Non leggete “il Fango Quotidiano”
Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Travaglio
L’angolo fascista
Non leggete “il Fango Quotidiano”
Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Travaglio
Riformare la legge sulla cittadinanza per rispondere a un milione di giovani che chiedono di essere riconosciuti come italiani.
Il 1° Luglio, eravamo in Piazza Montecitorio, a Roma per dare il via a un percorso mobilitativo, che ci vedrà impegnat* su tutto il territorio nazionale.
Per sensibilizzare cittadin*, a far sì che il diritto di cittadinanza non sia più un privilegio discrezionale concesso a poch*, ma il riconoscimento di una realtà di fatto che già vive, respira, e di fatto costituisce il nostro paese.
Per dialogare con le forze politiche affinché agiscano, con volontà di dialogo, su una tematica tanto importante quanto urgente: il riconoscimento a oltre un milione di giovani nat* e cresciut* in italia i diritti di cittadin*.
Quindi, per migliorare concretamente il nostro paese e renderlo più giusto.
La costruzione della campagna è frutto di un lavoro intenso che ha coinvolto differenti soggettività e si è sviluppata garantendo il protagonismo e la centralità delle nuove generazioni. La Rete oltre a singol* attivist* e associazioni, è un gruppo alimentato anche da movimenti, collettivi, artist*, individui con l’intenzione di unire le voci, competenze e privilegi per rilanciare il progetto di riforma della legge sulla cittadinanza….
Con queste parole la Rete per la Riforma della Cittadinanza (di seguito RRC) ha lanciato la sua campagna di mobilitazione permanente che ha come obiettivo quello di riaccendere i riflettori sulla necessità di riavviare il percorso per la riforma della legge per l’acquisizione della cittadinanza italiana. La campagna lanciata da RRC si chiama “Dalla parte giusta della storia”, un titolo non casuale nato dalla consapevolezza che spesso quando si chiede l’allargamento dei beneficiari di un diritto si alzano scudi ideologici che cercano di contrastare in ogni modo tale possibilità.
Guardando alla storia più recente, dal suffragio universale che voleva allargare il voto alle donne, passando per le leggi per il diritto al divorzio e aborto, la legge contro l’attenuante al delitto d’onore, fino alle unioni civili e poi il recente Ddl Zan, lo schema si ripete. Per questo la RRC chiede di stare dalla parte giusta, la parte che accoglie ed include, quella che riconosce i diritti e l’autodeterminazione delle persone.
La richiesta di tale riforma non nasce oggi. Sono oltre 15 anni che si susseguono campagne di sensibilizzazione, dibattiti e proposte di legge poi abortite.
Già nel 1999 Livia Turco, con una certa lungimiranza, aveva proposto di modificare la legge del ’92 proponendo di concedere la cittadinanza ai bambini nati in Italia e residenti per 5 anni continuativi. Alla proposta Turco seguirono molte altre, tra cui le principali quella del 2006 di Giuliano Amato, allora ministro dell’Interno e quella del 2008 di Sarubbi-Granata … leggi tutto
Sono più di 900 mila i figli di immigrati che aspettano la riforma della cittadinanza, dopo gli equivoci creati dallo slogan “ius soli”.
I margini per un compromesso in Parlamento ci sono. Sarebbe invece un errore aspettare la prossima legislatura.
Una riforma necessaria
Diciotto anni di residenza ininterrotta, per i figli nati in Italia da genitori immigrati, prima di poter fare domanda per diventare cittadini. Appare sempre di più una ferita della nostra democrazia la norma della legge 91 del 1992, che venne approvata all’unanimità dal nostro Parlamento.
Ne fanno le spese i figli degli immigrati nati in Italia che, secondo le stime accreditate dal Centro di ricerche Idos, erano 800 mila due anni fa e oscillano ora tra i 900 mila e il milione. Nell’anno scolastico 2018-2019 i giovani stranieri iscritti, dalle materne alle superiori, erano 858 mila, dei quali 553 mila nati nel nostro paese. Favorirne l’integrazione attraverso norme meno impietose sulla cittadinanza, sembra un’esigenza improcrastinabile. Il 14 marzo, nel discorso all’assemblea nazionale che lo avrebbe proclamato segretario del Pd, Enrico Letta ha promesso il suo impegno. Poco più di due mesi dopo, il 26 maggio, lo ha ribadito a un convegno delle Acli.
Se si crede davvero nel diritto di cittadinanza di questi bambini e di questi ragazzi, occorre prendere atto anche degli errori commessi e porvi rimedio con una triplice correzione di rotta.
Primo, è necessario cambiare la narrazione, scandita finora in modo martellante da un termine, “ius soli”, che ha generato molti equivoci. Secondo, vanno cercate con ostinazione le alleanze politiche necessarie a condurre l’iniziativa in porto. Terzo, e di conseguenza, è opportuno essere disposti ad apportare alcune modifiche al proprio progetto originario.
Gli equivoci generati dal termine “ius soli”
La riforma, approvata nel 2015 dalla Camera e inabissatasi due anni dopo al Senato, si basava su due pilastri: concedere la cittadinanza ai bimbi nati in Italia da genitori non Ue, dei quali almeno uno possedesse un permesso di lungo soggiorno (che può essere richiesto solo dopo cinque anni di residenza regolare) e prevedere il cosiddetto “ius culturae”, e cioè la possibilità che un minore non nato in Italia conquisti da solo la cittadinanza attraverso un ciclo scolastico.
Ma l’uso del termine “ius soli” si è rivelato un autentico boomerang per il successo della proposta. Ha infatti spalancato le porte a una facile e di fatto vincente propaganda degli anti-riforma, quella secondo cui chi nasce da noi diventerebbe automaticamente italiano, nella versione di “ius soli assoluto”, all’americana. Trasformandoci, con gli arrivi dall’Africa, “nella più grande sala parto del Mediterraneo”. Senza contare che lo “ius soli” in Italia c’è già: quello “temperatissimo” dei 18 anni di residenza ininterrotti dalla nascita, che con la riforma sarebbe diventato “temperato”.
Distinzioni per iniziati, che non arrivano alla gente, ai social e nemmeno ai titoli dei giornali e delle tv … leggi tutto
Non leggete “il Fango Quotidiano”
Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Travaglio
Non leggete “il Fango Quotidiano”
Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Travaglio
Non leggete “il Fango Quotidiano”
Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Travaglio
Non leggete “il Fango Quotidiano”
Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Travaglio