Non leggete “il Fango Quotidiano”
Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
L’angolo fascista
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Danni per 70 mila euro: "Atto vandalico premeditato". Doveva accogliere i nomadi da via Erbosa
Devastata la microarea di via Selva pescarola che a breve avrebbe accolto l’arrivo di 15 persone provenienti dal campo sinti di via Erbosa, in via di smantellamento: “Un ignobile atto vandalico con danni per 70 mila euro alle casse pubbliche”, afferma il presidente del quartiere Navile, Daniele Ara, segnalando l’accaduto.
I danni sono stati rilevati ieri dal settore lavori pubblici del Comune, quindi il raid risale presumibilmente alla notte precedente. Per Ara non ci sono dubbi sulla natura dolosa: “Sicuro. Hanno bruciato i bagni, divelto le colonnine elettriche, danneggiato la rete di recinzione e alcuni tubi”.
Insomma, gli autori “si sono impegnati, non è una ragazzata fatta da un gruppo che passa da lì e rompe un vetro”, aggiunge il presidente del quartiere, chiedendo “un’indagine seria perchè è come se avessero bruciato delle case popolari, è lo stesso principio. Si tratta di un intervento pubblico rivolto alla popolazione sinta e la legge prevede di allestire aree di questo tipo”.
Ara riferisce che i Lavori pubblici si sono già adoperati per presentare una denuncia, ma risalire ai responsabili non sarà semplice visto che la zona è piuttosto isolata e non ci sono telecamere. Sempre Ara, poi, spiega che nella zona non sono state ritrovate scritte particolari o altri segnali che potrebbero rappresentare una rivendicazione del gesto. “Secondo me è un atto vandalico premeditato, non voglio porre l’accento su una matrice razzista – dichiara il presidente del Navile – ma sicuramente è un danno grave a un lavoro pubblico, che rallenta il percorso di superamento del campo di via Erbosa che ormai era completato”, tramite fondi stanziati dalla regione Emilia-Romagna … leggi tutto
di Enea Conti
Vittima una donna senegalese di 42 anni dipendente di una coop romagnola per mesi costretta a subire le vessazioni di una coppia, un 43enne rumeno e una 42 enne italiana di origine pugliese.
I due aggressori a processo
Insultata, picchiata, minacciata per il colore diverso della sua pelle per mesi. L’ennesima storia di razzismo arriva dalla Romagna. La vicenda è raccontata dai quotidiani cartacei locali della provincia di Rimini e risale a due anni fa ma è il vaso di Pandora è stato scoperchiato solo con l’incedere delle tappe processuali.
Vittima una donna senegalese di 42 anni per mesi costretta a subire le vessazioni di una coppia, un 43enne rumeno e una 42 enne italiana di origine pugliese che all’epoca dei fatti convivevano a Cesenatico. Tutti e tra erano dipendenti di una cooperativa con sede legale a Forlì che fornisce manodopera agli hotel di tutta la Riviera Romagnola. Proprio in uno dei residence in cui venivano erogati i servizi è stato il teatro dell’aggressione che ha portato alla denuncia ai carabinieri di Riccione per lesioni personali dei due. I tre erano stati mandati dalla cooperativa a svolgere le operazioni di pulizia delle camere nella struttura di Riccione.
Prima i due l’avevano insultata con epiteti razzisti poi l’hanno presa a calci e pugni con l’uomo che era arrivato persino a stringerle attorno al collo le mani con una forza tale da costringerla a urlare e a chiedere aiuto. A soccorrerla la segretaria del residence – una giovane di origine ucraina – che era subito accorsa per separare i due dalla 42enne.
La scorsa settimana in Tribunale a Rimini la vittima ha raccontato la sua versione dei fatti durante il processo e nei prossimi giorni a testimoniare sarà la giovane che aveva prestato aiuto alla vittima. Che già prima dell’episodio verificatosi a Riccione era stata più volte insultata e invitata ad andarsene dall’Italia dalla coppia … leggi tutto
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Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
di Enzo Boldi
Era il 2012 e anche all'epoca parlava di vergogna
Poca fantasia, stessi proclami. Anche otto anni dopo. Le proteste Trump fin dalle prime ore dall’inizio dello spoglio negli Stati Uniti seguono un copione già visto. Si parla di frode elettorale e accuse senza fornire nessuna prova. Il tutto in attesa del verdetto definitivo che, probabilmente, vedrà il candidato democratico Joe Biden alla guida della Casa Bianca per i prossimi quattro anni.
Ma Donald Trump non ci sta e oggi continua a twittare senza soluzione di continuità, con messaggi dello stesso tenore di quanto pubblicato nel 2012 dopo la seconda elezione di Barak Obama.
di Serena Danna
Il sempre più probabile successo di Joe Biden nel “Peach State” arriva da lontano: c’entra la demografia, i trapper e una quasi governatrice chiamata Stacey Abrams.
Ecco perché lo Stato del Sud è diventato centrale nelle elezioni 2020
Mentre si contano gli ultimi voti in attesa del risultato finale, la Georgia ha già cambiato pelle. Anche se alla fine non ci dovesse essere la vittoria dei democratici, il successo di Joe Biden in uno Stato da più di 20 anni feudo dei repubblicani mostra una piccola rivoluzione nel Peach State assolato dove solo Bill Clinton riuscì a portare un po’ di blu nel 1992.
L’onda democratica ha bucato definitivamente l’immagine della terra di schiavisti e coltivatori di arachidi con il fucile sempre in bella vista, e fatto emergere in maniera prepotente ciò che la Georgia è oggi: uno Stato molto diverso al suo interno, dove riescono a convivere le fattorie con la bandiera confederata di Forsyth e le trap house delle periferie di Atlanta, gli abortisti sfegatati e i fan di Childish Gambino (ideatore di una delle serie tv più belle degli ultimi anni ambientata proprio ad Atlanta).
Il cambiamento demografico
Nelle contee che si sviluppano lungo il più importante nodo autostradale degli Stati del Sud un elettorato multiforme è stato in grado contemporaneamente di mandare al Congresso la prima senatrice Qanon – il movimento cospirazionista che crede che Donald Trump sia una specie di messia che deve liberare gli americani dalla lobby liberal dei pedofili guidata dai Clinton e dalle star di Hollywood – e di aprire le porte del Sud degli Stati Uniti ai democratici … leggi tutto
'Gli afroamericani integrati, con lavoro e famiglia, hanno votato per Trump. Chi invece vive di droga e criminalità ha votato a sinistra', così @ELuttwak a https://t.co/Djgox9Fya1 👠🖋️ pic.twitter.com/aM0LadV22J
— Annalisa Chirico (@AnnalisaChirico) November 6, 2020
Un video dell'opinione dell'economista e politologo
Nel corso di un dialogo trasmesso sui canali social di Annalisa Chirico, il politologo ed economista Edward Luttwak sugli afroamericani ha fatto un’affermazione piuttosto ardita che sta diventando virale, in particolar modo su Twitter.
L’economista, infatti, ha provato ad analizzare i flussi di voto in queste elezioni Usa 2020, affermando che gli afroamericani che sono perfettamente inseriti nella società, che lavorano e che non hanno avuto problemi con la giustizia hanno tutti votato per Donald Trump. A questa affermazione, Annalisa Chirico ha annuito, lasciando parlare il suo interlocutore.