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Gratteri ha ragione, ai magistrati serve un giornale: potrebbero chiamarlo il Fatto… (ildubbio.news)

di Davì

Il procuratore di Napoli dice in tv che le toghe 
sono sprovviste del “fuoco mediatico” necessario 
contro la separazione delle carriere. 

E lo dice proprio qui, nel paese dove il processo mediatico è elevato a forma d’arte

Nicola Gratteri, con il tono grave di chi si appresta a rivelare una indicibile verità, ha dichiarato – udite udite – che la magistratura italiana non ha a disposizione il “fuoco mediatico” necessario a contrastare la riforma della separazione delle carriere.

E lo ha detto nel Paese del caso Tortora, di Tangentopoli, della gogna pubblica e del processo mediatico elevato a forma d’arte.

Il procuratore di Napoli da Lilli Gruber: “Ci sono giornali che vendono meno di mille copie e sistematicamente attaccano le toghe. La magistratura ha bisogno di una narrazione e di giornali come ce l’hanno gli altri”

Ora, c’è una forma di audacia dialettica che rasenta l’eroismo, e c’è un’altra forma di audacia che sconfina nella comicità. Ognuno decida in quale dei due casi ci troviamo. Certo è che se c’è una categoria che ha sempre trovato spazio, megafoni, titoli cubitali, microfoni aperti e giornalisti adoranti, quella è proprio la magistratura.

E invece niente, il dottor Gratteri dice di sentirsi solo. O meglio, oppresso, privato di quella visibilità necessaria a fermare la riforma della separazione delle carriere, il tabù inviolabile della magistratura engagée. E lo dice, con la compostezza di un predestinato al martirio, nel programma di punta di La7, tra una carezza del conduttore e qualche sguardo affranto dei presenti.

E se avesse ragione?

Se davvero i magistrati fossero ridotti al silenzio e condannati a vivere nel cono d’ombra dell’irrilevanza mediatica? E allora forse è bene che si dotino di un proprio giornale: potrebbero chiamarlo Il Fatto Quotidiano…

L’INTERO discorso di Draghi sui ritardi e gli errori dell’Europa / Le risposte di Draghi al termine della sua audizione in Parlamento ( (Vista Agenzia Televisiva Nazionale)

“È un grande piacere avere l’occasione di 
approfondire con voi i contenuti del Rapporto 
sul Futuro della Competitività Europea. 

Ringrazio i Presidenti per l’invito. E ringrazio tutti voi per l’interesse e per i contributi che sono certo arricchiranno un dibattito che ritengo decisivo per il futuro dei cittadini italiani ed europei.

Tra l’altro, è la prima volta che torno in Parlamento dopo la fine del mio mandato da Presidente del Consiglio. Lo faccio con un po’ di emozione e con tanta gratitudine per quello che questa istituzione ha saputo fare in anni molto complicati per il Paese – e per quanto sta ancora facendo.

Quando la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, mi ha chiesto di redigere un Rapporto sulla Competitività, i ritardi accumulati dall’Unione apparivano già preoccupanti. L’Unione Europea ha garantito per decenni ai suoi cittadini pace, prosperità, solidarietà e, insieme all’alleato americano, sicurezza, sovranità e indipendenza.

Questi sono i valori costituenti della nostra società europea. Questi valori sono oggi posti in discussione. La nostra prosperità, già minacciata dalla bassa crescita per molti anni, si basava su un ordine delle relazioni internazionali e commerciali oggi sconvolto dalle politiche protezionistiche del nostro maggiore partner. I dazi, le tariffe e le altre politiche commerciali che sono state annunciate avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee”.

Così Mario Draghi in audizione davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato.

«Picierno appesa», «Sopprimiamo Calenda»: nuove minacce fuori da un liceo di Genova: le scritte con la firma filorussa (open.online)

di Ugo Milano

Il leader di Azione ha risposto sui social con 
l'indirizzo della sede nazionale del suo partito
Nuove minacce contro il leader di Azione, Carlo Calenda, e l’eurodeputata del Pd, Pina Picierno.
Sui muri esterni di un liceo di Genova sono apparse scritte minacciose contro i due politici italiani: «Picierno appesa», «Calenda traditore», «Sopprimiamo Calenda». A condividere alcune foto delle scritte è lo stesso Calenda, che sui social commenta ironicamente: «C’è un bel clima».
E poi invita gli autori delle scritte a presentarsi alla sede di Azione a Roma: «Ripeto. Corso Vittorio Emanuele II, 21. Provateci codardelli».

Immagine

I precedenti

Non è la prima volta che Calenda e Picierno sono vittime di minacce di questo genere. Pochi giorni fa, il leader di Azione aveva condiviso sui social la scritta intimidatoria «Calenda infame» comparsa fuori dalla scuola del figlio a Roma.

L’eurodeputata del Pd, che è anche vicepresidente del Parlamento europeo, era stata attaccata invece da Vladimir Solovyev, presentatore tv russo considerato vicino a Vladimir Putin, che l’ha definita una «bestia schifosa» e un’«idiota patentata».

“Gli Usa distruggono l’ordine mondiale. L’Europa? Sistema immunitario debole: vi spiego perché deve riarmarsi” (tiscali.it)

di Antonella Loi

La politologa Nathalie Tocci spiega a TiscaliNews 
che "davanti a noi c'è un mondo fatto di imperi: 
con Trump anche Putin e Xi Jinping con le 
loro colonie. 

Indietro non si torna”, dice. La video-intervista

“L’ordine mondiale credo che sia già cambiato. Radicalmente”. Nathalie Tocci, docente, politologa e direttrice dell’Istituto Affari internazionali con sede a Roma, non ha dubbi: la strada imboccata dagli Stati Uniti di Donald Trump è una strada di non ritorno.

Ospite della rubrica “10 minuti con…” di Tiscali News, l’analista sostiene che “sarebbe inverosimile pensare che tra quattro anni (allo scadere del mandato del presidente Usa ndr) si possa tornare al sistema precedente”. Perché quello che sta facendo il tycoon non è semplicemente “ignorare il sistema internazionale”, ma in lui c’è una volontà chiara di “distruzione”.

Insomma, quello che era chiamato “sistema liberale internazionale o della globalizzazione” oggi viene distrutto, paradossalmente, “da chi lo aveva creato”. Impossibile peraltro capire quale “sistema alternativo stia emergendo perché noi siamo in mezzo al guado, tra la fine del vecchio sistema e l’inizio del nuovo”, sostiene Tocci.

Professoressa, che visione ha il presidente Trump?

“Quello che è abbastanza evidente è che la visione di Donald Trump si sposa anche piuttosto bene con quella di un Vladimir Putin, oltre che con quella di un Xi Jinping: un mondo fatto di imperi. Tre imperi con le loro colonie. Nel caso della Cina la colonia è Taiwan, nel caso dell’India è l’Ucraina e il resto dell’est Europa. E nel caso degli Stati Uniti, che si considerano naturalmente il primo di questi imperi – non l’unico ma il primo – c’è il Canada, il Messico, Panama, la Groenlandia, ma anche tutti noi europei. Un sistema radicalmente diverso da quello del passato dove contavano le relazioni di forza insieme ai valori condivisi, le istituzioni, le regole, il diritto. Ecco, tutto questo sta andando all’aria”.

Una redistribuzione degli equilibri, dove spicca l’inedito asse USA-Russia e dove l’Europa sta in mezzo, apparentemente inerme: qual è secondo lei la debolezza dell’Europa e che ruolo può giocare invece in relazione alla questione ucraina?

“La debolezza sta nel fatto che abbiamo un sistema immunitario molto debole, particolarmente nell’Europa sud-occidentale, nella misura in cui non abbiamo grande percezione della minaccia che viene da Est, della minaccia della Russia. Ma c’è un sistema immunitario altrettanto debole a Nord-Est proprio perché hanno quella minaccia ben chiara nella loro testa. Hanno sempre visto negli Stati Uniti il cavaliere bianco che viene a salvarli e non riescono a vedere e capire che effettivamente quell’America lì non c’è più. Questo che cosa genera? Il nostro è stato un film in cui hanno sempre vinto i buoni e abbiamo un’enorme difficoltà ad accettare il fatto che forse nei film possono vincere i cattivi. E lo switch mentale che va fatto adesso piano piano sta avvenendo. Ma la traversata del desrto è ancora molto lunga”.

Una sensazione molto forte è che sia finito anche il multilateralismo.

“Sì, è finito così com’era. E questo è un male per l’Europa. Però c’è anche, se la sappiamo sfruttare, un’opportunità. Noi viviamo questa America che fuoriesce dal sistema da lei creato. Penso ad esempio al taglio totale degli aiuti allo sviluppo. Questo mette noi europei dentro il sistema multilaterale, nelle relazioni con i Paesi del Sud del mondo. Cioè se lo sappiamo sfruttare possiamo occupare quei vuoti creati dalla fuoriuscita degli Stati Uniti. Se noi oggi raddoppiassimo la finanza climatica, implementassimo l’accordo commerciale con i paesi del Mercosur, firmato ma ancora non ratificato e implementato, se noi aumentassimo i finanziamenti per l’aiuto allo sviluppo, cioè se riempissimo quei vuoti all’interno di quel sistema, multilaterale, beh insomma noi potremmo uscirne addirittura più rafforzati”.

Arriviamo in maniera quasi naturale alla politica dei dazi di Trump, perché è uno degli strumenti da lui utilizzati per affermare la centralità mondiale degli Stati Uniti. Dazi che vengono distribuiti fra tutti i Paesi competitor. Qualcuno qualche giorno fa, efficacemente secondo me, ha ricordato una frase di Kissinger che diceva: “Gli Usa non hanno alleati ma interessi”. L’Europa per il momento non sembra abbia ricette concrete o magari ci sta ancora pensando, gioca d’attesa. Però le Borse già soffrono: come si difenderà l’Unione Europea?

“L’Unione Europea sul tema dei dazi e più in generale sulle politiche commerciali è messa relativamente bene molto meglio rispetto a quanto non sia messa sulla difesa. La politica commerciale è una politica comunitaria, cioè centralizzata. Non è un caso che Trump definisca l’Ue ‘creata per essere una fregatura’ per gli Stati Uniti. Per il suo modo di vedere, se c’è un’Europa che sul tema commerciale è unita perché sovranazionalizzata, è evidente che naturalmente cercherà di fare la transazione. I dazi usati come ritorsione e quant’altro. Però, inevitabilmente, deve fare delle concessioni. Un conto è quando ci sono due attori che se la giocano, l’Europa unita e gli Usa, un’altra è se sei di fronte a uno spezzatino di Paesi europei. In questo caso riesci a essere non transattivo ma predatorio. L’Europa unita è una fregatura per Trump e non è un caso che l’obiettivo di questi Stati Uniti sia quello di dividere i Paesi europei in una sorta di divide et impera”.

Anche la questione degli armamenti fa parte di questo gioco, cioè la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, ha presentato un piano da 800 miliardi in quattro anni, soldi che in qualche modo vengono sottratti dai fondi di coesione, dal PNRR e scorporati dai vincoli di bilancio, un dato non secondario. È proprio necessario quindi prendere parte di questa corsa al riarmo?

“Beh, mettiamola così. Noi siamo di fronte da un lato a una minaccia della Russia che non è limitata all’Ucraina, cioè oggi la Russia in armamenti spende essenzialmente quanto tutti i Paesi europei messi insieme. Allora è evidente che se l’obiettivo fosse soltanto il Donbass non ci sarebbe alcun bisogno di una mobilitazione militare di questo genere. Ma se la minaccia militare russa dovesse andare oltre, e a mio avviso potrebbe riguardare i Paesi Baltici… insomma staremo a vedere”.

Ma per evitare questo non può bastare la deterrenza?

“La deterrenza esiste nella misura in cui c’è fiducia che l’articolo 5 della Nato effettivamente valga ancora qualcosa. C’è chi pensa veramente oggi che qualora la Russia dovesse attaccare la Lituania gli Stati Uniti entrerebbero in guerra? È abbastanza evidente che la risposta sia no. E allora tutto il concetto della deterrenza alla base della Nato è come se ci stia crollando davanti. Quindi da un lato abbiamo la minaccia russa che dobbiamo affrontare nella migliore delle ipotesi senza gli Stati Uniti, non con gli Stati Uniti contro, ma senza gli Stati Uniti. È evidente che ci serve il riarmo”.

L’opinione pubblica non è detto che sia a favore.

“E’ chiaro che è un punto difficile e delicato da far passare a un’opinione pubblica che non è stata accompagnata nella percezione di una minaccia che aumenta. Penso soprattutto a quella italiana. Perché se lo vai a chiedere, non ti dico un lituano onesto o un polacco, ma anche un tedesco ha un’idea molto più chiara della minaccia di quanto non ce l’abbia un italiano. Quindi è difficile, ma è evidente che se quella percezione della minaccia c’è e sì: vale molto di più dei fondi di coesione”.

Senta, lei ha detto che comunque Trump mira a destabilizzare in qualche modo l’Europa, a dividerla. Qui la domanda riguarda l’Italia: che gioco sta giocando e che gioco giocherà? Perché per ora non si è capito molto. Cioè, Meloni farà davvero da “ponte” così come lei vorrebbe oppure sarà, come dice qualcuno, quel “cavallo di Troia” utile a dividere l’Europa?

“Il tentativo di fare da ponte per carità è assolutamente giusto e legittimo. Peraltro esplorato non soltanto dall’Italia ma anche dal primo ministro inglese Starmer. Perché è evidente che si tratta di un’America che fa un passo di lato e di fronte c’è una Russia contro. E’ tosta. Va bene esplorare ogni possibilità, ma su questo dobbiamo essere molto onesti: il ponte lo si riesce a costruire se c’è una qualsivoglia volontà dall’altra parte. Ovviamente non posso sapere che cosa sta nella testa della nostra presidente del Consiglio, però posso dire una cosa”.

Dica.

“A livello delle affinità politiche ideologiche, e magari dove batte il cuore, mettiamola così, so anche che l’Italia è in Europa e la geografia non si cambia. So anche che l’economia italiana è intrecciata indissolubilmente con quella europea, in particolar modo con quella tedesca. So anche che abbiamo una Costituzione, con un garante che fa il suo mestiere in maniera eccellente. Insomma ci sono tutta una serie di motivi per cui, a prescindere da dove può portare il cuore del governo, io penso che prevalga la testa e temo che a un certo punto la scelta diventerà obbligata”.

Scarti umani – Nicolai Lilin, il filorusso contro i comici Luca e Paolo: «Gli sfonderei il cranio». Applausi in sala a Genova (LaPresse)

Durante una conferenza a Genova le minacce ai due 
artisti dopo lo sketch sulla petizione lanciata 
contro Mattarella

“Gli sfonderei il cranio”, ha detto, riferendosi ai due comici, lo scrittore 45enne di origini moldave, in videocollegamento alla conferenza “Voci dal Donbass”, che si è tenuta a Genova e trasmessa in diretta su youTube il primo marzo scorso.

“Personaggi patetici e ignoranti: hanno preso in giro quello che ha fatto Vincenzo, la raccolta firme, in maniera stupida. Comprendo tutto, scherzi, satira, è bellissimo io prendo spesso in giro anche sui miei social soprattutto i potenti di questo mondo. Ma quando io vedo due annoiati, inutili, dal punto di vista intellettuale. Personaggi strapagati rispetto all’impegno che mettono in quello che fanno e deridono una persona che riporta le informazioni reali dalla guerra. Mi è venuta la voglia di sfondare il cranio a uno e all’altro. Lo dico onestamente”,

le parole di Lilin.

Le minacce al duo comico di Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu arrivano dopo la puntata del 25 febbraio di DiMartedì andata in onda su La7, dove i due artisti hanno dedicato uno sketch satirico alla petizione lanciata contro Sergio Mattarella da un altro putiniano, Vincenzo Lorusso.

“Sono una persona nata per strada che ha vissuto per strada, ho fatto le risse. Anche se ho promesso a me e a mamma di non ammazzare più nessuno, ancora oggi ho il sangue che mi va alla testa quando vedo certe cose e dico: se lo trovassi davanti gli sfonderei il cranio e gli farei ingoiare i denti. Persone indegne che affrontano delle questioni in maniera qualunquista. Questo è il problema dell’Italia: che abbiamo troppe persone come Luca e Paolo”, ha concluso Nicolai Lilin.

L’orrendo attacco del propagandista russo contro Pina Picierno (linkiesta.it)

L’idiota di Putin

Il conduttore Vladimir Solovyev ha insultato nella sua trasmissione su Rossyia Tv la vicepresidente del Parlamento europeo che aveva denunciato l’inopportunità politica della sua partecipazione in studio al programma di Rai 3 “Lo stato delle cose”: «Vergogna della razza umana. Miserabile bestia pietosa»

Il giornalista e propagandista russo Vladimir Solovyev ha attaccato duramente con una sequela di insulti aberranti la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, dopo che quest’ultima aveva chiesto la cancellazione della sua partecipazione al programma di Massimo Giletti “Lo stato delle cose” su Rai 3.

L’eurodeputata del Partito democratico aveva chiesto l’intervento della commissione di Vigilanza Rai denunciando l’inopportunità politica di ospitare un conduttore televisivo russo già sanzionato dall’Unione europea per la sua attività di propaganda putiniana. Infatti i beni in Europa di Solovyev sono stati congelati e gli è stato vietato l’ingresso in vari stati dell’Unione europea.

Nella sua trasimissione su Rossiya Tv, il salotto dorato della propaganda putiniana, il conduttore si è rivolto a Picierno, pronunciando il primo insulto in italiano: La «sua bocca puzza di tirannia» e poi in russo: «Ecco cosa devi capire, miserabile bestia pietosa che vai contro a tutti i principi della democrazia europea». Poi un respiro profondo e la messinscena di insulti continua con un’altra frase pronunciata in italiano: «Ma va. Idiota patentata».

Le risate complici degli ospiti in sottofondo hanno accompagnato la frase successiva di Solovyev, sempre contro la vice presidente del Parlamento europeo: «Se tu osi, schifosa bestia, accusare me di disinformazione allora cosa dovresti dire a Donald Trump che sostiene che voi europei siete dei bugiardi. Cosa dici al cyber king americano (Jeffrey) Sachs che sostiene che la vostra russofobia è pazzesca (detto in italiano, ndr). Siete impazziti».

E poi l’ultimo insulto, sempre pronunciato nella nostra lingua, per far arrivare chiaro e tondo il messaggio intimidatorio: «Vergogna della razza umana» accompagnando il tutto coi soliti gesti tipici dello stereotipo italiota.

La vice presidente del Parlamento europeo ha ricevuto i primi messaggi di solidarietà dall’eurodeputato ed ex segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti: «Solidarietà piena contro gli ennesimi vergognosi attacchi che arrivano dalla Russia. Una sequela di insulti gravi, volgari e inaccettabili che non scalfiranno in tutti noi la determinazione di continuare a dire la verità».

E anche dal senatore dem Filippo Sensi: «Solidarietà a Pina Picierno, sono solo medaglie gli insulti dei putinisti e della loro orrenda propaganda». Solidarietà espressa anche dall’eurodeputato e fondatore di Place Publique, Raphaël Glucksman, che ha parlato da Strasburgo durante la plenaria del Parlamento europeo.