L’Italia è ultima in Europa per fondi alla ricerca e istruzione. Così sì uccide un Paese. (thevision.com)

di Silvia Granziero

La Legge di Bilancio 2020, approvata il 24 dicembre scorso ed entrata in vigore il primo gennaio 2020, vale circa 32 miliardi di euro, ma oltre 70 punti della manovra richiedono ulteriori decreti per diventare attuativi. 

Tra le varie misure previste dal governo le grandi assenti sono università e ricerca: le dimissioni del 26 dicembre del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti sono motivate dal mancato aumento dei fondi per l’università di un miliardo di euro (oltre ai quasi due presenti nella manovra). Per Fioramonti la cifra era necessaria per “restare a galla” e sarebbe stata ricavata dalla riscossione di tasse di scopo su merendine e voli aerei. L’esecutivo ha replicato un copione già visto molte volte.

Nessuno dei governi degli ultimi anni ha davvero superato la Legge Gelmini del 2010 – che, tra le altre cose, aveva tagliato gli stanziamenti per la ricerca del 7% rispetto agli anni precedenti. “Abbiamo bisogno di un sistema formativo che sia realmente motore dello sviluppo del Paese, ma ancora prima delle persone che lo attraversano: per costruirlo, sia chiaro a ogni ministro e a ogni governo, servono risorse”, commenta l’Associazione Dottorandi e Dottori di ricerca in Italialeggi tutto

Facciamo una scuola difficile (glistatigenerali.com)

di Antonio Vigilante

Uno studente che provenga dal ceto proletario si trova ad affrontare difficoltà che per lo studente borghese sono difficili anche da immaginare. 

La più grande, spesso insormontabile, è la differenza culturale: perché la cultura scolastica è la cultura elaborata nei secoli dal ceto nobiliare e poi da quello borghese, una cultura che esprime una visione del mondo che è diversa, diversissima da quella proletaria; una costellazione di valori altra, nella quale lo studente proletario non è a casa.

E si trova di fronte a una scelta dolorosissima: abitare quella nuova casa e diventare un estraneo per il suo ambiente o rifugiarsi nel suo ambiente e disertare la nuova, improbabile casa. Spesso è questa seconda, la sua scelta, ed è tra le cause principali della dispersione scolastica. C’è poi la lingua. Il nostro studente proletario ha un codice ristretto, direbbe Basil Bernstein. Ha un codice diverso, direbbe qualche altro. Certo parla una lingua che non è quella scolastica.

Un proletario foggiano ha termini estremamente precisi per indicare, che so, l’acqua di cottura della pasta o le briciole di polistirolo, ma non ha un lessico astratto o adatto alla complessità del mondo emotivo e sentimentale (quel mondo che si esprime nella poesia e nella letteratura): nella sua lingua non esiste nemmeno un modo per dire “ti amo”leggi tutto

Il paradosso Dell’Aria continua, la prof di Palermo sconta ancora per il video sulle leggi razziali. Sulla punizione deciderà il Tribunale (articolo21.org)

di Graziella Di Mambro

Il tono pacato e con poche concessioni al 
sentimento è il miglior racconto di cosa 
sta succedendo alla professoressa 
Rosa Maria Dell’Aria, 

la docente di Palermo sospesa dal servizio per 15 giorni a maggio, perché, secondo il direttore dell’ufficio scolastico di quella provincia, non aveva adeguatamente controllato un lavoro fatto dai suoi alunni; in specie non aveva verificato il contenuto di due slide che accostavano le leggi razziali emanate in Italia nel 1938 al decreto sicurezza voluto dal Ministro dell’Interno allora in carica, Matteo Salvini.

Rosa Maria dopo la sospensione è tornata nella sua scuola, l’Istituto tecnico “Vittorio Emanuele III ” di Palermo, a lavorare con il solito metodo e la passione che l’accompagnano da 40 anni, ma il provvedimento disciplinare non è stato mai revocato, nonostante le rassicurazioni arrivate persino dal Ministero dell’Istruzione … leggi tutto

Alice Milani. La dottrina di don Lorenzo Milani (altreconomia.it)

di

Il linguaggio è uno strumento di emancipazione dei deboli contro i forti. La scuola popolare di Barbiana come laboratorio per la tutela dei propri diritti. Intervista alla pronipote

“Don Lorenzo somiglia al mio babbo. Così ho avuto il vantaggio di disegnare qualcuno di familiare, è stato più semplice interiorizzarlo”. Alice Milani (1986, Pisa) si è formata come fumettista all’Accademia Albertina di Torino e il suo ultimo libro –“Università e pecore. Vita di don Lorenzo Milani”, appena pubblicato da Feltrinelli Comics- è dedicato a Don Lorenzo Milani, il priore e “maestro” di Barbiana (Firenze), di cui è pronipote.

Alice Milani, come è stato confrontarsi con una figura così importante e discussa nell’immaginario del nostro Paese?
AM Don Milani era lo zio di mio padre, non l’ho mai conosciuto direttamente, ma quando ho iniziato a leggere qualche suo scritto che avevamo in casa per me è stato uno shock … leggi tutto

Il nome (comune-info.net)

di Ascanio Celestini

Piero Terracina tiene in mano il microfono. 
Attorno a lui ci stanno i ragazzi delle 
scuole di Roma. 

È l’autunno del 2005 e in Polonia fa caldo come in Italia. In quello che fu il campo di sterminio Auschwitz II ci stanno i camosci. Oppure i daini. Non mi ricordo. Però ho in mente le facce degli studenti. Uno che era tanto militante, uno di sinistra che mi ricordava come ero io alla sua età. Tanta voglia di leggere i libri che non consigliano mai a scuola, voglia di fare politica, poca voglia di studiare latino e greco.

Un altro che dice di essere di destra e poi mi hanno detto che è diventato buddista. Una ragazzina che parla con lo slang delle borgate, ma si commuove quando dice «mamma mi ha messo in valigia il maglione pesante. Adesso fa un caldo che schiumi, ma a quel tempo si congelavano».

E chissà cosa la commuove. Il freddo o la madre che gli internati non avevano più. «Quando so’ arrivata a Auschwitz me so detta: me sa’ che sarà una pezza, ‘na cosa parecchio pesante». E il ragazzo di destra: «non credevo che mi avrebbe toccato così tanto. Pensavo: vabbè, vai là e senti storie, ti informi. Però alla fine è stata ‘na cosa troppo particolare, davvero forte» … leggi tutto

Un sistema scolastico in affanno e le scelte decisive delle famiglie (ilsole24ore.com)

di Andrea Gavosto

I risultati sconfortanti sulla capacità del sistema 
d’istruzione di formare le competenze delle ragazze 
e dei ragazzi italiani che so sono stati raccontati 
dalla nuova edizione di Ocse Pisa, rovano circa 
mezzo milione di studenti – e le loro famiglie – 
alle prese con la scelta della scuola superiore. 

E vanno ad aggiungersi alla diffusa percezione di una scuola perennemente in affanno, le cui attività quotidiane procedono fra mille incertezze e disagi. Dove il ricorso a un numero abnorme di supplenti è la norma, la continuità didattica un’eccezione e gli ultimi diritti ad essere tutelati sono quelli dei discenti.
In un quadro generale così critico, qualcuno potrebbe pensare che la scelta della scuola diventi meno importante. Sarebbe, però, un errore.

Sappiamo che l’insoddisfacente risultato italiano è la media di esisti molto differenziati e divaricati, soprattutto a livello territoriale, con le regioni del Sud in seria difficoltà, mentre molte aree del Nord nono sono lontane dalle migliori realtà internazionali.

Nondimeno, anche all’interno di ogni territorio e di ciascun indirizzo di studio c’è scuola e scuola … leggi tutto

La scuola italiana non funziona più da ascensore sociale (valori.it)

di Emanuele Isonio

La nuova indagine OCSE-Pisa 2018 fotografa un Paese 
abbandonato alle disuguaglianze. E la scuola non 
aiuta a ridurle: «in Italia c'è un effetto segregazione»

l risveglio per chi ancora crede nel valore sociale e culturale dell’istruzione scolastica è senz’altro brusco. Ma la realtà in molti casi è scomoda. E questo è uno di quelli: la scuola italiana, almeno per quanto riguarda la formazione secondaria di secondo grado (per capirci: licei, istituti tecnici e professionali), non riesce a ridurre le disuguaglianze socioeconomiche tra i diversi studenti. Chi appartiene alle fasce più elevate della popolazione italiana raggiunge mediamente risultati scolastici più elevati e ottiene migliori prestazioni in lettura, matematica e scienze.

È una delle tante verità contenute nel nuovo rapporto OCSE-PISA 2018, presentato a Roma: un’indagine internazionale triennale che valuta (attraverso i test predisposti in Italia da Invalsi) in quale misura gli studenti di quindici anni nel mondo hanno acquisito le conoscenze e le competenze chiave essenziali per la piena partecipazione alla società: lettura, matematica e scienze … leggi tutto

Edilizia scolastica, per la sicurezza servono 200 miliardi di euro (ilsole24ore.com)

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Una sfida nella sfida. È quella che attende la 
complessa, costosa e per certi versi farraginosa 
macchina dell’edilizia scolastica per cercare di 
raggiungere due obiettivi non più rinviabili: 
rendere più sicure e al tempo stesso più 
sostenibili le 40mila scuole italiane. 

Ma per riuscirci serve un iniezione di liquidità senza precedenti. Circa 200 miliardi di investimenti pubblici, tre volte le risorse dedicate all’intero comparto dell’istruzione, secondo le stime contenute nel Rapporto sull’edilizia scolastica, che la Fondazione Giovanni Agnelli presenta oggi a Torino.

Oltre 250 pagine di analisi, tabelle, contributi che individuano nell’incrocio tra architettura, pedagogia e didattica la bussola da seguire. In un piano, quanto meno di medio periodo, che ripeta su scala nazionale quanto avvenuto, in piccolo, nel capoluogo torinese.

Il rapporto parte dalla fotografia dello stato dei luoghi. Gli edifici scolastici in Italia, ci racconta l’Anagrafe dell’edilizia scolastica del Miur, sono circa 40mila; hanno un’età media avanzata (52 anni) e in due casi su tre sono stati costruiti più di 40 anni fa … leggi tutto