Memoria e rimozione, alla ricerca di umanità. Dialogo con Paolo Giordano (sinapsimag.it)

di Andrea Aufieri

La narrazione del complottismo è la vittoria 
della semplificazione sulla meraviglia della 
complessità. 

Forse è per questo che il sistema educativo sarà l’ultimo a ripartire, forse è per questo che in nome della ripresa economica e dello slancio vitale è avvenuta una rimozione immediata di quello che è capitato in questi mesi. Eppure non è ancora finita, per nessuno, in tutto il mondo.

Uno degli sguardi più lucidi e informati in questo periodo storico, che ha fatto conoscere bene alcune nozioni importanti a tutti gli italiani grazie ai suoi articoli sul Corriere della Sera e nel suo piccolo libro Nel contagio, ha voluto dialogare con Sinapsimag.

Paolo Giordano è uno scrittore e un fisico torinese, classe 1982. Oltre al suo primo saggio pubblicato quest’anno, ha scritto quattro romanzi. Con il primo, La solitudine dei numeri primi, ha vinto il Premio Strega nel 2008. Sono seguiti Il corpo umano (Mondadori, 2012), Il nero e l’argento (Einaudi, 2014), Divorare il cielo (Einaudi, 2018). Insegna come trasformare la scienza in racconto al Master in Comunicazione della scienza “Franco Prattico” di Trieste.

Per questa intervista abbiamo concordato di usare il tu per via di una relativa confidenza fiorita nel corso del laboratorio di Giornalismo scientifico al Festival Internazionale di Ferrara nel 2018 … leggi tutto

IL CIMITERO DEI LIBRI DIMENTICATI. INTERVISTA A CARLOS RUIZ ZAFÓN (lenuvoledinchiostro.it)

di Francesca Marson

«Ma quello è un koala?» 

Qualche anno fa, perdendo tempo su internet, sono incappata in una frase anonima che mi ha stregato e che porto con me come una sorta di talismano: «Il te stesso bambino sarebbe orgoglioso del te stesso adulto?» Nell’istante in cui, in attesa di farmi scattare una foto, mi sono ritrovata stretta tra le braccia di un inaspettatamente alto Carlos Ruiz Zafón – autore di una delle tetralogie più vendute al mondo – e mi sono sentita chiedere da lui se sulla cover del mio smartphone ci fosse davvero un koala…

Ecco, mi sono detta in quel momento: la ragazzina adolescente che in un pomeriggio di dicembre aveva letto L’ombra del vento, sarebbe stata fiera e orgogliosa di quello che avevo combinato.

Prima però riavvolgiamo il nastro. La saga del «Cimitero dei libri dimenticati» ha tenuto compagnia a me e a milioni di lettori sparsi in numerosi Paesi, per un arco di tempo lunghissimo. Avevo 14 anni ed era Natale quando ho conosciuto la famiglia Sempere e mi sono innamorata di Barcellona leggendo L’ombra del vento.

Sono diventata maggiorenne l’anno in cui ho divorato le pagine di Il gioco dell’angelo di nascosto sotto il banco di scuola … leggi tutto

Alberto Sordi, neonato feroce (doppiozero.com)

di Alberto Anile

Cento anni fa nasceva Federico Fellini. Ma 
questo 2020 segna anche un altro anniversario 
a tre cifre: quello di Alberto Sordi, nato a 
Roma il 15 giugno 1920. 

Amici fin dai tempi difficili della guerra, poi complici nelle prime e non sempre fortunate scorribande sul grande schermo, si può dire che Fellini e Sordi abbiano condiviso lo stesso sguardo critico e al tempo stesso curioso, da “osservatori partecipanti”, su quello strano oggetto chiamato Italia. Lo hanno fatto con modi ed esiti diversi: Fellini diventando un pilastro della storia del cinema mondiale; Sordi, più modestamente, di quella nazionale.

Entrambi, e in particolare Sordi, sono stati forse più amati (e odiati) che realmente studiati: una carenza alla quale Alberto Anile, critico e storico del cinema, ha provato a porre rimedio con il suo Alberto Sordi (CSC-Edizioni Sabinae, 2020). Il testo che segue è tratto dal decimo capitolo del libro, dedicato appunto al rapporto fra l’attore romano e il regista riminese: lo pubblichiamo per gentile concessione dell’autore e degli editori Felice Laudadio (CSC-Cineteca Nazionale) e Simone Casavecchia (Edizioni Sabinae), ai quali va il nostro ringraziamento.

Alberto è cento; gli altri sono, al massimo, dieci. (Federico Fellini, 1966) … leggi tutto

Lettere scontrose di Giovanni Arpino (iltascabile.com)

di

Nel bel mezzo degli anni Sessanta, quando 
scorrevano in presa diretta le immagini e i 
volti del boom che adesso osserviamo con un 
misto prevalente di nostalgia e ammirazione, 

Giovanni Arpino iniziò a scrivere per il settimanale Tempo una serie di lettere indirizzate a intellettuali, uomini politici, attrici e artisti a lui contemporanei. Nelle intenzioni di un giornale che guardava al modello dell’americano Life, doveva essere una prestigiosa rubrica di costume e spettacolo affidata a un grande scrittore, e così fu: del resto, all’epoca Arpino era già stato tre volte finalista al premio Strega, vincendo l’edizione del 1964 con L’ombra delle colline (mentre nel 1961 era stato battuto per un solo voto da Ferito a morte, il capolavoro di Raffaele La Capria).

Adesso, distanti come siamo da quel tempo, le cinquantadue lettere raccolte per la prima volta tutte insieme da minimum fax sotto il nome di Lettere scontrose mostrano qualcosa di diverso; scorrendo le pagine assistiamo a un racconto complessivo di quegli anni cruciali, in una variante purissima di quel genere epistolare che in Italia ha avuto una fortuna editoriale tutta sua, persino nelle pieghe più tragiche o imprevedibili – basta pensare alle lettere dei partigiani raccolte da Einaudi, o agli scritti dei due prigionieri per eccellenza del Novecento italiano, Antonio Gramsci e Aldo Moro … leggi tutto

“SONO UN VECCHIO ANARCHICO E CREDO CHE LO STATO SIA UN MALE”. MARIO VARGAS LLOSA DIALOGA CON BORGES (pangea.news)

Il primo Nobel sudamericano avrebbe dovuto 
andare a Jorge Luis Borges, sappiamo come è 
andata, cioè che andò a Gabriela Mistral prima 
e a Miguel Ángel Asturias poi, ci sono certi 
scrittori per cui la Svezia, francamente, 
non è degna. 

Dieci anni fa il Nobel fu assegnato a Mario Vargas Llosa, peruviano, altro ‘carattere’ politico rispetto a Borges – fu candidato alle presidenziali del suo Paese nel 1990 –, altra poetica, è tra i grandi narratori viventi. Per festeggiare l’evento, Vargas Llosa – classe 1936 – pubblica con Alfaguara Medio siglo con Borges, che, immagino, sarà molto presto tradotto in Italia. Nel frattempo, pubblico un pezzo del dialogo che Vargas Llosa ha tenuto con Borges, era il 1981 (lo stesso anno, scirocco letterario, in cui Liliana Heker, la grande scrittrice argentina, fa un’altra intervista a JLB, che sono riuscito a far tradurre per Castelvecchi).

Nella giustificazione al libro, che raccoglie “articoli, conferenze, recensioni e appunti che testimoniano mezzo secolo di letture di un autore che è stato per me fonte di un inesauribile piacere intellettuale”, Vargas Llosa dice qualcosa di non banale (il virgolettato tradotto lo è) … leggi tutto

Don Ciotti: «Io e quelle domande di Greene su Chiesa e potere» (avvenire.it)

Don Ciotti rilegge il romanzo dello scrittore 
inglese che affronta la testimonianza tragica 
dei cristiani in Messico

Anticipiamo una parte del testo che il fondatore del Gruppo Abele e di Libera, don Luigi Ciotti, ha scritto per la nuova edizione di Il potere e la gloria di Graham Greene (traduzione di Adriana Bottini, Oscar Mondadori, pagine 288, euro 14,00, in libreria da oggi). Pubblicato per la prima volta ottant’anni fa, nel 1940, il romanzo del grande scrittore britannico è accompagnato per l’occasione anche da una postfazione del narratore statunitense John Updike.

Non ho le competenze per dare una valutazione letteraria di Il potere e la gloria di Graham Greene, ma che sia un libro bellissimo credo di poterlo, anzi di volerlo dire.

E non mi sorprende che a difenderlo, quando negli anni Cinquanta suscitò scandalo in certi ambiti della Chiesa, fu con una lettera al Sant’Uffizio – l’attuale Congregazione per la dottrina della fede – l’allora pro–segretario di Stato Giovanni Battista Montini, che divenuto in seguito Paolo VI incontrò nel luglio del 1965 il grande scrittore inglese in udienza privata per attestargli tutta la sua stima. Paolo VI, un Papa di cui non è stata ancora riconosciuta, a mio avviso, tutta la grandezza … leggi tutto