La Lega si ‘allea’ con un gruppo Facebook: è il Partito anti-Islam, con presidente onorario Alessandro Meluzzi (globalist.it)

La pagina fa capo a Stefano Cassinelli e ha 
come obiettivo contrastare ogni forma di 
radicalizzazione dell'Islam da cui nascono 
gli estremismi

La Lega si è ‘alleata’ con il ‘Partito anti-islamizzazione’, ossia una pagina Internet su cui è illustrato l’organigramma della formazione politica con la quale è stato stretto il patto: Stefano Cassinelli segretario nazionale, Bruno Polti presidente, Franco Cabiati Tesoriere, Alessandro Meluzzi presidente onorario, Kwadzo Klokpah consigliere. Il commento del leader della Lega Matteo Salvini: “Non è sufficiente controllare porti e confini, come la Lega ha dimostrato di saper fare quando era al governo: anche la cronaca di questi giorni ci ricorda che è necessario difendere identità, storia e cultura”.

Sul sito del partito, fondato nel 2017, alla voce programma colpiscono due punti: il primo, probabilmente è quello per cui Salvini lo ha chiamato in causa: “Contrastare ogni forma di radicalizzazione dell’Islam da cui nascono gli estremismi ed ogni tentativo di sottomettere la libertà sociale e culturale occidentale” si legge al primo punto. E si chiedono “regole chiare, predicazione obbligatoriamente in italiano, certificazione della provenienza dei fondi che finanziano moschee e centri culturali islamici”. Tra gli obiettivi “impedire lo svilimento della donna, vietare la crudele macellazione halal e tutte le azioni in conflitto con la legge italiana”.

Ecco anche la richiesta di un ‘regime giudiziario speciale per il politici’, cioè la richiesta per politici e amministratori pubblici di “un sistema giudiziario particolare che preveda un processo rapido (6 mesi per arrivare alla sentenza dall’avviso di garanzia) e in caso di condanna pene triplicate rispetto ai cittadini e l’esclusione perpetua da incarichi pubblici e da società partecipate”.
“Il principio alla base di questo provvedimento che può apparire duro – spiegano dal Pai – sta nel fatto che un rappresentante delle Istituzioni, che per altro riceve già un sostanzioso stipendio, commette qualcosa di più grave rispetto a un normale cittadino senza incarichi che compie lo stesso reato”.
Poi, a seguire altri punti, tra cui spicca il tema sicurezza (“più forze dell’ordine”), ma anche “meno autovelox e più agenti in strada non per sanzionare ma per proteggere e servire”.

C’è anche la richiesta di “acquisire parametri di identificazione certa per tutti i cittadini alla nascita e per chiunque acceda al territorio nazionale (impronte papillari, Dna)” con la creazione di “banche dati ad uso esclusivo delle Forze di Polizia”.
Sull’immigrazione Cassinelli e i suoi chiedono “un ministero specifico per Immigrazione e solidarietà internazionale”. Previsti “rimpatri assistiti” nei paesi di origine. Con una filosofia che è quella dell”aiutarli a casa loro’. “I soldi utilizzati in Italia per finanziare il fenomeno ‘profughi’ investirli invece per opere quali pozzi, scuole, ospedali nei paesi poveri”. “L’Europa non ha il coraggio di dire ‘non possiamo accogliere tutti’, mentre bisognerebbe dire “che in Europa si entra solo con un permesso che può essere concesso anche nei campi profughi”.

Ricette anche per la lotta alla droga, con “appositi incaricati delle Asl” che “effettueranno controlli e test antidroga a campione nelle scuole medie inferiori e superiori” così da fare in modo che “anche le famiglie avranno la consapevolezza della situazione e si potrà intervenire nei confronti dei minori che risulteranno utilizzare droga, il tutto nella massima riservatezza” … leggi tutto

Quante e quali sono le milizie che sorveglieranno i seggi (e perché bisogna temerle) (open.online)

di Riccardo Liberatore

Il presidente Trump ha più volte accusato 
Antifa e altri gruppi di sinistra di fomentare 
la rabbia e la violenza nel Paese, soprattutto 
durante le proteste contro la brutalità 
della polizia. 

Ma alla vigilia delle elezioni è ormai chiaro che la minaccia principale viene da destra

«Stand back and stand by», «state indietro e aspettate». Sono bastate queste parole, pronunciate da Donald Trump durante il primo dibattito con Joe Biden, in risposta alla domanda del giornalista che chiedeva al presidente di prendere le distanze dal gruppo di estrema destra, Proud Boys, a far rabbrividire milioni di americani. Perché, al di là di quello che farà Trump dopo il 3 novembre e, al netto delle volte in cui si è rifiutato di dire che avrebbe garantito una transizione pacifica del potere, il rischio che queste elezioni siano macchiate anche da contestazioni violente è reale.

Lo dimostrano gli eventi degli ultimi mesi, dalle manifestazioni dei suprematisti bianchi a Washington D.C. all’uccisione di due manifestanti anti-razzisti a Kenosha, in Wisconsin, passando per il piano sventato per rapire la governatrice del Michigan, Gretchen Whitman, da parte di un gruppo di uomini affiliati a una milizia di destra, i Wolverine Watchmen. 

Ma lo dimostra anche la cronaca degli ultimi giorni: domenica dei manifestanti pro-Trump hanno bloccato il traffico sul Garden State Parkway, nel New Jersey. In Georgia un evento democratico è stato cancellato a poche ore dal suo inizio per timore di un’imboscata da parte di una milizia. Qualche giorno prima in Minnesota, il procuratore generale è dovuto intervenire per fermare un’azienda che reclutava veterani per sorvegliare i seggi elettorali … leggi tutto