L’estrema destra tedesca. Höcke vuole cacciare i bambini disabili dalle scuole regolari (politico.eu)

di PETER WILKE

Attivisti per la disabilità e politici di 
spicco reagiscono con furia alla proposta 
del capo dell'AfD.
Wahlabend Thüringen

Il leader di estrema destra del partito AfD della Turingia, Björn Höcke, ha accennato a quali piani avrebbe per lo stato tedesco se dovesse governare. Il sistema educativo dovrebbe essere “liberato da progetti ideologici” come “l’inclusione”, ha detto l’ex insegnante in un’intervista mercoledì sul canale televisivo MDR.

L’attuale modello scolastico tedesco consente agli studenti con disabilità di essere istruiti con altri studenti per consentire una partecipazione paritaria alla società. Questo è stato sancito dalla legge nel 2009 con la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.

I politici tedeschi e gli attivisti per la disabilità hanno reagito con shock quando gli è stato chiesto dei commenti di Höcke da POLITICO.

Le dichiarazioni fatte da Höcke darebbero una “visione palese e senza veli del suo mondo di pensiero”, ha sostenuto Wilfried Oellers, rappresentante per le persone con disabilità del gruppo parlamentare del Bundestag del partito di centro-destra Unione cristiano-democratica.

Corinna Rüffer, rappresentante del Partito dei Verdi per le persone con disabilità, afferma di non essere sorpresa dalle osservazioni di Höcke: “L’AfD vede le disabilità come una malattia. Escludere le persone con disabilità dalle scuole porta all’esclusione dalla società”.

Il segretario di Stato parlamentare Jens Brandenburg ha definito le osservazioni di Höcke “semplicemente disumane”, aggiungendo che: “Il signor Höcke è noto per i suoi riferimenti nazisti”.

“Tutti i bambini meritano pari partecipazione e maggiori opportunità attraverso un’istruzione inclusiva”, ha affermato Brandenburg.

Jürgen Dusel, commissario del governo federale per le persone con disabilità, ha sottolineato che la Germania ha una responsabilità speciale a causa dello sterminio sistematico di persone disabili da parte dei nazisti. “Ecco perché è importante per me chiarire che l’inclusione non riguarda un progetto ideologico, ma l’attuazione dei diritti fondamentali fondamentali, la dignità umana, lo sviluppo della personalità e l’uguaglianza davanti alla legge”.

“Io stesso sono andato prima in una scuola speciale e poi in una scuola normale. Questo cambiamento è stato una benedizione per me personalmente”, ha spiegato Dusel, che è gravemente ipovedente. “L’inclusione non è affatto un peso per gli studenti senza disabilità, ma piuttosto un arricchimento, poiché entrano in contatto con le persone con disabilità all’inizio della loro vita e non sviluppano pregiudizi in primo luogo”.

Höcke non ha risposto a una richiesta di commento da parte di POLITICO.

Gli attuali sondaggi vedono l’AfD come di gran lunga la forza più forte in Turingia con il 34% di approvazione. Il politico dell’opposizione Höcke ha dichiarato nell’intervista che vorrebbe diventare capo del governo dello stato dopo le prossime elezioni nell’autunno del 2024.

Tuttavia, ciò sembra improbabile, poiché nessun altro partito nel parlamento dello stato collabora con l’AfD. L’AfD della Turingia è monitorato dal 2021 dal servizio di intelligence interno dello stato ed è classificato come certo estremista di destra.

Allarme Pnrr, i rimedi possibili (corriere.it)

di Sabino Cassese

Sono stati assunti 107 dirigenti, 544 altri 
funzionari e 366 esperti. 

Quanto alle realizzazioni, però, solo metà degli obiettivi che dovevano essere raggiunti nello scorso anno sono stati realizzati

Allarme Pnrr. L’abbondanza di risorse destinate al piano di ripresa si scontra con la povertà di capacità realizzative dello Stato. Però, il piano vale più del 10 per cento del Pil, come ha osservato sul Corriere della Sera Francesco Giavazzi il 5 aprile scorso, e rappresenta un grande esercizio innovatore che spinge l’intera Repubblica, a partire dai comuni, a misurarsi con il fattore tempo, sempre trascurato.

Inoltre, è un esempio di attuazione di indicazioni europee che realizzano l’interesse nazionale e provano la coesione di tutta la politica italiana, perché si è partiti a metà del 2020 con il governo Conte e si è continuato con il governo Draghi, ed ora con il governo Meloni. Rinunciare a una parte dei fondi è contrario al nostro interesse.

Perché tanti dubbi, dunque? Qualcuno dice che si sono convogliati fiumi di denaro e si ha troppa fretta di spenderli. Qualcuno che si tratta di un traguardo impossibile e di un fallimento annunciato. Qualcuno lamenta che lo Stato è zoppo e non è in grado di attuare tanti obiettivi. Qualcuno denuncia la «desertificazione delle competenze» nell’amministrazione pubblica.

La situazione è stata ora analizzata in un’ampia relazione della Corte dei conti. Questa ha posto in luce i progressi fatti creando una struttura di missione alla presidenza del Consiglio dei ministri e un ispettorato generale al ministero dell’Economia e delle Finanze. Inoltre ha assunto 107 dirigenti, 544 altri funzionari e 366 esperti. Quando si passa, però, dal personale alle realizzazioni, si scopre che solo metà degli obiettivi che dovevano essere raggiunti nello scorso anno sono stati realizzati.

I trasferimenti dallo Stato agli enti attuatori sono stati fatti per il 70 per cento, ma la metà delle misure interessate dai flussi finanziari è in ritardo e meno della metà dei fondi è stata effettivamente erogata. Inoltre, i dati finanziari dicono solo una parte della realtà, perché misurano gli impegni di spesa, non i risultati, per i quali si sarebbe al di sotto del 10 per cento degli obiettivi, con particolari ritardi nel settore scolastico e in quello dell’igiene urbana. Insomma, la spesa corrente vola, quella per investimenti ristagna. Si aggiunga che nel 2024-25 è previsto il picco della spesa, perché si dovrà esser capaci di spendere 45 miliardi per anno, per cui, se ora siamo in ritardo, lo saremo in misura maggiore nei prossimi anni.

Rimedi sono stati tentati, perché le difficoltà erano note. Un decreto-legge di ben 90 pagine, scritto in modo da assicurarne l’incomprensibilità, in corso di conversione in Parlamento, crea nuovi posti dirigenziali, istituisce strutture di missione, stabilizza personale non dirigenziale, tenta qualche semplificazione in materie varie, dalle università alle persone con disabilità, all’energia, ai rischi climatici, ai vigili del fuoco, all’edilizia scolastica, alla giustizia, ai beni culturali, all’energia, alle terre e rocce di scavo, alla politica agricola, alle politiche giovanili, piegando la maestà del legislatore fino a provvedere al finanziamento della tratta Montedonzelli-Piscinola della metropolitana di Napoli.

Un altro lunghissimo decreto-legge (circa 60 pagine, che sarebbero chiare se fossero state redatte in ostrogoto) è in preparazione, per il «rafforzamento della capacità amministrativa», pieno di disposizioni relative alle assunzioni, che vanno ad aggiungersi a quelle già compiute, che riguarderebbero 3.600 persone.

Insomma, più che provvedimenti mirati a rafforzare e accelerare, sono norme «omnibus», nelle quali spiccano, invece di razionalizzazioni, «abbuffate» di personale, per di più nelle strutture centrali, piuttosto che in quelle periferiche. Tutto è condito da frequenti ipocrite dichiarazioni per cui bisogna provvedere «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».

Ma basta aumentare il personale pubblico per rafforzare la capacità di realizzazione della pubblica amministrazione o bisognerebbe agire principalmente sui processi di decisione, sui meccanismi di incentivazione per il personale e sui troppo numerosi deterrenti penali e contabili che servono solo a spaventare gli onesti?

E perché rafforzare principalmente le strutture centrali, in particolare quelle specializzate nei controlli, invece che puntare sulle strutture, specialmente quelle periferiche, su cui si può contare per le realizzazioni? Si sono valutati i pericoli di assecondare l’antica propensione dello Stato ad assumere impiegati per ridurre le tensioni del mercato del lavoro, una propensione che è spesso essa stessa all’origine delle disfunzioni amministrative?

L’esperienza recente della pandemia dovrebbe aver insegnato come gestire una situazione straordinaria. Non servono nuovi controlli, specialmente se affidati a vecchi controllori. Si tratta di poter fare affidamento su una centrale capace di mobilitazione e di monitoraggio, cioè di stimolare l’attuazione, seguire l’esecuzione, verificare i tempi, assicurarsi della ricezione e dell’applicazione dei nuovi principi. In secondo luogo, per raddoppiare la capacità della pubblica amministrazione, non basta affidarsi a nuove assunzioni o all’attività di formazione, come è nei programmi del ministro della Pubblica amministrazione … leggi tutto