Esperance, Oiza, Djarah: in Italia il Black lives Matter ha il loro volto. Storie di lotta e di riscatto (globalist.it)

di Umberto De Giovannangeli

Storie di giovani donne italiane 
afrodiscendenti protagoniste del Black 
lives Matter nel nostro Paese. 

Una esperienza che hanno riportato a Ferrara, nel riuscitissimo festival di Internazionale

Le loro sono storie di riscatto e di emancipazione, di rivendicazione di una diversità che arricchisce la comunità nazionale. Storia di orgoglio e di dolore, di rabbia e di speranza, di chi è riuscito a trasformare la paura in volontà positiva, sapendo   coniugare idealità e concretezza, protesta e proposta. 

Storie di giovani donne italiane afrodiscendenti protagoniste del Black lives Matter nel nostro Paese. Una esperienza che hanno riportato a Ferrara, nel riuscitissimo, come sempre, festival di Internazionale, un appuntamento immancabile, anche in un presente reso incerto dalla crisi pandemica, per i tanti, giovani e non, che sono “sincronizzati” con il mondo.

 Globalist ha rivolto alle tre attiviste le stesse domande, per offrire uno spaccato tra l’analisi e la testimonianza di una realtà che non conquista l’attenzione dei grandi media, ennesima dimostrazione del greve provincialismo che connota, con rare ma importanti eccezioni, la comunicazione del belpaese. Hanno molte cose da dire e lo fanno con un linguaggio chiaro, diretto, l’opposto del “politichese”. Non mirano ad una poltrona ma ad una società più giusta, inclusiva. Statene certi: faranno parlare di sé.

ESPERANCE H. RIPANTI

La tua storia è una storia di riscatto, quando hai deciso di usare la tua voce per dare la parola a una collettività? C’è stato un evento cardine che ti ha fatto prendere questa decisione?

La mia storia è una storia che si mischia a quelle di altre vite tanto simili alla mia ma che non sono la mia. La racconto sempre come un’eccezione dell’eccezione, e proprio per questo ho sentito la necessità di narrarla nel momento in cui mi è sembrato ingiusto viverla con un sentimento simile alla paura. L’evento cardine che ha scatenato l’alzarsi della mia testa – e di conseguenza anche la mia voce – è stato l’attentato di Luca Traini del 3 febbraio 2018 a Macerata.

Io e tutti gli afrodiscendenti (e non solo) italiani abbiamo provato una sensazione che ci ha congelati davanti alle televisioni e gli smartphone. Un sentimento che non dimenticherò mai che si è poi trascinato negli ultimi due anni di fatti di cronaca e decisioni politiche e sociali gravanti sulle vite di singoli che devono sopravvivere in una quotidianità che non li considera, non li tollera e non li rispetta.

Avevo bisogno di ritrovare un motivo valido per credere nella mia dignità, per questo sono scesa in piazza, per questo ho scritto E poi basta, per questo ancora oggi cerco con la letteratura e i libri – ciò che mi tiene in vita, e che è diventato il mio lavoro – di raccontare e di mostrare come si può trasformare la paura in qualcosa di positivo, di forte … leggi tutto

E se fosse il Pd ad avere cambiato linea su immigrazione, sicurezza e Ius soli? (linkiesta.it)

di

Ufficialmente, per i democratici, tutte le 
difficoltà sono colpa dei Cinquestelle, 
cioè del partito con cui ripetono di 
volersi alleare di qui all’eternità. 

Ma allora, delle due l’una: o pensano di fargli cambiare idea (e se non ora, quando?), o l’hanno cambiata loro

Sembra ieri che giornali e televisioni pubblicavano allarmanti sondaggi sulla diffusione del sentimento antieuropeista in Italia, corredate da dolenti editoriali sulle ragioni di un così radicale mutamento di opinione, in quello che era stato a lungo il paese più europeista del Continente. Per circa un anno, dopo le elezioni del 2018, le forze favorevoli all’uscita dall’euro sono state addirittura maggioranza in Parlamento, e maggioranza schiacciante in talk show, osterie e social network.

Non servono altri sondaggi per verificare quanto le cose siano cambiate da allora, e nel giro di appena un paio di mesi, né serve particolare sagacia per scoprirne il motivo, e cioè la decisione dell’Unione europea, il 21 luglio scorso, di ricoprirci di soldi.

Ebbene, c’è oggi un solo opinionista in Italia capace di sostenere che se il secondo governo Conte avesse mantenuto sulle questioni europee la stessa linea di sostanziale continuità con le politiche del governo precedente, come ha fatto su ogni altra materia, avremmo ottenuto gli stessi risultati? C

’è davvero qualcuno disposto a credere che di fronte a un governo italiano ancora capace di rilanciare le grottesche sparate già più volte ripetute (e rimangiate) ai tempi della prima finanziaria gialloverde, Angela Merkel ed Emmanuel Macron sarebbero corsi in nostro soccorso, esortando anche i paesi più riluttanti a mostrare solidarietà verso un paese in difficoltà, mentre il diretto interessato seguitava a insultarli e a minacciare sfracelli? … leggi tutto

Raid violenti contro extracomunitari, tre arresti a Marsala (dire.it)

di Salvo Cataldo

Si tratta di tre giovani che seminavano il 
terrore in città, protetti da un clima 
omertoso

Agivano in branco seminando il terrore tra gli extracomunitari con raid punitivi senza alcuna ragione. La polizia ha arrestato a Marsala (Trapani) tre giovani che dovranno rispondere di violenza privata, minaccia e lesioni personali aggravati. Gli investigatori della Digos di Trapani e del commissariato di Marsala parlano di “efferatezza e spietatezza” con cui i tre avrebbero agito, spinti da “finalità di discriminazione o di odio etnico razziale”.

L’indagine, coordinata dalla procura di Marsala, ha preso le mosse da diverse aggressioni che si sono verificate in città nel corso dell’estate.

I tre entravano in azione soprattutto nei week-end: calci, pugni e ginocchiate contro inermi cittadini extracomunitari che subivano le violenze fisiche e verbali, e ancora sedie in legno, tavolini e bottiglie usati come armi. Il ‘branco’, secondo gli inquirenti, agiva “accecato da una rabbia bestiale, immotivata”.

Alla violenza si aggiungevano anche frasi che inneggiavano all’odio razziale.

In arresto nel carcere di Trapani sono finiti Salvatore Crimi, Antony Licari e Natale Salvatore Licari, di 18, 24 e 36 anni. Decisive si sono rivelate le immagini dei sistemi di videosorveglianza che hanno consentito di estrapolare riprese e fotogrammi risultati fondamentali per individuare i tre e gli altri indagati la cui posizione è al vaglio degli inquirenti … leggi tutto