Cosa ha definito la letteratura negli anni Dieci (rivistastudio.com)

di Cristiano de Majo

Dai romanzi non fiction a un nuovo modo di usare il tempo.

Gli anni Dieci ce li ricorderemo come quelli in cui i libri persero definitivamente la loro centralità, anche se in realtà sono probabilmente quelli in cui l’umanità ha scritto e letto di più; mail, messaggi di testo, post sui social network, ovviamente.

Qualcuno ha detto e dirà che sul piano letterario sono stati gli anni della narrativa young adult, della fan fiction, della diversity, dei libri scritti dagli influencer, quelli in cui sono tornate distopie vecchie (1984 di George Orwell, Il racconto dell’ancella di Margaret Atwoode nuove (Trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer, Terminus radioso di Antoine Volodine).

Niente di tutto questo è sbagliato, ma si può sostenere con molte prove alla mano che è stato anche il decennio in cui la profezia di David Shields, formulata con il suo libro-manifesto Fame di realtà nel 2010, si è avverata, e forse fin troppoleggi tutto

Il culto di W. G. Sebald (rivistastudio.com)

di Davide Coppo

Come lo scrittore tedesco morto nel 2001 si è trasformato in un'icona letteraria.

C’è un primo buon indizio per capire quando uno scrittore si è trasformato in autore-di-culto: è l’affanno con cui gli editori cercano, trovano, giustificano e pubblicano ogni pezzetto di carta trovato in giro per il mondo.

Non si tratta sempre di operazioni di riciclaggio: questi pezzetti di carta, e cioè articoli, discorsi, interviste, prefazioni, possono essere di qualità eccelsa, come è capitato per il volume Tra parentesi: Saggi, articoli e discorsi (1998-2003) di Roberto Bolaño, e Bolaño stesso è forse il miglior esempio nell’epoca recente di scrittore trasformato in icona religiosa … leggi tutto

Il dono oscuro di John M. Hull (iltascabile.com)

di

Che cosa accade nella mente e nel cuore di una 
persona che, giunta attorno ai quarant’anni, 
con un bel pezzo di vita già vissuta alle spalle, 
una vita da vedente, si ritrova cieca e 
senza nessuna speranza che la sua condizione 
possa cambiare?

Forse solo Oliver Sacks avrebbe potuto rispondere a questa domanda, e non a caso è lui a firmare la prefazione (e a definire questo libro un capolavoro) dello straordinario Il dono oscuro di John Hull, appena uscito da Adelphi (traduzione di Francesco Pacifico).

Sacks e John Hull, docente di teologia australiano, vissuto per gran parte della sua vita in Gran Bretagna, che ha raccontato ogni aspetto della sua nuova esistenza, restituendo una fotografia nella quale c’è tutto: dalla disperazione più nera alla scoperta di un nuovo modo di pensare, di essere, di sognare; dalla frustrazione delle difficoltà quotidiane alla costruzione di nuovi rapporti con i figli, i colleghi, gli amici, la moglie; dal rimpianto e dalla perdita all’accettazione di una condizione che richiede coraggio, immaginazione e dignità, e che non accetta commiserazioni; dalle reazioni di chi gli sta intorno ai suoi pensieri più reconditi, scaturiti da un mondo a parte in cui si fa più intensa la sensazione di esclusione dal mondo degli altri, per approdare infine alla consapevolezza piena e alla capacità di apprezzare un intero mondo nuovo … leggi tutto

Commedia, eros e dramma: la passione secondo Singer (minimaetmoralia.it)

di Fiona Diwan (Pezzo uscito su Bet Magazine)

Una New York che profuma di aringa, Times Square 
che sembra Varsavia, un mondo di profughi che 
si arrabatta con piccoli espedienti, imbrogli 
da quattro soldi, squallide menzogne, tra 
emigrati dall’allure impettita e avventuriere 
dall’eleganza sgualcita e demodè.

Ci sono due amici che non potrebbero essere più diversi: tarchiato, pragmatico, dotato di un prodigioso fiuto per gli affari, l’uno; affilato e erudito, svagato e inconcludente, l’altro. Hertz è “l’eterno studente”: ha frequentato diverse università senza mai laurearsi, ha vissuto alle spalle di chiunque senza mai guadagnare un centesimo, ha abitato in ogni città senza mai conoscerne nessuna, scrive in tutte le lingue senza parlarne alcuna – a parte lo yiddish –, ha avuto quattro mogli e innumerevoli donne senza che neppure una gli sia rimasta attaccata.

Perennemente senza un soldo e alla ricerca di qualcuno che gli risolva i problemi, ha uno straordinario talento per cacciarsi nei guai … leggi tutto

Vent’anni da No Logo (doppiozero.com)

di Vanni Codeluppi

Nel dicembre del 1999, la giornalista canadese 
Naomi Klein ha pubblicato nel suo paese il 
volume No Logo: Taking Aim at the Brand Bullies. 

Un volume che all’inizio del 2000 è uscito negli Stati Uniti e in Inghilterra e, nell’aprile dell’anno successivo, anche in Italia, pubblicato dall’editore Baldini & Castoldi. In vent’anni, è stato tradotto in più di trenta lingue e ha venduto oltre un milione di copie.

Probabilmente, ciò è accaduto perché No Logo ha posto per la prima volta all’attenzione generale il tema del ruolo sociale svolto dalle marche aziendali. Il che gli ha anche consentito di diventare una specie di “bibbia” per tutti coloro che avevano una posizione critica nei confronti del mondo delle imprese.

Vent’anni fa, il contesto culturale e sociale nel quale le marche aziendali operavano era molto differente da quello odierno. C’erano, infatti, dei movimenti sociali che erano apertamente schierati contro il mondo delle marche e la crescente invasione della società da parte del modello di consumo occidentale.

Tali movimenti portavano dei vistosi attacchi durante importanti eventi internazionali come il vertice del WTO tenutosi a Seattle nel novembre del 1999. Successivamente c’è stata, nel luglio del 2001, la contestazione al raduno del G8 di Genova. E pochi mesi dopo, l’11 settembre 2001, è arrivata anche la drammatica strage delle Twin Towers a New York, che ha reso l’Occidente maggiormente consapevole delle difficoltà che il suo modello economico e sociale stava incontrando … leggi tutto

Anche Dickens aveva problemi con i pirati (ilpost.it)

Questa popolarità portò presto il romanzo al centro di due episodi di pirateria da una sponda all’altra dell’oceano.

A New York si vendevano per pochi centesimi copie stampate senza il consenso dell’autore, dato che all’epoca non esisteva una legge internazionale sul copyright, che arrivò soltanto nel 1891 … leggi tutto

La società signorile di massa (doppiozero.com)

di Alessandro Banda

La società signorile di massa è un saggio appena 
uscito di Luca Ricolfi che sta riscuotendo un 
notevole e, se mi posso permettere, 
meritato successo. 

Cercherò di riassumerlo e di esprimere alcune considerazioni che mi sono venute in mente leggendolo. Non ho particolari titoli per farlo, non essendo un esperto in materia, né un sociologo né un economista né uno che si occupi abitualmente di questi o analoghi temi. Sono solo un lettore.

Se un marziano assumesse informazioni sull’Italia, scrive Ricolfi, troverebbe che queste sono generalmente di segno negativo. Un paese povero, pieno di vecchi che campano a stento con una misera pensione, di giovani esclusi dal mercato del lavoro, di immigrati che faticano per paghe da fame, di milioni di persone prive dei più elementari diritti.

Poi però lo stesso marziano, se perlustrasse la penisola, la troverebbe piena di gente che non lavora o che lavora poco e che in compenso è spesso in vacanza, cena fuori, assiste in massa a eventi musicali, possiede automobili, case di proprietà, barche addirittura, eccetera. Come si spiega questa discrepanza tra la narrazione dominante a tinte fosche e il quadro della realtà tutt’altro che drammatico? … leggi tutto

Oliver Sacks e le cellule dell’Aston Martin (doppiozero.com)

di Pietro Barbetta

Ho ascoltato di recente una conferenza tenuta una decina di anni fa da Oliver Sacks, intitolata Che cosa rivelano le allucinazioni alla mente. 

Sacks mette in guardia gli psichiatri e gli psicologi dal considerare tutti i tipi di allucinazione come fenomeni psicotici, l’idea che propone è che il cervello possa vedere anche senza il supporto degli occhi e dei recettori oculari; al di là dei fenomeni psicotici e per ragioni assai diverse.

In quella conferenza, Sacks sostiene che, poiché una diagnosi psichiatrica è ancora un’etichetta spaventosa, sarebbe bene rassicurare la maggior parte delle persone che hanno allucinazioni che non sono affatto folli. Molti infatti tengono segrete queste esperienze visive per il timore di essere psichiatrizzati.

In quella conferenza Sacks cita affascinanti ricerche neurologiche, risalenti agli anni Settanta, che designano cellule che riconoscono forme specifiche e dettagliate, designate a osservare, per esempio, paesaggi, oppure edifici, volti, persone, automobili. Forse persino cellule dedicate al riconoscimento delle Aston Martinleggi tutto