di CARLO CANEPA
Fact-checking
Il 3 luglio, partecipando all’Assemblea generale di Assolombarda, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato del «forte disequilibrio tra domande e offerta di lavoro» in Italia. Secondo Meloni in Italia ci sono «2 milioni di posti di lavoro» che a causa dell’assenza di profili adeguati il mercato non è in grado di soddisfare.
È davvero così? Abbiamo verificato che cosa dicono i numeri e la presidente del Consiglio esagera.
Che cosa dicono le imprese
Quando si parla di posti di lavoro disponibili, un’altra fonte spesso citata è il Sistema informativo Excelsior, curato dall’Agenzia nazionale politiche attive lavoro (Anpal) e dall’Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere). Sulla base di interviste fatte a quasi 110 mila imprese con dipendenti, rappresentative del settore dell’industria e dei servizi, il bollettino del Sistema informativo Excelsior calcola periodicamente quali sono le intenzioni delle aziende per quanto riguarda le assunzioni di nuovi lavoratori.
Secondo le rilevazioni più aggiornate, le assunzioni previste nel mese di giugno erano quasi 568 mila, numero che saliva a oltre un milione e 373 mila considerando il periodo tra giugno e agosto. Secondo le imprese intervistate, il 46 per cento delle assunzioni previste per il mese di giugno era di “difficile reperimento”. In questa espressione rientrano la mancanza di candidati, la preparazione inadeguata o altri motivi, ossia la casistica indicata da Meloni. Anche questi numeri sono più bassi dei «2 milioni» citati dalla presidente del Consiglio.
Ribadiamo che i dati del Sistema informativo Excelsior fotografano solo le intenzioni delle imprese, non i posti di lavoro effettivamente disponibili: tra le altre cose non è detto che le imprese abbiano la disponibilità economica per assumere tutti i lavoratori per riempire le assunzioni indicate.
Occhio a leggere i dati
Con tutta probabilità i «2 milioni» di cui parla Meloni provengono da un rapporto del Sistema informativo Excelsior, intitolato “La domanda di professioni e di formazione delle imprese italiane nel 2022”. Nel testo si legge che in tutto l’anno scorso sono state stimate oltre 2 milioni di assunzioni di “difficile reperimento”, un dato in crescita rispetto alle circa 1,2 milioni del 2019. Questo dato però non significa che a oggi ci sono 2 milioni di posti di lavoro disponibili per la carenza di profili adeguati: da un lato questo numero fa riferimento a tutto il 2022 ed è dunque un dato complessivo relativo all’anno scorso; dall’altro lato tra le assunzioni di “difficile reperimento” ce ne sono anche per altri motivi, come spiegato in precedenza.
Lo stesso rapporto sottolinea che le imprese italiane stanno adottando varie strategie per risolvere il problema delle assunzioni difficili (ma non impossibili) da fare. Per esempio assumono figure con caratteristiche simili per poi formarle al loro interno, ampliano la ricerca a livello territoriale e fanno leva sui salari. Quest’ultima strategia «nella fase più recente sta acquisendo un maggiore rilievo», spiega il rapporto.
Il verdetto
Giorgia Meloni dice che in Italia «ci sono 2 milioni di posti di lavoro che il mercato non è attualmente in grado di soddisfare per carenza di profili adeguati». Il dato indicato dalla presidente del Consiglio è esagerato.
Secondo Istat nel primo trimestre di quest’anno il tasso di posti vacanti era pari al 2,1 per cento, pari a circa 500 mila posti di lavoro vacanti (non necessariamente per la carenza di profili adeguati).
A giugno il Sistema informativo Excelsior ha raccolto l’intenzione delle imprese di voler assumere 568 mila persone. Di queste il 46 per cento era di “difficile reperimento”, categoria che non comprende solo la carenza di profili adeguati. Secondo Excelsior, nel 2022 il totale delle asssunzioni annunciate di “difficile reperimento” è stato pari a oltre 2 milioni. Ma questo non vuol dire che a oggi ci sia questo numero di posti di lavoro effettivamente disponibile.