Il filo di mezzogiorno di Goliarda Sapienza (doppiozero.com)

di Anna Toscano

Il 2019 si è chiuso con una nuova edizione 
di Il filo di mezzogiorno di Goliarda Sapienza 
uscito per La nave di Teseo a distanza di 
cinquanta anni dalla sua prima edizione, 
avvenuta nel 1969 per Garzanti, e nel 
frattempo nel 2003 per La Tartaruga edizioni. 

È di fatto il suo secondo romanzo, dopo Lettera aperta (vedi qui la nostra recensione) e avrebbe dovuto precedere un terzo volume per formare una trilogia, una sorta di autobiografia in fieri, in costante aggiornamento e rimpinguamento, “un’autobiografia delle contraddizioni”, come Goliarda stessa la chiamava.

Il terzo volume non venne mai scritto, o si potrebbe affermare che venne scritto non in forma prevalentemente autobiografica ma in forma romanzata: sarà L’arte della gioia, uscito postumo nel 1998 … leggi tutto

L’italiano che sta digitalizzando milioni di libri e manoscritti perduti (vice.com)

di Riccardo Coluccini

Una delle biblioteche più antiche del mondo 
si trovava a Ebla, in Medio Oriente, e già 
nella seconda metà del III millennio a.C. 
raccoglieva tavolette di argilla scritte 
in caratteri cuneiformi. 

Come molti altri luoghi simili nella storia, rappresentava una prima forma di open-access della conoscenza, per quanto, certo, saper leggere e scrivere fosse spesso un privilegio.

Oggi viviamo piuttosto in un’epoca di contenuti in affitto, e internet ci ha abituati all’idea che ogni informazione sia disponibile per sempre e conservata al sicuro. La verità è che non tutto il mondo a cui internet allude è ancora qui. Ma esiste un luogo digitale che porta avanti la tradizione delle biblioteche antiche, catalogando e conservando opere a prescindere dal loro valore economico: l’Internet Archive. E posti come questo, in questi mesi di isolamento e quarantena in tutto il mondo, sono più preziosi che mai … leggi tutto

Ho fatto la spia, l’ultimo romanzo di Joyce Carol Oates (minimaetmoralia.it)

di

Prendiamo un arco di vent’anni. 
Dieci, per non esagerare. 

In un decennio, non sono molte le persone di cui si possa dire che, nel loro campo, sono insuperate a livello universale; le più grandi di tutte. Sì, ok, la logica suggerirebbe che non superino l’unità, ma visto che l’assolutismo è un cascamorto ogni categoria finisce per comprendere più di una medaglia d’oro nella stessa disciplina.

Cosa che, pur svilendo di un poco la proclamazione e la simbologia del podio, in realtà non pregiudica la vittoria: quando qualcuno la spara grossa dicendo “Per me, X è la più brava del mondo/il più grande di tutti”, vuol dire che c’era sia la preda che la carica, non solo il silenzio giusto per far risaltare un boato. Che, cioè, i criteri sono arbitrari, ma le basi solide, rispettabili, di pubblica conoscenza … leggi tutto

La follia di Narciso (repubblica.it)

di Mariasole Garacci

Da Caravaggio ai Kraftwerk: un mito classico 
e un’alienazione moderna raccontati con un 
linguaggio cinematografico che enuclea il 
nodo psicologico della narrazione, 
attualizzandone il significato.
Michelangelo Merisi da Caravaggio, si sa, non visitava spesso temi mitologici e, quando lo faceva, condensava in essi un’intensità psicologica (la stessa che troviamo nei suoi molti quadri di soggetto sacro) che ha pochi precedenti nella storia dell’arte per quella sua perentoria tangibilità che Pasolini definiva “profilmica”.
E’ il caso, ad esempio, del Narciso di Palazzo Barberini a Roma: in questa tela dipinta a olio tra il 1597 e il 1599 –un’eccezione mitologica, ma pronta a intitolarsi il “ragazzo che si specchia nello stagno”-un melanconico vagabondo […] non ha ormai che riflettersi nell’acqua torba in tono di violacciocche (ricordo ultimo dal Savoldo); ma il lume invisibile che spiove dall’alto imprime ancor vivido il damasco impresso a fiori nel corsetto e, sulla manica, prolifera, in madreperla, succhi già rembrandtiani; mentre il sentimento introverso già allude al giocatore perplesso della Vocazione (Roberto Longhi, Caravaggio, Editori Riuniti, Roma 1968) … leggi tutto

Igiaba Scego: “Su Silvia Romano lo sguardo coloniale di un’Italia ferma” (fanpage.it)

di Massimiliano Virgilio

Sulla liberazione di Silvia Romano, la 
scrittrice italiana e somala Igiaba Scego 
racconta i pregiudizi degli italiani nei 
confronti della Somalia e di uno sguardo 
ancora coloniale: “Silvia era vestita di verde. 
Non esistono abiti tradizionali somali, come 
non esistono abiti tradizionali italiani”.

“La tempesta d’odio nei confronti di Silvia Romano è una parte del problema, tra cui il fatto che per molti italiani la parola Somalia è sinonimo di selvaggi e in molti parlano di Islam senza sapere nulla”.

Per Igiaba Scego, scrittrice italiana di origini somale (“Appartengo a entrambi i Paesi e ne vado fiera”), nel 2020 in libreria con “La linea del colore” (Bompiani), la questione apertasi negli ultimi giorni, dall’arrivo di Silvia Romano all’aeroporto di Ciampino, con le immagini della cooperante italiana avvolta da uno jilbab, squarcia una ferita mai risanata nel rapporto tra il nostro Paese e le sue ex colonie … leggi tutto

ALDO MORO E IL MEMORIALE: UN’INTERVISTA A MIGUEL GOTOR (minimaetmoralia.it)

di  

Realizzai quest’intervista per Il Mucchio ai tempi 
in cui Miguel Gotor aveva appena curato per Einaudi 
Il Memoriale della Repubblica, vale a dire gli scritti 
di Aldo Moro durante la prigionia: la ripropongo oggi, 
considerando l’oscurità che ancora avvolge diversi 
aspetti del sequestro toccati nella conversazione (LC).

Una dura battaglia è stata combattuta, nel corso degli anni, intorno alle decine di pagine del memoriale, giunte a noi in momenti diversi – dilazionate con cura, diciamo. Le forze in campo, che fossero in opposizione tra loro o talvolta unite da interessi convergenti, si sono rivelate da sempre attratte da quelle carte, come oscuri magneti umani preoccupati per quanto Moro aveva scritto.

Nel suo lungo e documentato saggio, il Memoriale della Repubblica. Gli scritti di Aldo Moro dalla prigionia e l’anatomia del potere italiano (Einaudi), Miguel Gotor traccia un discorso articolato, complesso, come è inevitabile per una tale ingarbugliata vicenda, un viaggio nel potere immune da oscillazioni dietrologiche – sempre bene precisarlo, trattandosi di una materia, quella del sequestro Moro, tuttora invasa da zone opache e nodi irrisolti.

Come si è avvicinato a questa vicenda visto che, come spiega già la bandella del libro, lei si occupa prevalentemente di “santi, eretici e inquisitori”?

Ho iniziato a interessarmi a questi fatti anzitutto come cittadino. Ero adolescente e mi capitava, come mi sono reso conto soltanto dopo, di acquistare con un certo metodo i libri che raccontavano questa storia. Dunque, mi sono formato una conoscenza sull’argomento; in seguito, quando ho completato il mio percorso – laurea, dottorato di ricerca, borse di studio, momenti di precariato – , diventando ricercatore universitario, questo vecchio amore è ritornato e mi sono detto che sarebbe stato opportuno provare ad applicare quanto avevo imparato nei miei lavori di storico moderno anche a un argomento molto vicino e discusso come il caso Moro. Direi un passaggio dalla passione civile all’impegno scientifico … leggi tutto

Videopatia (gliasinirivista.org)

di Fabian Negrin

L’amore, il sesso, il Primitivo di Manduria, 
i dischi di Miles Davis fra il 1967 e il 1969, 
gli albi illustrati e la carta da disegno sono 
alcune delle cose che più apprezzo fra quelle 
che sentono, inventano e ci regalano gli esseri 
umani di questo pianeta.

Per gli albi illustrati in particolare ci siamo impegnati in tanti, per dare loro la dignità di medium indipendente che si merita, scrivendone, disegnandone, parlando e discutendo delle sue caratteristiche e peculiarità. In questi giorni di clausura a causa della Covid-19 si nota una iperproduzione di video fatti in casa da youtuber, instagramers, mamme, papà, pargoli cooptati e altri mammiferi che leggono e mostrano albi illustrati per poi postarli in rete, per la gioia di chi vuole stare a guardare.

Le motivazioni sono condivisibili, sacrosante: i bambini non possono uscire, le scuole, le librerie e le biblioteche sono chiuse e i libri, pochi o tanti che si avevano in casa, sono stati letti e visti troppe volte. Intendiamoci, questi video si facevano già prima dell’emergenza, con lo stesso medesimo dilettantismo e mescola di spirito di servizio e vanità (uso Instagram e queste pulsioni ossimoriche le sento anch’io) … leggi tutto