I russi su TikTok
Un rapporto ufficiale del social cinese documenta le operazioni sotto copertura con cui il Cremlino ha tentato di favorire il candidato populista Georgescu e il partito di estrema destra Aur
L’interferenza della Russia nelle elezioni rumene è reale, è documentata, ci sono le prove. C’è stato un numero impressionante di Operazioni di Influenza Sotto Copertura (Covert Influence Operations, CIO) con cui si è tentato di favorire il candidato populista filorusso Călin Georgescu. La conferma ufficiale l’ha data TikTok nel suo report sulla disinformazione.
Nel documento che copre il secondo semestre del 2024, l’azienda cinese entra nei dettagli delle operazioni di propaganda messe in campo da Mosca per influenzare le elezioni in Romania nel tentativo di far eleggere il candidato a lei più vicino.
Quel candidato che poi la magistratura rumena ha escluso dalle elezioni di maggio. (A questo proposito va ricordato che la Romania ha annullato il voto presidenziale dello scorso dicembre in seguito a segnalazioni di intelligence secondo cui la Russia aveva interferito nel voto ed era responsabile della sorprendente vittoria al primo turno di Georgescu).
Il report è stato presentato alla Commissione europea in ottemperanza al Codice di condotta sulla disinformazione – sotto il cappello del Digital Services Act – firmato dall’azienda. Non si parla solo del caso rumeno. Nelle 329 pagine dei capitoli più brevi sono dedicati anche all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e alle elezioni francesi del 2024.
Ma il capitolo dedicato alla Romania è il più articolato e denso di contenuti. «La Romania si è trovata improvvisamente al centro della nuova geografia della sicurezza europea», si legge nel report. «Da periferia geopolitica, il Paese è diventato un perno per il contenimento russo e per la proiezione orientale della Nato e dell’Unione europea».
E la sua posizione geografica alla frontiera dell’Occidente, al confine con l’Ucraina e la Moldova, affacciata sul Mar Nero, l’ha resa un bersaglio sensibile per la propaganda del Cremlino. Inoltre Bucarest ha accolto oltre un milione di profughi ucraini da quando è iniziata l’invasione su vasta scala e si è organizzata per diventare uno snodo sempre più importante nel cuore dell’Europa per il transito di armi e aiuti verso Kyjiv. Tutto questo ha contribuito a portare il mirino della Russia sulla Romania.
L’azienda cinese sostiene che il partito di estrema destra Aur e Georgescu hanno beneficiato del lavoro di influenza proveniente 27.217 account falsi. Nello specifico, dice di aver rimosso sei network di operazioni di influenza nascoste (i CIO, appunto) che avevano come target utenti rumeni.
Tra questi, ce n’era uno decisamente più grande, con circa ventisettemila account, mentre gli altri erano di dimensioni ridotte – e probabilmente erano gestiti con più manovalanza umana, in un certo senso, veicolando meno messaggi ma più efficaci e mirati. Il network più grnade è stato chiuso a dicembre 2024, gli altri nelle settimane precedenti. L’obiettivo di questi account era la mera propaganda: promuovevano contenuti critici nei confronti del governo di Bucarest, altri più favorevoli a Georgescu.
Oltre a questi network, è stato chiuso anche un network di undici account con profili riconducibili al media russo Sputnik. Anche così si spiega come la popolarità di Georgescu sia passata dall’un per cento – qualche mese prima del voto – a un indice di gradimento che l’avrebbe dovuto portare a vincere le elezioni.
«Riteniamo che questa rete fosse gestita tramite un fornitore di interazioni online e prendesse di mira l’opinione pubblica rumena», si legge nel documento. «Le persone dietro questa rete hanno usato account non autentici per promuovere il partito politico Aur e il candidato indipendente Călin Georgescu, nel tentativo di manipolare il dibattito pubblico prima delle elezioni».
Sono stati rimossi anche più di duemila ads che violavano le policy sull’advertising politico. E TikTok sostiene di aver provveduto al blocco geografico di una serie di account e aver impedito la creazione di altri profili. Questo passaggio è stato sintetizzato e descritto in tutti i particolari da Ander Bruckestand (account @Ander_Bruckes) su X in un lungo thread, poi riportato anche su InOltre.
In particolare, dall’ultimo aggiornamento di TikTok emerge che solo a dicembre 2024 è stata impedita la creazione di circa centocinquantamila account fasulli (spam account) e altri centocinquantamila sono stati rimossi. Anche due milioni di like fasulli e 2,3 milioni di follower fasulli sono stati cancellati, oltre a cinquantanove account che impersonavano politici o partiti rumeni.
La piattaforma rileva inoltre di aver rimosso in modo proattivo quasi seimila contenuti elettorali in Romania per violazione delle sue politiche su disinformazione, molestie e incitamento all’odio dalla fine di ottobre. Gli indirizzi IP più utilizzati per queste cosiddette troll farm sono stati geolocalizzati in Turchia.
In campagna elettorale le regole devono essere chiare e i messaggi sempre trasparenti. La pubblicità deve essere riconoscibile, gli elettori devono poter riconoscere uno spot o un qualsiasi contenuto creato ad arte per sostenere questo o quel candidato.
La presenza di account che fingono di rappresentare utenti qualsiasi per influenzare l’opinione pubblica con un lavoro di propaganda lento e costante non dovrebbe essere ammessa: non si può influenzare in questo modo la popolazione di uno Stato sovrano per manipolare e alterare il risultato di un’elezione.
Come notato da Bruckestand, le autorità rumene hanno riscontrato attività anomale a partire dal giorno precedente il primo turno delle elezioni, a novembre 2024. Ma l’intera attività di propaganda era iniziata certamente prima, magari con un’intensità più bassa. Resta da chiedersi quindi quanti account appartenenti a questi gruppi di influenza che agiscono a bassa intensità siano attualmente presenti sui social, e quanto sia difficile individuarli e fermarli.
Questo tentato golpe rumeno attraverso i social, se così lo si può definire, è una forma di guerra alternativa, ibrida, non convenzionale. Il tentativo di distruggere dall’interno una democrazia, penetrando nel suo tessuto sociale, politico e culturale.
Minacce di questo tipo sono sempre difficili da contrastare, perché sfidano i limiti imposti dai principi democratici, dallo stato di diritto e dai suoi valori fondanti.
Ma tutelare i cittadini dall’ingerenza di forze ostili è sempre più una necessità. E l’Europa deve trovare un modo per difendersi.