Non leggete “il Fango Quotidiano”
Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
L’angolo fascista
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Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Chi paga poco riceve solo delle coordinate GPS.
Chi paga un po’ di più, viene accompagnato al confine e fatto passare da un buco nella recinzione. Sborsando più soldi, si viene occultati in un container o in un camion. Oppure fatti passare in un tunnel sotterraneo. I pochi che possono offrire tanti soldi attraversano il confine in macchina, con un passaporto falso.
Le regole del “game” – il nome dato dai migranti al tentativo di attraversamento di una frontiera – nei Balcani sono impietose: più paghi i trafficanti, meno rischi.
Per capire come funziona, e chi sono i contrabbandieri a cui si affidano questi “giocatori in fuga”, Euronews ha parlato con alcune associazioni che aiutano i migranti in Serbia.
Nella maggior parte dei casi, i migranti vengono individuati dalle polizie di frontiera, spogliati dei propri diritti di esseri umani e rimandati indietro alla casella di partenza. Senza più soldi né telefono.
Nonostante le frontiere europee siano state prima chiuse dalle autorità, poi sigillate dal Covid-19 , Serbia e Bosnia ed Erzegovina stanno affrontando una crescente pressione migratoria (anche se non comparabile ai numeri del 2015/16).
La polizia di frontiera europea, Frontex, stima che la maggioranza degli ingressi irregolari di migranti in Europa avvenga proprio dalla regione balcanica … leggi tutto
Gli ultimi due Comuni sciolti per mafia, all’inizio di agosto, sono calabresi: Cutro e Sant’Eufemia d’Aspromonte.
Dieci giorni prima era stata la volta di Partinico, in Sicilia. Dall’inizio dell’anno sono già 9 le amministrazioni comunali mandate a casa (tra cui quella di Saint-Pierre, la prima in Valle d’Aosta), undici in cui la gestione dei commissari è stata prorogata. In quasi trent’anni, da quando nel 1991 è stata introdotta la legge sull’onda dell’emozione per il macabro omicidio di un innocente, il salumiere Giuseppe Grimaldi a Taurianova, sono stati 349 i decreti di scioglimento e 216 quelli di proroga.
Quando scatta il decreto
Sciogliere un Comune, mandare a casa gli eletti dal popolo, è una misura estrema, un decreto firmato dal Capo dello Stato solo quando emergono collegamenti «concreti, univoci e rilevanti» tra la criminalità e gli amministratori locali. La finalità è soprattutto preventiva, non sanzionatoria.
Qualora si sospetti che i clan influenzino gli atti di un ente pubblico, il Viminale nomina una commissione d’indagine che ha tre mesi (più tre di proroga) per consegnare una relazione al prefetto. Se reputa che ci siano i presupposti, il prefetto trasmette le carte al ministero dell’Interno che propone a Palazzo Chigi lo scioglimento. In tal caso, viene nominata una commissione straordinaria di tre membri che si insedia e guida il Comune dai 12 ai 18 mesi, prorogabili a 24 in casi eccezionali.
Dopodiché si tengono nuove elezioni. Un iter lungo e complesso che finora ha toccato ben 263 enti, compresi un capoluogo di provincia (Reggio Calabria) e sei aziende ospedaliere … leggi tutto
di Salvo Cataldo
La sorella di Giovanni Falcone e presidente della Fondazione che del giudice assassinato a Capaci porta il nome commenta le dichiarazioni dell'ex senatrice del Carroccio.
“Ho ascoltato, incredula, le parole dell’ex senatrice della Lega, Angela Maraventano che, ieri, nel corso di una manifestazione, ha constatato con rammarico che non esiste piu’ la mafia ‘sensibile e coraggiosa’ di un tempo. Che una persona che ha rappresentato lo Stato possa riproporre la trita favoletta della mafia buona mi indigna e mi fa arrabbiare”.
Lo dice Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone e presidente della Fondazione che del giudice assassinato a Capaci porta il nome, commentando le dichiarazioni fatte ieri, a Catania, dall’ex senatrice del Carroccio.
“In questi anni abbiamo pianto decine di donne e uomini delle istituzioni, magistrati, giornalisti, sindacalisti, cittadini comuni uccisi da una criminalita’ organizzata che ha saputo solo seminare morte, sopraffazione e ingiustizia. La Maraventano- aggiunge- e’ arrivata a dire che la mancanza di sviluppo della nostra Sicilia e’ da ascriversi al fatto che lo Stato, con una dura battaglia, ha eliminato la mafia, dipingendo una Cosa nostra sensibile e attenta alle esigenze del territorio. Parole senza senso di chi ha dimenticato la lunga scia di sangue che ha sporcato le nostre strade.
La mafia non e’ mai stata buona, non ha mai portato sviluppo e ricchezza. È un cancro che continua a essere presente nella nostra terra e va combattuta quotidianamente. Dalle istituzioni, ma anche da ciascuno di noi. Spero- conclude Maria Falcone- che i vertici del partito di cui l’ex senatrice e’ esponente prendano le distanze dalle sue vergognose dichiarazioni”.