Personalizza le preferenze di consenso

Utilizziamo i cookie per aiutarti a navigare in maniera efficiente e a svolgere determinate funzioni. Troverai informazioni dettagliate su tutti i cookie sotto ogni categoria di consensi sottostanti. I cookie categorizzatati come “Necessari” vengono memorizzati sul tuo browser in quanto essenziali per consentire le funzionalità di base del sito.... 

Sempre attivi

I cookie necessari sono fondamentali per le funzioni di base del sito Web e il sito Web non funzionerà nel modo previsto senza di essi. Questi cookie non memorizzano dati identificativi personali.

Nessun cookie da visualizzare.

I cookie funzionali aiutano a svolgere determinate funzionalità come la condivisione del contenuto del sito Web su piattaforme di social media, la raccolta di feedback e altre funzionalità di terze parti.

Nessun cookie da visualizzare.

I cookie analitici vengono utilizzati per comprendere come i visitatori interagiscono con il sito Web. Questi cookie aiutano a fornire informazioni sulle metriche di numero di visitatori, frequenza di rimbalzo, fonte di traffico, ecc.

Nessun cookie da visualizzare.

I cookie per le prestazioni vengono utilizzati per comprendere e analizzare gli indici di prestazione chiave del sito Web che aiutano a fornire ai visitatori un'esperienza utente migliore.

Nessun cookie da visualizzare.

I cookie pubblicitari vengono utilizzati per fornire ai visitatori annunci pubblicitari personalizzati in base alle pagine visitate in precedenza e per analizzare l'efficacia della campagna pubblicitaria.

Nessun cookie da visualizzare.

La Pace, Travaglio e il beato Conte (itvonline.news)

di

Marco Travaglio sul palco della manifestazione per 
la Pace organizzata sabato a Roma dal leader 
5 Stelle Giuseppe Conte. 

Al cronista che gli chiede: “Il suo impegno in prima persona quest’oggi?”, risponde: “Il mio impegno c’è sempre sul giornale e in tutte le occasioni per dire la mia, ovviamente. Chiunque mi inviti io ci vado e dico sempre quello che penso, non è che mi adeguo alla platea”.

Cosa dire? Il direttore del Fatto Quotidiano afferma una cosa vera. Solo che ovunque lo invitino ci va per prendere a stracci in faccia tutti (o quasi tutti) i leader di partito; mentre nella piazza pacifista del M5S ci è andato per avviare il processo di beatificazione di Giuseppe Conte, il Grande Statista – in versione Travaglio – che ci farà apparire un nano perfino Alcide De Gasperi.

“Centomila in piazza, è qui l’alternativa a questo governo”, ha detto il leader 5 Stelle abusivamente incoronandosi prossimo presidente del Consiglio. Magari potrà anche accadere, specie se il Pd continuerà a farsi guidare nel dirupo dall’ultraradicaleggiante Elly Schlein. Tuttavia, a Conte andrebbe fatto capire che se un pincopalla qualsiasi organizza la marcia “Da domani tasse zero”, gli va dietro l’intero popolo italiano, neonati e “zoppi” compresi.

Ci perdonino Travaglio, Conte e tutti i pacifisti animati da buona e cattiva fede: ma chi mai vorrebbe la Guerra e non la Pace al netto degli stolti e dei criminali? Armarsi – o Riarmarsi che dir si voglia – è un “dovere” di civiltà e di legittima difesa quando in giro ci sono ancora guerrafondai imperialisti modello Putin di sinistra, di centro e di destra. È suicida il teorema secondo cui – in buona sostanza – bisogna attendere che ci attacchino, invadano, massacrino, ridurci in schiavitù per decidere di difenderci.

Quando dovesse accadere, che si fa: ci difendiamo con le chiacchiere, le preghiere, “Signor Putin pietà”? Andiamo un momentino al mercato ortofrutticolo a comprare i pomodori per lanciarli contro Netanyahu e tra poco anche contro Trump, Vance e Musk che vogliono la Groenlandia con qualsiasi mezzo, ovvero con le armi? In alternativa andiamo al mercato dei fiori per metterne mille, e quindi cento, poi altri mille… nei nostri cannoni?

Sarebbe troppo bello se potesse funzionare così. Invece non funziona: lo sa benissimo Travaglio che questa è utopia; lo sa un po’ meno Conte, animato com’è di demagogia e altrettanto affamato di Palazzo Chigi.

Un obiettivo altissimo e nobilissimo, invero, sarebbe marciare e riempire piazze per invocare il disarmo generale e mondiale. Ma abbiamo tutti consapevolezza e coscienza – si fa per dire – che il Paradiso Terrestre ce lo siamo giocato moltissime epoche addietro con quei due sciagurati di Eva e Adamo; e che viviamo su questa Terra, popolata nella quasi totalità da pacifisti sinceri, epperò anche da imperialisti criminali incalliti dai quali dobbiamo difenderci, piacciano o no le armi.

«Putin va fermato ora» (corriere.it)

di Maria Serena Natale

Intervista con Lech Walesa

«Putin va fermato ora»

«Noi abbiamo sconfitto l’Urss, voi dovete salvare la democrazia. Putin va fermato ora». Così il Nobel per la pace Lech Walesa, ex presidente della Polonia.

Il sogno dell’Europa unita e le responsabilità della politica nel declino della democrazia rappresentativa, la risposta all’espansionismo putiniano e al disimpegno trumpiano, il senso della Storia e della lotta per una giusta causa: il Nobel per la pace e primo presidente della Polonia libera Lech Walesa riflette sulle sfide del presente, dal destino dell’Ucraina all’avanzata di autoritarismi ed estremismi, che richiedono uno slancio nuovo in un’ottica insieme europea e globale. In quello spirito pragmatico che diede forza e concretezza alla pacifica rivoluzione del sindacato Solidarnosc, ponendo da Danzica le basi per la fine della guerra fredda.

Presidente Lech Walesa, cosa resta oggi di quella fame e fede nella democrazia?

«All’epoca di Solidarnosc il sistema limitava tutte le libertà e la domanda era: come liberarci da questa prigionia? Abbiamo distrutto il vecchio sistema ma l’abbiamo fatto perché volevamo costruire il nuovo. Oggi l’epoca dei blocchi contrapposti è disintegrata ma il nuovo, la globalizzazione e l’unione degli Stati, non è ancora nato».

Quali i pericoli maggiori?

«Dobbiamo uscire dalla logica dei blocchi, della gestione territoriale, concentrarci su tecnologia e globalizzazione. La cosa peggiore è che pensiamo in modo vecchio».

L’Europa era un sogno nuovo. L’Europa oggi si riarma, è sulla strada giusta?

«Solidarnosc ci ha mostrato come, a partire dalla comprensione del proprio tempo, lottare e vincere. I metodi applicati oggi non hanno possibilità di vittoria nel lungo termine. Putin spara, ma la questione centrale non è questa, è convincere ogni singolo russo che ci battiamo nel suo interesse, perché, se continueremo su questa strada, tra quindici anni la Russia rialzerà la testa e rappresenterà la stessa minaccia per i nostri nipoti. Stiliamo l’elenco di tutti i caduti in questa atroce guerra, mostriamolo ai russi: oggi il tuo vicino non c’è più, domani verranno a prendere tuo figlio. Spieghiamo che un mandato presidenziale non può durare più di cinque anni e non si può ripetere più di due volte. Facciamo propaganda della verità».

L’Europa può dissolversi?

«Sì, se permettiamo a Putin e Trump di guidare il gioco illudendoci di avere un dialogo quando non ci ascoltano».

Cosa vuole Putin?

«Putin non ha via d’uscita perché ha fatto così tanto male, causato la morte di così tante persone che non può più tornare indietro, può essere fermato solo con la forza e la solidarietà tra europei, non si può dargliela vinta».

Con Trump come si parla?

«Meglio non parlare con lui, ma osservare cosa fa ed eventualmente rispondere».

L’Occidente ha perso potere di attrazione, perché?

«Le ragioni fondamentali sono due: l’eccessivo benessere e la mancanza di idee su come dovrebbe essere il nostro futuro comune. Il nostro modo di affrontare le questioni dovrebbe avere un carattere sia continentale sia globale, perché né gli Usa né la Cina né altri risolveranno i problemi che affliggono il mondo. La nostra generazione ha avuto il privilegio o il destino, se preferisce, di poter capire cosa è giusto e cosa non lo è e noi invece di agire chiudiamo gli occhi di fronte alle grandi sfide. Opporsi vuol dire fare quel che sappiamo e rafforzare il nostro essere».

Da Est a Ovest le destre estreme non temono più di risvegliare nostalgie per i nazionalismi del passato.

«Queste forze populiste e demagogiche dominano perché non c’è un’opposizione efficace. Oggi le persone non credono più nella democrazia e quindi non la difendono. Dobbiamo salvarla. Ai partiti propongo semplici punti: limiti ai mandati, chi viene eletto può essere destituito, trasparenza sui finanziamenti nel senso più ampio possibile contro la disonestà così diffusa tra i politici. Così si salva la democrazia facendo sì che le persone tornino ad appassionarsi. Oggi chiamiamo democrazia le libere elezioni ma non è solo questo. Bisogna ridefinire cosa vuol dire sinistra e cosa destra, in base a quali principi gli europei si uniranno di nuovo, su quali basi vogliamo costruire la globalizzazione, quale sistema economico possa rispondere ai nostri tempi moderni».

Dopo lo scontro con Zelensky ha paragonato l’approccio intimidatorio di Trump alle tecniche della polizia politica comunista.

«Quello che sta facendo è contrario a qualsiasi nostro ideale, è inammissibile. Abbiamo reso la democrazia una caricatura di se stessa. I politici ragionano in termini di mandato e di distretti elettorali, oggi non abbiamo politici con una visione, bensì molti politici in televisione».

L’Italia cerca un difficile equilibrio tra atlantismo ed europeismo: quale consiglio darebbe a Giorgia Meloni?

«L’Europa ha abolito le frontiere, superato guerre e rivoluzioni, è andata molto avanti e dovrebbe essere da esempio per altri continenti. L’America sta regredendo. È una risposta, questa».

Cosa direbbe al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, da eroe nazionale a leader sotto attacco?

«Come stai? Vai avanti così. Non accettare un compromesso senza valore, non puoi tornare indietro».

La guerra pacifista di Conte (startmag.it)

di Francesco Damato

Conte del Movimento 5 Stelle si è incoronato da 
solo sullo sfondo della Roma imperiale leader 
dell’opposizione. 

I Graffi di Damato

Giuseppe Conte e Matteo Salvini, una volta insieme nel governo col primo a Palazzo Chigi e l’altro al Viminale, si sono contesi ieri spazio e attenzione nei loro ruoli di capi di partito. Conte come presidente del MoVimento 5 Stelle, e promotore della manifestazione romana per la pace promossa da Marco Travaglio a “Oceano Pacifico”, Salvini come segretario della Lega al congresso federale a Firenze.

Sul piano della visibilità, e forse anche della curiosità, è prevalso Salvini con quella sua sorpresa del collegamento con Elon Musk e con la profezia clamorosa che gli ha strappato di un’Italia, anzi di un’Europa destinata a subire una terribile stagione terroristica. Di fronte alla quale impallidirà la paura appena procurata dalla guerra dei dazi dell’amico e superiore di Musk: il presidente americano Donald Trump.

Musk a voce e in immagini a Firenze come il vice presidente americano Vance al telefono nei giorni scorsi, sempre con Salvini, che ha voluto in qualche modo precederne l’arrivo a Roma in visita ufficiale. Il leader leghista è notoriamente in gara da tempo con la premier Giorgia Meloni per essere, apparire e quant’altro il più trumpista d’Italia, diciamo così.

Eppure, considerando anche i rapporti di forza elettorale che distanziano Salvini da Meloni tanto da non poterlo scambiare di certo per un inseguitore, Conte è stato ieri più protagonista del leader leghista. Ha inciso di più sulla situazione politica. Lo ha fatto con quella sua manifestazione –“La prima buona”, ha titolato il manifesto – alla quale alla fine si è prestato come partecipe anche il Pd, con una delegazione ufficiale guidata, su incarico della segretaria Elly Schlein, dal capogruppo del Senato Francesco Boccia.

E più ancora con quel suo discorso violento contro “la farlocca luna di miele costruita sulle menzogne” dalla Meloni. Che meriterebbe di finire “nei cannoni”, secondo i cartelli del pubblico. Disarmata del suo “elmetto”, sempre secondo la folla, insieme con l’amico e ministro che fa rima chiamandosi Crosetto.

Conte si è incoronato da solo sullo sfondo della Roma imperiale leader dell’opposizione. E candidato di fatto alla guida dell’”alternativa” ormai “nata”.

L’ex premier è così ostinato nelle sue ambizioni e nella sua autostima che avrà probabilmente riso leggendo ieri mattina sul Messaggero il giudizio che ha dato di lui e del suo pubblico Giuseppe De Rita. Che ha detto, in particolare: “Potrà esserci il vecchio partigiano comunista e la tiktoker napoletana che ha trascinato tutti in pullman a Roccaraso.

Ci potrà essere di tutto, perché il pacifismo è l’aria che respiri. Siamo tutti paciosi e pacifisti. Ma una piazza di paciosi e pacifisti non avrà mai una linea politica. La parola pace non è traducibile in politica”.

Più che avvicinarla, Conte ha allontanato l’alternativa nella quale si è avvolto come in una bandiera davanti a “100 mila” tifosi, come se li avesse contati personalmente uno per uno.

Minacce e accuse dopo le nostre notizie su Angelucci – L’editoriale di Corrado Formigli (la7.it)

“I giornali del nostro Angelucci si sono scatenati.

Ma non contro la nostra inchiesta, della quale il gruppo Angelucci e i suoi giornali non hanno smentito neppure una virgola.

Addirittura nemmeno hanno nominato l’ospedale di Velletri né i crediti sanitari. No, si sono scagliati contro i giornalisti che hanno realizzato l’inchiesta, dunque il sottoscritto, il nostro inviato Carlo Marsilli e tutta Piazzapulita, l’editore di La7 che ha osato lasciarci la libertà di trasmetterla, e i giornalisti del quotidiano Domani che si sono azzardati a commentarla.

Insomma, l’imprenditore sanitario che fa affari con la Regione Lazio, e per garantirli meglio si candida in parlamento, appena finisce sotto la lente di ingrandimento dell’informazione, scatena i suoi giornali con accuse e minacce.”

QUI la prima parte dell’inchiesta
QUI la seconda parte dell’inchiesta

Come i troll di Putin hanno influenzato le elezioni in Romania (linkiesta.it)

di

I russi su TikTok

Un rapporto ufficiale del social cinese documenta le operazioni sotto copertura con cui il Cremlino ha tentato di favorire il candidato populista Georgescu e il partito di estrema destra Aur

L’interferenza della Russia nelle elezioni rumene è reale, è documentata, ci sono le prove. C’è stato un numero impressionante di Operazioni di Influenza Sotto Copertura (Covert Influence Operations, CIO) con cui si è tentato di favorire il candidato populista filorusso Călin Georgescu. La conferma ufficiale l’ha data TikTok nel suo report sulla disinformazione.

Nel documento che copre il secondo semestre del 2024, l’azienda cinese entra nei dettagli delle operazioni di propaganda messe in campo da Mosca per influenzare le elezioni in Romania nel tentativo di far eleggere il candidato a lei più vicino.

Quel candidato che poi la magistratura rumena ha escluso dalle elezioni di maggio. (A questo proposito va ricordato che la Romania ha annullato il voto presidenziale dello scorso dicembre in seguito a segnalazioni di intelligence secondo cui la Russia aveva interferito nel voto ed era responsabile della sorprendente vittoria al primo turno di Georgescu).

Il report è stato presentato alla Commissione europea in ottemperanza al Codice di condotta sulla disinformazione – sotto il cappello del Digital Services Act – firmato dall’azienda. Non si parla solo del caso rumeno. Nelle 329 pagine dei capitoli più brevi sono dedicati anche all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e alle elezioni francesi del 2024.

Ma il capitolo dedicato alla Romania è il più articolato e denso di contenuti. «La Romania si è trovata improvvisamente al centro della nuova geografia della sicurezza europea», si legge nel report. «Da periferia geopolitica, il Paese è diventato un perno per il contenimento russo e per la proiezione orientale della Nato e dell’Unione europea».

E la sua posizione geografica alla frontiera dell’Occidente, al confine con l’Ucraina e la Moldova, affacciata sul Mar Nero, l’ha resa un bersaglio sensibile per la propaganda del Cremlino. Inoltre Bucarest ha accolto oltre un milione di profughi ucraini da quando è iniziata l’invasione su vasta scala e si è organizzata per diventare uno snodo sempre più importante nel cuore dell’Europa per il transito di armi e aiuti verso Kyjiv. Tutto questo ha contribuito a portare il mirino della Russia sulla Romania.

L’azienda cinese sostiene che il partito di estrema destra Aur e Georgescu hanno beneficiato del lavoro di influenza proveniente 27.217 account falsi. Nello specifico, dice di aver rimosso sei network di operazioni di influenza nascoste (i CIO, appunto) che avevano come target utenti rumeni.

Tra questi, ce n’era uno decisamente più grande, con circa ventisettemila account, mentre gli altri erano di dimensioni ridotte – e probabilmente erano gestiti con più manovalanza umana, in un certo senso, veicolando meno messaggi ma più efficaci e mirati. Il network più grnade è stato chiuso a dicembre 2024, gli altri nelle settimane precedenti. L’obiettivo di questi account era la mera propaganda: promuovevano contenuti critici nei confronti del governo di Bucarest, altri più favorevoli a Georgescu.

Oltre a questi network, è stato chiuso anche un network di undici account con profili riconducibili al media russo Sputnik. Anche così si spiega come la popolarità di Georgescu sia passata dall’un per cento – qualche mese prima del voto – a un indice di gradimento che l’avrebbe dovuto portare a vincere le elezioni.

«Riteniamo che questa rete fosse gestita tramite un fornitore di interazioni online e prendesse di mira l’opinione pubblica rumena», si legge nel documento. «Le persone dietro questa rete hanno usato account non autentici per promuovere il partito politico Aur e il candidato indipendente Călin Georgescu, nel tentativo di manipolare il dibattito pubblico prima delle elezioni».

Sono stati rimossi anche più di duemila ads che violavano le policy sull’advertising politico. E TikTok sostiene di aver provveduto al blocco geografico di una serie di account e aver impedito la creazione di altri profili. Questo passaggio è stato sintetizzato e descritto in tutti i particolari da Ander Bruckestand (account @Ander_Bruckes) su X in un lungo thread, poi riportato anche su InOltre.

In particolare, dall’ultimo aggiornamento di TikTok emerge che solo a dicembre 2024 è stata impedita la creazione di circa centocinquantamila account fasulli (spam account) e altri centocinquantamila sono stati rimossi. Anche due milioni di like fasulli e 2,3 milioni di follower fasulli sono stati cancellati, oltre a cinquantanove account che impersonavano politici o partiti rumeni.

La piattaforma rileva inoltre di aver rimosso in modo proattivo quasi seimila contenuti elettorali in Romania per violazione delle sue politiche su disinformazione, molestie e incitamento all’odio dalla fine di ottobre. Gli indirizzi IP più utilizzati per queste cosiddette troll farm sono stati geolocalizzati in Turchia.

In campagna elettorale le regole devono essere chiare e i messaggi sempre trasparenti. La pubblicità deve essere riconoscibile, gli elettori devono poter riconoscere uno spot o un qualsiasi contenuto creato ad arte per sostenere questo o quel candidato.

La presenza di account che fingono di rappresentare utenti qualsiasi per influenzare l’opinione pubblica con un lavoro di propaganda lento e costante non dovrebbe essere ammessa: non si può influenzare in questo modo la popolazione di uno Stato sovrano per manipolare e alterare il risultato di un’elezione.

Come notato da Bruckestand, le autorità rumene hanno riscontrato attività anomale a partire dal giorno precedente il primo turno delle elezioni, a novembre 2024. Ma l’intera attività di propaganda era iniziata certamente prima, magari con un’intensità più bassa. Resta da chiedersi quindi quanti account appartenenti a questi gruppi di influenza che agiscono a bassa intensità siano attualmente presenti sui social, e quanto sia difficile individuarli e fermarli.

Questo tentato golpe rumeno attraverso i social, se così lo si può definire, è una forma di guerra alternativa, ibrida, non convenzionale. Il tentativo di distruggere dall’interno una democrazia, penetrando nel suo tessuto sociale, politico e culturale.

Minacce di questo tipo sono sempre difficili da contrastare, perché sfidano i limiti imposti dai principi democratici, dallo stato di diritto e dai suoi valori fondanti.

Ma tutelare i cittadini dall’ingerenza di forze ostili è sempre più una necessità. E l’Europa deve trovare un modo per difendersi.