Un giudice sta mettendo nei guai la classe politica libanese (ilpost.it)

Tarek Bitar ha incriminato noti ministri per 
l'esplosione al porto di Beirut, 

con pochi risultati processuali ma grandi risultati politici

La manifestazione di qualche giorno fa a Beirut, la capitale del Libano, in cui sono rimaste uccise sei persone in gravissimi scontri armati, era stata organizzata dai partiti radicali sciiti Hezbollah e Amal per protestare contro Tarek Bitar, il giudice che sta guidando le indagini sull’esplosione di un anno fa nel porto della città. Bitar, che ha 46 anni, negli ultimi mesi è diventato una figura centrale nella politica libanese, perché secondo molte analisi con le sue indagini sta mettendo in seria crisi il corrotto e clientelare apparato politico del paese.

Il giudice Bitar, con le sue indagini, negli ultimi mesi ha messo sotto accusa numerosi alti politici e funzionari, compresi membri del governo e diverse alte cariche dell’esercito. E benché la sua attività sia stata ostacolata in tutti i modi – e benché finora non ci sia stata alcuna condanna ufficiale, né sia davvero cominciato un processo – l’indagine «sta ridando ai libanesi speranza nel sistema giudiziario, dopo che molte persone avevano smesso di credere che potesse avere qualche efficacia nel paese», ha detto ad al Jazeera Aya Majzoub, ricercatrice di Human Rights Watch in Libano.

Nell’esplosione del porto di Beirut, avvenuta il 4 agosto del 2020, morirono più di 200 persone, altre 7mila furono ferite e diversi edifici della città subirono gravi danni, per un valore totale di circa 3 miliardi di euro.

L’esplosione avvenne a causa di un incendio in un deposito del porto in cui erano stipate quasi 3mila tonnellate di nitrato di ammonio, arrivate a Beirut nel 2013 a bordo di una nave mercantile di proprietà russa.

Benché sia stato piuttosto chiaro fin da subito che la presenza di quell’enorme quantità di esplosivo nel centro della città fosse il frutto di una grave negligenza o, peggio ancora, di corruzione, finora nessuna persona è stata ritenuta responsabile … leggi tutto

(rashid khreiss)

In Libia crimini di guerra contro migranti e civili. La denuncia dell’ONU (valigiablu.it)

di 

Detenzioni arbitrarie e torture. 

Arruolamento di bambini soldati e uccisioni di massa. Schiavitù e stupri. Sono gravi, gravissime le violazioni dei diritti umani perpetrate in Libia che hanno fornito “motivi ragionevoli” al Consiglio per i diritti umani dell’ONU (Ohchr) per accusare di aver commesso“crimini di guerra” contro la popolazione tutte le parti coinvolte nel conflitto tra governi e coalizioni rivali per la conquista del potere.

I risultati della Missione di inchiesta indipendente sulla Libia parlano chiaro. Particolarmente esposti ad abusi, nei centri di detenzione e per mano dei trafficanti, sia i migranti, che cercano di attraversare il mar Mediterraneo per raggiungere l’Europa, che i prigionieri delle carceri, torturati quotidianamente e ai quali viene impedito di ricevere le visite dei familiari.

Nel documento, che verrà presentato oggi al Consiglio per i diritti umani, viene spiegato come migranti, richiedenti asilo e rifugiati siano soggetti a una sequela di abusi.

«Le nostre indagini indicano che le violazioni contro i migranti sono state commesse su vasta scala da attori statali e non statali, con un alto livello di organizzazione e con l’incoraggiamento dello Stato, il che suggerisce che si tratta di crimini contro l’umanità», ha dichiarato Mohamed Auajjar, che ha presieduto il gruppo di lavoro composto dagli esperti di diritti umani Chaloka Beyani e Tracy Robinson.

«Tutte le parti in conflitto, compresi Stati terzi, combattenti stranieri e mercenari, hanno violato il diritto internazionale umanitario, in particolare i principi di proporzionalità e distinzione, e alcune hanno anche commesso crimini di guerra», ha proseguito Auajjar.

La Missione è stata istituita dopo che, il 22 giugno 2020, l’Ohchr aveva adottato la risoluzione 43/39 con cui si chiedeva l’istituzione di una commissione di inchiesta per la durata di un anno da inviare in Libia per definire il comportamento assunto dalle varie parti coinvolte nel conflitto armato a partire dal 2016 … leggi tutto

(Jonathan Ansel Moy de Vitry)