Bologna 2021-26. A Bologna stanno per proiettare un film da propaganda putiniana, “Il Testimone”. Scoppia la polemica. Il comune: «Inaccettabile» (open.online)

Si tratta del primo lungometraggio finanziato 
dal Cremlino e racconta la guerra contro Kiev

«Abbiamo appreso dai social network della proiezione del film di propaganda anti-ucraina “Il Testimone” in programma nei prossimi giorni presso la casa di quartiere Villa Paradiso. Convocheremo a stretto giro il gestore dello spazio in convenzione, è inaccettabile utilizzare una sede istituzionale per attività di propaganda, siamo contrari a questa iniziativa e chiederemo agli organizzatori di ritirarla».

A scriverlo, in una nota, il Comune di Bologna. La pellicola fa discutere perché “Il Testimone“, o meglio “The Witness” è il primo lungometraggio russo sull’invasione dell’Ucraina, finanziato dal ministero della Cultura russo. Presentato il 17 agosto in Russia, è stato un flop al botteghino. Con un budget di 200 milioni di rubli (1,75 milioni di euro), ha incassato meno di 14 milioni di rubli (128.000 sterline) nelle prime due settimane.

Racconta il punto di vista di un violinista belga, Daniel Cohen, a Kiev per esibirsi nel febbraio del 2022, pochi giorni prima dell’inizio della guerra e poi sul fronte, davanti a soldati ucraini dipinti come nazisti veri e propri, cultori del “Mein Kampf”.

Qualche giorno fa a Modena è scoppiata la polemica per un incontro sulla ricostruzione di Mariupol, promosso dall’Associazione Culturale Russia Emilia-Romagna, la stessa che cura l’evento bolognese, in calendario il 20 gennaio prossimo.

Contro l’appuntamento i Radicali Italiani, Radicali Modena e diverse associazioni ucraine modenesi e di tutta Italia che saranno in piazza per protesta.

Beatrice Venezi contestata a Nizza: «No ai fascisti». Guarda il video (billboard.it)

È successo al concerto di Capodanno al teatro 
dell’Opera,

dove degli spettatori hanno esposto uno striscione con la scritta “Niente fascisti all’opera, niente opera per i fascisti”

Ancora una volta Beatrice Venezi è stata contestata in quanto accusata di essere “fascista”a Nizza. La direttrice d’orchestra italiana era stata invitata a dirigere l’orchestra sinfonica per il concerto di Capodanno presso il teatro dell’Opera della città francese. Appena prima dell’inizio del concerto, dal loggione alcuni spettatori hanno scandito più volte lo slogan “Niente fascisti all’opera, niente opera per i fascisti”, riportato (in italiano) anche su uno striscione.

Il video della contestazione a Nizza

L’azione ha suscitato reazioni miste nel pubblico, con tanti fischi ma anche qualche applauso. Beatrice Venezi non si è scomposta. Anziché rispondere alla provocazione, ha rivolto ai contestatori una sorta di saluto e ha poi dato inizio al concerto come da programma.

“Beatrice Venezi è fascista”: i precedenti

La direttrice d’orchestra (anche se lei preferisce la coniugazione al maschile, “direttore”) è notoriamente vicina a Fratelli d’Italia. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano l’ha voluta come consigliera per la musica. Nel 2021 ha ricevuto il Premio Atreju durante l’omonimo raduno annuale di Fratelli d’Italia. Inoltre suo padre Gabriele nei primi anni Duemila è stato un dirigente nazionale del partito di ispirazione neofascista Forza Nuova.

Per questi motivi Venezi è stata spesso contestata di vicinanza ideologica al neofascismo. Nei giorni scorsi una cinquantina di persone ha manifestato contro la sua partecipazione al concerto di Capodanno. In estate, a luglio, dei comitati avevano protestato contro l’invito rivolto a Beatrice Venezi dal sindaco di Nizza, Christian Estrosi, alla direzione del concerto di Natale.

Il direttore dell’Opera di Nizza, Bertrand Rossi, allora aveva ribattuto così alle proteste: «La musica ha il potere di superare gli schieramenti e riunire gli individui attorno a un’esperienza comune. Occorre separare l’arte dalla politica».

Subito dopo, Venezi ha diretto a Lucca il concerto di apertura delle Celebrazioni del Centenario Pucciniano (Giacomo Puccini morì nel 1924 a Bruxelles). Ha fatto discutere la sua scelta di eseguire l’Inno a Roma del grande compositore lucchese. Il brano infatti godette di grande popolarità durante il ventennio fascista e fu poi adottato dall’MSI come inno di fatto del partito.

«Non posso accettare censure e credo che neanche Puccini le avrebbe accettate», ha detto lei alla stampa in quell’occasione. «Spero che l’esecuzione di questo brano sia un invito per il Paese a riconciliarsi con la propria memoria storica e che l’arte e la cultura tornino al centro al di là delle posizioni politiche».