Illuminismo mediterraneo (micromega.net)

di Antonio Cecere Laura Paulizzi 

Nel volume “Utopia e critica nel 
Mediterraneo” (Jouvence), 

a cura di Antonio Cecere e Laura Paulizzi, si discute la ripresa degli studi su questa fondamentale esperienza culturale. Ne pubblichiamo la “Presentazione” e l’“Introduzione”.

Dopo l’uscita del volume Lumi sul Mediterraneo nel 2019, il dialogo sul Mediterraneo ha conosciuto una notevole accelerazione in termini di ampliamento del numero degli studiosi coinvolti e dei gruppi di ricerca che sostengono il nostro progetto.

Abbiamo coinvolto gli studiosi del gruppo della Mediterranean Society for the Study of Enlightenment, con i quali abbiamo stretto una preziosa e solida collaborazione intellettuale che si è concretizzata nel saggio di Fania Oz-Salzberger qui nel testo. Ringraziamo Dionysis Drosos per aver creduto fino in fondo al progetto e per aver voluto gettare le basi per la creazione di un’ampia rete di confronto su questo tema.

In autunno 2019 il progetto si è consolidato con la partecipazione di Laura Paulizzi e Paolo Quintili al convegno internazionale Les sources étrangères des Lumières occidentales organizzato da Halima Ouanada presso l’Institut supérieur des sciences humaines de Tunis. Da questa esperienza di studio è nata una convenzione internazionale tra l’Université de Tunis El-Manar e l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, all’interno della quale si è istituito un accordo tra le scuole di dottorato delle due università diretto da Paolo Quintili.

Il continuo lavoro che con Antonio Coratti portiamo avanti nella redazione di Filosofia in Movimento per la scelta di nuovi autori e nuovi saggi ci ha consentito di arricchire le pubblicazioni del portale istituzionale nella sezione degli studi mediterranei.

Presso l’Università di Salerno continuiamo a seguire e collaborare ai seminari dell’OCSM guidati dal Gianfranco Macrì che tengono alto il livello interdisciplinare degli studi mediterranei.

Ringraziamo Giovanna Summerfield (Auburn University, Alabama) e Rosario Pollicino (University of South Carolina, Columbia) per averci coinvolti nel programma dei Mediterranean Studies Symposium 2021 della Auburn University, dove si discuteranno, in una tavola rotonda dedicata, le tesi di questo libro. Parteciperemo come organizzatori di un panel specifico dal titolo Mediterranean Identity: Deconstruction of an Imaginary, presieduto da Laura Paulizzi, dove interverranno Debora Tonelli (Georgetown University), Gianfranco Macrì (Università di Salerno) e Domenico Bilotti (Università di Catanzaro).

La nostra insistenza circa la natura collettiva e plurale del lavoro scientifico di “Filosofia in Movimento” intorno agli Studi mediterranei, è necessaria per restituire al lettore di questo testo, e a chiunque voglia approfondire il nostro metodo di lavoro, il giusto clima che si respira nei lunghi mesi di studio e di discussione che precedono i nostri convegni e i testi che poi pubblichiamo … leggi tutto

(Irina Shishkina)

Un’altra idea di magia (indiscreto.org)

di Francesco D’Isa

Siamo abituati a pensare alla magia, e alla 
tecnica, come due idee del mondo opposte e 
impossibili da sovrapporre. 

Ma c’è chi, come Federico Campagna, la pensa diversamente e prova invece a tenere un ragionevole equilibrio tra i due mondi.

Di recente è uscita per Edizioni Tlon la traduzione italiana di Magia e Tecnica di Federico Campagna e questa intervista è la prova che non vedevo l’ora. Il mio dialogo con l’autore infatti risale all’estate precedente alla pandemia ed è grazie ad esso che scoprii che era in programma una traduzione. Le interviste non sono un piatto da servire freddo, ma ho preferito attendere che il libro fosse disponibile anche in Italia per proporre la pubblicazione – ed ecco, finalmente ci siamo.

Nonostante la sua leggibilità, il testo di Campagna è un’opera complessa e originale, dall’intensa portata innovatrice. Sintetizzare i contenuti in poche righe è difficile, ma nel tentativo potrei dire che l’autore mette in scena una tensione tra due diverse metafisiche: la Tecnica, che è quella propria alla contemporaneità occidentale e che sta portando il pianeta allo sfacelo, e la Magia, un orizzonte dimenticato che potrebbe tirarci fuori dai guai.

È immediato pensare che effettivamente ci vorrebbe una magia per tirarci fuori dai guai, ma la Magia per come la intende il filosofo non ha nulla a che fare con la fede irrazionale in un intervento miracoloso. Per Campagna piuttosto,

il carattere della nostra esperienza esistenziale contemporanea suggerisce la presenza di un certo ordine all’interno del mondo e di noi stessi in esso. Questo ordinamento si manifesta superficialmente come sociale, politico, economico, ecc., mentre di fatto deriva da un insieme di assiomi metafisici fondamentali.

Questi assiomi si combinano in un sistema complessivo, che è il sistema di realtà della nostra epoca. Un sistema di realtà plasma il mondo in un certo modo e gli conferisce un particolare destino: esso è la forma cosmologica che definisce un’epoca storica. Al contempo, esso è però anche una forza cosmogonica: le sue impostazioni metafisiche e i suoi parametri creano effettivamente il mondoleggi tutto

(Rhett Wesley)

Non è un destino. La violenza contro le donne, oltre gli stereotipi (napolimonitor.it)

di marina brancato

Uno degli aspetti più inquietanti della 
percezione collettiva della violenza nella 
sfera delle relazioni private è che essa sia 
considerata un problema che non ci tocca mai 
direttamente. 

La violenza sembra riguardare esclusivamente la “vita degli altri”. Numerose pubblicazioni tentano di tematizzare e approfondire la violenza sulle donne, rari sono quei lavori che sostengono un punto di vista non retorico su una questione così complessa. Perché, come ha scritto l’illustratrice Anarkikka, alle donne che non denunciano non manca il coraggio, ma il sostegno.

L’antropologa Rita Segato sostiene che la violenza domestica e sessuale è un problema politico e non morale perché l’ordine patriarcale è un vero e proprio ordinamento politico che si nasconde dietro la morale. L’intersezione tra femminismo, narrazione, solidarietà e territori è il filo conduttore che muove Non è un destino. La violenza maschile contro le donne, oltre gli stereotipi (Donzelli, 2020), scritto dalla sociologa femminista Lella Palladino.

Allieva dell’antropologa Amalia Signorelli, nel 1999 ha fondato la cooperativa sociale E.V.A. che gestisce in Campania centri antiviolenza e case rifugio. In questo solco si situa anche il neonato sportello antiviolenza La stanza dell’Accademia di Belle arti di Napoli.

Le storie delle donne r/accolte da Palladino problematizzano la questione della violenza domestica (e non solo) posizionandola dentro ciò che ci rifiutiamo di osservare nella complessità del nostro quotidiano. La sociologa scrive in prima persona dando voce al “margine” – per dirla con Bell Hooks – di LiaTinaVittoriaFrancescaIrina solo per citare alcune delle numerose donne che ha incontrato in questi anni. Attraverso le loro storie, Palladino racconta il lavoro e il sacrificio, le ribellioni alla violenza quotidiana e agli stereotipi di un senso comune patriarcale che ancora oggi opprime.

Dar voce a queste donne è importante oggi poiché nonostante i dibattiti e i reclami, per le donne il mondo continua a essere un posto ostile in cui vivere. La famosa espressione “donne non si nasce, si diventa” di Simone de Beauvoir “enfatizza magistralmente il carattere storico-culturale della costruzione e organizzazione dei generi, il radicamento degli stereotipi da una parte e l’atteggiamento verso comportamenti violenti dall’altra sono le chiavi di lettura per comprendere il contesto culturale in cui le relazioni violente trovano la loro genesi e la loro motivazione” … leggi tutto

(Becca Tapert)

Il pupazzetto nazi nero su bianco di Munari, nell’Italia delle sfumature di grigio (huffingtonpost.it)

di Giampiero Mughini

H come hitlerita. 

Forse la più fatale pagina di un libro dell’intera storia della moderna editoria italiana di qualità

C’è la pagina di un libro che è forse la più fatale dell’intera storia della moderna editoria italiana di qualità, se è vero che quella pagina ha fatto sì che ne venisse sotterrato uno dei tanti capolavori di Bruno Munari, l’Abecedario pubblicato da Einaudi nel 1942 e successivamente divenuto introvabile.

Al punto che Claudio Pavese, il più importante studioso e collezionista italiano delle edizioni Einaudi dal loro debutto fino ad oggi, non era mai riuscito a trovarne una copia – forse l’unico libro del catalogo Einaudi assente dalla sua collezione – e questo sino a pochi giorni fa, quando uno dei migliori librai antiquari del moderno, l’Alessandro Santero di Asti, gliene ha trovato una copia che Pavese ha pagato 4000 euro. Santero quella copia l’aveva trovata del tutto casualmente in un blocchetto di libri per bambini acquistati tempo fa, e difatti quel gioiello di Munari era stato pensato dal Giulio Einaudi del 1942 come facente parte di una terna di libri per bambini e questo perché l’editore di libri per bambini aveva diritto a un sovrappiù della carta il cui razionamento era soffocante per un editore italiano del 1942.

I tre libri erano il Munari, il magnifico Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina assieme scritto e disegnato dalla debuttante Elsa Morante, e il Caccia grossa fra le erbe di Mario Sturani, un libro per immagini del pittore e creatore principe delle ceramiche Lenci degli anni Trenta.

Come diceva il titolo, il libro di Munari era un libro costruito pagina dopo pagina da ciascuna lettera dell’alfabeto italiano alla quale erano dedicate due pagine, la pagina di sinistra a indicare la lettera, la pagina di destra con la raffigurazione di un qualche cosa che cominciava con quella lettera. A sinistra la “D”, a destra la raffigurazione di un “dromedario” e di un “dado”.

Ed ecco lo scandalo. Arrivati alla lettera “H”, alla pagina di destra la raffigurazione era quella di un “hitlerita”, di un soldato nazi che sventolava la bandiera con impressa la croce celtica. Pupazzetto più pupazzetto meno, e allora?, direte voi. E invece no, questo lo dite perché vivete nel terzo millennio inoltrato … leggi tutto

“Il quaderno di Nerina” (illibraio.it)

di 

“Il quaderno di Nerina” è la prima raccolta di 
poesie della scrittrice, traduttrice e saggista 
Jhumpa Lahiri, autrice pluripremiata sia per le 
sue opere in lingua inglese sia in lingua italiana. 

ilLibraio.it l’ha intervistata in occasione di questa pubblicazione, ma anche in merito ai diversi progetti che l’hanno vista protagonista negli ultimi mesi: traduzioni in inglese dall’italiano e dal latino, un’autotraduzione, la cura di una raccolta di racconti italiani e infine l’ultima silloge di versi, che raccoglie e fa tesoro di tutte queste esperienze diverse tra loro

Il quaderno di Nerina (Guanda) è l’ultima pubblicazione di Jhumpa Lahiri, scrittrice pluripremiata (Premio Pulitzer per la narrativa, Premio PEN e molti altri), traduttrice, saggista, professoressa di scrittura creativa all’università di Princeton e ora anche poetessa. Si tratta infatti del primo libro di poesie per l’autrice, la cui carriera è iniziata in lingua inglese, ma che da diversi anni ha deciso di continuare la sua produzione anche in italiano. In altre parole Dove mi trovo sono i testi che hanno avuto origine in lingua italiana, ai quali ora si aggiunge anche la raccolta di versi appena uscita.

Il viaggio di Lahiri nella nostra lingua, però, non si limita a questo. L’autrice, infatti, si occupa anche di tradurre opere italiane in lingua inglese (in particolare è la traduttrice di diversi romanzi di Domenico Starnone) e ha recentemente curato una raccolta dal taglio autoriale di racconti di autori italiani noti e meno noti (Racconti italianiedito in Italia da Guanda).

Le sue avventure linguistiche si sono recentemente ampliate anche con un’altra sfida. È da poco uscita la traduzione in lingua inglese del romanzo Dove mi trovo, dal titolo Whereabouts, in cui Lahiri si è trovata contemporaneamente nei panni di scrittrice e traduttrice; mentre la traduzione inglese del precedente In altre parole era stata affidata ad Ann Goldstein, traduttrice tra gli altri di Elena Ferrante.

Un simile sdoppiamento è quello che Lahiri porta avanti ne Il quaderno di Nerina. Nella prefazione l’autrice crea una cornice narrativa di tipo verosimile: le poesie apparterrebbero a una scrittrice di nome Nerina, che ha lasciato dentro la scrivania il suo quaderno, poi trovato da Lahiri nel suo appartamento romano.

Lahiri, secondo questa cornice, sarebbe quindi curatrice e non autrice dei componimenti; gli innumerevoli tratti di somiglianza che la legano alla poeta però rimangono alla luce del sole, rintracciabili in molti versi. In questo gioco letterario in cui le note non sono superflue, ma parte integrante della narrazione, Lahiri si presenta quindi come critica letteraria e filologa del suo doppio poetico … leggi tutto