisse il candidato del partito di governo, Erdogan annullò il risultato, citando presunte irregolarità tecniche. Le elezioni furono ripetute due mesi dopo.
Imamoglu vinse di nuovo, con un margine di vittoria addirittura superiore rispetto al primo scrutinio. Alle successive elezioni amministrative del 2024, dopo cinque anni in carica, Imamoglu ha nuovamente sconfitto il candidato del partito di Erdogan, ed è stato eletto sindaco di Istanbul per la terza volta. Il suo solido percorso elettorale e la sua crescente popolarità lo hanno reso il principale candidato dell’opposizione, l’unico in grado di sfidare con successo Erdogan alle prossime elezioni presidenziali.
Il rovescio della medaglia è che Erdogan ha adottato contro il suo avversario la stessa strategia che fu usata contro di lui ventisette anni fa. Nel 1998, Tayyip Erdogan era il sindaco eletto di Istanbul e una figura molto popolare.
L’establishment laico e militare considerava pericolosa la sua versione dell’Islam politico e pertanto fu arrestato e incriminato (nel suo caso, per incitamento all’odio religioso dopo aver recitato una poesia politica durante un comizio). Erdogan venne successivamente rimosso dalla carica di sindaco e trascorse quattro mesi in prigione.
Tuttavia, la sua incarcerazione e il suo rifiuto ostinato di collaborare con l’establishment e di piegarsi alle richieste repressive dell’esercito contribuirono ad accrescere ulteriormente il suo profilo politico. Come hanno sottolineato alcuni commentatori, l’arresto di Imamoglu, che ha respinto le accuse e ha promesso a sua volta di «non piegarsi», potrebbe avere lo stesso effetto indesiderato, rendendolo persino più popolare.
Nato ed Europa
Com’è possibile che accada in un Paese della Nato che vuole entrare nella Ue?
Tuttavia, oggi la situazione non è esattamente la stessa. Imamoglu è vittima di un tentativo deliberato e determinato di estrometterlo dalla corsa politica. Il giorno prima del suo arresto, la stampa filo-Erdogan e il rettore dell’Università di Istanbul, nominato da Erdogan, hanno dichiarato non valido il suo titolo di studi, citando presunte irregolarità nel suo trasferimento da un’università privata.
Poiché in Turchia solo i laureati possono candidarsi alla presidenza, la mossa mira a squalificare Imamoglu, che ha già annunciato l’intenzione di contestare la decisione. A queste accuse sono seguite le imputazioni di corruzione e terrorismo.
Tacciare di «terroristi» gli oppositori politici è una tattica che Erdogan ha adottato dopo il fallito colpo di Stato militare del 2016, quando una fazione delle Forze armate turche cercò di prendere il controllo del governo. Nel 2019, quando lo scrittore austriaco Peter Handke, criticato per aver sostenuto l’ex leader serbo Slobodan Milosevic, vinse il Premio Nobel per la Letteratura, Erdogan si oppose fermamente alla decisione.
Colto alla sprovvista, senza tener conto del telesuggeritore, dichiarò: «Hanno dato lo stesso premio a un terrorista turco!». Proprio quel giorno rientravo a Istanbul da New York e stavo quasi per cancellare il volo, quando il portavoce di Erdogan è intervenuto per chiarire che il presidente non si riferiva al sottoscritto.
Un tribunale manovrato da Erdogan ha ora incarcerato Imamoglu con l’accusa di corruzione, ma senza formulare il reato di «terrorismo». Un’accusa del genere consentirebbe a Erdogan di insediare un suo candidato alla guida del Comune di Istanbul — una posizione che il suo partito non riesce a conquistare da ben tre elezioni consecutive — e, come molti temono, di stornare parte delle entrate fiscali della città per finanziare attività di propaganda e pubblicità per il suo partito.
Incarcerando Imamoglu, Erdogan non si limita a emarginare un rivale politico più popolare di lui, ma tenta altresì di mettere le mani sulle risorse economiche che non ha potuto toccare per sette anni. Se dovesse riuscirci, alle prossime elezioni presidenziali solo i volti di Erdogan e del suo candidato riempiranno i muri della città e i cartelloni luminosi municipali.
Quanto accade non sorprende affatto chi segue da vicino la politica turca. Da un decennio a questa parte, la Turchia non è più una vera democrazia, ma solo una democrazia elettorale: si può votare per il proprio candidato preferito, ma non esiste libertà di parola né di pensiero. Il governo turco ha infatti cercato di ridurre la popolazione a un’uniformità forzata.
Nessuno osa parlare nemmeno dei molti giornalisti e funzionari pubblici che sono stati arrestati arbitrariamente negli ultimi giorni, sia per dare maggior peso e credibilità alle accuse di corruzione contro Imamoglu, come pure nella convinzione che, con tutto quello che sta succedendo, nessuno ci farà caso.
Ora, con l’arresto del politico più popolare del Paese, il candidato che avrebbe sicuramente ottenuto la maggioranza dei voti alle prossime elezioni nazionali, persino questa forma limitata di democrazia è giunta al capolinea. Tutto questo è inaccettabile e profondamente insopportabile, ed è il motivo che spinge un numero sempre maggiore di persone a partecipare alle recenti proteste. Per il momento, nessuno può prevedere che cosa ci riserva il futuro.
(Traduzione di Rita Baldassarre)
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Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Marco Travaglio
Maurizio Belpietro, La Verità e le condanne – Diario
Procedimenti giudiziari per Pietro Senaldi
di Nicola Giocoli
Diritti e resistenza
Abbiamo deciso di tradurre e pubblicare su segnalazione di Nicola Giocoli, che ringraziamo, questa lettera di Nazar Rozlutsky, storico e scrittore ucraino, attualmente sergente junior nelle Forze Armate dell’Ucraina. È indirizzata ai governanti europei.
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