PD Bologna, il regime rosa 06 -12.06.2022 (diario.world)

di Gregorio Dimonopoli
Come sempre, ormai, quest’amministrazione, con la a minuscola, o sbaglia il contenuto o sbaglia la forma.
E la forma e’ il contenuto. Per capirci: giusto parlare del tema ma non puo’ essere un ragazzino a proporlo.
Un ragazzino di parte politica, scatenando dunque divisivita’ inutili.
Su questo tema e non solo sarebbe stato utile che a farsene carico fosse l’azienda sanitaria. E infatti alcuni professionisti hanno detto la loro come si può evincere dalla rassegna stampa qui sotto e che il nostro eroe si è subito a definire arretrati, se non di peggio.
In sintesi, ancora una volta si cerca un’idiota visibilita’ consensuale di parte evitando un coinvolgimento piu’ ampio e apolitico.
Non si scherza con minori e famiglie su temi cosi’ delicati e cio’ fa male, fra l’altro, proprio all’antiproibizionismo.
No alla mascherina rosa sul cervello.
Sempre nella rassegna dei quotidiani locali altre perle sulla città più progressista d’Italia.

 Santori contro la tossicologa Del Borrello che, però, fa parte della task force anti baby gang voluta dalla giunta

La terapeuta: “Chiediamoci perchè i giovani usano le sostanze”

Una petizione contro il progetto del Comune in Montagnola: “Noi frequentatori del parco mai coinvolti”

DOPO LE POLEMICHE SULLE OCHE Mattia Santori e il libro «Mamma mi faccio le canne»

La Festa dell’Unità a Bologna perde il ristorante Antica Ricetta. La colpa? E’ la chiusura del centro feste Coccinelle, venduto all’insaputa degli iscritti

Fatti non foste a viver come Lep(o)re…

Elezione di Don Matteo (diario.world)

di Gregorio Dimonopoli
Sono contento, per Lui, che abbia assunta una 
carica di tale importanza.
Saranno anni difficili da affrontare con quella responsabilita’ che pero’ non mi aspetto rivoluzionaria.
Tante persone, tralasciando la retorica forse un po’ stucchevole ma inevitabile della stampa locale, si sono quasi esaltate nel ribadire le innegabili capacita’ di dialogo del vescovo sconosciute nelle precedenti reggenze del ruolo cittadino.
Ma aspetterei ad esultare.
Sabato a Roma si e’ tenuta una manifestazione fascista, detta ipocritamente Pro Life, che approvata da pontefice insultava, tanto per cambiare, il corpo delle donne ed altri diritti.
Non ci si puo’ inginocchiare e tollerare anche a questi sopprusi solo perche’ si aiutano i poveri, tifando contempraneamente la possibilita’ di indottrinare autodeterminazioni, dovute.
Una societa’ che sceglie il meno peggio non e’ matura.
Zuppi e’ un uomo buono, capace, dialogico. Ma e’ ora un Potere, subdolo, dal quale non siamo mai stati realmente capaci di evincerci.
Vai, Don Matteo, aiutaci a capire che sia possibile che le religioni possano non essere di ostacolo alla vite civile anche laica. Grazie

Basta dare spazio ai falsari della Storia

di Gregorio Dimonopoli
E’ quello che puo’ accadere ad un quotidiano diretto da un pluripregiudicato, giustizialista ed ipocritamente schierato solo con chi lo possa finanziare, comparsate televisive comprese, ora meno diffuse.
Oltre inoltre all’appoggio della campagna antivaccinale Covid, abbracciata dopo la nomina di Draghi, e con grande invidia per la crescita di consensi per la Verita’ di Belpietro. Queste ipocrisie e cambi di registro si pagano. Si vedano infatti le tifoserie dei pennivendoli del Fango Quotidiano ai tempi dell’avvocato del popolo.
Per fortune i dati di vendita dimostrano che gli itaGliani non sono tutti stupidi. Ultimo trimestre: meno 13%.

Intervista a Furio Colombo: “Orsini peggio di Putin, al Fatto non c’è più libertà” (ilriformista.it)

di Aldo Torchiaro

Il padre nobile del Fatto forse se ne va

Furio Colombo: “Ho chiesto a Travaglio di fermarsi, non può celebrare Orsini come una star”. Furio Colombo, 91 anni, ha lavorato a La Stampa, è stato editorialista di Repubblica, ha scritto per il New York Times e ha diretto L’Unità dal 2001 al 2005. Due volte deputato (Pds e Ds), senatore (per il Pd), si è candidato come segretario del Partito Democratico nel 2007. Ha iniziato a collaborare con Il Fatto Quotidiano nel 2009, sin dal primo giorno di vita della testata fondata da Antonio Padellaro.

Lei ha scritto una lettera importante, al Fatto. Coraggiosa e credo anche dolorosa.
Dolorosa ma doverosa. Ci sono stati tanti casi, nella storia. Alcuni famosi e altri rimasti ignoti, ma di cui qualcuno ha memoria. Montanelli che dice addio al Corriere prima, per un cambio di linea politica nel 1973, e più avanti anche al Giornale che aveva fondato. Il dissidio fortissimo interno ai quotidiani della sinistra ai tempi di Praga, e non solo. E tanti altri di cui non si è scritto. La battaglia delle idee non può essere sempre incruenta.

Come si può comporre questo dissidio?
Io credo che non possa esserci una ricomposizione, dal momento che Il Fatto Quotidiano ha non solo voluto Orsini tra le sue firme ma ha anche creato una grande serata in suo onore, come sua nuova star, una cosa che non è mai stata fatta.

Una operazione di identificazione delle posizioni di Orsini con quelle del Fatto?
Lo hanno accolto, come dicevo, come una star. Con un trattamento che non è mai stato riservato a nessun altro, a mia memoria, nei giornali e in questo giornale in particolare. E io non voglio essere associato minimamente a quella persona e alle sue parole: lui non è come Putin. È un po’ peggio di Putin. E io non voglio essere corresponsabile…

Hai scritto “complice”.
Ecco, complice è la parola giusta. Perché si è complici anche quando si fanno passare certe cose nel silenzio, quando ci si affianca a certi personaggi, a certe situazioni senza protestare. Non è la mia storia.

E tu protesti. Con un aut-aut. O lui o te?
Lo direi in modo un po’ più profondo e un po’ più vero: io non posso essere chiamato a far parte di coloro che lo garantiscono. Io non voglio essere complice di un personaggio che considero non rispettabile. (Pausa) Non rispettabile né scientificamente, né moralmente. E quindi ho pregato Marco di farne a meno.

Non ti ha ascoltato.
Non se ne fa a meno e anzi si organizza la serata “in onore di Orsini”. E devo dire che il punto risolutivo è proprio questo, la serata in suo onore. E’ questo che trasforma il giornale in qualcosa di diverso, in una manifestazione pubblica che sposa un pensiero particolarissimo a danno di tutti gli altri.

Scusami, quando dici che li hai pregati, significa che ne avete discusso, che hai suggerito di trovare un compromesso accettabile per la coesistenza di tutti?
Prima di questa lettera ne abbiamo parlato, con Marco Travaglio, certo. Da settimane. L’ho pregato di intervenire, di dire, di far dire, di rispondere alle provocazioni in un certo modo. Di stabilire una posizione più alta. Gliel’ho suggerito, eccome. Ma niente. Vedo che non mi ha mai ascoltato. E allora mi sono visto costretto ad agire di conseguenza e ho scritto questa lettera.

Rimane uno spazio di libertà, come lo chiama Travaglio, il Fatto?
Finché c’è un personaggio come Orsini, e le notizie che porta fresche fresche tutti i giorni dalla Russia, no.

Leggi anche: Faida al Fatto Quotidiano, Furio Colombo si scaglia contro Travaglio per la serata in onore di Orsini

Nuotare nell’indifferenza (diario.world)

di Gregorio Dimonopoli
Abbiamo migliaia di chilometri di coste per le 
quali e' giusto esserne orgogliosi.
Un patrimonio inestimabile, una suggestione che ci consente di trascorrere momenti di serenita’ estatica oppure, semplicemente, di farci un banale bagno.
Ma da cosa e’ composta quell’acqua?
Non e’ una sola soluzione chimica e non e’ una sola ecopresenza. E’ anche un contenitore. E li’ dentro, dove noi sguazziamo, si microbiolizzano intanto decine di migliaia di corpi umani, disciolti nell’indifferenza di chi ritiene che siano (o sarebbero stati, meglio dire) potenziali invasori per la nostra civilta’.
Non sono credente, aborro la retorica del cosiddetto senso di colpa, eppure esiste un piano di riflessione che interroga il tasso di menefreghismo che ci pervade.
L’indifferenza rischia, o forse non piu’, di essere diventata l’altra moneta unica europea proprio nell’occasione intanto celebrativa di quella metallica.

Immunizzare la scuola (diario.world)

Frequenza scolastica e green pass, conferenza stampa Bianchi – Speranza (Roma, 02/02/2022 )

I Ministri dell’Istruzione Bianchi e della Salute Speranza hanno tenuto una conferenza stampa sui provvedimenti per la frequenza scolastica e il green pass, approvati dal Consiglio dei Ministri.

 

di Gregorio Dimonopoli

Resistenze egoistiche
L’egoismo dei genitori no vax e’ la vera discriminante per una scuola aperta a chi la frequenta e nei confronti anche di chi non puo’ immunizzarsi per motivi di salute.
Costoro devono capirlo una volta per tutto. Stara’ a loro spiegare alla prole che chiunque deve poter entrare in un’aula senza paura. Che un diritto fondamentale non puo’ essere affossato da baggianate ideologiche prive di scientificita’.
Esiste un’irresponsabilita’, parzialmente diffusa, che mina anche le future generazioni. Imbarazzante.

Continuano i guai nel PD Bolognese (diario.world)

Questa è la lettera integrale scritta dell'ex 
assessore bolognese, Marco Lombardo, 
il quale sbatte la porta in faccia alla gestione autoritaria del partito a Bologna. Imposizioni alla base dei militanti, a dir poco dittatoriali, e che hanno avuto il loro culmine nel tacitare ogni perplessità anche dei suoi dirigenti con l’imposizione del candidato, ora sindaco della città. bypassando quindi ogni tipo di votazione nei circoli.
Buona amarezza.
Caro Pd, è arrivato il momento di dirsi addio.
Sono stato uno dei fondatori del partito democratico nel 2007.
Non provenivo nè dai DS, nè dalla Margherita: ero un “nativo”, uno dei tanti giovani che era stato convinto dalla promessa di cambiamento della società italiana che portava con sè l’idea di costruire un partito nuovo, capace di tenere insieme anime diverse.
Sono stati anni belli e intensi, fatti di vittorie e sconfitte, di speranze e di delusioni.
Il PD è stato il primo ed unico partito del mio impegno politico, europeista e riformista. Oggi al livello nazionale, non ritrovo più quello spirito originario.
Si scrive PD, si legge DS. Dal mio punto di vista, l’abbraccio elettorale del M5S al PD è la fine della storia del riformismo nel partito democratico.
Se il punto di riferimento politico dei progressisti italiani è diventato Giuseppe Conte, c’è qualcosa che non torna.
Anche al livello locale, più che una comunità politica esiste un arcipelago di traiettorie personali.
Nel 2015 da vicesegretario, quando insieme a tanti altri chiesi un congresso per dare voce agli iscritti, non venni ascoltato; mi dimisi da ogni incarico (caso più unico che raro, visto che la prassi di tutti è sempre stata quella di mettersi in aspettativa, in modo da gravare sulle spalle del partito per rivendicare un posto).
Da assessore del Comune ho portato avanti le mie battaglie amministrative nel nome di un riformismo pragmatico (dalla tutela dei rider al regolamento sul 5G, dai tavoli di crisi ai diritti dei disabili). Ho dedicato il mio impegno politico ed amministrativo alla comunità, senza avere paracaduti o chiedere mai nulla in cambio.
Questione di stile e coerenza. Sono un uomo di battaglie e non di corrente.
Prendo atto che oggi, in questo PD, non c’e più spazio per battaglie che non siano di corrente. Non c’è spazio per un pensiero riformista, libero ed indipendente. Pur non condividendo nulla delle scelte fatte da Renzi negli ultimi anni, non posso non notare che l’antirenzismo è diventato la nuova variante dell’antiberlusconismo.
Uno stigma che tiene unito tutto per coprire il vuoto di idee e proposte.
Pur non avendo sostenuto al precedente congresso l’ex segretario Zingaretti, non posso non sorprendermi che nessuno si sia mai seriamente fermato a riflettere sul fatto che abbia abbandonato il posto di Segretario, parlando di vergogna nel vedere il Pd impegnato a parlare di poltrone, nel bel mezzo di una pandemia.
Si passa sopra a tutto e tutti, senza autocritica. Si premia chi critica ferocemente il Pd dall’esterno e non chi ne ha cura silenziosa dall’interno.
La critica interna è anzi guardata con sospetto, perché alla lealtà si predilige la fedeltà al capobastone. Così le tradizioni ideali e fondative sono state svuotate di senso, piegate ad una dinamica di potere per il potere. Oltre ai motivi personali sono questi motivi politici che mi hanno convinto a non ricandidarmi in consiglio comunale.
Ora si sta per aprire una nuova stagione congressuale del Pd, ma invece di riflettere sulle ragioni profonde del perché in pochi anni, nella sola area metropolitana di Bologna, si sia passati da 20.000 tessere a poco più di 6.000 iscritti, perché gli organismi interni siano stati completamente svuotati di ogni potere decisionale, perché si sia deliberatamente scelto di colpire al cuore il principio delle primarie di coalizione con ricorsi infondati, perché si sia ridotto un grande patrimonio ad un cumulo di milioni di debiti, si preferisce affilare le armi delle tessere verso un nuovo (ennesimo) scontro tra correnti.
Non mancheranno certo i buoni propositi e le promesse di ridare valore ai circoli ed ai territori, di aprire le porte alla società civile che chiede nuove forme di rappresentanza; ormai non ci credo più. Per questo non rinnoverò per la prima volta nella mia vita la tessera. Una scelta meditata e sofferta, ma convinta.
Caro Pd, prima di lasciarsi, un pensiero di profonda gratitudine voglio rivolgerlo a tutte le volontarie ed i volontari della festa dell’unità che ho conosciuto in questi anni, a tutti le anziane e gli anziani che animano con le tombole e la cucina le case dei popoli, a tutti i giovani che si impegnano nelle iniziative dei circoli.
Siete la parte più bella di questa storia.
Di voi conserverò sempre e solo un dolce ricordo.

Ddl Zan (diario.world)

di Gregorio Dimonopoli
L'arroganza, senza avere strumenti e capacita' 
per poterla esercitare, porta a sbattere.
Bravo, Enrico!
Nasconditi pure su presunti tradimenti, ma le serpi sono in seno, nel tuo stesso cerchio allargato, al tuo stretto fianco e non altrove. Eri avvisato. Peccato. Non hai saputo infatti, peraltro, leggere un quadro generale europeo nel quale e’ dignitoso anche riuscire a muovere alcuni passi sui diritti, ostracizzati da aderenti addirittura a governi europei fascisti.
Confidavi in una conta, priva pero’ di una lettura del quadro complessivo di rancori carsici, emersi nel segreto del voto.
Non sei all’altezza di una segreteria. Purtroppo. Adesso sfogati con proclami annacquati dalla realta’.
Poi vedi tu.
Con rammarico, per nuovi diritti negati.
(Eugene Lagunov)

Letta farebbe bene a darsi una calmata (diario.world)

di Gregorio Dimonopoli

Vincere con tanto astensionismo dovrebbe 
dare anche un segnale sulla qualita' delle 
proprie dirigenze locali, ma non credo che ci 
riuscira'.
Lo triste esperienza elettorale bolognese, fatta di pseudo vincenti, zombie e convenienze, aiuta a leggere una deriva su un processo elaborativo di una possibile coniugazione, ora assente, tra societa’ reale e poteri forti gia’ dati.
Vedremo.