di Ludovica Di Ridolfi
Un post su Facebook prova a rilanciare questa
teoria tanto popolare quanto infondata
La presunta associazione tra comunità LGBTQ+ e pedofilia torna regolarmente ad agitare le acque della disinformazione. Da falsi volantini a contraffatte pubblicità, il materiale per i bufalari non manca di certo. L’ultima fake in circolazione riguarda la bandiera del movimento, che secondo alcuni segnalerebbe un pericolo per i bambini: ecco perché (e perché non è vero).
Analisi
«Cambiano le parole per rendere qualcosa di inaccettabile accettabile»: questo l’attacco lanciato in un post su Facebook. I suoi destinatari vengono presto dichiarati: «Non più ‘PEDOFILO’ ma ‘MAP’S’: ‘Persona attratta da minori’. (…) Fatevi fregare di nuovo, in mezzo ci sono i nostri figli. PSICOPATICI». L’invettiva viene accompagnata da un avvertimento: «ATTENZIONE A QUESTI COLORI», vicino all’emoji di un dito che indica la bandiera arcobaleno del movimento Lgbtq+.

Non è l’unica foto di questo tipo che circola sul social. Ma il collegamento compiuto tra il vessillo arcobaleno e la pedofilia veicola una notizia falsa.
Il termine contestato
Il concetto di Minor-Attracted Persons (MAP), che è percepito da alcuni come parte del tentativo di normalizzare la pedofilia, è un termine generico utilizzato da organizzazioni come B4U-ACT o The Global Prevention Project, un’organizzazione che si occupa di «pensieri, fantasie e comportamenti sessuali problematici senza contatto in uomini e donne adulti», al fine di prevenire abusi sessuali su minori, così come alcuni ricercatori, per definire una varietà di persone attratte dai minori.
Questi includono nepiofili (attratti da neonati e bambini piccoli), pedofili (attratti da bambini in età prepuberale), ebefili (attratti da bambini pubescenti e primi adolescenti) ed efebofili (attratti da adolescenti in tarda età).
A causa dell’introduzione di questa nuova locuzione, il Global Prevention Project aveva attirato su di sé diverse critiche in passato. Questo aveva reso necessaria l’introduzione di un disclaimer pubblicato in grassetto sul sito dell’organizzazione, che affermava a chiare lettere: «Per ribadire, questo non è un termine che abbiamo inventato, NÉ è un termine usato per rinominare i pedofili O per collegarli alla comunità LGBTQ».
La bandiera “MAP”
Alla categoria, ben distinta dalla comunità Lgbtq+, è effettivamente collegabile una bandiera, anche se come vedremo i confini tra realtà e “trollaggio” sono molto labili. La suddetta bandiera non si presenta con i colori dell’arcobaleno, tipici del movimento Lgbtq+, ma con colori pastello che vanno dall’azzurro, al giallo, al rosa.
Il primo esempio di questa immagine sul web è rintracciabile su questa pagina Tumblr, archiviata dal sito web statunitense di verifica dei fatti Snopes, che ha definito l’iniziativa un esperimento lanciato da alcuni troll.
Un utente della piattaforma aveva infatti presentato la bandiera nel 2018, in un thread dedicato all’accettazione delle MAP, “Support NOMAPS” (per le persone “non offendenti” attratte dai minori) … leggi tutto