di Francesco Cundari
Senso delle priorità
Tra liberisti accecati dalla motosega di Milei, liberali abbagliati dalla «riviera di Gaza», libertari felici per la strage degli asterischi la fine della liberaldemocrazia occidentale rischiò di passare quasi inosservata
Tenere il ritmo di tutte le enormità dette, fatte o annunciate da Donald Trump e da Elon Musk nell’arco di ventiquattro ore sta diventando sempre più difficile, ma soprattutto rischia di diventare controproducente.
Sia per la causa, perché finisce per prestare il fianco al tipico vittimismo della destra e alla caricatura di un giornalismo e di una sinistra ossessionati da Trump, sia per me stesso, perché immergersi quotidianamente in quel pozzo senza fondo di aberrazioni è una Cura Ludovico capace di mettere a tappeto anche il più cinico degli osservatori.
Solo ieri, per esempio, Elon Musk ha dichiarato in un tweet: «L’unico modo per ripristinare il governo del popolo in America è mettere sotto accusa (impeach) i giudici. Nessuno è al di sopra della legge, compresi i giudici. Questo è ciò che è servito per sistemare El Salvador.
Lo stesso vale per l’America». Parole con cui Musk ha rilanciato i tweet del presidente populista Nayib Bukele, intento a fare piazza pulita dei giudici sgraditi, a cominciare dalla Corte suprema, problema che peraltro Trump non ha di sicuro, avendo già una larga maggioranza anche lì.
Quanto a lui, ieri ha postato un video fatto con l’intelligenza artificiale che mostra la futura «Trump Gaza». Se non lo avete visto, cliccate qui, perché io davvero non ho parole per descriverlo. Segnalo solo un fotogramma, quello in cui si vedono Trump e Benjamin Netanyahu sdraiati sulla spiaggia uno accanto all’altro.
Non ho intenzione di perdere nemmeno un secondo a spiegare perché le intenzioni di Musk sui giudici siano chiaramente eversive e quelle di Trump su Gaza semplicemente mostruose. Ma sono sicuro che le une e le altre troveranno anche in Italia, per motivi diversi, i loro difensori. Ed è questo il problema di cui vorrei parlare. Perché un giorno, spero non troppo lontano, qualcuno ci chiederà conto delle nostre scelte e dei nostri silenzi di oggi.
Ci chiederanno – come ci siamo chiesti noi tante volte, leggendo i libri di storia, a proposito delle generazioni che ci hanno preceduto – come è stato possibile che non ci siamo resi conto di quello che stava accadendo, del fronte che si andava saldando, dagli Stati Uniti alla Russia, dall’Argentina di Javier Milei all’Ungheria di Viktor Orbán, dal Salvador di Bukele all’Israele di Netanyahu.
E forse l’unica spiegazione sarà che alcuni erano troppo entusiasti dei tagli fiscali, altri erano troppo soddisfatti del sostegno garantito a Israele, altri ancora erano troppo felici per la crociata contro il politicamente corretto e la cultura woke, contro la partecipazione di atlete trans alle olimpiadi o contro lo strapotere dei giudici, per accorgersi di nient’altro.
E fu così che, tra liberisti accecati dalla motosega di Milei, liberali pro-Israele abbagliati dalla riviera di Gaza e libertari inebriati dallo sterminio degli asterischi e degli schwa, la fine della liberaldemocrazia occidentale rischiò di passare quasi inosservata.
(LaPresse)