Riprendersi il linguaggio (doppiozero.com)

di Enrico Manera

In alcuni saggi di Furio Jesi dedicati alla 
costellazione di scrittori mitteleuropei 
di lingua tedesca del primo Novecento, 
accanto a Elias Canetti viene citato 
ripetutamente Karl Kraus 
(entrambi sono stati da Jesi 
tradotti in italiano): 

nel laboratorio jesiano la sua figura è avvicinata a quella di Rainer M. Rilke – oggetto di amore e di decostruzione – per via di una simile abilità linguistica di «dismisura di scrittura, ambiguità semantiche e audacie di metaforesi» ma portata avanti con «lucidità ironica»; lo scrittore austriaco, a differenza del poeta anacoreta dalla sensibilità e dalla ricettività divina, mostra una «voce umana, scrive, legge in pubblico, parla» con la sua «satira istrionica e affilata come una lama» e dà vita a una scrittura eminentemente politica.

Canetti, la cui riflessione insiste sul rapporto tra potere, massa e violenza, avrebbe appreso proprio da Kraus l’allegoria come strumento per «smascherare» le forme profonde del potere, il che fa di lui un precedente per l’indagine linguistica di critica dell’ideologia.

Anche per Herbert Marcuse (e Umberto Eco) Kraus è tra i pionieri di un’analisi del linguaggio «rivelatrice di un sistema morale e politico» … leggi tutto

L’uomo col cane (lesbouquinistes.wordpress.com)

di Sergio Salabelle

Viene a trovarmi circa una volta al mese, 
con Tolstoj. L’ha preso al canile e non è 
certo di razza. Io lo chiamo l’uomo col 
cane perché non ho idea del suo nome. 

Non credo che venga per comprare. Non è questo l’importante per lui. Data l’età (è un uomo molto anziano), sono certo che sia un pensionato, ma non ho idea di quale sia stato il suo lavoro. Durante tutto l’inverno indossa sempre lo stesso cappotto. Verde scuro, lungo sotto il ginocchio. Quello che facciamo di solito è parlare.

Parliamo di tutto. In realtà è lui che parla e io lo ascolto, volentieri. Forse ha solo bisogno di qualcuno che faccia questo per lui. I suoi argomenti preferiti sono naturalmente la letteratura e i libri, quelli che ha letto nella sua vita di lettore (l’espressione è sua) e quelli che ha letto dall’ultima volta che ci siamo visti. Ignoro se abbia moglie o dei figli.

Non parla mai della sua vita privata. Non so neppure dove abiti, anche se ho sempre pensato che vivesse in centro e per questo portasse il cane a passeggio dalle parti della libreria … leggi tutto

Cosa ha definito la letteratura negli anni Dieci (rivistastudio.com)

di Cristiano de Majo

Dai romanzi non fiction a un nuovo modo di usare il tempo.

Gli anni Dieci ce li ricorderemo come quelli in cui i libri persero definitivamente la loro centralità, anche se in realtà sono probabilmente quelli in cui l’umanità ha scritto e letto di più; mail, messaggi di testo, post sui social network, ovviamente.

Qualcuno ha detto e dirà che sul piano letterario sono stati gli anni della narrativa young adult, della fan fiction, della diversity, dei libri scritti dagli influencer, quelli in cui sono tornate distopie vecchie (1984 di George Orwell, Il racconto dell’ancella di Margaret Atwoode nuove (Trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer, Terminus radioso di Antoine Volodine).

Niente di tutto questo è sbagliato, ma si può sostenere con molte prove alla mano che è stato anche il decennio in cui la profezia di David Shields, formulata con il suo libro-manifesto Fame di realtà nel 2010, si è avverata, e forse fin troppoleggi tutto

Il culto di W. G. Sebald (rivistastudio.com)

di Davide Coppo

Come lo scrittore tedesco morto nel 2001 si è trasformato in un'icona letteraria.

C’è un primo buon indizio per capire quando uno scrittore si è trasformato in autore-di-culto: è l’affanno con cui gli editori cercano, trovano, giustificano e pubblicano ogni pezzetto di carta trovato in giro per il mondo.

Non si tratta sempre di operazioni di riciclaggio: questi pezzetti di carta, e cioè articoli, discorsi, interviste, prefazioni, possono essere di qualità eccelsa, come è capitato per il volume Tra parentesi: Saggi, articoli e discorsi (1998-2003) di Roberto Bolaño, e Bolaño stesso è forse il miglior esempio nell’epoca recente di scrittore trasformato in icona religiosa … leggi tutto

Il dono oscuro di John M. Hull (iltascabile.com)

di

Che cosa accade nella mente e nel cuore di una 
persona che, giunta attorno ai quarant’anni, 
con un bel pezzo di vita già vissuta alle spalle, 
una vita da vedente, si ritrova cieca e 
senza nessuna speranza che la sua condizione 
possa cambiare?

Forse solo Oliver Sacks avrebbe potuto rispondere a questa domanda, e non a caso è lui a firmare la prefazione (e a definire questo libro un capolavoro) dello straordinario Il dono oscuro di John Hull, appena uscito da Adelphi (traduzione di Francesco Pacifico).

Sacks e John Hull, docente di teologia australiano, vissuto per gran parte della sua vita in Gran Bretagna, che ha raccontato ogni aspetto della sua nuova esistenza, restituendo una fotografia nella quale c’è tutto: dalla disperazione più nera alla scoperta di un nuovo modo di pensare, di essere, di sognare; dalla frustrazione delle difficoltà quotidiane alla costruzione di nuovi rapporti con i figli, i colleghi, gli amici, la moglie; dal rimpianto e dalla perdita all’accettazione di una condizione che richiede coraggio, immaginazione e dignità, e che non accetta commiserazioni; dalle reazioni di chi gli sta intorno ai suoi pensieri più reconditi, scaturiti da un mondo a parte in cui si fa più intensa la sensazione di esclusione dal mondo degli altri, per approdare infine alla consapevolezza piena e alla capacità di apprezzare un intero mondo nuovo … leggi tutto

Commedia, eros e dramma: la passione secondo Singer (minimaetmoralia.it)

di Fiona Diwan (Pezzo uscito su Bet Magazine)

Una New York che profuma di aringa, Times Square 
che sembra Varsavia, un mondo di profughi che 
si arrabatta con piccoli espedienti, imbrogli 
da quattro soldi, squallide menzogne, tra 
emigrati dall’allure impettita e avventuriere 
dall’eleganza sgualcita e demodè.

Ci sono due amici che non potrebbero essere più diversi: tarchiato, pragmatico, dotato di un prodigioso fiuto per gli affari, l’uno; affilato e erudito, svagato e inconcludente, l’altro. Hertz è “l’eterno studente”: ha frequentato diverse università senza mai laurearsi, ha vissuto alle spalle di chiunque senza mai guadagnare un centesimo, ha abitato in ogni città senza mai conoscerne nessuna, scrive in tutte le lingue senza parlarne alcuna – a parte lo yiddish –, ha avuto quattro mogli e innumerevoli donne senza che neppure una gli sia rimasta attaccata.

Perennemente senza un soldo e alla ricerca di qualcuno che gli risolva i problemi, ha uno straordinario talento per cacciarsi nei guai … leggi tutto

Vent’anni da No Logo (doppiozero.com)

di Vanni Codeluppi

Nel dicembre del 1999, la giornalista canadese 
Naomi Klein ha pubblicato nel suo paese il 
volume No Logo: Taking Aim at the Brand Bullies. 

Un volume che all’inizio del 2000 è uscito negli Stati Uniti e in Inghilterra e, nell’aprile dell’anno successivo, anche in Italia, pubblicato dall’editore Baldini & Castoldi. In vent’anni, è stato tradotto in più di trenta lingue e ha venduto oltre un milione di copie.

Probabilmente, ciò è accaduto perché No Logo ha posto per la prima volta all’attenzione generale il tema del ruolo sociale svolto dalle marche aziendali. Il che gli ha anche consentito di diventare una specie di “bibbia” per tutti coloro che avevano una posizione critica nei confronti del mondo delle imprese.

Vent’anni fa, il contesto culturale e sociale nel quale le marche aziendali operavano era molto differente da quello odierno. C’erano, infatti, dei movimenti sociali che erano apertamente schierati contro il mondo delle marche e la crescente invasione della società da parte del modello di consumo occidentale.

Tali movimenti portavano dei vistosi attacchi durante importanti eventi internazionali come il vertice del WTO tenutosi a Seattle nel novembre del 1999. Successivamente c’è stata, nel luglio del 2001, la contestazione al raduno del G8 di Genova. E pochi mesi dopo, l’11 settembre 2001, è arrivata anche la drammatica strage delle Twin Towers a New York, che ha reso l’Occidente maggiormente consapevole delle difficoltà che il suo modello economico e sociale stava incontrando … leggi tutto