Robert Kennedy Jr, dal verme parassita nel cervello alla guida della Sanità americana (open.online)

di Juanne Pili e David Puente

Ripercorriamo la storia complottista e No vax 
del segretario alla Salute scelto da Donald Trump

Sta suscitando scalpore la nomina da parte del presidente eletto Donald Trump di Robert F. Kennedy Jr. come segretario della Sanità.

Sarà il Senato degli Stati Uniti ad avere l’ultima parola, scegliendo se ratificare o meno tale mandato, ma le preoccupazioni della comunità scientifica possono spiegarsi già nel modo in cui Trump ha annunciato tale decisione: «Per troppo tempo gli americani sono stati schiacciati dal complesso alimentare industriale e dalle aziende farmaceutiche – ha affermato -, sono stati coinvolti in inganni, disinformazione e informazioni errate quando si tratta di salute pubblica».

Parole che potrebbero sembrare ragionevoli se si ignora il background complottista di Kennedy Jr. 

Parliamo infatti di uno dei principali guru No vax, oltre a essere tra i personaggi più impegnati nella diffusione di fake news sulla Covid-19.

Il “tradimento” alla famiglia Kennedy

Robert Kennedy Jr. è figlio di Robert Kennedy, senatore e procuratore generale degli Stati Uniti e fratello dell’allora Presidente democratico John Fitzgerald Kennedy. Il suo ritiro dalla corsa alla Casa Bianca e l’appoggio al candidato repubblicano Donald Trump venne visto come un tradimento da parte dei suoi cinque fratelli (Kathleen Kennedy Townsend, Courtney Kennedy, Kerry Kennedy, Chris Kennedy e Rory Kennedy), i quali pubblicarono la seguente nota prendendone le distanze: «Vogliamo un’America piena di speranza e unita da una visione condivisa di un futuro più luminoso, un futuro definito dalla libertà individuale, dalla promessa economica e dall’orgoglio nazionale. Crediamo in Harris e Walz. La decisione di nostro fratello Bobby di sostenere Trump oggi è un tradimento dei valori che nostro padre e la nostra famiglia hanno più cari. È la triste conclusione di una triste storia».

Dalle lotte ambientaliste al complottismo No vax di Robert Kennedy Jr

Eppure inizialmente Robert Kennedy Jr era noto per il suo impegno a favore di cause ritenute ragionevoli, soprattutto in seno alla comunità scientifica. Nipote del presidente John F. Kennedy e del senatore Ted Kennedy, Robert. Si laurea in storia e letteratura americana ad Harvard nel 1976, nonostante un periodo in cui l’abuso di stupefacenti gli procura non pochi grattacapi con la polizia.

La sua fase di “recupero” sarà segnata a partire dagli anni ’80 dall’attivismo ambientalista. Contribuisce al programma del Natural Resources Defense Council, una associazione in difesa del clima con cui ha collaborerà per 28 anni.

Ancora oggi suonano stridenti il suo recente appoggio a Trump e la precedente collaborazione con Arnold Schwarzenegger quando era governatore della California. Entrambi sono negazionisti del cambiamento climatico. Robert Kennedy Jr ha anche aiutato le tribù native del Canada e dell’America Latina a proteggere le loro terre dalle mire espansioniste delle multinazionali. Ha anche lavorato coi pescatori messicani per fermare la costruzione di un impianto salino nella Laguna San Ignacio.

Il Green pass e il «colpo di Stato»

A un certo punto della sua carriera di attivista in difesa dei diritti e del clima, Kennedy Jr. svolta. Diventa un assiduo divulgatore di tesi cospirazioniste e No vax totalmente prive di fonti a supporto o distorcendo il senso dei dati reali. Questa evoluzione del nostro personaggio è ben rappresentata dalla fondazione e guida della associazione Children’s Health Defense (CHD).

Quando nel novembre 2021 Kennedy Jr. partecipò a una manifestazione No vax a Milano, fece delle dichiarazioni fuorvianti in merito ai vaccini: «devono essere testati come gli altri medicinali». Infatti così è stato. Ma secondo l’attivista in America «sono gli unici farmaci esenti dai test di sicurezza». In realtà l’FDA, similmente alla nostra EMA ha autorizzato i vaccini Covid che avevano superato ben tre fasi di ampie sperimentazioni cliniche.

Trovate maggiori approfondimenti qui. Per quanto riguarda invece le misure di prevenzione della diffusione del contagio, come il nostro Green pass, secondo l’attivista si sarebbe trattato di un «colpo di Stato».

Nel 2022, Kennedy Jr. dichiarò che «Anna Frank stava meglio dei No Vax oggi» e paragonò l’obbligo vaccinale alla Germania nazista.

La disinformazione della Children’s Health Defense

Fin dalle prime fasi della pandemia i movimenti NoVax hanno rapidamente adattato le loro strategie per opporsi ai futuri vaccini contro il nuovo Coronavirus, prima ancora che venissero autorizzati, come spiegavamo in una analisi dell’epoca. Tra le associazioni più impegnate troviamo subito spiccare la CHD, con la diffusione di informazioni fuorvianti sulla sicurezza di vaccini che ancora dovevano entrare in circolazione.

Attraverso la CHD vengono prodotti e pubblicati documentari come Infertility: A Diabolical Agenda. Si tratta di uno pseudo-documentario diretto dall’ex medico Andrew Wakefield, il famigerato autore dello studio truffa che collegava i vaccini all’autismo.

Tale documentario riproponeva una vecchia teoria del complotto sullo spopolamento, sostenendo che le campagne di vaccinazione volte a eliminare il tetano materno e neonatale in Kenya fossero in realtà una copertura per sterilizzare forzatamente le donne. Questa affermazione, risalente agli anni ’90, è completamente infondata ed è stata ampiamente smentita.

La CHD ha inoltre tra i suoi membri anche autori di studi dalla peer review incerta dove si attribuiscono ai vaccini gli eventi avversi più improbabili, come lo «studio choc» sulle presunte alterazioni del sangue nei vaccinati Covid. Ce ne occupammo in un fact-checking precedente, citando anche l’analisi del professor Enrico Bucci, esperto nell’analisi degli studi scientifici, che contestò la ricerca in un articolo pubblicato su Il Foglio.

Le precedenti attività contro i vaccini

A causa delle ripetute pubblicazioni di disinformazione sui vaccini e sul COVID-19, nel 2020 l’account Instagram di Kennedy è stato sospeso. In risposta, Kennedy ha intentato una causa a Facebook, accusando la piattaforma di censurare la sua “verità”. Nonostante le critiche e le smentite da parte della comunità scientifica, Kennedy continua a essere una figura influente nel movimento No Vax, utilizzando la sua notorietà e le sue piattaforme per diffondere disinformazione sui vaccini.

Ma ricordiamo che l’attività di Robert Kennedy Jr e della associazione da lui fondata non riguarda solo i vaccini Covid. L’attivista aveva anche sostenuto che il Governo danese avrebbe scoperto come le ragazze vaccinate contro tetano, difterite e pertosse (vaccino DTP) «morivano a un tasso 10 volte superiore a quello delle ragazze non vaccinate». Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad affermazioni tanto errate quanto pericolose. Trovate maggiori approfondimenti qui.

I presunti «danni irreparabili» dei vaccini Covid

Attraverso un’altra associazione No vax denominata Informed Consent Action Network (ICAN), Kennedy Jr. fece causa all’HHS (Dipartimento di Sicurezza e dei Servizi Umani) presso la Corte distrettuale di New York. L’ICAN aveva chiesto nel 2018 all’HHS di fornire le copie dei rapporti di sicurezza dei vaccini, ma il dipartimento aveva impiegato troppo tempo a condividere tali informazioni. Per questo motivo, come spiega Myth Detector, l’ICAN vinse la causa.

Questa sentenza, che evidentemente non riguardava la sicurezza dei vaccini, tanto meno quelli a mRNA, venne “trasformata” nelle pagine Social dei No vax in una sentenza «della Corte Suprema» riguardo ai «danni irreparabili» dei vaccini Covid, senza che Kennedy, né le associazioni da lui guidate facessero niente di rilevante per smentire tali narrazioni. Ne avevamo trattato qui.

Questa “deriva” contro i vaccini risale ufficialmente almeno al 2015, quando durante un evento promozionale del film Trace Amounts Kennedy Jr. paragonò le vaccinazioni pediatriche a un genocidio: «Questo è un olocausto – disse -, quello che stanno facendo al nostro paese». Celebre anche il sostegno al documentario Vaxxed nel 2016, diretto dal già citato Wakefield. Per approfondire consigliamo la lettura della nostra precedente analisi.

La teoria del complotto della Covid-19 e gli ebrei

Nel 2023, durante un incontro con la stampa in un ristorante dell’Upper East Side, Kennedy Jr. sostenne che la Covid-19 attaccherebbe i caucasici e i neri, mentre «le persone più immuni sono gli ebrei ashkenaziti e i cinesi».

Venne fortemente criticato non solo dalle comunità ebraiche, ma anche dal New York Post, definendo le sue affermazioni come «assurde teorie cospirative sul COVID-19». Nell’articolo, la testata americana – notoriamente repubblicana – ricordò i legami tra Kennedy Jr. con il leader della Nation of Islam e noto antisemita Louis Farrakhan.

Il presunto caso del parassita nel cervello

Recentemente fece scalpore la rivelazione da parte di Kennedy Jr. riguardo alla presenza di un verme parassita che avrebbe vissuto in passato nel suo cervello. Tutto sarebbe cominciato poco prima della sua ufficiale svolta cospirazionista. Ma ricordiamo – per quanto alcuni No vax potrebbero non concordare – che una correlazione non corrisponde necessariamente a un rapporto di causa-effetto. Secondo quanto riporta il futuro ministro* della Sanità, nel 2010 aveva iniziato a manifestare problemi cognitivi, tra cui la perdita di memoria a breve e lungo termine.

Successivamente collegò questi sintomi a un verme parassita che avrebbe albergato nel suo cervello, consumandone una parte prima di morire. Tra le potenziali cause dei suoi disturbi neurologoci, Kennedy indicò anche un avvelenamento da mercurio, dovuto forse una dieta troppo ricca di pesce.

Del resto Kennedy non ha rilasciato alcuna documentazione medica a conferma di queste affermazioni, che vanno prese con le dovute cautele, proprio come dovremmo fare con le sue affermazioni sui vaccini.

Un passato “paladino” democratico

La figura di Kennedy Jr. è oggi legata al mondo del complottismo No Vax e della futura amministrazione repubblicana di Donald Trump. Tuttavia, in passato era un beniamino del mondo democratico. Nel 2007 sostenne la candidatura alla Casa Bianca di Hillary Clinton, mentre nel 2020 sostenne una proposta di Green New Deal avanzata da Alexandria Ocasio-Cortez, criticando fortemente le politiche ambientali di Donald Trump.

*Negli Stati Uniti la figura del segretario alla Salute è equivalente a quella del nostro ministro della Salute.”

COVID-19 operazione militare? (butac.it)

di 

Un lettore ci segnala un articolo su un sito che dovrebbe occuparsi di sicurezza informatica, Red Hot Cyber, ma che il 9 novembre 2024 ha pubblicato un pezzo dal titolo:

Confessione clamorosa in Olanda: “Il Covid è stata un’Operazione Militare”, Dice il Ministro della salute

Parto col dire che un sito che sostiene di occuparsi di sicurezza informatica potrebbe limitarsi a quello, ma tant’è…

Nell’articolo viene citata una fonte, che però non è una fonte olandese che riporta una dichiarazione del suddetto ministro, come un lettore dovrebbe aspettarsi, ma un altro sito, VTForeignPolicy, americano, filotrumpiano, filorusso, negazionista della pandemia, cattobigotto, e chi più ne ha più ne metta. L’articolo su VT però è scritto da un italianissimo Claudio Resta, classe 1958, che non è chiaro cosa abbia a che fare con l’Olanda.

E già qui partiamo malaccio.

Le fonti

Vediamo quanto viene riportato:

La nuova ministra della Salute dei Paesi Bassi, Marie Fleur Agema, proveniente dal partito ha dichiarato apertamente di non poter mantenere le promesse elettorali perché il Ministero è subordinato alla NATO, al NCTV (Coordinatore nazionale per l’antiterrorismo e la sicurezza) e agli USA e pertanto deve sottomettersi ai loro ordini.

L’unica cosa corretta che viene detta è che Marie Fleur Agema è ministra della salute da quest’anno, tutto il resto è falso, e ci vuole davvero poco a verificarlo. Abbiamo cercato dichiarazioni di Marie Fleur Agema rilasciate nei giorni scorsi in merito appunto alle promesse elettorali in cui venissero menzionate NATO e NCTV e abbiamo trovato il motivo dell’attacco alla ministra in carica.

Il suo predecessore, Kuipers, l’ha criticata sostenendo che lei voglia fare un taglio al bilancio che lui aveva preparato in previsione di possibili nuove pandemie. A queste critiche la ministra ha risposto spiegando che:

Maar volgens Agema klopt het beeld niet dat ze 300 miljoen bezuinigt op het programma. “Ik heb de 50 miljoen uit 2025 on hold gezet, de rest loopt nog gewoon door”, aldus Agema, volgens wie Kuipers het niet goed heeft begrepen. “Dus het beeld dat ik 300 miljoen heb wegbezuinigd, is onwaar.”

Ovvero, ha ribadito di non aver tagliato 300 milioni da quel bilancio ma di essersi limitata a sospenderne 50 sui conti previsti per il 2025, e che tutto il resto è ancora al suo posto.

Non ha mai sostenuto che il Paese sia “subordinato alla NATO”, ma ha spiegato che si sta lavorando, insieme a diversi ministeri sotto la guida dell’NCTV (l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza e la Lotta al Terrorismo), sulla preparazione e la resilienza a minacce diverse, come il terrorismo od obblighi NATO in caso di crisi internazionali. Che non è la stessa cosa che sostenere che l’Olanda sia subordinata alla NATO. La differenza sembra sottile, ma non è così, è sostanziale.

L’articolo poi mostra la sua vera natura citando la dottoressa Els van Veen, medico di famiglia olandese, da sempre critico sulla gestione pandemica, e che ha cavalcato ogni possibile disinformazione durante gli anni della pandemia.

Le parole di van Veen non sono una bufala, le ha dette veramente, il problema non è quanto dice, ma il fatto che si senta la necessità di riportarlo. Van Veen non ha titoli per parlare di virologia e pandemia, è un medico sì, come tanti, rappresenta una nicchia dei medici olandesi, in realtà rappresenta ufficialmente solo se stessa, perché dare risalto alla sua voce e non alla moltitudine che la pensa all’opposto?

Curiosamente rientra tra i soggetti che ritengono i fact-checker une strumento di propaganda delle case farmaceutiche.

La malinformazione pericolosa

Questo è proprio quel genere di malinformazione spinta da chi sta lavorando nell’ombra affinché la NATO e l’Unione Europea entrino in crisi. Purtroppo è pieno di soggetti – anche nel nostro Paese – che oggi lavorano per diffondere questo genere di malinformazione, e onestamente ci sembra che si faccia davvero poco per contrastarla.

Ad esempio alla maggioranza delle testate giornalistiche la questione dell’Operazione Overload, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa, non è minimamente interessata, segno abbastanza evidente di quanto le cose vengano prese sottogamba.

Viviamo tempi complessi per l’informazione, c’è sempre più bisogno di correttezza ed etica proprio mentre sembrano scomparire, ma soprattutto ci sarebbe bisogno con sempre più urgenza di una presa di posizione netta sull’information disorder da parte di governi e ministeri, specie quelli della Pubblica Istruzione, mentre a oggi vediamo muoversi davvero poco, e onestamente siamo sempre più preoccupati.

Autonomia, quella lettera dei giuristi che avevano previsto il “pasticcio” sui Lep (ildubbio.news)

di Mauro Bazzucchi

Un gruppo di costituzionalisti aveva scritto a 
Sabino Cassese, ai tempi del Comitato ministeriale, 
anticipando una parte dei rilievi della Consulta

Molto di più sapremo quando la Corte costituzionale, dopo aver anticipato con un comunicato il proprio pronunciamento sull’autonomia differenziata, depositerà integralmente le motivazioni, ma si può dire già con buona approssimazione che quanto contenuto nella nota di giovedì richiama alla memoria un altro documento di qualche mese fa.

In tempi non sospetti, infatti, un gruppo di costituzionalisti aveva scritto una lettera al Professor Sabino Cassese, all’epoca presidente del Comitato Lep nominato dal ministro Roberto Calderoli, per manifestare le proprie perplessità su alcune conclusioni relative proprio alla definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione (Lep).

A leggere attentamente i rilievi dei giudici costituzionali, risulta evidente che quanto fatto presente dai “saggi” in questione è in parte sovrapponibile alle conclusioni della Consulta, in particolar modo per la definizione di “materie Lep” e “materie non Lep” ma anche per le modalità con cui la legge sull’autonomia avrebbe stabilito il “minimo garantito” a livello economico da riservare alle regioni provviste di minori risorse.

Andiamo per ordine e facciamo un passo indietro: nella missiva, firmata tra gli altri dai professori Massimo LucianiFrancesco Saverio Marini (consigliere di Palazzo Chigi che la premier Giorgia Meloni vorrebbe nominare giudice costituzionale), Maria Alessandra SandulliGiovanni Tarli Barbieri e Filippo Vari, si chiedeva anzitutto che la definizione dei Lep fosse puntuale e già presente nel testo Calderoli, anziché da definire in un secondo momento con un iter assai macchinoso.

«Ci permettiamo di segnalare», scrivevano i citati giuristi, «a Te e agli altri componenti del CLEP, in particolare, il passaggio in cui si dice che “la determinazione puntuale della nozione LEP appartiene ad un momento successivo nel quale la componente tecnica, giuridica ed economica, non è la sola a rilevare”, con la conseguenza che “non può che spettare al decisore politico la responsabilità di questa definizione”».

Per gli autori della lettera, invece, «questa affermazione esprime una debolezza che ha inficiato i nostri lavori sin dall’inizio, essendo mancata quella preliminare definizione delle nozioni fondamentali e del metodo del nostro lavoro che da tempo avevamo sollecitato».

«Il CLEP», proseguono, «non si è chiesto dove si situi il confine tra tecnica e politica nella determinazione della nozione di LEP e neppure se davvero la nozione di LEP non sia interamente definibile in sede scientifica. Anzi, se spetterà ad altri addirittura la stessa determinazione puntuale della nozione di LEP, vorrà dire che potrebbe obiettarsi al CLEP di aver lavorato su qualcosa la cui identità non è stata pienamente approfondita e condivisa da tutti i suoi componenti».

Nonostante tali vizi di metodo, il gruppo di giuristi formulò delle proposte emendative alle conclusioni della commissione Cassese, che si possono riassumere nella richiesta di minore vaghezza e maggiore collegialità nella definizione dei Lep.

In particolare, i costituzionalisti chiedevano di sopprimere il passaggio della relazione conclusiva del Comitato in cui si affermava che «la determinazione puntuale della nozione LEP appartiene ad un momento successivo nel quale la componente tecnica, giuridica ed economica, non è la sola a rilevare. Poiché dal modo di tratteggiare la nozione LEP», proseguiva la parte del documento “contestato” dai giuristi, «possono discendere conseguenze per la finanza pubblica in termini assoluti, conseguenze redistributive e allocative in termini relativi, non può che spettare al decisore politico la responsabilità di questa definizione». «Nell’ottica dei Lep», proseguivano, «i settori non sono tutti eguali, essendo alcuni assai più ‘sensibili’ di altri».

Obiezioni che, al di là degli aspetti più tecnici, vanno nella stessa filosofia dei rilievi della Consulta, e che probabilmente, se fossero state recepite nel testo, avrebbero accelerato l’entrata in vigore della riforma, che invece ora sarà ulteriormente dilazionata.

La definizione dei Lep, per i giudici costituzionali, non può essere rimessa esclusivamente nelle mani del governo, così come non va bene la previsione che sia un decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) a determinare l’aggiornamento dei livelli. Continuando su questa linea di ragionamento, la Corte ha stabilito altresì che i Dpcm non sono strumenti adatti a regolare i diritti sociali e civili dei cittadini italiani, come ad esempio il diritto alla salute, all’istruzione, alla mobilità.

Anche i rilievi riguardanti il finanziamento dei Lep e la compartecipazione delle regioni al gettito non appaiono distanti da ciò che i citati costituzionalisti fecero notare al Comitato.

La pericolosa battaglia contro la scienza (corriere.it)

di Aldo Grasso

Padiglione Italia

Sospetti. Il clima negli Usa tra bizzarre teorie del complotto e accuse ai vaccini

Uno potrebbe dire: affari loro.

Ma se l’attivista no vax Robert F. Kennedy Jr. viene nominato segretario del Dipartimento della salute degli Usa rischia di diventare anche affare nostro.

L’erede degenere dei Kennedy è uno che ha strizzato l’occhio alla «cospirazione aliena», uno che ha scritto un libro contro Anthony Fauci, accusandolo di aver cospirato con Bill Gates e le case farmaceutiche per vendere i vaccini contro il Covid-19, uno che sostiene di essere stato schiavo di «impulsi selvaggi» riguardo al sesso, uno svalvolato che voleva scuoiare un orsetto. Uno così fa paura.

Il timore è che non faccia paura a tutti. Anche i nostri no vax, che speravamo essere in quiescenza, riprenderanno coraggio, daranno credito alle più disparate teorie del complotto, mineranno ancora la fiducia nella scienza, ignorando che i vaccini hanno salvato la vita a tantissime persone e stanno continuando a salvarne. Se si mette in discussione il principio scientifico della immunizzazione si torna indietro nel buio del tempo.

La democrazia rudimentale dei Trump e l’eccitazione dei loro follower sanno tanto di ritorsione, un bisogno di trovare qualcuno su cui riversare il fanatismo del peggio, qualcuno su cui vendicarsi delle proprie inadeguatezze.

Ma la battaglia contro la scienza potrebbe rivelarsi la più pericolosa. E non c’è vaccino.