La chimica umana di Primo Levi (internazionale.it)

, Reforma, Messico

Il passato può essere visto come una galera dalla quale si è sfuggiti per miracolo. Il tempo cancella in maniera sorprendente situazioni che sembravano insormontabili.

Una di queste sono le lezioni di chimica: non ho la minima idea di come io abbia potuto essere promosso in una materia della quale non ho mai saputo nulla e della quale ricordo solo l’odore acido dell’aria dopo un’esplosione.

Per colmare la nostra insicurezza pensiamo che quello che non ci interessa ci sia sostanzialmente estraneo. Eppure per la chimica non può essere così. Come negare l’importanza dell’oro, del titanio, del fosforo o del ferro? … leggi tutto

Levi e gli occhiali (doppiozero.com)

di Marco Belpoliti 

Basso Cannarsa ha scattato questa fotografia insieme ad altre in un giorno di febbraio del 1987. Non so se sia l’ultimo ritratto di Levi, di sicuro è uno degli ultimi. Lo scrittore si ucciderà due mesi dopo, l’11 aprile 1987, gettandosi nella tromba delle scale del suo palazzo.

Credo che sia uno dei più bei ritratti di Primo Levi. La parte destra del volto emerge dal buio con una forza inattesa, mentre il lato sinistro rimane immerso nel buio, eppure lo si vede ugualmente. Basta anche solo metà del viso per far capire l’intensità della concentrazione di Primo Levi.

S’è messo in posa e guarda altrove, verso qualcosa che si trova alle spalle di chi lo sta fotografando. Sembra perso nella contemplazione d’un oggetto che non scorgiamo o di un pensiero che non conosciamo. Come potremmo altrimenti? Nella fotografia c’è solo questo sguardo che allude ad altro … leggi tutto

Primo Levi intervistato da Luigi Silori (1963)

Primo LEVI intervistato da Luigi Silori per la trasmissione Rai “L’Approdo”, trasmessa il 27 settembre 1963 (1.a e 2.a parte) e ripresa poi nella serie “Gli scrittori raccontano…”, progetto firmato da Patrizio Barbaro e trasmesso a partire dal mese di gennaio del 1998.

Radio3 ricorda Primo Levi (audio)

Nei nostri archivi sono disponibili, per riascoltare e scaricare in podcast, decine di ore di trasmissioni, presentazioni di libri su e con Primo Levi e molte sue interviste alla radio.

La lingua batte
Un ritratto di Primo Levi dalla penna di Giordano Meacci >>
La grande scrittura di Primo Levi  >>

Pantheon
Primo Levi alla Radio.

Tra le letture Ad Alta Voce:
Il sistema periodico, letto in questi giorni da Elio De Capitani;
La tregua, letto da Valentina Carnelutti;
Se questo è un uomo, letto da Valentina Carnelutti. Leggi tutto “Radio3 ricorda Primo Levi (audio)”

In una lettera ai cugini Primo Levi racconta l’orrore della deportazione. La nascita 100 anni fa (lastampa.it)

di Ernesto Ferrero

Il “big bang” di uno scrittore. Lo stile è riconoscibile a partire dall’understatement dell’apertura

La lettera del 26 novembre 1945 indirizzata da Primo Levi ai parenti che nel 1939, all’indomani delle leggi razziali, si erano rifugiati in Brasile era rimasta a oggi custodita negli archivi famigliari, e dobbiamo essere grati ai suoi figli, Lisa e Renzo, di avercene fatto dono, nel centenario della nascita dello scrittore (31 luglio 1919), e nel 75° della partenza per Auschwitz.

È in pari tempo un documento di eccezionale importanza per la ricostruzione del percorso del Levi scrittore, di cui rappresenta il Big Bang, e un flash vivacissimo che fotografa i malesseri dell’Italia e dell’Europa («vecchia, maledetta e pazza») nei primi mesi di un dopoguerra in cui una vera pace è ancora lontana … leggi tutto

Levi e il Golem Mac (doppiozero.com)

di Marco Belpoliti

Nel settembre del 1984 Primo Levi si compra un Golem. Non l’automa di argilla creato da un rabbino-mago di Praga, ma quello che lui stesso definisce un “elaboratore testi”, ovvero un computer.

L’analogia figura in un suo articolo, e gli è suggerita dal fatto che, per far funzionare la macchina, bisogna introdurre nella fessura alla sua base, quasi una bocca, un disco-programma, così come il rabbino immette nella bocca del gigante di argilla una pergamena per vivificarlo. Il Golem è un Mac, come si vede in questa fotografia di Mario Monge, fotografo torinese scomparso nel 1999, amico di Guido Ceronetti, che ci ha lasciato bellissime immagini anche di Italo Calvino.

Come altri fotografi, nel giugno del 1986 Monge ha fissato Levi al lavoro col suo elaboratore. Una foto inconsueta, per via del profilo controluce dello scrittore, quasi una silhouette: foto al nero. Ricorda una foto segnaletica, seppure senza i dettagli del viso e della testa. Si scorge il pizzetto in basso, gli occhiali a metà e i capelli in alto, al termine della fronte spaziosa … leggi tutto

La prefazione di Primo Levi a “Se questo è un uomo” (minimaetmoralia.it)

Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che i governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli.

Perciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull’inquietante argomento dei campi di distruzione.

Esso non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano. A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che “ogni straniero è nemico” … leggi tutto

Gombrowicz o l’immaturità è il nostro destino (doppiozero.com)

di Massimo Rizzante

Il 24 luglio del 1969 moriva a Vence Witold Gombrowicz. E a Vence è seppellito.

Dopo aver vissuto l’infanzia e l’adolescenza tra i possedimenti terrieri del padre e Varsavia (era nato nel 1904 a Maloszyce, a duecento chilometri dalla capitale) e aver pubblicato una raccolta di novelle, Ricordi del periodo della maturazione nel 1933 e il suo primo romanzo, Ferdydurke nel 1937, sbarcò quasi per caso a Buenos Aires, dove lo scoppio della seconda guerra mondiale lo «bloccò» per circa ventiquattro anni.

In effetti, la sua lunga permanenza in Argentina si deve meno a un blocco navale che a una sovrana indifferenza nei confronti dei destini del mondo. Non che gli fossero indifferenti le tragedie degli uomini. È che, da uomo concreto, non sopportava gli uomini che per servire una causa, giungevano al martirio, respirando inebriati le idee di Patria, Nazione, Popolo, Arte … leggi tutto