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Obbligo vaccini a scuola. Bambino perde il posto (ilrestodelcarlino.it)

di ANDREA OLIVA

La famiglia non ha risposto alle sollecitazioni 
del Comune e dell’Ausl. 

Come da regolamento è subentrato nella sezione chi seguiva in graduatoria.

Bambino non vaccinato perde il posto alla materna. E’ accaduto nuovamente in provincia, e sempre a Rimini. A causa del mancato rispetto dell’obbligo vaccinale è stata avviata la decadenza dall’iscrizione per un minore iscritto nelle scuole di infanzia comunali, spiegano dal municipio. Il posto verrà riassegnato seguendo la graduatoria.

“Il bene primario è la salute della comunità” sottolineano da Palazzo Garampi, mentre dall’opposizione, Matteo Angelini, consigliere di 3V, parla di “applicazione di una legge da Medioevo”. Se il bambino ha perso il diritto a un posto alla materna è perché c’è una legge regionale che pone l’obbligo delle vaccinazioni per poter accedere ai servizi scolastici. Nel caso della scuola per l’infanzia il mancato rispetto della norma toglie al bambino il diritto acquisito in precedenza in graduatoria.

Ma in questo caso a decidere non è il bambino, bensì i genitori che a lungo sono stati interpellati da Ausl Romagna e dallo stesso Comune di Rimini, non fornendo tuttavia documentazione a supporto della mancata vaccinazione. Andiamo con ordine. L’iter, in situazioni simili, viene avviato dall’Ausl che verifica come il bambino non sia stato vaccinato. La legge nazionale del 2017 ha esteso da 4 a 10 le vaccinazioni obbligatorie, e la legge regionale ha legato l’obbligo alla frequenza nelle scuole per l’infanzia.

Il bambino potrebbe anche avere ricevuto le prime vaccinazioni, ma non avere completato il percorso. In passato c’era stato un caso simile sempre nel Comune di Rimini, con un bimbo vaccinato solo in parte, con i genitori che non avevano di fatto voluto completare il percorso vaccinale nonostante le sollecitazioni e le richieste giunte dal Comune e Ausl.

In questo caso l’Ausl ha trasmesso all’amministrazione il mancato rispetto della certificazione sanitaria richiesta per legge. La procedura seguita dall’Ausl non è immediata. Trascorrono mesi tra il primo avviso inviato alla famiglia, la successiva risposta, l’eventuale appuntamento che potrebbe non essere stato rispettato demandando ad un altro periodo la vaccinazione, e così via.

Un percorso che a un certo punto arriva alla fine con l’Ausl che trasmette il tutto al Comune per la decadenza del diritto a occupare un posto alla materna. L’amministrazione non si limita a inviare la ‘disdetta’. “Più volte è stata sollecitata la famiglia alla presentazione della certificazione o, in alternativa, la documentazione che attestasse una eventuale situazione di esonero o rinvio – spiegano dal municipio -. Scaduti i termini previsti dalla legge, ma anche quelli di una ulteriore flessibilità che viene concessa in decisioni come questa, si è proceduto con la formalizzazione delle procedure di decadimento dell’iscrizione e la conseguente messa a disponibilità del posto al primo posto risultato utile in graduatoria”.

In assenza di risposte il Comune ha infine stabilito, come previsto dalla norma, di far decadere il diritto della famiglia e assegnare il posto a un altro bimbo in attesa, regolarmente vaccinato.

Riace, cittadinanza onoraria postuma ad Habashy Rashed Hassan Arafa. Lucano: «Un eroe tradito dalla disumanità politica» (ildubbio.news)

In Calabria

Il sindaco ricorda la tragedia del giovane egiziano, simbolo delle difficoltà legate all’accoglienza e ai diritti umani in Italia

Un nome, una storia e una tragedia che diventa simbolo.

Il Consiglio comunale di Riace ha conferito la cittadinanza onoraria ad Habashy Rashed Hassan Arafa, morto il 21 marzo scorso, pochi giorni dopo la sua scarcerazione per gravi motivi di salute.

A comunicarlo è stato il sindaco Mimmo Lucano, che in un lungo post ha ripercorso la vicenda del giovane egiziano, condannato come scafista, detenuto per oltre quattro anni nel carcere di Arghillà, e morto con un tumore al pancreas in fase terminale.

Una storia che Lucano non esita a definire emblematica della deriva dell’accoglienza e dei diritti umani in Italia: «Habashy era arrivato in Calabria in cerca di speranza. Invece ha trovato due guardie bigotte. È stato accusato di essere lo scafista, arrestato preventivamente e dimenticato in carcere, dove si è ammalato fino a morire. Solo quando il suo corpo non ha più retto, lo Stato ha deciso di scarcerarlo. Per farlo morire fuori dalle sue mura».

Il conferimento della cittadinanza onoraria è avvenuto alla presenza di Luca Casarini e di padre Mattia Ferrari, figure da anni impegnate nel soccorso ai migranti nel Mediterraneo. «È un atto di riconoscimento, ma anche di accusa verso chi ha spento la sua passione per la vita con spregevole indifferenza», ha aggiunto Lucano. «Habashy ha vissuto i suoi ultimi giorni a Riace, accolto nel Villaggio Globale. La sua porta era sempre aperta, i bambini entravano e uscivano giocando, ricordandoci che anche lui è stato, fino alla fine, un essere umano».

Chi era Habashy

Il 19 ottobre 2021 Habashy sbarca a Roccella Jonica su un’imbarcazione carica di migranti. Viene arrestato con l’accusa di essere uno degli scafisti. Condannato in via definitiva, ha scontato la pena nel carcere di Arghillà, a Reggio Calabria. Solo nel gennaio 2025, a poche settimane dal fine pena, gli viene diagnosticato un tumore al pancreas al quarto stadio. A febbraio la magistratura certifica la sua incompatibilità con la detenzione e ne dispone la scarcerazione.

Lucano lo accoglie a Riace, dove trascorre i suoi ultimi giorni, circondato dall’affetto della comunità. Muore il 21 marzo, meno di un mese dopo essere uscito di prigione.

Una riflessione amara

La vicenda di Habashy solleva ancora una volta interrogativi profondi sulla gestione del fenomeno migratorio in Italia, sulla detenzione dei presunti scafisti e sull’applicazione dell’articolo 12 del Testo Unico sull’Immigrazione, inasprito dal decreto “Cutro”.

«Davvero possiamo credere che chi arriva accovacciato in una carretta del mare sia il responsabile dell’organizzazione del viaggio?», si chiede Lucano. «Quanti migranti sono stati condannati senza nemmeno poter essere ascoltati nella loro lingua, senza possibilità di appello?».

Con la cittadinanza onoraria postuma, Riace non dimentica Habashy. E al tempo stesso rivendica una visione diversa, fondata sull’accoglienza, la dignità e il rispetto dei diritti umani.