Divide et impera, la nuova democrazia creata dal web (avvenire.it)

di Davide Gianluca Bianchi

Il digitale, nel tempo della “postverità”, 
cambia la politica e il consenso: il nuovo 
saggio di Damiano Palano

L’inaspettato successo di Barack Obama nelle primarie dei Democratici nel 2009 contro la ben più quotata Hillary Clinton, e poi nelle elezioni presidenziali avendo la meglio su John McCain, non è stato soltanto il risultato di una straordinaria sfida civile e politica.

Vi è stata da parte del senatore dell’Illinois la capacità di costruire una campagna elettorale di rara efficacia che, da un lato, sapeva usare le nuove tecnologie per il fundraising – anziché pochi grandi finanziatori, moltissimi donatori di piccole somme attraverso il web – dall’altro interpretava al meglio la comunicazione politica nell’età dei social media.

Al suo fianco si trovava Eli Pariser, l’autore di The Filter Bubble. Al centro del libro vi era la svolta che si era compiuta proprio in quegli stessi mesi, quando Google aveva deciso di “personalizzare” le ricerche che gli utenti realizzavano online con il proprio motore di ricerca. A questo scopo veniva usato l’algoritmo Page Rank, pensato per restituire output più consoni alle aspettative e ai gusti di ogni singolo utente.

Da allora, i cookies, che attraverso il browser vengono a insinuarsi nei siti visitati, creano una memoria dei precedenti passaggi, così da poter riconoscere successivamente il visitatore, e profilarlo in termini di gusti, interessi, abitudini per farlo così destinatario di messaggi promozionali calibrati su misura … leggi tutto

L’opinione di massa generata dai social network fa parte del discorso pubblico? (articolo21.org)

di RENATO PARASCANDOLO

Che cosa s’intende, al tempo dei social 
network, per “discorso pubblico”? 
Chi ne fa parte? 

A partire dal XVIII secolo il discorso pubblico ha coinciso con l’opinione pubblica, quella che legge i giornali e i libri, che frequenta convegni e luoghi d’arte.  E’ il momento di chiedersi: il variegato e caotico popolo della rete che spesso si lascia trascinare da suggestioni e luoghi comuni spalancando la porta a notizie false e inverosimili o a ingenui manicheismi, fa parte dell’opinione pubblica?

Alcuni intenzionalmente, altri inconsapevolmente, diffondono verità di comodo, denunciano complotti, negano l’evidenza dei fatti storici, delle leggi della fisica e della biologia. In buona misura questa moltitudine frastagliata rappresenta, “una massa resa insicura e guidata dall’angoscia, che facilmente si fa monopolizzare dalle forze nazionaliste e razziste” (Byung-Chul-Han). Costoro concorrono alla composizione del discorso pubblico al pari degli “ottimati” oppure sono soltanto la versione moderna della plebe e del sottoproletariato?

Prima di esprimere un giudizio sull’opinione di massa, vale la pena di sottolineare che con la nascita dei social network, appena quindici anni fa, per la prima volta nella storia del genere umano, un terzo dei suoi componenti ha “preso la parola” nella sfera del dibattito pubblico.

La comunicazione da molti-a- molti (4,3 miliardi di persone) è una rivoluzione più che epocale: termini come opinione pubblica, masse, popolo della rete, folle, gente si rivelano sempre più inadeguati per descrivere questo rassemblement atomizzato e magmatico che assume un identità precisa solo all’interno di un circuito commerciale sotto la veste di consumatori, utenti, audience, target, followers, influencer … leggi tutto

Trump cambia idea: al via la campagna di “tele-comizi” (agi.it)

Costretto dalle misure restrittive anti-Covid, 
il presidente degli Stati Uniti ha cambiato 
strategia 

Costretto dalle misure restrittive anti-Covid, il presidente degli Usa Donald Trump ha cambiato idea e ha lanciato una campagna di “tele- comizi” in vista delle elezioni di novembre.

Il primo, come riferisce fra gli altri organi di stampa americani anche la Cnn, è  stato dedicato agli elettori del Wisconsin: 23 minuti di chiacchierata in teleconferenza su vari argomenti fra i quali la risposta alle critiche dell’avversario democratico Joe Biden su come ha affrontato l’emergenza Covid-19.

“Avrei voluto essere con voi, e questa telefonata rimpiazza i nostri comizi che ci piacciono tanto”, ha detto Trump ai sostenitori collegati in una teleconferenza, sottolineando che, vista la pandemia in corso, “stiamo facendo davvero un buon lavoro con le cure e i vaccini, ma fino a che non sarà risolta, sarà difficile organizzare i nostri immensi raduni. Quindi faro’ dei tele-comizi, li chiameremo i “Trump rallies”, ma saranno fatti per telefono”.

La decisione di procedere con le telefonate collettive nasce dal fallimento del comizio di Tulsa, Oklahoma, mentre un altro appuntamento in programma lo scorso week end a Portsmouth, New Hampshire, è stato cancellato all’ultimo minuto per il cattivo tempo e non è stato riprogrammato. Inoltre, il raduno di Tulsa ha comunque provocato un aumento di casi di coronavirus e anche diversi componenti dello staff del presidente sono stati risultati positivi dopo quell’appuntamento … leggi tutto

Per la Corte europea i dati dei cittadini non sono al sicuro negli Usa (euronews.com)

La scambio di dati dei cittadini europei 
tra i ventisette e gli Stati Uniti non offre 
abbastanza certezze sulla protezione della privacy. 

Lo afferma una sentenza della Corte di giustizia europea, che invalida il decreto esecutivo della Commissione europea in materia.

Esiste un accordo tra Washington e Bruxelles per proteggere il diritto alla riservatezza, ma per l’alto tribunale dell’Ue, questo non offre abbastanza garanzie.

È la vittoria dell’attivista austriaco Max Schrems che aveva dato battaglia contro Facebook, sospettato di filtrare dati sensibili sugli utenti agli organismi di sicurezza statunitensi, soprattutto la National Security Agency.

Dice Schrems: « non si possono semplicemente trasferire dei dati dove non c’è sorveglianza e dove manca la protezione per gli europei. Per l’utente medio questa è una buona notizia» … leggi tutto

Nasce la Rete nazionale contro i discorsi e i fenomeni di odio. Fra i promotori l’associazione Carta di Roma (articolo21.org)

Si occuperà di ricerca; condivisione di buone 
pratiche di narrazione corretta e accurata e 
narrazione alternativa; promozione e 
condivisione di percorsi educativi e formativi; 
sensibilizzazione della società civile. 

La presentazione martedì 14 luglio, ore 12, con una conferenza stampa online.

Tre ong che operano a livello internazionale (Action Aid Italia Onlus, Amnesty International Italia, COSPE Onlus); otto associazioni (ASGI-Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, ARCI, Associazione Carta di Roma, Associazione Giulia Giornaliste, Lunaria, Pangea Onlus, Vox-Osservatorio italiano sui Diritti, Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI); un movimento transnazionale (No Hate Speech Movement Italia); ricercatori e ricercatrici provenienti da otto università (Bicocca, Bologna, Firenze, Padova, Reading (UK), Statale Milano, Trento, Verona) e tre centri di ricerca (CNR Palermo; Centro per le scienze religiose e Centre for Information and Communication Technology della Fondazione Bruno Kessler); un centro studi (Cestudir Venezia); due osservatori (OSCAD-Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, Osservatorio di Pavia); il Consiglio Nazionale Forense e la Commissione diritti fondamentali della Camera penale di Venezia.

Partecipa al confronto promosso dalla Rete l’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.

Sono i numeri che raccontano l’ampiezza della compagine che ha dato vita alla prima Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio. «Numeri che evidenziano da subito l’importanza e la forza del progetto, unico nel suo genere perché capace di riunire le più importanti realtà che da diverso tempo si occupano di mappare e combattere i discorsi e i fenomeni di odio: di particolare rilievo, l’approccio multidisciplinare che consente di coprire tutti i territori che è necessario presidiare per un’efficace azione, dalla ricerca alla proposta normativa, fino agli interventi nelle scuole per combattere bullismo, discriminazioni e intolleranze e per favorire la cultura dell’inclusione», si legge sul sito web di Carta di Romaleggi tutto

La psicologia della disinformazione: perché siamo vulnerabili (valigiablu.it)

In che modo la nostra mente ci rende più 
vulnerabili alla disinformazione? 

First Draft ha spiegato alcuni dei concetti cognitivi più importanti per capire perché siamo così facilmente ingannabili. Ogni concetto è accompagnato da una lettura accademica consigliata per chi volesse approfondire.

Conoscere la psicologia della disinformazione (le scorciatoie mentali, le confusioni e le illusioni che ci incoraggiano a credere cose che non sono vere) può insegnarci molto su come prevenirne i suoi effetti dannosi. Attraverso lo studio della psicologia possiamo capire se le correzioni alle notizie false sono efficaci, cosa si dovrebbe insegnare nei corsi di alfabetizzazione mediatica e perché, in quanto esseri umani, siamo vulnerabili alla disinformazione.

Leggi anche >> Come elaboriamo l’informazione che riceviamo e gli errori della nostra mente

Sebbene questi concetti psicologici siano nati nel mondo accademico, molti hanno iniziato a far parte del linguaggio quotidiano. La “dissonanza cognitiva”, descritta per la prima volta nel 1957, è uno di questi; il “pregiudizio di conferma” è un altro. L’interpretazione errata di questi concetti nelle mani di persone non esperte (o peggio ancora, divulgatori incompetenti) può contribuire a creare nuove forme di disinformazione.

Se giornalisti, fact-checker, ricercatori, conduttori e influencer che parlano di disinformazione non conoscono o non capiscono questi processi psicologici, rischiano di diventare essi stessi parte del problema.

Ecco perché è importante conoscere queste dinamiche in modo più approfondito … leggi tutto

Trump, Twitter e la moderazione dei contenuti online (valigiablu.it)

di Bruno Saetta

Il 29 maggio Twitter applica (annuncio 
dell’account ufficiale di Twitter) le sue 
regole di moderazione (fact-checking) al 
Presidente degli Stati Uniti d'America 
Donald Trump. 

Il tweet non è censurato (perché ritenuto di interesse pubblico), ma è aggiunta l’etichetta indicante che viola i termini di servizio del social, e occorre cliccare su “Visualizza” per leggerlo. Inoltre la diffusione del tweet viene ridotta (l’algoritmo di raccomandazione in sostanza eviterà di porlo in evidenza). In realtà già il 26 due tweet del Presidente degli Usa erano stati etichettati come “misleading” (fuorvianti).

In passato il fact-checking di Twitter è stato applicato molte volte, anche a personaggi di primo piano. A marzo Twitter ha rimosso post del Presidente brasiliano Bolsonaro e del Presidente del Venezuela Maduro, e anche del portavoce del ministero degli esteri cinese, sempre per violazione delle politiche sui contenuti.

Ma fino a maggio Twitter non aveva mai applicato le sue regole al Presidente degli Usa. Fino a quel momento la vera anomalia era il favore accordato a Trump … leggi tutto