di Davide Gianluca Bianchi
Il digitale, nel tempo della “postverità”, cambia la politica e il consenso: il nuovo saggio di Damiano Palano
L’inaspettato successo di Barack Obama nelle primarie dei Democratici nel 2009 contro la ben più quotata Hillary Clinton, e poi nelle elezioni presidenziali avendo la meglio su John McCain, non è stato soltanto il risultato di una straordinaria sfida civile e politica.
Vi è stata da parte del senatore dell’Illinois la capacità di costruire una campagna elettorale di rara efficacia che, da un lato, sapeva usare le nuove tecnologie per il fundraising – anziché pochi grandi finanziatori, moltissimi donatori di piccole somme attraverso il web – dall’altro interpretava al meglio la comunicazione politica nell’età dei social media.
Al suo fianco si trovava Eli Pariser, l’autore di The Filter Bubble. Al centro del libro vi era la svolta che si era compiuta proprio in quegli stessi mesi, quando Google aveva deciso di “personalizzare” le ricerche che gli utenti realizzavano online con il proprio motore di ricerca. A questo scopo veniva usato l’algoritmo Page Rank, pensato per restituire output più consoni alle aspettative e ai gusti di ogni singolo utente.
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