Non leggete “il Fango Quotidiano”
Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Travaglio
L’angolo fascista
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Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Travaglio
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Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Travaglio
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Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Travaglio
di Massimo Baldini
In questo Dossier è raccolta buona parte degli articoli che lavoce ha dedicato al Reddito di Cittadinanza negli ultimi anni.
Si tratta di un tema complesso che tocca diversi ambiti, e infatti gli articoli sono tanti e con contenuti anche molto eterogenei.
Leggendoli in sequenza temporale, è interessante cogliere alcuni cambiamenti nei contenuti principalmente toccati.
I contributi più datati, precedenti la sua introduzione, hanno fornito commenti alla proposta del Movimento 5 Stelle per capirne meglio le caratteristiche e le implicazioni, e hanno cercato di inserire la misura nel contesto dei cambiamenti che il fenomeno della povertà sta attraversando in Italia, in forte aumento soprattutto nel periodo della crisi del 2008 -2012, poi in lenta riduzione negli anni successivi, prima di aumentare di nuovo durante la pandemia.
Seguono gli articoli dedicati alla legge approvata il 28/3/2019, di cui si commentano i molti aspetti coinvolti: dal costo al numero dei beneficiari, dal tipo di povertà intercettata ai possibili effetti su incentivi al lavoro e alla relazione con le politiche attive.
Infine, negli ultimi due anni, alcuni articoli approfondiscono argomenti particolari della misura (il trattamento degli stranieri, la scala di equivalenza, gli effetti della crisi indotta dal Covid, la relazione con il Reddito di emergenza, le politiche attive e i navigator…) e propongono riforme più o meno radicali, mentre altri cominciano ad esaminare i dati sugli effettivi percettori che via via diventano disponibili.
Proprio questi sembrano i temi più urgenti per il dibattito attuale sul Rdc, come sempre molto vivace: da un lato, è importante entrare nel dettaglio di quali caratteristiche della misura modificare; dall’altro, va ampliata la possibilità di analizzare i dati sui beneficiari, perché l’analisi empirica di quanto è già successo deve dare un contributo essenziale per capire come e dove intervenire.
(Rendy Novantino)
Caro direttore,
molto bello anche se, al momento, solo in linea teorica, il concetto di «lavoro di cittadinanza» espresso dal ministro Giorgetti. È giusto correggere il tiro per aiutare chi ha la necessità, «girando» direttamente alle aziende i fondi destinati al Reddito di cittadinanza (circa 8 miliardi di euro) per «inserire» e «formare» lavoratori seguendo perfettamente le indicazioni di Industria 4.0 riguardo l’aggiornamento del mercato del lavoro post Covid.
Impiegare in modo reale le persone, significa superare un concetto di «assistenzialismo» inadeguato e insostenibile per intraprendere la retta via. Speriamo!
Luca Testera Pardi
Caro signor Pardi,
È ormai evidente a tutti, anche ai suoi più accesi sostenitori, che il Reddito di cittadinanza, misura simbolo dell’era grillina, non ha funzionato. Non ha abolito la povertà (come avventatamente si sbandierò da un balcone governativo) né tantomeno ha assolto alla sua funzione fondamentale: aiutare i disoccupati a fronteggiare i mesi senza salario e prepararli a trovare un altro lavoro.
Sono fallite totalmente quelle «politiche attive» che esaminano il mercato del lavoro, studiano le competenze, formano i nuovi lavoratori e li mettono in contatto con l’azienda che vuole assumere. Tutto questo non è nemmeno iniziato e la speranza che il tema venga affrontato efficacemente con navigator e centri per l’occupazione burocratici e inefficienti è un’utopia. E allora è necessario cambiare rapidamente.
Non tanto per negare la necessità di un reddito di povertà, uno strumento indispensabile che esiste in tutti i Paesi europei, ma per ridisegnare tutta la seconda parte del Reddito di cittadinanza. Perché il lavoro non si crea con i sussidi elargiti dallo Stato ma con la produzione, la crescita, l’innovazione messe in moto da tutti gli imprenditori, grandi e piccoli.
Le aziende devono sicuramente essere coinvolte in questo processo, così come è essenziale dare una svolta radicale al sistema di formazione, in particolare di quella tecnica e professionale. Chiamiamolo pure «lavoro di cittadinanza», è un bello slogan.
Ma soprattutto facciamolo.
(Raoul Croes)