Bologna e il fetore degli sciacalli (diario.world)
di Gregorio Dimonopoli
Sono ore e momenti difficili ma nonostante ciò...
Le gravi conseguenze che chiunque ha visto, vede e vedrà ancora per molto tempo e dovute ad un’ennesima e straordinaria reazione di un ambiente reiteratamente violentato dovrebbero imporci tante riflessioni, non solo sull’accaduto ma, soprattutto, sul futuro della città e le conseguenti scelte urbanistiche che necessariamente metteranno in profonda discussione quelle stesse strade che quotidianamente percorriamo con inerte abitudine.
Dovrebbero essere momenti d’impegno per organizzare a lenire per quanto possibile queste ferite purtroppo non solo alle cose ma anche per la memoria di quella famiglia che ha perso una persona cara.
Ma no, purtroppo non è così.
Ora, si è ulteriormente rinfocolata la canea accusatoria verso il sindaco Lepore, il quale certo merita a mio avviso una lunga fila di critiche per tanti motivi pregressi e di varia natura, ma che non c’entrano con l’eccezionalità di un evento meteorologico estremo.
Mentre si perpetua una costante guerra da mulini a vento grazie a dementi e patetici negazionisti dei cambiamenti si aggiunge anche lo sciacallaggio politico con la scusa delle prossime elezioni regionali, il plurale è d’obbligo.
Nella vicina Liguria ad esempio, anch’essa infatti oggetto di una tornata elettiva, e dove i problemi ambientali non sono mai stati pochi in questi decenni, pare che non ci sia lo stesso cipiglio giustizialista. Ma questo vale anche per altre regioni governate dal centro destra, proprio in queste ore. Silenzio o meglio omertà. Triste.
Non sarebbe da credere una tale protervia in disprezzo delle sofferenze suddette ed invece dalle pantofole editoriali della Meloni si sparano titoli insultanti, anti storici ed inzuppati dal denominatore comune di un incomprensibile anti comunismo d’antan.
Vediamone alcuni:
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Ponte sullo Stretto, ambientalisti: grave impatto su ecosistema (quotidianodelsud.it)
L’impatto sull’ecosistema prodotto dal Ponte sullo Stretto preoccupa Legambiente e altre associazioni, ecco il documento inviato al ministero
Aspra contestazione, nel merito e nel metodo, alle integrazioni prodotte dalla Stretto di Messina sul progetto del Ponte sullo Stretto arriva dalle associazioni ambientaliste che hanno presentato al ministero dell’Ambiente un documento di 600 pagine di contro osservazioni.
L’ampio dossier è stato inviato alla Commissione di Via – Vas da Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, Man e Wwf Italia, insieme alla “Società dei Territorialisti” ai “Medici per l’Ambiente – Isde” e ai comitati “Invece del Ponte” e “No Ponte – Capo Peloro”, tutti uniti dall’obiettivo di rafforzare la tesi, già ampiamente dimostrata in precedenza, secondo cui il Ponte «rimane un progetto dall’impatto ambientale gravissimo e irreversibile, non compensabile né mitigabile».
IMPATTO AMBIENTALE DEL PONTE SULLO STRETTO «NON MITIGABILE»
A redigere il documento sono stati 39 esperti e tecnici, tra cui figurano molti docenti universitari, che, spiegano gli ambientalisti, «hanno dovuto districarsi in un vero e proprio labirinto costituito da centinaia di nuovi elaborati, a volte anche in contraddizione tra di loro».
Le integrazioni prodotte, tuttavia, non risponderebbero alle segnalazioni critiche formulate dalla Commissione di Valutazione d’impatto ambientale «ma si limitano a tentare di giustificare scelte progettistiche già effettuate dalla Stretto di Messina SpA».
Secondo i firmatari delle nuove osservazioni, le stesse dimostrerebbero che gli impatti dell’infrastruttura non possono essere «mitigati o compensati» e sebbene la Stretto di Messina li indichi nel proprio progetto lo fa solo in «forma minimizzata».
Il lavoro di analisi della società concessionaria dell’opera «contiene un errore eccezionalmente grave, ovvero, la totale assenza di una valutazione della somma che i vari impatti connessi alla realizzazione dell’opera producono. – chiariscono gli ambientalisti – L’assenza del cosiddetto “effetto cumulo” rappresenta una palese violazione della normativa vigente, sia comunitaria che nazionale».
Il parere della Commissione di Via – Vas è atteso per metà novembre, ma le associazioni e i comitati «escludono persino la possibilità di un’approvazione con prescrizioni – e – ritengono pertanto che la Commissione non potrà che chiudere il procedimento Via in corso con parere negativo».
I PUNTI CRITICI DELLA PROGETTAZIONE
Entrando nel merito dei principali punti critici individuati dalle associazioni e dai comitati, vi è una carenza attribuita al progettista relativamente alla Valutazione di incidenza ambientale (Vinca).
Per quanto concerne le aree sottoposte a vincoli comunitari in quanto ricomprese nei siti della Rete Natura2000, su cui già nel 2013 la Commissione di Via si era espressa negativamente, affermano le associazioni che si tratta dell’aspetto in cui «il numero di analisi parziali, omissive e metodologicamente criticabili, appare più evidente anche perché alcune delle compensazioni proposte sono o risibili o non compatibili con le Linee guida dello stesso Mase – e sono date per – scontato autorizzazioni che molti singoli interventi necessitano».
Inoltre, «si prevede di cantierizzare per anni ulteriori aree delicate e vincolate, anche oltre quelle direttamente interessate dal Ponte».
PONTE SULLO STRETTO E IMPATTO SULLA BIODIVERSITÀ
Nel documento si sottolinea, poi, che gli interventi compensativi sono incompatibili con la pianificazione paesaggistica e quindi con i vincoli a questa relativi delle regioni Calabria e Sicilia.
La mole più consistente delle critiche viene fatta sul piano dell’impatto sulla ricca biodiversità dello Stretto in special modo sull’avifauna della zona. «Viene addirittura ignorata la presenza di alcune specie, di altre si sottostima la consistenza o si descrivono rotte e traiettorie sulla base di rilievi condotti con un radar limitato nella sua portata e mal posizionato», spiegano gli ambientalisti che documentano come invece «l’analisi storica dei venti che interessano lo Stretto porti a ritenere una collisione dell’avifauna ben superiore a quanto ipotizzato nei documenti prodotti dalla SdM».
E dicono ancora: «Tutti gli effetti ambientali sono stati considerati anche rispetto gli impatti sul mare, sulla costa, sulla risorsa idrica, in relazione sia all’opera che ai cantieri necessari per realizzarla. L’inevitabile distruzione delle rarissime (e vincolate) cosiddette beach rock sul litorale prossimo a Ganzirri costituisce solo un esempio della sproporzione dell’intervento rispetto alla delicatezza dei luoghi».
ASPETTI STRUTTURALI E DI CANTIERE
Anche nel dossier delle associazioni e dei comitati viene riproposta l’inesauribile questione delle faglie attive e capaci presenti nell’area interessata dall’opera per le quali sarebbe insufficiente l’integrazione documentale.
Molti i rilievi sugli aspetti di cantiere dell’opera e su quelli strutturali: «Rumori e vibrazioni sono oggetto di puntuali controdeduzioni rispetto alle sottovalutazioni contenute nelle integrazioni dei progettisti che per le polveri hanno addirittura considerato aree di disturbo vicino ai cantieri per soli 50 metri. – e aggiungono – non ci potranno essere risposte rispetto alla tenuta dei cavi finché non si faranno i test che lo stesso progettista indica e come le risposte fornite in merito alle oscillazioni del Ponte non appaiono convincenti (in particolare in relazione all’attraversamento ferroviario)».
COSTI E BENEFICI
Le controsservazioni inviate al Mase trattano anche del tema costi/benefici e concludono: «l’aggiornamento dei flussi di traffico al 2022 non giustifichi la realizzazione del Ponte che, se realizzato, avrebbe come risultato il trasferimento del trasporto via mare sul ferro, lasciando inalterato il trasporto su gomma e quello aereo. Per altro non si considera l’intermodalità del trasporto marittimo migliorata con il collegamento dinamico finanziato con fondi del Pnrr».
Sottolineano, inoltre: «Manca poi una approfondita e completa valutazione di impatto sulla salute pubblica».
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