La religione, l’Africa e l’Europa (confronti.net)

di John Mbiti. Filosofo della religione, scrittore, prete anglicano.

(intervista a cura di Mauro Belcastro)

Nella società occidentale, sono molte le persone a 
provare diffidenza e disagio quando si tratta di 
parlare di Dio e della religione. Queste parole 
sembrano provocare una reazione negativa nella 
società europea. Il che è completamente l’opposto 
di ciò che succede tra le popolazioni africane, 
dove le persone parlano di Dio ampiamente e sovente.

John Mbiti è stato un filosofo della religione, scrittore, prete anglicano. Nato in Kenya, ha insegnato in diverse università, diretto istituti ecumenici, ed è stato professore emerito all’Università di Berna in Svizzera.

Le sue pubblicazioni trattano di cristianesimo, religioni africane, teologia africana, asiatica, ed ecumenismo. Lo abbiamo incontrato poco prima della sua scomparsa, avvenuta lo scorso 5 ottobre all’età di 87 anni.

Caro Professor Mbiti, secondo lei, che immagine hanno oggi gli europei della religione? C’è un’immagine comune di religione in Europa?
No, in Europa non c’è un’immagine comune di religione. Per lo meno io non la vedo. Nella società occidentale, sono molte le persone a provare diffidenza e disagio quando si tratta di parlare di Dio e della religione.

Queste due parole sembrano provocare una reazione negativa nella società europea. Il che è completamente l’opposto di ciò che succede tra le popolazioni africane, dove le persone parlano di Dio ampiamente e sovente. In tutte le lingue e le popolazioni d’Africa ci sono parole africane per riferirsi a Dio … leggi tutto

«Letteratura come forma di vita, e in fin dei conti come destino» (labalenabianca.com)

di Giacomo Micheletti

Su Gianni Celati (Riga40) e “Narrative in fuga”

«Lui lascia andare le frasi per vedere cosa si inventano»

(dalla Presentazione di Henri Michaux)

Nella fotografia che campeggia sulla copertina del nuovo numero di «Riga» a lui dedicato (il 40°, nuova edizione accresciuta del volume n. 28 uscito nel 2008 per la storica collana di Marcos y Marcos, di recente rilevata da Quodlibet) un Gianni Celati poco più che quarantenne è intento a prendere appunti seduto a un tavolaccio di legno, tra l’erba alta.

Di sbieco, la gamba destra issata sulla panca, qualcosa – forse una formica di passaggio, forse il polsino sbottonato della camicia – sembra aver momentaneamente catturato la sua attenzione, il suo sguardo: la mano sinistra poggia sul quaderno aperto, tagliato a metà dall’inquadratura; la destra impugna sicura la penna blu, come un’antenna in attesa di una qualche fantasia portata dal ventoleggi tutto

IRRITABILE (medusa)

di Matteo De Giuli

Nel 1974, nove anni dopo il premio Strega vinto 
con La macchina mondiale, Paolo Volponi pubblicò 
Corporale, un anti-romanzo caotico e frammentario 
che insegue le paranoie del protagonista, 
Gerolamo Aspri, ex dirigente industriale con 
l'ossessione della bomba atomica. 

Come scrive Emanuele Zinato: “in realtà la bomba è simbolo della nuova insopportabile società tecnocratica, a cui il protagonista cerca di sottrarsi”.

La metafora della catastrofe imminente di Corporale diventa piena apocalisse due anni più tardi, con Il pianeta irritabile, una favola fantascientifica che racconta del viaggio impossibile di una scimmia, un’oca, un elefante e un nano che, nel 2293, investiti da un’esplosione atomica colpevole di avere spazzato il circo dove lavorano e vivono, si mettono in marcia alla ricerca di un nuovo mondo … leggi tutto

Claudio Magris racconta le polene, signore della tempesta (corriere.it)

di CRISTINA TAGLIETTI

Il libro dell’autore triestino sulle mitiche figure che sfidano i mari. Esce giovedì 5 dicembre per La nave di Teseo il viaggio attraverso letteratura, arte e leggenda

Un ariete ritagliato nel legno di una quercia sacra che fa udire la sua voce agli Argonauti mentre vanno alla ricerca del vello d’oro. È da qui che parte il viaggio di Claudio Magris per questa rassegna di polene, cioè quelle statue che decoravano le prue delle navi, figure apotropaiche per stornare i malefici del mare, per guardare qualcosa che ai marinai era precluso.

Un percorso che, partendo da quando le figure di prua erano sopratutto occhio e sguardo, attraversa il mito, la letteratura, la geografia e l’arte mescolando suggestioni marinare reali e leggendarieleggi tutto

Densità di connessione. Sul “Cibo degli dei” di Terence McKenna (leparoleelecose.it)

di Federico Di Vita

Anche se non conoscete Terence McKenna, potrebbe esservi capitato di imbattervi su Internet in qualche meme in cui abbinate alle immagini del suo volto più o meno giovane, più o meno barbuto, con i riccioli più o meno folti e vaporosi, compaiono dichiarazioni folgoranti: 

A mystery will not collapse into solution – Nature is not mute; it is man who is deaf – Time is a fractal – I am not an advocate of drugs, I am an advocate of psychedelics – Absolutely no one is in control.

Le prime volte si pensa un momento a quello che vorrebbe dirci questo strambo (spesso lo si vede emergere da uno sfondo boschivo) e ispirato signore, per poi passare oltreleggi tutto

Feby Indirani: «Io musulmana vi racconto le contraddizioni dell’Islam» (rollingstone.it)

di

L'autrice di 'Non è mica la Vergine Maria' racconta 
con pungente ironia i paradossi del più grande stato 
musulmano al mondo - l’Indonesia - e le minacce 
ricevute per averlo fatto

Una mattina di diversi anni fa i bulldozer hanno iniziato a radere al suolo il quartiere a luci rosse più vasto della zona orientante di Giacarta, in Indonesia. Si chiamava Kramat Tunggak e dava lavoro a circa tremila persone. L’ordine era arrivato nel 1999 dal governatore della capitale, Sutiyoso che aveva dichiarato: «La chiusura è un segno di Dio». Diversi anni dopo, su quello stesso cemento è stata costruita la più grande moschea e centro islamico della città.

Quelle ruspe le ricorda bene Feby Indirani, scrittrice e giornalista indonesiana, autrice del libro Non è mica la Vergine Maria, pubblicato in Italia – grazie!- da Add editore. Cresciuta a pochi metri da quella moschea, Feby Indirani, 40 anni, ha osservato in silenzio il cambiamento della sua città e del Paese in cui è nata … leggi tutto

La storia dimenticata del rivoluzionario bolscevico che inventò la fantascienza (thevision.com)

di Giuseppe Luca Scaffidi

Nell’aprile del 1908, sulla terrazza della Villa Blaesus
di Capri due ospiti del drammaturgo russo 
Maksim Gor’kij sono seduti l’uno di fronte all’altro 
per confrontarsi in una delle più emblematiche partite 
a scacchi della storia. 

Il primo è Nikolaj Lenin, volto di punta del bolscevismo rivoluzionario. Il secondo è un medico proveniente da Sokółka che ha acquisito grande notorietà nell’ambito del proletariato organizzato pietroburghese e moscovita, prima con la pubblicazione di Breve compendio di scienza economica, manuale economico indirizzato agli operai, e successivamente come primo traduttore in russo de Il Capitale di Marx: Aleksandr Aleksandrovič Malinovskij, in arte Bogdanov.

Su quella scacchiera stavano per giocarsi il destino della futura Rivoluzione d’Ottobre e, anche se in modo indiretto, grazie a questa partita nasce uno dei generi letterari più fortunati di sempre: la fantascienza.

Lenin non è arrivato a Capri per caso: Gor’kij e Bogdanov lo hanno invitato per illustrargli un progetto maturato durante l’esilio scontato dopo il fallimento della rivoluzione del 1905 … leggi tutto

Filosofia per body builders (not.neroeditions.com)

In difesa di Narciso, per riscoprire la Grande Salute 
e l’arte della liberazione totale

Quei pochissimi che mi conoscono ‒ o che di me hanno una seppur vaga memoria adolescenziale ‒ sanno che il mio obiettivo è, da sempre, dar vita a una scrittura muscolare, a un discorso nietzschianamente capace di «filosofare con il martello».

Malauguratamente, in questi ultimi giorni, sono di ritorno da un esilio trentennale, risalente all’era antidiluviana della mia prima pubblicazione, The Search for Absolute Fitness (1991). Dico «malauguratamente» giacché mai avrei osato sporcare ancora una volta il mio spirito con la scrittura, se non fosse stato per la condizione estremamente gravosa nella quale oggi versa l’Occidente.

In questo lungo periodo di tempo, ho risolutamente disprezzato la scrittura e in particolar modo la scrittura virtuale ‒ dedicandomi unicamente al bodybuilding e alla lettura ‒ ben conscio, tuttavia, che, un giorno, sarebbe giunto ancora una volta il momento di tornare sul campo di battaglia, per affrontare nuovi nemici … leggi tutto