La Rai è un Travaglio. La staffetta Fatto-M5s per sostituire Repubblica e Pd (ilfoglio.it)

di CARMELO CARUSO

LA LOFTIZZAZIONE

Format televisivi da vendere, intese politiche. La Rai di Meloni chiede aiuto ed è pronta ad acquistare i programmi prodotti dalla società del quotidiano. Tra i volti, Gomez, Sommi e Lucarelli

Se gli Angelucci amano davvero Meloni devono comprarle il Fatto. Per i format ci pensa la Rai. Peter Gomez ha già venduto le sue “Confessioni” a Rai 3, Luca Sommi è corteggiato più di Bonolis, Andrea Scanzi, anni fa, è stato perfino provinato per “Mi Manda Rai Tre”.

Perché il M5s sulla Rai tace? Perché Giuseppe Conte sorride? Perché legge i fondi di Marco Travaglio dove viene spiegato che la Rai di Meloni è nulla rispetto alla Rai di Silvio Berlusconi, che i ciucci di Meloni non hanno le qualità degli antennisti del Cav., e che dunque tutto il resto è “noia”. Tace, perché è la volta buona per sostituire  il Pd, e quel che resta di Repubblica, in Rai, poco, con M5s e  Fatto.

Tace, perché grazie a quest’opera di “pulizia” televisiva si può stringere un’invincibile intesa tra cugini di vaffa, nipoti di forca, bisnonni di moschetto. La destra intelligente lo dice: “Travaglio difende Meloni meglio di Sechi”, così come Selvaggia Lucarelli è più temuta di Lilli Gruber, una che ora sputacchia  Mentana (Nove lo attende) e sul Tg La7, il tg che le mette in piega gli ascolti.

I dirigenti Rai si allargano: “Il Fatto è una fucina di volti. Sommi con il suo Accordi e Disaccordi è perfetto per la Rai”. Mediaset ha già infarcito i palinsesti con il Fatto, la Rai di Meloni  vuole subaffittargli  il meteo. Il prossimo talk in prima serata? Lo può condurre Gomez che, dicono in Rai, è “più affidabile di Giletti”.

Lo spazio di Augias? “Ci sarebbe Tomaso Montanari”. Lucio Presta e simili rischiano di incartare il pesce con gli editoriali di Alessandro Orsini, il dottor Stranamore con la colonia.