Due vite di Emanuele Trevi (iltascabile.com)

di

La scrittura è un mezzo singolarmente buono 
per evocare i morti”, scrive Trevi. 

“Consiglio a chiunque abbia nostalgia di qualcuno di fare lo stesso: non pensarlo ma scriverne”. Il motivo è semplice. Quando scriviamo di un morto, il suo spettro si manifesta con una presenza ingombrante, quasi tangibile, e non in un debole miraggio, come può succedere invece in un sogno, o nel pensiero. In Due vite Trevi evoca così gli amici scrittori Rocco Carbone, scomparso in un lampo, sbattendo con il motorino contro una macchina parcheggiata in doppia fila, e Pia Pera, morta invece lentamente di SLA.

Trevi ricorda le serate e i viaggi passati tutti e tre insieme. Ripercorre le carriere dei due amici, le loro qualità umane e letterarie, le rispettive storie d’amore, i litigi e i lenti riavvicinamenti. Rocco Carbone ne emerge come una persona eternamente insoddisfatta, con un carattere “per niente facile”, ostinato; uno che, da autore, cerca un ordine razionale che nella vita gli sfugge: usa la scrittura come una cesoia per tagliare e levigare la realtà nell’allegoria.

Il suo ultimo libro, L’apparizione, (“quello che per comune consenso si può definire il suo capolavoro”) sarà un romanzo simbolico sul disturbo mentale, la psicosi, la mania bipolare di cui soffriva … leggi tutto

Changemakers: i pirati della modernità (doppiozero.com)

di Tiziano Bonini

Nonostante sia un libro agile e scritto per 
essere accessibile al famoso pubblico al di 
fuori dell’accademia, Changemakers
(Polity Press, 2019; trad it, Luca Sossella 
editore) di Adam Arvidsson è un libro che 
condensa anni di viaggi di ricerca, interviste, 
osservazione partecipante da Bangkok a 
Hong Kong, da New Delhi a Napoli, da Parigi 
a Londra e Milano.

È innanzitutto un libro sulla storia del capitalismo, sulle sue dimensioni attuali (sia quella americana che quella cinese), sul suo futuro e sostiene che l’attuale capitalismo digitale, figlio del capitalismo industriale, è alle corde.

Ma a differenza di tanti critici superficiali del capitalismo, non ci illude né con la prospettiva di un nuovo commonalismo all’orizzonte, né ci consola dicendoci che il capitalismo finirà con una rivoluzione.

Mentre tutti i critici del Capitalocene (una visione più critica dell’Antropocene, che sostiene che l’impatto negativo dell’uomo sull’ambiente è da imputarsi non tanto all’uomo in sé ma al modello produttivo capitalista) volgono lo sguardo al parallelismo tra gli anni 20 e 30 del Novecento e i giorni nostri, Arvidsson ci invita a spingere lo sguardo molto più indietro e trova che il periodo storico che stiamo attraversando non è tanto simile a quello di cento anni fa, quanto piuttosto è in continuità con il lungo cambiamento storico iniziato con la crisi del feudalesimo nel XIV secolo e che ha attraversato il XVI e il XVII secolo aprendo la strada alla formazione del capitalismo industriale … leggi tutto

L’ultima intervista di Giulio Giorello al Dubbio: “Le mascherine ci tolgono identità e umanità…” (ildubbio.news)

di

Il filosofo della scienza allievo di Geymonat 
è morto a Milano. Aveva 75 anni. Era stato 
ricoverato per il coronavirus circa un mese 
fa al Policlinico da cui era stato dimesso da 
una decina di giorni. Negli ultimi giorni la 
sua situazione era peggiorata.

E’ morto a Milano a 75 anni il filosofo Giulio Giorello: era nato nel capoluogo lombardo il 14 maggio del 1945. Era allievo di Ludovico Geymonat ed è stato il suo successore nella cattedra di Filosofia della Scienza all’Università Statale milanese. Da quanto si è appreso, era stato ricoverato per il coronavirus circa un mese fa al Policlinico da cui era stato dimesso da una decina di giorni. Negli ultimi giorni la sua situazione era peggiorata. Si era sposato tre giorni fa con la sua compagna Roberta Pelachin. 

Pubblichiamo l’ultima intervista concessa al Dubbio poche settimane fa

Siamo tutti mascherine. Ne facciamo uso, ce le portiamo appresso, le personalizziamo. Le usiamo come barriera contro il male oscuro e invisibile del Coronavirus. E come protezione verso gli altri. Le indossiamo quando pensiamo di essere in pericolo, le togliamo quando ci rilassiamo. C’è un uso pubblico: quando siamo in mezzo agli altri. E un altro privato: quando siamo in famiglia o in ambiti ristretti. Le mascherine sono diventate parte di noi, sono un pezzo della nostra identità.

Ma, appunto, quale identità? Con le mascherine siamo noi, ma lo siamo anche senza. Qual è dunque l’identità vera: quella dove nascondiamo il viso o quella dove trasmettiamo – col pianto, col sorriso, digrignando i denti, schiudendo le labbra – le nostre emozioni, il nostro linguaggio non verbale? … leggi tutto

Iconografia della violenza razzista (jacobinitalia.it)

di Attilio Scuderi

Un percorso lega l'ammutinamento di un racconto 
di Herman Melville alla scena della morte di 
George Floyd: a volte le immagini hanno il 
potere di cogliere il cuore della storia

Herman Melville pubblica Benito Cereno alla fine del 1855 sulla rivista Putnam’s Monthly. In quegli anni il clima politico statunitense è infuocato e fila dritto verso la Guerra di Secessione che scoppierà nel 1861 e sarà la prima grande guerra tecnologica dell’età industriale con oltre un milione di vittime.

Nei mesi di scrittura del racconto il dibattito sulla schiavitù impazza: lo alimentano iniziative legislative scandalose (nel 1850 lo Slave Fugitive Act sancisce la «restituzione» al padrone dello schiavo che avesse raggiunto uno degli stati abolizionisti), crisi politiche e sanguinosi scontri dovuti al processo di costituzione di nuovi stati (come il Kansas-Nebraska Act del 1854).

Esplode anche il conflitto tra Nord antischiavista e Sud pro-schiavitù per il controllo del Congresso e ha un enorme successo di vendite il romanzo di Harriet Beecher Stowe La capanna dello zio Tom (1852), il quale dava un’immagine per molti aspetti edulcorata e tranquillizzante della questione razziale pur schierandosi in favore di una «temperata» soluzione umanitaria (lo stesso punto di vista, in fondo, di Abraham Lincoln) … leggi tutto

Piketty contro la disuguaglianza: la proprietà è utile, non sacra (corriere.it)

di Paola Pica

L’autore di «Capitale e ideologia» (La nave di 
Teseo) e Ferruccio de Bortoli con la Fondazione 
Feltrinelli. Introduzione del direttore del 
«Corriere» Luciano Fontana

«Per troppo tempo, dopo la caduta del comunismo, abbiamo smesso di pensare a come trasformare il capitalismo. E oggi la crisi ci chiama a una mobilitazione collettiva e all’impegno di tutti i cittadini per costruire un modello economico più giusto e sostenibile».

Parla di «socialismo partecipativo e condivisione del potere» lo studioso francese Thomas Piketty, dialogando con Ferruccio de Bortoli al primo degli appuntamenti digitali di avvicinamento all’edizione 2020 della Milanesiana in calendario a luglio, organizzato con la Fondazione Feltrinelli e trasmesso in streaming su corriere.it … leggi tutto

Scrittori afroamericani, razzismo, violenza bianca: dieci libri da leggere (globalist.it)

Da Toni Morrison e Ta-Nehisi Coates alla storia 
di Rosa Parks, nove romanzi e saggi più un racconto 
per ragazzi italiani sugli Usa neri e bianchi

Il razzismo praticato negli Stati Uniti contro i neri d’America si ripercuote come l’effetto di un bombardamento in tutto il globo. Come disse Wim Wenders l’immaginario americano ha occupato il mondo e lo influenza, con il cinema, con la musica, con la tv, con i libri, per cui può incuriosire conoscere alcuni libri, a volte non editi da noi, che vale leggere o almeno conoscere intorno all’argomento.

Segnaliamo nove libri di autori afroamericani più un libro italiano per ragazzi sulla vicenda di Rosa Parks, la donna che con un semplice atto nel 1955 portò la Corte suprema statunitense ad abolire la segregazione sui mezzi pubblici nell’Alabama e che fu omaggiata da Bill Clinton e ricordata da Barack Obama. Non è detto che tutti i libri siano in catalogo: magari li trovate usati o nelle biblioteche più fornite.

Tra me e il mondo di Ta-Nehisi Coates
Scrittore, saggista, critico di fotografia, anche in Tra me e il mondo (Codice Edizioni) l’autore adotta lo stratagemma della lettera al figlio e analizza come il razzismo sia pervasivo e di rilevanza centrale negli Stati Uniti. Muove da episodi di cronaca che rimandano direttamente all’omicidio di George Floyd ucciso da un uomo con la divisa di poliziotto … leggi tutto

Le “manie libresche” di Manganelli (doppiozero.com)

di Arianna Marelli

“Quale che sia l’intensità dell’orrore, esso 
non supera mai il divertimento, la furibonda 
gioia del cantastorie, la felicità del possedere 
tutte le parole per raccontare, incantare, 
affabulare”.

Una definizione trascinante. Si sarebbe tentati di riferirla proprio a lui, e invece Giorgio Manganelli la regalava a Gogol’ sulle colonne dell’“Europeo” nel 1981. È una delle oltre 130 recensioni che Salvatore Silvano Nigro ha raccolto in un libro gustoso e poderoso: Concupiscenza libraria, uscito da poco per Adelphi. Se si pensa che un secondo volume è in programma per l’anno prossimo, si avrà la misura della “mania libresca” da cui Manganelli era attanagliato.

Silvano Nigro riunisce le recensioni che Manganelli non ha ripubblicato in vita, continuando così la sua fedele opera critica al servizio del suo maestro, sodale e amico, iniziata prima con le opere maggiori sia edite che inedite, poi con la parte sommersa dell’attività manganelliana (come i pareri di lettura e tutta la nube di materiali che danno forma alle Estrosità rigorose di un consulente editoriale), e ora appunto con le recensioni.

E Manganelli – annota Nigro – non era un recensore, ma “uno scrittore di recensioni”. Una differenza rilevante per chi, come lui, era capace di fare “letteratura sulla letteratura” … leggi tutto