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«Dovete restare a casa!».
A urlarlo un uomo ad una donna senza fissa dimora che chiedeva qualcosa da mangiare alla porta dell’oratorio di Santa Cecilia e Valeriano di Bologna. Ma ovviamente un senza fissa dimora la casa dove andare non ce l’ha. Nel vortice dei divieti di questa quarantena, dunque, i primi a rimetterci sono sempre gli “ultimi”, i più deboli, perché di fronte a questa emergenza non siamo sempre tutti uguali.
C’è chi ha una casa per curarsi e proteggersi e chi no. Infatti, da giorni, sono già numerose le multe fatte in alcune città d’Italia alle persone che non hanno un tetto dove andare che non avrebbero rispettato l’obbligo di restare in casa.
Come se non bastasse, associazioni e realtà pubbliche che si occupano quotidianamente di dare assistenza, cibo, coperte e letti per dormire, si sono trovate costrette a rimodulare, e in alcuni casi anche a sospendere temporaneamente, i servizi offerti a queste persone per non creare situazioni che favoriscano il contagio.
È questo il caso di Bologna, come ci dice Antonio Mumolo, presidente dell’associazione Avvocato di Strada. Nel capoluogo emiliano i volontari stanno continuando a offrire i loro servizi seppur con modalità differenti … leggi tutto