Zaia: «Basta battaglie contro omosessualità e fine vita, i diritti non si reprimono. Ecco come ho imparato a odiare il razzismo» (open.online)

Per il governatore leghista del Veneto, non si 
può ancora parlare di omosessualità «come se 
fosse un problema». 

E sul rapporto con Salvini torna a chiarire: «Con lui nessun conflitto»

Immigrazione, omosessualità, suicidio assistito e rapporto con la Lega. Sono questi alcuni dei temi trattata dal leghista Luca Zaia, il governatore del Veneto, che in una lunga intervista sul Corriere della Sera ha reso note le sue posizioni – che sembrano, in qualche modo, distanti dalle posizioni del suo partito, ovvero la Lega – su determinati argomenti.

Per Zaia, che ha iniziato a odiare il razzismo dopo l’incontro con Francesco, un senegalese ospitato in casa dai suoi zii che avevano un’azienda agricola in Veneto, «la Lega è antirazzista e antifascista. Il tema – racconta – che poniamo sui migranti è un tema di coerenza, di rispetto della dignità umana e di legalità. Il Veneto è terra dove l’accoglienza è un faro, dove il modello di integrazione è sotto gli occhi di tutti, ma è anche una comunità che chiede il rigoroso rispetto delle regole».

Per il governatore del Veneto esistono poi delle «battaglie di retroguardia che fanno perdere energia». Tra queste, quelle contro l’omosessualità: «Non si può parlarne come se fosse un problema». «La politica – per Zaia – deve garantire le libertà e i diritti, non limitarli o reprimerli.

Anche i temi dell’etica, del fine vita, dei diritti della persona vanno affrontati, non lasciati alla sinistra», conclude.  Mentre sul fine vita la sua posizione è chiara: lo Stato deve «tutelare la libera scelta garantendo comunque ogni forma di sostegno sanitario, psicologico ed economico alle persone malate. Non dobbiamo giudicare, ma saper rispettare».

Il rapporto con la Lega

A chi gli chiede di sfidare Matteo Salvini per la leadership della Lega, Zaia risponde che con il Segretario del Carroccio non ha «un rapporto conflittuale, come spesso raccontato dai media, anzi. Sono concentrato sul mio impegno con il popolo veneto, che tre anni fa mi ha rieletto presidente con il 77% dei voti». Altro tema affrontato e che negli ultimi giorni è stato al centro di pesanti malumori per i governatori del Sud, di opposizione e non dopo la bozza presentata da Roberto Calderoli, è l’Autonomia differenziata sulla quale Zaia ribadisce che è da sempre la ragione sociale della Lega.

«Finiamola con il definirla “secessione dei ricchi”. Non toglie nulla a nessuno; avvicina le istituzioni alla gente. Un grande uomo del Sud, don Luigi Sturzo, nel 1949 diceva: “Sono unitario, ma federalista impenitente”. E un grande uomo del Nord, Luigi Einaudi, padre costituente, nel ’48 disse che “a ognuno dovremmo dare l’autonomia che gli spetta”». Dopo aver affermato che la Lega dovrebbe occupare il centro dello schieramento politico,

Zaia descrive il fondatore del partito, Umberto Bossi, come «geniale» perché «è riuscito con il percorso separatista a convogliare le diverse ani- me e a porre la questione della riforma federalista in questo Paese. Il federalismo è centripeto; il centralismo è centrifugo, disgrega l’unità. Se oggi nell’agenda di governo c’è l’autonomia, è merito della Lega», conclude.

Renzi: «Quel magistrato che se ne frega dell’ordine della Cassazione» (ildubbio.news)

Nel nuovo libro di Matteo Renzi, 

la singolare storia delle intercettazioni di Carrai che dovevano essere distrutte ma che finirono in Parlamento…

Anteprima del nuovo aggiornamento del libro di Matteo Renzi: “il mostro”.

*** Nell’ultima decisione ( in merito alla vicenda Open, ndr) la Corte di Cassazione giudica illegittimo il sequestro del telefonino di Marco Carrai e ordina alla procura di Firenze di distruggere ( tecnicamente: non trattenere) il materiale ivi contenuto. La decisione della Suprema Corte è datata 18 febbraio 2022. E cosa fa il pm Turco? Nel marzo del 2022 scrive al Copasir che aveva richiesto gli atti alla procura. E scrive testualmente: «Rappresento che l’annotazione gdf 17/ 2/ 22 prot. 54737 contiene, tra l’altro, l’esito delle analisi dei reperti informatici sequestrati all’imputato Carrai Marco.

Sennonché, in data 18/ 2/ 22, la Suprema Corte ha annullato tale sequestro, con la conseguenza che le informazioni contenute in tale annotazione sono processualmente inutilizzabili. A fronte di tale annullamento, considerate le finalità istituzionali del Comitato, non condizionato da regole processuali, ritengo comunque doveroso trasmettere anche le sopra indicate annotazioni unitamente alla copia forense del materiale sequestrato al predetto Carrai. Firmato: Il procuratore della Repubblica, Luca Turco, aggiunto».

Fermi tutti. Qui c’è una sentenza della Corte che dice a un magistrato: quel sequestro non è legittimo.

Non dovevi farlo. Distruggi.

Un sequestro il cui contenuto riempie per tre settimane i giornali, un sequestro che tra l’altro contiene mille informazioni che riempiono i talk show e che non sarebbero mai dovute uscire, una gigantesca violazione della privacy.

E questo magistrato che cosa fa? Non dice: scusate, ho sbagliato, mi cospargo il capo di cenere.

Dice che anche se il sequestro è illegittimo, trattiene il materiale e lo fa ulteriormente girare, inviandolo al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

Cioè, noi viviamo in un Paese in cui un inquirente ti prende il telefonino. Lo analizza per mesi. Il materiale esce sulla stampa e tutti si sentono autorizzati a commentare informazioni che sarebbero coperte da segreto istruttorio e da privacy. E fin qui: bene. Anzi, male. Ma da anni in Italia si fa così. Cosa succede però subito dopo?

La Corte di Cassazione smonta l’operato del pm. E il pm anziché eseguire l’ordine della Corte di Cassazione trattiene il materiale e lo gira a un soggetto terzo che peraltro è fuori dalla dinamica processuale. Siamo oltre l’anarchia. Ti prendono il telefonino. Non ne hanno diritto. Lo spulciano e tutto ciò che c’è dentro finisce sui giornali. È tutto illegale. Ma come se non bastasse: arriva la Cassazione, intima al pm di restituire il telefono e distruggere i danni. E che fa il pm? Semplice, se ne frega. E manda tutto il materiale al Parlamento. Amici, questo è semplicemente folle.

Chi ha già letto il libro ricorderà come io abbia scelto di denunciare i magistrati fiorentini. E di come lo abbia detto chiaro e tondo, in faccia: non mi fido di voi. Bene. La denuncia è semplice: io accuso gli inquirenti fiorentini di non aver rispettato alcuni articoli del codice penale e la Legge 140/ 2003. La reazione dei colleghi genovesi è encomiabile: nel giro di qualche gior- no leggono tutte le mie carte e decidono di chiedere l’archiviazione dei pm fiorentini, archiviazione che verrà ufficializzata nel giro di qualche settimana. Io ritengo che la violazione di legge fosse macroscopica, ben più grave dei presunti vizi formali che ci vengono contestati nel maxi processo Open.

Ma non posso che rispettare la sentenza di archiviazione perché questo è ciò che deve fare un qualsiasi cittadino, a maggior ragione se rappresentante di un’istituzione, in questo caso il Senato della Repubblica. Quello che non mi torna è una frase del procuratore Pinto, allora facente funzioni di Genova, che, rispondendo a una domanda dei giornalisti circa la straordinaria velocità con cui viene definita l’archiviazione, spiega: «C’è una circolare del csm che dice che i procedimenti sui magistrati debbano avere una rapida e prioritaria definizione per evitare che restino nel limbo. Non è privilegio ma è per evitare che vengano delegittimati. È un dovere imposto da una circolare csm, non è una questione di arroganza».

Allora, riformuliamo il ragionamento. Visto che si deve andare di fretta per evitare di lasciare nel limbo il procuratore, c’è un giudice a Genova che ritiene che sia giusto che Turco possa ignorare la sentenza della Cassazione e trasmettere un atto al Parlamento pur sapendo che quell’atto è stato acquisito in modo illegittimo e che va distrutto? Se trovate un magistrato che dice che questa scelta è regolare, fatemelo sapere.

Se la Cassazione ordina una cosa a un pm e il pm non la esegue per me siamo oltre lo stato di diritto.

Chi è la pm che deve indagare sull’eventuale violazione di Turco? Una collega genovese nota ai più per essere la pm di un’altra scandalosa vicenda, quella dello yacht di Briatore. Yacht sequestrato e venduto un mese prima della sentenza di assoluzione di Briatore. Non solo Briatore aveva ragione e quella pm torto: ma lo stato dovrà pagare i danni a Briatore.

Una pessima pagina per la credibilità del nostro sistema giudiziario. Ed è la stessa PM che oggi ha in mano la decisione sulla vicenda Turco- Copasir.