È uscito il 27 maggio Il libro della follia, raccolta di poesie di un’autrice tanto tormentata quanto capace di scrivere versi lucidi e brillanti.
Se chiedi a un giovane scrittore o poeta perché scrive, le risposte più probabili che riceverai saranno qualcosa tipo «scrivo perché devo», «scrivo perché non so cosa penso finché non leggo ciò che dico» (questa l’ha detta veramente Flannery O’Connor), o forse la peggiore di tutte, «scrivo per non impazzire». Una poetessa, però, scriveva veramente per non impazzire: a una seduta, lo psicanalista le aveva passato foglio e penna suggerendole di racchiudere i suoi pensieri depressivi, maniacali, bipolari, li aveva tutti, sotto forma poetica.
Subito lo guarda male, aveva appena finito un incarico come modella, e gli risponde che l’unica cosa in cui sarebbe stata brava era prostituirsi. Poi ci prova, le piace e fa domanda per iscriversi a un seminario di poesia tenuto dal celebre poeta Robert Lowell, sicura però che non avrebbe apprezzato le sue poesie e che sarebbe rimasta a casa a piangere per giorni interi. Invece, Lowell le risponde che i componimenti che gli ha mandato gli piacciono molto, che anzi la invidia, e la accetta nel corso.
È il 1959 e quando Anne Sexton inizia il seminario di poesia è la più grande e l’unica a non essere iscritta all’università di Boston. L’aveva abbandonata anni prima per sposarsi con l’amico d’infanzia Kayo, un uomo molto normale e molto borghese, col quale ora ha due figli e un rapporto violento. Ma non è solo per questo che a lezione attrae tutta l’attenzione: modella quando il marito era nei militari, si presenta sempre ingioiellata, impellicciata, rossetto rosso perfetto, a volte anche ubriaca, faceva cadere i libri fuori dall’aula aspettando che qualcuno glieli raccolga.
Era la compagna impertinente che, quando doveva recitare una sua poesia, parlava di masturbazione («Esiste qualche apparecchio per il mio cuore? / Ho solo un aggeggio che si chiama vibratore» scrive ne Il libro della follia, uscito il 27 maggio per La Nave di Teseo), mestruazioni, suicidio, – argomenti delicati ora, figuriamoci al tempo. Quell’anno il professore pubblica Life Studies, riconosciuta come una delle raccolte di poesia americana più importanti di tutti i tempi, e in una recensione qualcuno scrive che si tratta di “poesie confessionali”, perché ci sono tantissime rivelazioni personali, inconsapevolmente dando il nome a un genere.
Dentro a questo genere ricadono anche le poesie di Anne Sexton, che qualche anno più tardi arriverà a dire di essere «l’unica vera poetessa confessionale» … leggi tutto