Trump e Twitter: l’ipocrisia (doppiozero.com)

di Oliviero Ponte Di Pino

Era inevitabile. Prima o poi sarebbe successo. 
È iniziato un duro scontro tra i social e il 
potere politico. La posta in gioco è il valore 
e il senso della libera informazione e dunque 
della democrazia. 

Protagonisti del duello sono Donald Trump e Twitter, che un paio di giorni fa ha bollato due tweet del presidente degli Stati Uniti d’America sul voto per corrispondenza con il punto esclamativo. Come ha spiegato un portavoce di Twitter al “New York Times”, secondo il social network preferito di Trump, quei tweet «contengono informazioni potenzialmente fuorvianti sulle modalità di voto e sono state etichettate per fornire ulteriore contesto».

Ai punti esclamativi, il presidente ha risposto duramente: un ordine esecutivo renderà più facile portare il social network in Tribunale se assumono il ruolo di “moderatori” delle fake news, cancellando post o chiudendo account.

Per capire la portata di quello che sta accadendo, e la posta in gioco, è necessario fare qualche passo indietro.

I social network sono infestati di fandonie, lo sappiamo tutti. È il loro stesso meccanismo a premiare gli “acchiappaclic”: non importa se una notizia è vera o falsa, basta che attiri traffico. Anche i più autorevoli quotidiani italiani sono pieni di post acchiappaclic (quelli stranieri assai meno).

Sappiamo (o dovremmo sapere) che la verità non è un bollino verde da assegnare una volta per tutte. Che i fake girano dal giorno in cui il serpente tentò Eva, che i primi a diffondere fake news sono i potenti, i quali non a caso controllano i canali dell’informazione. Che avvicinarsi alla verità è frutto di un complesso e infinito negoziato (come insegna la storia della scienza). I regimi totalitari hanno risolto il problema: hanno messo sotto rigido controllo internet, frammentando il World Wide Web in piattaforme nazionali, come in Cina, Russia o Iran … leggi tutto

Oltre le distanze, webinar 7: La didattica a distanza per l’inclusione degli studenti con disturbi dello spettro autistico (repubblica.it)

Ancora più in difficoltà di altri BES nella 
didattica a distanza, 

per rendere oggi più inclusivo il setting educativo degli allievi con disturbi dello spettro autistico servono collaborazione con la famiglia, senso di comunità, specifiche strategie di strutturazione.

“Oltre le distanze è un progetto di Fondazione Agnelli, GEDI visual e GOOGLE. In collaborazione con Università di Bolzano, Università di Trento, LUMSA. 

Scopri il progetto

Rassegnata stampa – Irresponsabili! (diario.world)

Qualcuno si è scordato che offendere il Presidente della Repubblica è reato: arriva l’informativa della Digos (globalist.it)

Caso Floyd, l’accusa ora è omicidio volontario. Incriminati altri 3 agenti (rainews.it)

La Svezia ammette i limiti della linea soft contro il Covid (agi.it)

Sgombero per CasaPound, via dalla sede storica di Roma (ansa.it)

Morte Floyd Capo della polizia: “Trump tenga la bocca chiusa” (repubblica.it)

Austria, linea dura: confini con l’Italia restano chiusi. La Svezia ammette: abbiamo avuto troppi morti (ilrestodelcarlino.it)

 

Bolsonaro a una sostenitrice «Mi spiace per le vittime ma moriremo tutti» (corriere.it)

 

Salvini si sarà anche scusato, ma sui social i suoi fan continuano a insultare Mattarella (globalist.it)

 

Pandemia e disinformazione: chi inquina il dibattito pubblico (valigiablu.it)

di Marco Nurra

In un articolo pubblicato sul sito della BBC, 
la giornalista Marianna Spring, specializzata 
in cultura digitale e disinformazione, ha 
individuato le sette tipologie di persone che 
possono essere fonte di disinformazione. 

Spesso siamo portati a pensare che il problema della disinformazione si riduca alla famigerate “notizie false” e a chi le crea. Questo ragionamento riduzionista può essere per certi versi confortante perché in qualche modo ci separa da quel mondo e ci fa credere di essere al riparo. Di essere migliori.

In realtà, chi più chi meno, viviamo tutti immersi nel caos informativo. Le informazioni ingannevoli e quelle false hanno sempre fatto parte delle nostra società (da molto prima che venisse inventato Internet).

E le teorie della cospirazione hanno abbandonato da tempo “la nicchia” dei forum online e adesso ce le ritroviamo quotidianamente sui media mainstream, in Parlamento e nei discorsi allarmati di familiari e amici … leggi tutto

Silvia Romano e le altre: in Rete l’odio per le donne, anche quando sono vittime (corriere.it)

di Goffredo Buccini

Una ferocia persino a prova di realtà. «Non sono 
quella Silvia Romano!!!», ha tentato di 
obiettare su Twitter una omonima della giovane 
cooperante rapita in Kenya. 

Si è vista rispondere con un imperturbabile «che tu lo sia o no…», e giù la solita solfa. Contumelie, infamie, minacce. Sui social, l’importante è detestare. Meglio, molto meglio se il bersaglio è donna. Sono tanto sconcertanti da meritare un’attenta riflessione politica i risultati di due ricerche parallele di Amnesty International Italia e di Vox-Osservatorio Italiano sui Diritti.

Nel mondo web, un terzo degli attacchi personali diretti alle donne influencer hanno natura sessista e il tasso di hate speech, di parole d’odio subite, è più del doppio rispetto agli uomini. Nel 2019 le donne hanno conquistato il podio come vittime di questo particolarissimo veleno della modernità, col 39% dei casi tra novembre e dicembre (e con un incremento molto forte: era il 27% tra marzo e maggio 2019).

La riserva di furia e rancore che si è riversata su Silvia Romano al suo rientro in Italia si andava accumulando insomma già nei mesi precedenti in misura mai registrata prima … leggi tutto

E il circo? Il divertimento è un bluff (teatroecritica.net)

di Angela Forti

Una riflessione sullo stato attuale del circo, 
a partire da alcune considerazioni nate in 
seguito all’evento Stream Circus, beffarda 
risposta alle difficoltà di sopravvivenza di 
quest’arte poco considerata durante il momento 
attuale

Un grande evento era previsto per domenica scorsa, 10 maggio: una campagna pubblicitaria diffusa ha raggiunto più di un migliaio di utenti segnalando l’avvento dello Stream Circus, il più grande spettacolo al mondo di circo contemporaneo On Line. Una grafica accattivante, ventitré compagnie, attive in tutta Europa, in programma. Infine, un grande bluff.

Il pubblico (una platea virtuale di medie dimensioni) si è trovato di fronte alla diretta streaming di un teatro all’italiana, torinese, vuoto. Dalla platea all’ingresso, dal palcoscenico al retropalco e al foyer.

“Il palco disabitato lascia il posto al pubblico”, che prende, così, parte attiva all’evento, ora spaesato, ora felice di non assistere davvero a perfomance in streaming … leggi tutto

Trump smentito da Twitter. La replica del presidente Usa: il social interferisce sulle elezioni (corriere.it)

di Giuseppe Sarcina

È la prima volta nella storia che il social 
network prende una posizione così netta. 

The Donald ha accusato il sistema del voto per posta di comportare dei brogli. Ma subito è comparso un alert per avvertire i lettori: «Accuse infondate, i fatti sono altri»

All’inizio di maggio Twitter si è data regole più severe per evitare la diffusione di notizie false o distorte sulla pandemia. Ma queste misure si applicano a tutto il traffico che passa dalla piattaforma. Così nella serata di martedì 26 maggio nella rete sono finiti due flash di Donald Trump, l’utente più in vista, ma anche tra i più controversi, seguito da 80 milioni e 200 mila persone.

Alle 14,17 del pomeriggio il presidente aveva postato: «Non c’è modo di immaginare che il voto per corrispondenza non sia altro che un’operazione sostanzialmente fraudolenta».

E ancora: «Il governatore della California sta per inviare delle schede di voto a milioni di persone . Tutti coloro che vivono nello Stato. Poco importa come ci siano arrivati. Dopodiché dei professionisti della politica vanno loro a dire come devono votare. Tutta gente che non aveva neanche mai pensato che cosa votare». Qualche ora dopo i gestori di Twitter hanno aggiunto una riga blu: «Ecco i fatti sul voto per corrispondenza» … leggi tutto

Breve storia del like (iltascabile.com)

di

Il pulsante "mi piace", dal marketing agli 
studi sul piacere.

Qualche anno fa le ricercatrici Carolin Gerlitz e Anne Helmond hanno parlato di “Like economy” per segnalare una logica del web fatta di scelte binarie orientate a far esprimere una preferenza o l’altra all’utente, ma che in sostanza ci dà l’opportunità concreta di farlo solo con una di queste due scelte, grazie al tasto like di Facebook, già all’epoca divenuto ubiquo anche grazie all’integrazione pressoché assoluta dei suoi “tool”, gli strumenti da incorporare all’interno delle pagine, dall’ultimo blog amatoriale ai template delle grandi testate.

Ma perché proprio Mi piace e non “Sono d’accordo”, “Lo adoro”, “È fichissimo” o altre espressioni del genere? Addirittura Adam Bosworth, ingegnere di Facebook all’epoca dell’implementazione del tasto, spiegò in un’intervista che in effetti la prima versione consisteva in una sorta di “Awesome” (letteralmente, ‘eccezionale’, ‘fico’), ma che poi si virò su un più universale Mi piace.

Eppure quel “like” ha una storia più profonda e antica di Facebook, radicata negli studi sul piacere nell’ambito del marketing, inaugurati ben prima dell’espansione del web come l’abbiamo conosciuto non oggi ma già negli anni Novanta … leggi tutto