Gustave Le Bon nell’era dello sciame. Una nuova edizione della classica “Psicologia delle folle” (damianopalano.com)

di Damiano Palano

Pochi saggi politici possono vantare un successo 
così vasto e duraturo come quello ottenuto dalla 
Psicologia delle folle di Gustave Le Bon (1842-1931). 

Pubblicato per la prima volta nel 1895, il libro conobbe subito una fortuna travolgente in Francia ed ebbe traduzioni in tutto il mondo. E da allora non ha cessato di essere letto e ripubblicato.

A più di un secolo dalla sua prima uscita viene riproposto ora in una nuova edizione anche dalla casa editrice milanese Shake, nota soprattutto per avere diffuso in Italia sul finire del Novecento i testi chiave della cultura cyberpunk … leggi tutto

Texas, viaggio nell’America che verrà (doppiozero.com)

di Daniela Gross

Buona o cattiva che sia, tutti hanno un’opinione 
sul Texas. È uno di quegli argomenti capaci di 
scatenare una rissa, in America come oltreoceano. 
I liberal lo detestano, i conservatori lo adorano. 

Quanto ai texani, sono certi di essere i migliori. Se sognate la California, il Texas è il vostro incubo e Trump il suo profeta. Eppure – piaccia o no – il futuro degli Stati Uniti passa da qui. Non solo dal punto di vista strettamente politico.

Il nuovo libro di Lawrence Wright, Dio salvi il Texas, da poco in italiano per NR edizioni (trad. Paola Peduzzi, 284 pp.), ci conduce proprio qui – nel cuore del più grande e discusso stato repubblicano d’America – in un viaggio che fra memoir, saggio e inchiesta s’inoltra nei dibattiti più roventi del nostro tempo: dal petrolio al muro con il Messico.

Giornalista per il New Yorker, drammaturgo, sceneggiatore e già Pulitzer per Le altissime torri, magistrale saggio su Al Qaeda, Wright ha trascorso in Texas gran parte della sua vita e all’occhio del reporter unisce la sensibilità e l’ironia affettuosa di chi è di casa … leggi tutto

Charlotte Sometimes (Su “Vita? O teatro?” di Charlotte Salomon) (minimaetmoralia.it)

di

She hopes to open shadowed
eyes on a different world

8 settembre 1943. In Italia è l’armistizio di Cassibile, è l’inizio della Resistenza – a Roma le giornate di Porta San Paolo. In Francia la Costa Azzurra passa sotto il controllo della Gestapo. Non che prima si stesse sereni. A malapena ci si affacciava per strada, per paura di controlli e retate.

Eppure Charlotte Salomon si era potuta addirittura sposare, pochi mesi prima. In quelle settimane nel suo ultimo rifugio a Villefranche sur Mer, vicino Nizza, Charlotte provava una strana intensità di vita.

Era rimasta incinta di un uomo, anch’egli ospite di una mecenate americana – Ottilie Moore – che protesse a lungo la sua famiglia, schermando il passo alla sua emigrazione forzata nel Nuovo Mondo, che tanti intrapresero in quegli anni dopo che la Francia fu invasa e divenne collaborazionista, passando per quelle contrade (Hannah Arendt ci riuscì, Nicola Chiaromonte pure, Walter Benjamin no). Charlotte rimase – aveva un lavoro di scrittura che la teneva occupata.

Poi però venne l’8 settembre. Due settimane dopo la vennero a prendere. «Si sentivano strilla terribili», diranno i testimoni. Morirà ad Auschwitz il 10 ottobre 1943 … leggi tutto

Come creare dei circuiti virtuosi laddove per decenni abbiamo lasciato che il malfunzionante divenisse la regola sociale? (che-fare.com)

di Alessandro Leogrande

Ringraziamo Fandango libri per la disponibilità a pubblicare un 
estratto da Le malevite in ricordo di Alessandro Leogrande

Quello del contrabbando non è stato un fenomeno limitato: quanto a costume, ha riguardato non pochi pugliesi, campani, siciliani; quanto a capacità di far reddito, ha sostenuto una parte consistente dell’economia sommersa; quanto alle relazioni che, caduta la nostra “cortina di ferro”, si sono riattivate fra est e Ovest, il contrabbando ha costituito negli ultimi dieci anni del Novecento un tassello fondamentale.

Certo c’è stato anche altro: flussi migratori provenienti dai vari est più che dai vari sud, missioni militari e “umanitarie”, scambi economici e culturali i più eterogenei. Ma il contrabbando ha rappresentato, in un certo senso, la più grossa forma di impresa, a suo modo pionieristica, nel momento in cui il varco si è aperto … leggi tutto

Un museo della lingua italiana: in migliaia firmano la petizione (illibraio.it)

"La lingua italiana rappresenta non solo uno 
straordinario patrimonio culturale, ma un bene 
comune di cui è fondamentale prendersi cura. 
L’italiano siamo noi". Su Change.org Inizia 
l'appello del linguista Giuseppe Antonelli

“La lingua italiana non ha mai avuto un suo museo. Un museo grande, articolato, tecnologico come quelli dedicati ad altre lingue. A dispetto di proposte e tentativi, quel museo è rimasto un sogno. Questa petizione è un modo per avviare la realizzazione di quel sogno.

Solo con l’impegno diretto del ministro Franceschini e del Ministero per i beni culturali si potrà concretamente realizzare quel progetto di un Museo della lingua italiana per cui da tempo collaborano le grandi istituzioni culturali che nel nostro Paese si occupano della lingua: l’Accademia della Crusca, la Dante Alighieri, l’Accademia dei Lincei, l’Associazione per la Storia della lingua italiana, l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani … leggi tutto

La ricerca della luce: “Il libro di tutti i libri” di Roberto Calasso (minimaetmoralia.it)

di

«Così, libro dopo libro, il libro di tutti i libri 
potrebbe mostrarci che ci è stato dato perché 
tentiamo di entrarvi come in un secondo mondo e 
lì ci smarriamo, ci illuminiamo e ci perfezioniamo»: 
questa citazione di Goethe, scelta da Roberto 
Calasso come esergo e titolo del suo ultimo libro, 
Il libro di tutti i libri appunto, riassume il modo 
in cui lo scrittore ed editore di Adelphi approccia 
i testi dell’Antico Testamento che sono il cuore 
di questa suo nuovo lavoro.

Alla maniera di Goethe, negli undici capitoli che compongono questo libro Calasso si fa guidare dalla Parola, misterica e complessa, fino quasi a perdere l’orientamento: ma proprio in quel preciso momento l’autore sembra trovare l’illuminazione di cui parla lo scrittore tedesco, la linfa per poter procedere fino all’illuminazione successiva in un virtuoso e continuo percorso interpretativo.

Con questo tema Calasso decide di andare a indagare uno degli incubatori principali di tutta la cultura occidentale, il «grande codice dell’Occidente» secondo la celebre espressione di Northrop Frye, il luogo dove rintracciare i personaggi e i luoghi che hanno offerto, nel corso dei numerosi secoli, strutture fondamentali per le narrazioni e per gli apparati legislativi, oltre a offrire altresì la possibilità di modellare le forme della fantasia e dell’invenzione … leggi tutto

Detti, viaggio tra i soprannomi del popolo napoletano. Un’introduzione (napolimonitor.it)

di cyop&kaf

È in libreria dal 2 novembre la seconda edizione 
di Detti. Viaggio tra i soprannomi 
del popolo napoletano (Monitor edizioni, 212 pagine, 
13 euro), a cura di cyop&kaf.

Sopra una galleria di immagini, sotto l’introduzione dei curatori.

La bambina con la mantella decorata di galassie entra in chiesa mentre fuori uno scirocco aggressivo scaglia granelli negli occhi degli ultimi sprovveduti che ancora non hanno trovato riparo. Giusto il tempo che il vento si ritiri e la pioggia gli subentrerà prepotente.

È bionda, i capelli levitano su spalle minute, la mamma l’insegue con entrambe le mani occupate, spesa e telefonino. È in corso un funerale, per questo il suo sorriso luminoso stride sia con l’aria plumbea dell’interno che con quella da catastrofe imminente dell’esterno.

Si dirige a passi decisi verso il candeliere con le lucine a bassa tensione e la scritta che sovrasta la fessura delle offerte. Con audacia ne accende una, poi ancora un’altra, senza obolo di sorta, colpita con ferocia dallo sguardo conformista della madre che corre al riparo infilando monetine a ripetizione … leggi tutto

Cosa significa “Patria” oggi (doppiozero.com)

di Sergio Benvenuto

Le origini del significante Patria

I termini delle lingue indoeuropee che stanno per 
“patria” hanno questa particolarità: connettono la 
propria nazione alla famiglia. 

La patrie francese, la patria italiana, la Vaterland tedesca, ecc., legano la propria terra di appartenenza alla paternità. In altre lingue la patria è piuttosto connessa alla maternità, come nell’italiana madrepatria. Anche nell’inglese homeland la propria terra è “home”, la casa. Insomma, l’idea stessa di patria è un’amplificazione della famiglia, dell’oíkos come dicevano i Greci.

Malgrado questa quasi-identificazione della patria alla famiglia, molti studiosi pensano che quella che i Greci chiamavano polis, la città, sia un superamento dell’oíkos, della casa o famiglia, un salto di qualità. Anche se il concetto di polis rimanda a un progetto di armonia, di amore fraterno reciproco, come dovrebbe essere in qualsiasi famiglia. Ma le cose non stanno affatto così.

Una studiosa francese, Nicole Loraux, ha mostrato che proprio perché il concetto greco di pólis, città, è concepito come una dilatazione della famiglia, la propria pólis è un luogo di conflitto e di guerra civile. I Greci chiamavano stásis la guerra civile. La stásis deriva dal fatto che i rapporti all’interno della pólis sono conflittuali, in questa famiglia ci si combatte … leggi tutto