La sera del 15 gennaio 1935 – XIII dell’Era Fascista,
alla vigilia della guerra di Abissinia – il quattordicenne Ferdinando “Nando” Buscaglione (nato cent’anni fa a Torino, il 23 novembre 1921), studente di violino – ’l merlus, il merluzzo, lo chiamava lui – si trovava fra il pubblico del Teatro Politeama Chiarella di via Principe Tommaso (dove nel 1910 Filippo Tommaso Marinetti e Umberto Boccioni avevano presentato il Manifesto della pittura futurista), insieme all’amico fisarmonicista Renato Germonio, conosciuto alle adunate del sabato, ad ascoltare e a spellarsi le mani per applaudire nientemeno che Louis Armstrong nella storica serata del suo primo concerto in Italia organizzato da Alfredo Antonino, personaggio di spicco dell’ambiente d’avanguardia musicale torinese, fondatore dell’Hot Club, primo ritrovo di jazz in Italia, frequentato da intellettuali come Mario Soldati, Massimo Mila, Cesare Pavese.
Per Nando Buscaglione quel concerto segnerà il suo futuro di musicista: dal violino studiato al Conservatorio si dedicherà sempre più al contrabbasso, con puntate verso la fisarmonica, la tromba, il pianoforte («Ero una specie di orchestra vivente», ebbe a dire).
Comincerà a suonare in locali di periferia, frequenterà assiduamente l’Hot Club dove incontrerà il maestro Piero Pasero e comincerà a farsi un nome nell’ambiente musicale torinese in cui gravitano nomi come Gino Latilla, Natalino Otto, Tonina Torrielli, Gloria Christian, Carla Boni.
Il 10 giugno 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, Buscaglione viene arruolato nel reggimento di fanteria della Divisione Calabria stanziato nel nord della Sardegna dove, neanche dirlo, oltre a marciare e a cercare di scansare le bombe alleate, mette insieme un quintetto di commilitoni che battezza Aster (dopo la guerra si ritroveranno e rifonderanno il gruppo col nome di Asternovas, accompagnando Fred nella sua irresistibile ascesa al successo).
Alla fine delle ostilità belliche il Nostro rientra a Torino, una città, come abbiamo visto, dalle profonde radici jazz e dove, in quell’Italia che voleva lasciarsi alle spalle lutti e tragedie, la musica fa capolino da ogni dove: il Giardino d’Inverno, il Chatam, la Sala Ballo Serenella, il Dancing Augusteo, il Columbia, la Tavernetta del bar Sestriere, locali dove si suona il migliore jazz e, se capita, si può ascoltare lo stesso Buscaglione che comincia a farsi chiamare Fred: «Fa più “americano”», confesserà all’amico d’infanzia Leo Chiosso che diverrà il suo paroliere (o “autore di testi”, secondo la dizione politicamente corretta) di fiducia … leggi tutto