Dopo la pubblicazione del nostro articolo sul
saggio firmato da fisici italiani ritirato
dalla casa editrice scientifica Springer Nature,
un nostro lettore ci ha segnalato la replica del primo firmatario dello studio, il fisico nucleare Gianluca Alimonti. In risposta a Retraction Watch, Alimonti ha linkato un post di Roger Pielke Jr che – spiega il nostro lettore – “fornisce una visione dei fatti dall’altra parte e mette in dubbio il processo che ha portato al ritiro del paper”. Il commento si chiude così: “Lo cito per completezza, non perché mi trovi d’accordo”.
Proprio queste ultime parole ci danno l’opportunità per affermare che probabilmente è arrivato il momento di non lasciare spazio ad argomentazioni che inscenano un dibattito scientifico sul cambiamento climatico che in realtà è finito. Nel caso del cambiamento climatico “fornire più punti di vista” per completezza di informazioni equivale a dare riconoscibilità, visibilità e legittimità a posizioni che scientificamente non hanno sostegno, e a spostare la discussione su un piano politico. È questo anche il caso dei post di Roger Pielke Jr., a partire dal linguaggio usato.
Pielke ha dedicato due post sul suo blog alla vicenda del ritiro dell’articolo, un primo, risalente al 17 luglio, e un secondo del 26 agosto in cui ritorna sulla questione e sull’addendum richiesto e inviato dagli autori dello studio.
Pielke ricostruisce la questione tramite alcune informazioni girategli da un informatore relative al processo di peer-review che ha portato al ritiro dell’articolo: e-mail, revisioni e delibere interne. Secondo Pielke Jr., dalle informazioni in possesso non c’erano gli elementi per la ritrattazione dell’articolo. Quanto accaduto – sostiene – sarebbe un esempio lampante di “abuso del processo di peer-review” e di profonda politicizzazione della scienza del clima.
In sintesi, secondo Pielke Jr., l’articolo sarebbe stato ritirato in seguito a una campagna mediatica (“e dietro le quinte”) condotta da quelli che lui chiama “scienziati attivisti” insieme a “giornalisti attivisti”. Per la precisione, Pielke Jr. scrive:
“Invece di controbattere le argomentazioni e le prove attraverso la letteratura scientifica, gli scienziati attivisti si sono uniti a giornalisti attivisti per fare pressione su un editore – Springer Nature, forse il più importante editore scientifico del mondo – affinché ritrattasse un articolo. Purtroppo, la campagna di pressione ha funzionato”.
Nel post successivo, Pielke Jr. si concentra sulla definizione di “crisi climatica” e arriva a dire (concetto in verità già espresso nel post di luglio) che la crisi climatica è una questione prettamente politica e che alcuni scienziati-attivisti statebbero tentando di dettare un’agenda politica sul clima. Cioè, la congruità o meno della definizione di “crisi climatica” diventa il vulnus per mettere in discussione l’origine antropica del cambiamento climatico (e delle politiche di mitigazione – riduzione delle emissioni – messe in agenda dalle istituzioni mondiali).
I due post di Pielke Jr. hanno ovviamente alimentato i soliti sospetti sugli abusi nei processi di pubblicazione scientifica e sulla pressione mediatica esercitata da chi vuole tacere le voci discordanti, dando ancora una volta l’impressione che sul cambiamento climatico sia in corso un dibattito scientifico che in realtà – come abbiamo scritto più volte anche su Valigia Blu – è bello che concluso.
Secondo Pielke Jr., l’articolo – che passava in rassegna le conclusioni del Gruppo Intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) sulle tendenze degli eventi meteorologici estremi e sul ruolo del cambiamento climatico causato dall’uomo – non avrebbe avuto grandi inesattezze. Al limite, sostiene, arrivava a commenti “un po’ troppo avventurosi”, tali però da non meritare una ritrattazione.
Nei suoi post, però, Pielke Jr. omette (o minimizza) alcune questioni di merito del saggio di Alimonti et alii. che invece sono rilevanti perché le interpretazioni avventurose cui accenna Pielke Jr sono la sostanza della questione (e che hanno portato alla ritrattazione). E le riportiamo qui sinteticamente:
1) È vero che il saggio fa riferimento al rapporto AR6 WGI dell’IPCC, ma poi ignora quel che riporta. Per esempio, si legge sul sito Skeptical Science, “non ha notato che nella Sintesi per i responsabili politici si afferma che «i cambiamenti climatici indotti dall’uomo stanno già influenzando molti fenomeni meteorologici e climatici estremi in ogni regione del mondo. L’evidenza dei cambiamenti osservati in eventi estremi come ondate di calore, forti precipitazioni, siccità e cicloni tropicali e, in particolare, la loro attribuzione all’influenza umana, si è rafforzata dall’AR5 [ndr, il rapporto precedente di 8 anni prima]».
2) L’articolo si concentra principalmente sul cosiddetto “rilevamento e attribuzione”, cioè un processo in due fasi in cui viene prima rilevato un cambiamento in una variabile climatica e poi viene effettuata un’analisi per valutare se tale cambiamento può essere attribuito a un’influenza antropica. L’articolo prende in considerazione solo cinque tipi di eventi estremi, ignorando che esistono molti altri potenziali impatti del cambiamento climatico. Ad esempio, l’innalzamento del livello del mare, il cambiamento dei modelli meteorologici, gli incendi, l’acidificazione degli oceani, l’impatto sugli ecosistemi e persino la possibilità di eventi composti. Come ha sottolineato la scienziata del clima Friederike Otto (una di quelli che Rielke Jr. definisce “scienziati attivisti”) nell’articolo non sono state prese in considerazione, nel dettaglio, nemmeno le ondate di calore, “dove le tendenze osservate [rispetto alla connessione con i cambiamenti climatici] sono così incredibilmente evidenti”. Si fa, invece, riferimento agli uragani, la siccità, le inondazioni, eventi estremi dove c’è maggiore dibattito. Inoltre, l’articolo ripropone una tesi più volte smentita, quella secondo cui l’aumento della concentrazione atmosferica di CO2 avrebbe un impatto positivo sulla produzione agricola, grazie al suo effetto “fertilizzante” sulle piante. Ciò, secondo gli autori, dovrebbe farci riflettere sulle «implicazioni dell’aumento dei livelli atmosferici di CO2». Ma, se è vero che è stato osservato un aumento della copertura vegetale sulla Terra, che si può attribuire all’innalzamento del livello di CO2, altre ricerche hanno evidenziato che questo effetto si sta già esaurendo. Gli organismi vegetali non hanno bisogno solo di CO2, ma anche di acqua e diversi nutrienti. Inoltre, se si deve valutare l’impatto complessivo dell’aumento della concentrazione atmosferica di CO2, non è possibile separare un singolo, limitato, effetto positivo da tutti gli altri effetti negativi, a partire dall’aumento della temperatura, che hanno a loro volta effetti anche sugli organismi vegetali e la produzione agricola.
In ogni caso, riporta ancora Skeptical Science, per quanto “la siccità sia un fenomeno complesso e non facile da studiare, è evidente che il cambiamento climatico sta peggiorando la siccità e che le influenze antropiche stanno influenzando la frequenza, la durata e l’intensità della siccità globale (Chiang et al. 2021)”. Riguardo agli uragani, “l’ultimo rapporto WG1 dell’IPCC afferma che «la frequenza e l’intensità di eventi di precipitazione intensa sono aumentate dagli anni ’50 sulla maggior parte delle aree terrestri per le quali i dati osservativi sono sufficienti per un’analisi delle tendenze (alta confidenza), e il cambiamento climatico indotto dall’uomo è probabilmente il fattore principale».
3) Riguardo alla definizione di “crisi climatica”, l’ultimo rapporto dell’IPCC si è spinto fino ad affermare che è ormai inequivocabile che l’influenza umana ha riscaldato l’atmosfera, l’oceano e la terraferma fin dall’epoca preindustriale (Eyring et al. 2021). Per capire se questo implichi o meno una crisi climatica o un’emergenza climatica, è necessario un giudizio sugli impatti attuali, sui potenziali impatti futuri e su ciò che potrebbe essere necessario fare per limitare l’impatto complessivo. E non solo una valutazione sull’influenza umana fino ad oggi. Scrive sempre Skeptical Science: “Se gli autori ritengono che l’etichetta ‘crisi climatica’ non sia appropriata, stanno facendo una scelta soggettiva che – oggi – è in contrasto con le opinioni di molti altri esperti, organizzazioni e persino di alcuni governi”.
In altre parole, come sottolinea il climatologo Antonello Pasini, “gli autori della ricerca hanno fatto ‘cherry picking’, cioè scegliendo lavori e serie temporali che giustificavano la loro tesi e trascurandone molti altri, e infine hanno tratto conclusioni generali che però, a questo punto, risultano inaffidabili o, peggio ancora, errate”.
Questo nel merito. Rispetto al metodo e al processo di peer-review, la questione è forse a monte. L’articolo probabilmente non avrebbe dovuto essere pubblicato, c’è stato un pasticcio con i primi revisori. Ma stiamo parlando di una rivista che non si occupa principalmente di cambiamento climatico, ma copre vaste aree della fisica “applicata”, come geofisica e astrofisica, oltre che relatività generale e cosmologia, fisica matematica e quantistica, meccanica classica e dei fluidi, nonché tecniche di fisica applicate all’energia, all’ambiente e ai beni culturali. Il processo di revisione era stato affidato a un fisico nucleare, Jozef Ongena, come si evince dai post di Pielke Jr. Scrive sempre Pasini, “di solito, gli editor di una rivista come The European Physical Journal Plus hanno difficoltà a conoscere e ‘arruolare’ come revisori veri esperti di clima e quindi, probabilmente, il processo di revisione potrebbe non aver coinvolto veri esperti. Lo scegliere riviste come questa per la pubblicazione dei propri articoli è una strada comunemente battuta dagli ‘scettici del clima’ per evitare la revisione paritaria da parte di veri esperti del settore”.
Si poteva lasciare l’articolo con le sue criticità e vedere cosa generava? Fatto sta che la casa editrice, una di punta nel settore accademico, tra le motivazioni della ritrattazione ha scritto che “L’addendum non è stato considerato adatto alla pubblicazione” e “la ritrattazione è stata la linea d’azione più appropriata per mantenere alti i livelli dei contenuti scientifici pubblicati sulla rivista”. L’articolo rimane comunque sul sito e chiunque può leggerlo.
La vicenda ci dice che i direttori delle riviste dovrebbero essere un po’ più attenti quando pubblicano articoli con analisi e conclusioni potenzialmente controverse. Questo non vuol dire che non debbano essere pubblicati, ma solo che vale la pena assicurarsi che vengano esaminati in modo approfondito e attento prima di pubblicarli.
Infine, una parola su Roger Pielke Jr, “l’onesto mediatore”, come si intitola il suo blog. Roger Pielke Jr. fondamentalmente non nega i meccanismi fisici fondamentali del cambiamento climatico, ma punta molto sulla politicizzazione del cambiamento climatico e a far passare l’idea che ci sia ancora dibattito scientifico sull’origine antropica del riscaldamento globale. Come scriveil climatologo Michael Mann, Pielke Jr. è “un negazionista con una patina di credibilità accademica, di valore inestimabile per le forze dell’inazione sul clima…”. È stato scelto anche come testimone di riferimento dai repubblicani in quasi tutte le udienze del Congresso sul cambiamento climatico.